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Che film avete visto oggi?


El Barto

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Due pensieri:

Ralph Macchio era davvero giovane. La sua voce, quella originale e vera, lo tradisce quanto i suoi occhi. Ma i suoi occhi tradiscono anche un talento stellare. L'insicurezza nervosa che esprime in queste scene è perfetta.

Anche questo film er del tutto incomprensibile, per noi italiani, nei suoi anni. Era ovviamente la versione adolescenziale di Rocky, ma le questioni razziali-sociali americane (lui portoricano, l'altro giapponese, lei bionda e pure i "cattivi" tendenzialmente "caucasici") ovviamente non ci appartenevano.

Ma alla fine (OMAKE!):
 

...la cosa buona e universale è che l'unico cattivo stronzo è il vecchio, non i giovani. Anche i giovani indottrinati al "male" si vergognano, chiedono scusa, vorrebbero essere leali.

Difatti, con tutto che a Okinawa ci sono stato ecc ecc, per me l'unica scena valida del sequel è il prologo:
 

 

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Da ragazzino era venuto pure a me in mente questo parallelismo. Da quel che ricordo, consideravo l'apice di questi film (anche il ragazzo dal Kimono d'oro, ecc.) il combattimento finale dove, da bravo italiano, tifavo per il protagonista che otteneva il suo riscatto, magari con anche il sostegno della tipa del caso. Li vedevo, questi film, come un genere in sé. Poi Karate Kid non lo rivedo credo da trent'anni, magari ci faccio un pensierino. Tra l'altro ho da poco saputo di una recente serie/sequel con Daniel maturo (e credo anche uomo d'affari) che fa da mentore a un nuovo protagonista. Qualcuno l'ha vista?

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1 hour ago, Den-chan said:

Tra l'altro ho da poco saputo di una recente serie/sequel con Daniel maturo (e credo anche uomo d'affari) che fa da mentore a un nuovo protagonista. Qualcuno l'ha vista?

 

va avanti da qualche anno e sta per concludersi.

tra l'altro oggi è uscito il trailer di un nuovo film con ancora jackie chan, vedi topic trailer e news.

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On 12/17/2024 at 6:09 PM, Den-chan said:

Da ragazzino era venuto pure a me in mente questo parallelismo. Da quel che ricordo, consideravo l'apice di questi film (anche il ragazzo dal Kimono d'oro, ecc.) il combattimento finale dove, da bravo italiano, tifavo per il protagonista che otteneva il suo riscatto, magari con anche il sostegno della tipa del caso. Li vedevo, questi film, come un genere in sé. Poi Karate Kid non lo rivedo credo da trent'anni, magari ci faccio un pensierino. Tra l'altro ho da poco saputo di una recente serie/sequel con Daniel maturo (e credo anche uomo d'affari) che fa da mentore a un nuovo protagonista. Qualcuno l'ha vista?

C'è un problema di fondo in questo parallelismo, che scambia effetto con causa, quando ho più tempo recupero l'argomento altrove

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Capisco cosa intendi (forse), e sì, più che un vero parallelismo è solo un assonanza su certi punti cardine della narrazione e della narrativa.

Per dire, cambiando la lotta con la letteratura direi che lo stesso era anche "Finding Forrester".

Edited by Shito
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Accenno qua in breve con un esempio; tra le altre ho lavorato in tipografia, quando non esisteva il direct to print e le lastre di stampa si ottenevano da fogli di acetato. Spesso capitava di fare correzioni direttamente su questi fogli con vari mezzi come un taglierino, poi c'era la registrazione dei fogli su più colori, quando lo erano, usando i crocini di registro sui fogli per allinearli, da qua le stampe fuori registro o anche l'origine di "vedere le ciano", cosa che si usava per vedere meglio se ci fossero errori, facendo appunto stampe provvisorie veloci usando solo il ciano.

Mi sento vecchio.

