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Proprio tutto OK! Che piova o ci sia il vento, va tutto bene! [KareKano]


Shito

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Dunque, siccome Gara non delivera, ho fatto da me.

 

Non credo di avere mai parlato di "Le situazioni di lui & lei" prima. Si tratta di un titolo un po' particolare, per me.

 

Vidi dapprima l'anime. Era una VHS registrata dalla TV giapponese, trascondificata da NTSC a PAL con deformazione video (tutto schiacciato), ovviamente no subs.

 

Era il 1998/1999 o giù di lì.

 

E non era tutta la serie, chiaramente. Erano forse nove episodi.

 

La storia va come segue: io stavo ovviamente lavorando su Eva. La Dynamic Italia si convinse a comprare questo shoujo (non avevamo fatto molti shoujo, forse nessuno?) perché io ero il fanboy di Anno Hideaki, più o meno. Un po' come prima si era comprato Evangelion perché io ero il fanboy di Nadia - totalmente, in questo caso. Dato che avevamo tutti il dente amaro per il fatto che il manga di Eva fosse stato dato alla Marvel/Planet Manga, poi avevamo fatto da service per i primi otto volumetti ( = quattro tankoubon) e quattro 'filmbook', oltre ai quali mi ero rifiutato di 'proseguire' prima di fare l'adattamento dell'anime, così questa volta si provò fin da subito a prendere anche il manga.  E ci si riuscì.

 

Il mood era: "Gualtiero, finisci Eva e poi ti dedicherai a KareKano".

 

Ed ero infinitamente felice, perché avevo veramente un'adorazione per KareKano, in stile e contenuti.

 

Solo che...

 

...finì che MTV era molto interessata alla serie, si decise per una messa in onda, e bisognava fare subito uscire l'anime, e quindi il manga.

 

E quindi non potei occuparmene.

 

E quindi ero molto triste.

 

Se penso alle mie due grandi 'delusioni' professionali, questa è la seconda. La prima fu chiaramente non poter curare i film originali di Eva, tant'è.

 

In ogni caso, per questa ragione KareKano diventò un po' una bestia nera, per me. Non ho mai finito di vedere l'anime. Non in italiano, ovviamente (è molto raro che guardi animazione giapponese non lavorata da me, figurarsi dopo una simile delusione) e neanche in giapponese (ho tutti i DVD giapponesi originali da sempre).

 

Per lungo tempo non ho neppure letto il manga.

 

Troppo rischio di delusione. Prendete il titolo del topic, ad esempo. "Zenzen OK! Ame demo kaze demo DAIJOUBU!" - non so come sia stato adattato in italiano, anime o manga. Autocensura. Troppa paura. Oppure il "tanoshiiiii?" di Miyazawa che fraintende Arima? Sono queste cose semplici le più insidiose. Sono le cose il cui senso va colto oltre al dizionario.

 

Ricordo che quando mi chiesero di supervisionare il primo numero del manga di Kodocha, finii a rifarlo d'accapo (obv), ma mi stupivo di tante cose. Ad esempio, quando all'inizio la madre di Kurata Sana sveglia la figlia con un colpo del martello giocattolo, Sana dici 'in piccolo' (fuori baloon, avete presente gli shoujo?) "Kyou mo atama ga sugoi neee?" alla madre. Ovvero: "Anche oggi una testa pazzesca, eh?" <- si riferisce alla capigliatura "fantasiosa" della madre. In traduzione (di madrelingua) era infatti più o meno così (iirc, "anche oggi testa terribile, eh?" - 'sugoi' in sé è tipo 'terrific' in inglese, per capirci). In italiano, prima della mia revisione, era "Aaah, anche oggi mal di testa!". L'adattatrice, non potendo capire il "mood" della frase, ovvero il senso giapponese di 'sugoi' in quel frangente, aveva pensato che Sana si riferisse allo stato della 'sua' testa.

 

Col giapponese è sempre così. Forse con tutte le lingue è così. Del resto, se in italiano fosse stato "Ah, anche oggi una testa da paura, eh?", per contro cosa ci avrebbe capito un giapponese che si traducesse dall'italiano, attenendosi al mero dizionario?

 

In ogni caso, per queste ragioni non guardo mai cose adattate da altri. SPECIE se mi piacciono. Quindi KareKano era ormai off-limits, per me. :-(

 

Poi ho recuperato il manga tramite scanlations in inglese. Anche lì ci sono leggerezze terribili (per esempio quel 'Tanoshiiii' è tradotto male, non ha senso, e il 'haaaaai' di Tsukino e Kano che rispondo a Arima che le mette in guardia contro Asaba è stato tradotto come "Hellooooo", invece che come un "Oooookkkkk" da scolarette, che non ha senso), ma tanto sono solo scanlation, quindi OK - who cares. Capisco 'attraverso' la traduzione e vado avanti.

