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Di sottotitoli e di doppiaggi


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  • 3 weeks later...

Molto estemporaneamente:

 

La *più piccola* del gruppo, dice:

"MI chiamo Sofia, ho doppiato Sally, è stato difficile, con le battute difficili.... e... era bello ripetere perché imparavi tante parole nuove! <cut> "Ciao, Fratellone!"

Ok, tutto sommato credo dovremmo prendere tutti nota del concetto.

Cosa crediamo di avere, cosa invero abbiamo perduto.

Modificato da Shito
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1 ora fa, Chocozell ha scritto:

Mah, non lo so. Secondo me snaturi l'opera più del necessario <.<

questo è un lavaggio del cervello bello e buono ^^

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1 ora fa, John ha scritto:

questo è un lavaggio del cervello bello e buono ^^

Nah, non concordo(facile dire che è un lavaggio di cervello senza dire altro). Brevemente: tutto ciò che fa perdere il riferimento alla cultura di partenza lo trovo fuori luogo.  Potrei dare altre spiegazioni, ma sarebbe OT. Si dovrebbe spostare nell'altro topico in Tesi.

 

 

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1 ora fa, Chocozell ha scritto:

Nah, non concordo(facile dire che è un lavaggio di cervello senza dire altro). Brevemente: tutto ciò che fa perdere il riferimento alla cultura di partenza lo trovo fuori luogo.  Potrei dare altre spiegazioni, ma sarebbe OT. Si dovrebbe spostare nell'altro topico in Tesi.

 

 

io invece sono dell'idea che debba mantenersi l'integrità del messaggio, anche "sacrificando" qualcosa del testo originale...(qui parlo solo di traduzione in quanto tale, non di cose prettamente culturali eh...tipo che so, adattare mettendo san pietro al posto dell'horyuji[tanto per citare un tempio famoso a caso] o altre ridicole  amenità  90s degli adattamenti italiani...)
e.g. come dice john: il giapponese propende molto alla ripetizione di parole all'interno di una frase. in traduzione, visto che nella nostra lingua le continue ripetizioni appesantiscono il discorso, sarebbe auspicabile o trovare di volta in volta dei sinonimi, o elidere mettendo come sottinteso li dove si può.
idem eventuali proverbi o frasi idiomatiche, anrdrebbero riportate col corrispettivo italiano, sennò l'ascoltante non capisce cosa vuol dire il personaggio.
esempio dall'inglese "it's raining cats and dogs" se traduci "piovono cani e gatti" non vuol dire nulla,  se traduci "piove che dio la manda/piove a catinelle" un italiano capisce subito.

 

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43 minuti fa, Thoril ha scritto:

idem eventuali proverbi o frasi idiomatiche, anrdrebbero riportate col corrispettivo italiano,

A volte non esiste un corrispettivo italiano. E a volte la traduzione dal giapponese funziona anche in italiano, quindi non c'è bisogno di cambiarlo con un altro.

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Si torna sempre al solito discorso. Adatti qua… adatti là… questo suona meglio… così è più scorrevole… e alla fine invece di un adattamento hai per le mani la riscrittura personale dell'originale. Tra l'altro sono tutte "procedure" frutto del caso, del gusto e del momento, che in nessun modo possono elevarsi a metodo di lavoro professionale. Al massimo è accettabile per i fansub, e neanche sempre.

Inoltre mi pare abbiamo già assistito a questo giochetto da parte di qualcuno, di prendere battute "strane" (ma frutto di scelte argomentate) di Shito e proporre alternative più "orecchiabili". Il risultato è sempre stato che il senso (inteso come la parte sensibile, il perché un personaggio dice quella cosa in quel modo, il sottinteso delle parole) si perdeva per strada completamente o veniva distorto. 

No no, preferisco di gran lunga il metodo di Shito per avere un buon adattamento. E non perché mi fidi di lui, ma perché sapendo come lavora ho la ragionevole sicurezza di non avere bisogno di fidarmi. 

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1 ora fa, Thoril ha scritto:

esempio dall'inglese "it's raining cats and dogs" se traduci "piovono cani e gatti" non vuol dire nulla,  se traduci "piove che dio la manda/piove a catinelle" un italiano capisce subito.

 

Quoto Kiba in tutto. Personalmente, sacrificare l'italiano(che poi Shito non sacrifica nulla) in favore di un'aderenza maggior alla controparte originale(non nel senso di traduzioni letterali, che sono impossibili), mi sta bene. 

Il problema sorge proprio sull'ultima frase. "L'italiano capisce subito". Sì, ma l'italiano sta guardando un'opera concepita per/da un'altra forma mentis, per/da un'altra cultura e per/da un altro popolo(di base). Il fatto che non capisca è un problema suo e tale dovrebbe rimanere. Se lo cerca dopo cosa volesse dire quella parola/frase/ecc... Per questo il "metodo di Shito"(lol) a me va bene. 