Comunque, tutto l'insieme di queste lavorazioni. compreso direi l'imposition (don't ask):era tutto un insieme di manualità che si imparava in tipografia, un questo caso proprio "sulla carta"; se andavi in un'altra tipografia, dopo qualche accomodamento, continuavo su un insieme di cose che si facevano in un certo modo in modo comune.

Però di certo era il modo di fare le cose comune tra le due, non il fatto che una usava il modo di usare dell'altra o ne "citava" come si allineavano i crocini di registro.

Le cose, si facevano da anni così.

Un bel po' di anni fa, e' spuntato fuori (tra gli altri, tanti) che ha studiato centinaia di sceneggiature di film e ha evidenziato dei pattern ricorrenti.

Appunto perché, semplicemente, le cose si facevano in certi modi acquisiti.

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Robert McKee, qua in versione personaggio dei Simpsons a significare quanto fosse conosciuto e non solo da pochi, che appunto in un suo celeberrimo ciclo di lezioni sulla sceneggiatura negli usa (raccolte poi nel volume "Story" che ancora oggi è uno dei testi di riferimento, appunto dopo tanti studi ha delineato delle linee costanti da decenni del fare sceneggiature e film negli usa, e non solo.

Attenzione, il tragico e' quando si considera un manuale di istruzioni da seguire. No. E' un testo che aiuta parecchio gli autori a capire e mettere a fuoco perché talune cose si facevano in un modo piuttosto che un altro, per consuetudine acquisita.

Un po' come gestire gli acetati di prima da tipografia in tipografia.

E qua il punto dopo sta lunga divagazione.

Non e' che un film abbia più o meno stretti legami con un altro.

E' che i film, si facevano in quel modo.

I film che avete citato per McKee seguono il modello di "Architrama classica/mai stream"

  • Trama classica: storia centrata su un protagonista attivo che per soddisfare il proprio desiderio lotta contro forze antagoniste, principalmente esterne, fino a un finale chiuso costituito da un cambiamento assoluto e irreversibile 

Questi sono gli elementi classici di un film mainstream americano.

In sintesi quello che voglio dire e' che certamente ci possono essere riferimenti e citazioni di scene o altro, ma quando si va a livello strutturale, nella quasi totalità dei casi e' perché i film sono fatti con strutture simili, e non tanto perché uno riporta l'altro.

Questa cosa era diventata drammaticamente evidente anni fa ad es. con Avatar di Cameron; film fatto secondo certi canoni, in cui poi il pubblico ha "ritrovato" la qualunque, mentre appunto, più banalmente, tutte le cose citate dal pubblico erano banalmente fatte seguendo certi canoni pragmatici inveterati.

E' per questo motivo che un film va valutato di per sé stesso.

Altrimenti si corre il rischio di vederci quello che non c'è, e questo,  minimo, non ne favorisce la comprensione.

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Bel post. Ragionamento direi ineccepibile (interessante la testimonianza dell'esperienza tipografica^^). Aggiungerei solo un paio di cose random. Ovviamente il commento (giudizio) superficiale può scappare a chicchessia. Ammetto di essere uno di quelli che ha detto agli amici all'epoca 'Eh, ma Avatar è Pocahontas fatto da Cameron col treddì' (poi feci anche altri commenti, più positivi, certo). Ma già allora in un contesto più serio non avrei fatto un commento del genere, oggi ancor meno. Nel caso specifico di cui sopra (o casi simili) si va anche 'a sentimento'. Indipendentemente da certi moduli narrativi che si ripetono senza che necessariamente qualcuno sia 'figlio' di qualcun altro (anche se in un certo senso mi viene da pensare che qualunque argomento si affronti in una qualsivoglia narrazione si sia -in una certa misura e con i dovuti distinguo, e tralasciando naturalmente i meri plagi o semplicemente le cattive narrazioni- sempre dei 'figli' di chi è venuto prima; figli che entreranno a loro volta a far parte della schiera dei 'padri') nella visione soggettiva vengono toccate certe corde, e la percezione ne viene probabilmente influenzata. Inoltre, più esternamente, certe narrazioni si sedimentano nell'immaginario collettivo più di altre, ed è ovvio che se il me ragazzino vedeva Rocky e, che so, Bomber con Bud Spencer (LOL esempio volutamente estremo) nello stesso mazzo, sul piedistallo ci metteva Rocky eh^^(non parlo qui di qualità intrinseca del film, naturalmente).