 

Quindi così ho recuperato il manga.

 

Che ho trovato davvero molto bello.

 

Non sono un fan degli shoujo, del resto non sono e non sono mai stato una ragazzina. Quindi che uno shoujo mi piaccia è una stranezza, già che lo legga è quasi un'eccezione.

 

Ci sono vari motivi per cui ho particolarmente apprezzato questo, magari sono banali (non sono un fan del genere, quindi neppure un esperto conoscitore dello stesso), ma mi piacerebbe parlarne. :-)

 

Per ora mi fermo qui e torno al dovere (MaiMai Shinko) - fine pausa di oggi. :-)

Modificato da Shito
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Ho scansato KareKano per diverso tempo, la consideravo l'ultima serie di peso che mi mancava con Anno alla regia. Io adoro Anno e per molto tempo sono stato dell'opinione che finire tutto di una serie o della filmografia di un regista che mi piaceva fosse un qualcosa di triste, da capitolo chiuso.

 

Ebbene, qualche mese fa ho iniziato KareKano e pensavo di lasciare un qualche apprezzamento nel topic dei recuperi una volta finito. Al momento sono fermo all'ultimo episodio diretto da Anno, il 18.

Si capisce che l'ho iniziato con determinate aspettative, aspettative che per una volta non sono state superate, di più: forse a tratti la visione diventa un pò pesante ma è un capolavoro.

In tutto questo però un rimpianto rimarrà comunque, quello di non esserci capitato davanti a 15 anni piuttosto che ora.

 

Va da sè che una volta finita la serie recupererò anche il manga.

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Parlare di Karekano per me è una questione di odio/amore.

Amore perchè è legato a tanti bei ricordi di gioventù, è stato il primo anime che sono riuscito a sdoganare in classe al liceo (ero l'unico maschio della classe e in classe avevo Yukino Miyazawa fatta e finita, tant'è che la rinominai in rubrica come Yukinon e rimase così finchè non la depennai, ah l'adolescenza!) con grandissimo successo, odio perchè sinceramente la deriva che prende dopo il festival culturale è la classica svaccata alla Anno che manda affanculo tutto e infatti se poi l'hanno mandato via a calci un motivo c'è, peccato che il cambio di gestione non sia riuscito a invertire la rotta risultando noioso e manieristico.

 

Andiamo con ordine.

Karekano (anime by Gainax) a mio avviso è LA commedia adolescenziale per eccellenza, primeggia in tutto, i primi episodi sono un carrozzone di gag alternati a momenti seri senza sosta, Yukino che va in berserk e insegue Arima rimane una delle scene comiche più divertenti che ricordi, le sorelline, il padre e la madre poi... Vabbeh...

Tutto si porta avanti su livelli altissimi fino alla chiusura dell'arc di Shibahime con il fratellastro, poi... BOH.

 

Davvero, BOH.

 

A un certo punto diventa Neon Genesis Kareshi Kanojo no Jijou, il che ancora oggi rimane per me un mistero.

Che senso ha portare in Karekano le scelte registiche di Evangelion? Che senso ha ammazzare una commedia adolescenziale con carriole di kanji in campo bianco e sketch a malapena intercalati che fanno sembrare la roba di Shaft dei capolavori di animazione?!

Che senso ha passare in modo così diametralmente opposto da commedia che pur non disdegna momenti seri in soffertone iperconcettuale?

Ma soprattutto perchè il cambio di regia ha mantenuto il registro soffertone/low-fi/evangelionesco risultando uno sterile esercizio di stile?

 

E questo è ciò che non ho mai perdonato a Karekano, certo è che se Shito l'anime non l'ha mai visto perchè c'ha le paturnie professionali è un po' difficile discuterne, ma vabbeh, c'è il resto della cumpa.

 

Sotto con l'amarcord.

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Dopo aver letto il manga, forse stupidamente, ma non ho mai più avuto l'intenzione di rivedere la serie animata, perché ha raccontato una storia a metà. Sarebbe stato meglio chiamarla "le situazioni di lei". E basta. La parte che riguarda Arima è probabilmente la parte più bella e significativa di tutta la storia, dove la maturazione dei personaggi arriva a compimento.

 

Mi è venuta voglia di rileggerlo.

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Ok, allora proseguo anche io. :-)

 

Dunque, ovviamente la prima cosa da rimarcare è che il manga è il 原作, ovvero il gensaku, l'opera originale (letteralmente). L'anime è una trasposizone, una cosa derivata.