Poi ho trovato lavori fatti bene anche in maniera più "consona" al fare comune, ma l'uno non esclude l'altro. Così come in favore de "l'italiano così capisce subito" abbiamo avuto(in tempi recenti. E tanto per, io difesi(in parte) quella scelta. Oggi un po' me ne pento) Tsundere->Bipolare e Kana->Alia o la famosa password Wifi in USA, nel 199x. Roba del mese scorso nemmeno.

Per come la penso oggi, personalmente manterrei "Piovono cani e gatti" probabilmente. Poi sta a me spettatore farmi una cultura e capire cosa volesse dire quella cosa. Essere trattato da cretino a cui dare la pappa pronta mi sta abbastanza fastidio

Modificato da Chocozell
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Si in effetti questo e' l'argomento "dell'eterno Rewind", ogni tanto si riavvolge il nastro e si riparte, piu' o meno con i medesimi argomenti.

Per me, la cosa piu' importante e' che chi fa questo lavoro lo faccia non partendo per partito preso con il dover cambiare le cose 'occidentalizzandole' a tutti i costi; hai a che fare con opere di un'altra cultura, cosa che impone anche tempi e modi differenti, il dover cambiare a tutti i costi e NON per cercare qualche soluzione per qualche dettaglio che si perde, alla fine rende inutile il lavoro in questione.

Perche' se te parti con l'umilta' indispensabile visto che ti relazioni con un'opera ne' del tuo paese ma soprattutto non Tua, ci racconterai la Tua storia e di questa a me, non frega nulla.

P.s.

Anche senza parlare di questioni giapponesi, a me piace da matti "l'adattamento di Harry Potter".

Al di la' della questione dei nomi, che concretamente in quanto tali dovrebbero restare tali a come l'autore li ha dati:

Dumbledore , che dal nome e' una specie di pentola che borbotta, in italiano diventa Albus Silente, che e' praticamente l'opposto della caratterizzazione.

 

Auguri ai D(i)-fensori "ove il sì suona"

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Spesso esce fuori la storia dei giochi di parole o dei detti, proverbi e via discorrendo. Ma numericamente, quante volte li trovi e quanto impatto hanno? Quelli li adatti come puoi ma di certo non sono il paradigma per giustificare l'uso di una parola in luogo di un'altra. 

A me per dire la soluzione tsundere-bipolare non è mai piaciuta e continua a non piacermi. È un concetto nato lì che qui non ha corrispettivi, e in originale va lasciato. O ci arrivi o te lo cerchi.

Modificato da Godai
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2 ore fa, Shuji ha scritto:

Dumbledore , che dal nome e' una specie di pentola che borbotta, in italiano diventa Albus Silente, che e' praticamente l'opposto della caratterizzazione.

Infatti su Wikipedia si legge (la Rowling, questa simpaticona)

Dumbledore è la parola in inglese antico per "bombo". In italiano si è scelto di tradurre il cognome in Silente in quanto filtra "l'aura di superiore saggezza" e ai traduttori "è sembrato più autorevole di tutte le variazioni possibili suggerite dall'originale". L'autrice, a proposito di questa traduzione, ha dichiarato: "La traduttrice si è basata sulla parola dumb nel cognome, che significa muto". In realtà, come fa notare la Rowling, dumbledore è una forma antica della parola bumblebee, che significa bombo.

«L'ho scelto perché avevo l'idea di questo mago [...] sempre in movimento. [...] Per me il nome Silente è una totale contraddizione. Ma il libro è molto popolare anche in Italia, il che significa che la cosa non disturba per niente gli italiani!»

(J. K. Rowling

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Albus Bombo(lo) ... bello. Come no. In quanti sanno che dumbledore significa bombo e soprattutto sanno cos'è un bombo? Io non lo sapevo ... voglio dire: avesse scelto dumbledore perché gli piaceva come cognome nessun problema, ma sceglierlo perché ha un significato (che si ritrova nel carattere del personaggio) che lei dice che chi legge i romanzi/vede i film capiranno quella è un'altra storia perché non è così scontato come lei pensa/sostiene che sia

Modificato da Schrödinger's cat
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3 ore fa, Schrödinger's cat ha scritto:

Albus Bombo(lo) ... bello. Come no. In quanti sanno che dumbledore significa bombo e soprattutto sanno cos'è un bombo? Io non lo sapevo ... voglio dire: avesse scelto dumbledore perché gli piaceva come cognome nessun problema, ma sceglierlo perché ha un significato (che si ritrova nel carattere del personaggio) che lei dice che chi legge i romanzi/vede i film capiranno quella è un'altra storia perché non è così scontato come lei pensa/sostiene che sia

Albus Borbotto

 

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Sono personaggi inglesi di un "mondo" inglese, e hanno nomi inglesi.