Ps- la faccenda delle narrazioni 'figlie' di altre (e della conseguente rinarrazione secondo la moderna sensibilità di archetipi preesistenti) la lessi in un albo di Ken Parker dove appariva lo scrittore Ambrose Bierce, il quale, nel fuoco del bivacco, esponeva questa tesi (che presumo lo sceneggiatore avesse ripreso dai suoi scritti o interviste) che mi ha sempre affascinato:-)

Edited by Den-chan
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Diamanti, di Ferzan Ozpetek

Un microcosmo femminile di varie storie, in relazione o meno tra di loro, con inserti maschili più che altro osservatori o inscritti con forza nei loro stereotipi.

Un film tanto sentito dall'autore che ne resta anche indiretto Cicerone con sprazzi della sua presenza che trascende la narrazione, per estendersi nella condivisione dell'emozione e del calore di un ricordo.

Più che un film, un piccolo dono da parte di un grande autore.

Uno dei migliori film dell'anno, tra i quali quello di cui prima o poi mi ricorderò di parlare, giurato 2, o juror 2 che sia 

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Mufasa

Che due coglioni di film. Due ore a cercare di seguire modelli poligonali di leoni, tipicamente giovani quindi idealmente asessuati, che il meglio che possono fare è echeggiare la grandezza (futura)

(Praticamente un film autobiografico che riecheggia le produzioni passate Disney)

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On 12/19/2024 at 10:16 PM, Shuji said:

Accenno qua in breve con un esempio; tra le altre ho lavorato in tipografia, quando non esisteva il direct to print e le lastre di stampa si ottenevano da fogli di acetato. Spesso capitava di fare correzioni direttamente su questi fogli con vari mezzi come un taglierino, poi c'era la registrazione dei fogli su più colori, quando lo erano, usando i crocini di registro sui fogli per allinearli, da qua le stampe fuori registro o anche l'origine di "vedere le ciano", cosa che si usava per vedere meglio se ci fossero errori, facendo appunto stampe provvisorie veloci usando solo il ciano.

Mi sento vecchio.

Idem.

Fare correzioni degli acetati lo chiamavamo "sgarzare le pellicole". E per le correzioni delle correzioni di bozza si scriveva sulle ciano "OK  VIVE".

:-)

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The Offering. 

Mollato a metà. 

On 12/31/2024 at 10:48 AM, Eymerich said:

Peccato, era interessante l'idea di base, ovvero

  Reveal hidden contents

utilizzare una reliquia biologica di Gesù per cercare di clonarlo.

 

Si, l'idea era carina, ma si è fermata lì

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Il succo del discorso e' il seguente.

Murnau, il regista del primo Nosferatu (non so perché qualcuno tiri fuori Herzog, francamente) si trovava nel contesto socio culturale dell'espressionismo tedesco, negli anni 20 di una forte spinta nazionalista che sappiamo tutti ove poi nei decenni successivi dove sia sfociata, ma questo non serve nel discorso.

Nel cinema tedesco di allora, uno degli aspetti dell'espressionismo citato era al cinema un immagine fortemente contrastata, con ombre decise, molto uso della soggettiva e anche distorsioni di campo.

Quando sono andato a vedere questo film, io mi aspettavo di trovare più quel tipo di stile riportato ai giorni nostri che altro.

Eggers invece, stupisce.

Slegando il contesto narrativo dall'Heimatkunst, dimostrando piena consapevolezza dei propri mezzi e conoscenza delle altrui cifre stilistiche e culturali, arriva ad una rappresentazione similare, ma non più contrastando l'immagine, quanto desaturandola; abbiamo quindi scene con maggiore presenza di nero, quanto di un azzurro velato, quanto di grigi.