 

Quando vidi in prima battuta le prime puntate dell'anime, la prima decina di puntate, come dicevo, mi fu davvero evidente come Anno stesse facendo un esercizio di stile in cui metteva all'opera tutto quanto aveva quasi "dovuto" sperimentare "per cause di forza maggiore" nelle ultime due puntate televisive di Eva. Ovvero: uso dei disegni statici, uso di disegni che sembrano genga senza 'finiture' (inchiostrazione e colorazione) eccetera. Uno shoujo manga come Kareshi Kanojo no Jijou era l'ideale per provare a usare "con una ratio" le tecniche delle vignette in animazione e del simbolismo più spinto.

 

Da questo punto di vista, la prima parte dell'anime di KareKano è un esperimento mirabile, perché è tremendamente fedele al manga che traspone. E' un manga in animazione, con le stesse scene, le stesse inquadrature, gli stessi tempi persino. Sembra che abbiano usato il manga direttamente come e-konte per gli episodi, è fantastico.

 

Veniamo ora ai contenuti, allo stile, quindi passiamo al manga, che è la cosa vera e originale.

 

Il mio modesto contributo all'edizione italiana di questo titolo consistette... nel titolo! Ovvero, dopo vari ripensamenti, decisi di tradurre/rendere "Kareshi Kanojou no Jijou" in "Le situazioni di lui & lei". Mi raccomando & commerciale. Perché il titolo non significa "Le situazioni di lui e le situazioni di lei", quanto piuttosto "Le situazioni di lei-e-lei", "Le situazioni di essere ragazzo e ragazze", "Le situazioene dello stare insieme". Per esempio il titolo inglese è sbagliato. In un free talk Tsuda Masami spiega che il titolo è un po' ispirato dal titolo della cover giapponese di "T'en va pas", che si intitola "Kare TO Kanojo no Sonnet" - che sarebbe Il sonetto di lui e lei, ma con la E normale, in questo caso - perché "kare to kanojo" non è splicito come "kareshi-kanojo". Molto orgoglio per il fatto che in  altro un free talk Tsuda Masami parli del titlo italiano del manga. ^^

 

Dunque, questa è la prima cosa che mi piacque di KareKano. Credo che normalmente le "commedie sentimentali adolescenziali" siano delle storie in cui A e B fanno un cammino fino a mettersi insieme. E una volta che si mettono insieme: fine. Vissero felici e contenti, ciao. Ci sono molti shoujo, e anche tanti (forse più?) shounen del tutto così. In genere quindi questo genere di commedie sentimentali sono una serie di fraintendimenti, siparietti, inganni e malintesi che conducono a una risoluzione, bacio e ciak si chiude.

 

Questo mi aveva sempre infastidito. Ricordo infatti che il mio primo impatto con "kareshi-kanojo" fu nel primo (mi pare) OVA di Creamy Mami, quando Toshio dice a Yuu che "beh, noi ormai siamo kareshi kanojo!" (in piscina IIRC). E mi sorpresi: "è vero, ora sono insieme!" - era del resto un extra, dopo la fine della serie.

 

E infatti è questo il punto: KareKano si appunta proprio sulle situazioni che si vengono a creare quando due persone 'sole' si mettono insieme, e diventano una coppia. Miyazawa e Arima vengono ben introdotti, e dopo un po' sono insieme. E qui le cose non finiscono, ma *cominciano*: Cosa cambia, e come si cresce in questo. I nuovo problemi che si affrontano, le nuove sensazioni che si scoprono. Proprio per questo la storia mi parve subito molto interessante.

 

Inoltre, in KareKano trovasi subito una forte connotazione psicologica (dei due personaggi principali su tutti, ovvio), ma anche psicosociale - come loro reagiscono alle aspettative della società e come la società reagisce a loro. Questa cosa mi parve da subito "molto giapponese", e mi interessava. Vi è una componente drammatica, ovviamente, ma credo sia meno esasperata di altri shoujo (Soryou Fuyumi anyone?). Anche gli "espedienti buffi" fatti per innescare le situazioni mi paiono meno esasperati di altri shoujo (Yoshizumi Wataru anyone?). E c'è anche una forte marca di generazionalità: i personaggi sono caratterizzati realisticamente come il frutto della loro storia familiare. Ovvero, la storia non è il palco dei ragazzini senzafamiglia che fanno le loro pantomime, ma è uno spiecchio di società e di vite più lunghe. E' una cosa interessante. In questo, lo trovo un manga molto più 'classico' come concezione di tante altre opere sue contemporanee.