Non è che la nuance intesa nel significato di un nome proprio ne cancelli la nazionalità, sono nomi di persona! Lasciarli in inglese?

Peraltro, credo che il solo valore culturale di Harry Potter per i nostri fanciulli è mostrargli il mondo dei college inglesi. E' un mondi diverso, seppur fatasizzato, e credo che l'incontro con un altro "paradigma culturale" per un fanciullo sia una bella cosa. Non è il caso di sminuirne la matrice britannica per latinizzare i nomi.

 

Oh, per Scrooge McDuck mi sentii defraudato del riferimento a Dickens, e della marca scozzese. :-(

 

Ah...

 

It's raining cats and dogs NON vuol dire che piovono gocce grandi come mammiferi.

Questo è il tipico esempio per "eeeeeh, non si può tradurre letteralmente", ed è super fail.

Ci sono molte versioni della provenienza dell'espressione idiomatica, alcune scomodano anche la mitologia norrena (cercate pure...), ma direi che il senso più banale è "piove a cani a gatti" - una modale implicita per dire "come una zuffa furiosa", di un temporale fragoroso, rabbioso.

Faccio quindi notare che proprio gli argomenti più abusati sono sempre i meno documentati da chi se ne arma.

Modificato da Shito
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1 ora fa, ryoga ha scritto:

Albus Borbotto

Infatti l'idea di fondo era quella del 'brontolone', dire che era 'silenzioso' e' appunto un nonsense generato in Italia (e solo qui, che pare il vestro estetico negli adattamenti a 360' abbondi.)

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Citazione

er me, la cosa piu' importante e' che chi fa questo lavoro lo faccia non partendo per partito preso con il dover cambiare le cose 'occidentalizzandole' a tutti i costi; hai a che fare con opere di un'altra cultura, cosa che impone anche tempi e modi differenti, il dover cambiare a tutti i costi e NON per cercare qualche soluzione per qualche dettaglio che si perde, alla fine rende inutile il lavoro in questione.
 

su questo con me sfondi una porta aperta. oi sono per il lasciare in originale ciò che deve essere lasciato in originale (nomi, luoghi, termini "tcnici" propri della cultura di partenza che non hanno alcun corrispettivo in italiano etc) e tradurre tutto ciòc he si può tradurre.
però sono anche in favore di un adattamento stilistiscamente accattivante. nel senso, che la resa finale deve essere aderente al testo originale, ma con una forma che sia anche gradevole a livello artistico/stilistico, anche se ciò significa togliere ripetizioni ridondanti o rielaborare una frase (mantenendo il messaggio, of course) per renderla stilisticamente buona. la traduzioni ultraletterali (1/1 sia nelle parole che nella loro disposiozione nella frase) sono cose da saggio filologico ultratecnico, non da letteratura o da cinema.

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3 ore fa, Thoril ha scritto:

su questo con me sfondi una porta aperta. oi sono per il lasciare in originale ciò che deve essere lasciato in originale (nomi, luoghi, termini "tcnici" propri della cultura di partenza che non hanno alcun corrispettivo in italiano etc) e tradurre tutto ciòc he si può tradurre.
però sono anche in favore di un adattamento stilistiscamente accattivante. nel senso, che la resa finale deve essere aderente al testo originale, ma con una forma che sia anche gradevole a livello artistico/stilistico, anche se ciò significa togliere ripetizioni ridondanti o rielaborare una frase (mantenendo il messaggio, of course) per renderla stilisticamente buona. la traduzioni ultraletterali (1/1 sia nelle parole che nella loro disposiozione nella frase) sono cose da saggio filologico ultratecnico, non da letteratura o da cinema.

No, guarda, lascia che lo diciamo per chi non le abbia viste; quelle di cui parliamo NON sono traduzioni letterali ne' da una parte ne' dall'altra, le tradizioni 'letterali' sono cosa che raramente si puo' usare (diciamo cosi') specie ad esempio se fatte da un madrelingua (come spesso e volentieri si faceva agli inizi con meno cultura e preparazione di fondo italiana, la qual cosa e' la ragione per cui e' nata la figura dell'ADATTATORE, che, tipicamente, si metteva le mani nei capelli per le traduzioni 'letterali', invocava la madonna e 'faceva scelte' spesso a seconda che non conoscesse affatto o anche solo poco l'argomento del tradotto realizzando robe da pazzi, vd, le aule di gastronomia)

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