Questo porta alla conseguenza diretta di avere molti più dettagli in campo, che non isolano fortemente la rappresentazione ma la iscrivono in un contesto sia più definito, sia peculiare, nella pratica isolandolo in un proprio tempo.

Questo comporta oltremodo la chiusura del cerchio rappresentativo autoriale, in quanto con il maggiore quantitativo di dettagli, il regista può giocare molto meglio con le ombre, essenzialmente nel riportarle sulla scena e nell'azione stessa.

Quindi il risultato complessivo e' la creazione spettacolare di un contesto tale che gli elementi prima slegati e non afferenti il contesto visivo, diventano parte integrante della rappresentazione.

Scivolano seguendo l'immagine, prendendone possesso e non solo più sottolineando invasivamente con la propria presenza, la propria esistenza poco associabile ad instanza diegetica.

Quindi, come mera rappresentazione, intendendo però io in questo anche gli equilibri narrativi e strutturali, questo e' un gran film.

In cui si pone però un problema non legato allo stesso.

Ogni film ha una sorta di "alea" legata al singolo spettatore.

In questo caso non parlo del gradimento personale, come del resto i giudizi personali rientrano unicamente nella sfera soggettiva e non possono essere oggetto o estensori di alcun tipo di analisi.

Mi riferisco in questo caso al "coinvolgimento"; quant'è il tasso di coinvolgimento emotivo in questa rappresentazione del singolo?

E' molto difficile dirlo in quanto ci troviamo davanti ad un quadro molto ben definito e con un proprio forte carattere che non lascia ganci al pubblico nella propria perfezione interna (secondo me, cosa anche sacrosanta).

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In conclusione, un'opera perfetta nel suo essere monolitico, cui ci si può riferire in negativo solo per ignoranza, nel senso di ignorare stilemi e canoni rappresentativi cinematografici.

Che però a differenza di molti altri titoli che si amano o si odiano, in questo caso, data la forte valenza soggettiva a "chiudere" l'esteriorità della rappresentazione stessa, non si ama o si odia.

Ma se ne è coinvolti, o lascia indifferenti.

 

P.s.

Questa si chiama critica.

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  • 3 weeks later...

Faccio un esempio sul perché questo e' un film grandioso.

Immaginate una stanza con al centro un tavolo e 6-7 persone intorno, si stanno distribuendo delle armi, dei fucili, i fucili li poggiano sul tavolo, cozzano tra di loro nel mentre, ciascuno ne prende uno, se li passano a vicenda, controllano lo scatto, passano davanti lun l'altro, cozzano le armi nel camminare e sovrapporsi, prendono altro dal tavolo, poggiano il fucile, ne prendono un altro.

Tutti questi suoni diventano un ritmo fatto da tamburelli e tutti intorno svolgono una coreografia basata su questo ritmo che non è una danza ma ,o diventa senza esserlo.

E stiamo parlando di solo una breve scena

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  • 2 weeks later...

Renfield

Film davvero bello. Giusto mix di diverse cose: cazzate, mazzate, serietà, ecc... Mi è piaciuto abbastanza. Non mi è piaciuto per niente il doppiaggio italiano. Più che altro, non mi è piaciuto Venditti su Hoult. Sembrava di star sentendo Ryan Reinolds. E non per il tono di voce, ma proprio perché era doppiato come se stessi guardando Deadpool.

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1 hour ago, Chocozell said:

era doppiato come se stessi guardando Deadpool

visto il successo di deadpool, imo c'è il rischio che sarà sempre così.

a proposito di vampiri, dopo l'ultimo viaggio della demeter (2023) ho avuto il piacere di rivedere vampires di carpenter. è sempre quel tipo di film che costruisce la propria, seppur piccola, semplice ma sincera originalità e che lascia spazio ad una eventuale continuazione; i personaggi carismatici e sopra le righe sono ancora spettacolari. musiche, scritte dallo stesso regista, tuttora validissime e perfette per il film.

uhm quasi quasi riguardo anche il seme della follia ma potrei riprendere halloween seguendo i capitoli che conducono al recente finale...

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