 

L'equilibrio tra commedia, dramma, umorismo e sentimentalità è molto bilanciato. Essenzialmente è una storia seria che non vuole essere parossisitica, e viene narrata molto femminilmente con una certa dose di gag. Questa cosa è interessante, perché è appunto femminile. Credo che la psiche femminile sia più volubile, a livello emotivo, dinanzi alla realtà. La psiche maschile è più lineare. In un grafico, credo che l'andamento dell'umore femminile disegni una spezzata molto più di quello maschile. Quindi, il fatto che la narrazione, vista soprattutto dagli occhi di Miyazawa (la prima "narratrice" della storia) sia una storia seria con delle gag è funzionale. Quando il narratore è lui, le gag diminuiscono. Ancor più, quando il centro narrativo diviene lui (la seconda metà della storia), è proprio il tono della storia che diviene più serio.

 

E anche lo stile dell'autrice si adatta a questo, e tutto sembra 'crescere' con i protagonisti, la storia e lo stile e i temi, virando quasi da shoujo a josei.

 

Alla prossima puntata provo ad analizzare un po' i personaggi principali e l'intessersi della loro storia.

Modificato da Shito
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Madonna,Karekano.  :-* L'alfa e l'omega.Lo yin e lo yang.Guardo indietro e rivedo la mia ggggiovinezza,quando scoprii per caso il manga mentre ero in vacanza a  Pantelleria (potete immaginare che l'edicola non era molto fornita...) e quando vidi un episodio su Mtv a casa da un amico (da me la ricezione era pessima) . Poi,un via vai alle fiere per cercare le dannatissime videocassette (salvo poi arrendermi all'irriperibilità cronica della collezione completa,puntando direttamente sul cofanetto in dvd). 

All'epoca consideravo il manga (e l'anime) un capolavoro. Poi ho ridimensionato il parere,arrivando a delimitare tale appellativo alla sola idea della maschera indossata dai due protagonisti per differenti fini. Un concept che,bisogna dirlo,termina nell'esatto momento in cui Miyazawa decide di non avere più bisogno di essere la prima della classe. Da quel momento in poi la storia cambia,restando sempre molto appassionante e a livelli altissimi,ma anche decisamente più convenzionale. A quel punto tutto l'asse si sposta su Arima e la sua incapacità di gettare la maschera,arrivando a compiere gesti contrari ad essa ma corrispondenti a quella che pensa sia la sua vera natura. Tutte cose che probabilmente già sapete,non intendo approfondire. Dico solo che,una volta superato il concept da cui parte la storia,tutto "scende" assestandosi su un livello non dico "già visto" ma per certi versi prevedibile. Fino al ribaltone finale che,grazie a Dio,torna a sfiorare il capolavoro con le sfaccettature inaspettate sul futuro della giovane coppia ormai matura.

 

Ma veniamo all'anime: da troppi anni ho dubbi che vanno necessariamente dissipati.

 

Punto primo: ma 'sta storia di Anno abdicato a causa dell'insoddisfazione della Tsuda (che,si dice,voleva un semplice shojo senza tutte quelle "inutili" sperimentazioni) quanta fondatezza avrebbe? Cioè,davvero l'autrice del manga conterebbe così tanto da convincere i produttori dell'anime a sostituire il regista (tra l'altro IL regista,o almeno uno dei registi di punta di quel periodo! Ma che,li metteva lei i soldi per produrre la serie?! Non credo proprio... ??? ) ?

 

Punto secondo: ok che in Giappone escono millemila serie al mese e ciò che decide la sorte di ogni singola serie è l'audience,ma davvero Karekano era "sceso" dagli indici di gradimento a tal punto da essere interrotto così brutalmente? Che poi,se non ricordo male,uno degli ultimi episodi (che sembrava una cosa modello "abbiamo finito il budget,ergo beccatevi il riassuntone") mostrava persino gli indici di gradimento di ogni episodio (e sempre se non ricordo male non c'era poi 'sta grande discesa!) .

 

Punto terzo: Il paradosso. Tsuda s'impunta,Anno s'incazza,e viene sostituito da un tizio qualsiasi che dovrebbe rimettere in careggiata la serie come la voleva l'autrice. Ma qui succede l'esatto opposto: gli episodi conclusivi diventano ancor più sperimentali!!! Arriviamo a picchi di incredibile creatività nel voler "rendere al meglio con l'essenziale",per così dire. Ricordo un episodio (incentrato sui capricci di Tsubasa e il padre che vorrebbe risposarsi) in cui le animazioni erano ridotte al minimo indispensabile,i personaggi manco muovevano la bocca,la aprivano e basta e quando dovevano muoversi dal punto A al punto B, "traslavano" senza muoversi...Eppure era un episodio della madonna,tutto era curato alla perfezione,il pathos non mancava.

Ma io mi domando: dove voleva andare a parare questo nuovo regista? La sua era una sfida all'autrice?!? 

 

Punto quarto: i due ultimi episodi conclusivi,e qui ci si ricollega al discorso dell'audience. Ci sono 'ste due puntate "diverse",completamente estranee al manga.La penultima è assurda,i protagonisti assumono espressioni idiotissime (Arima col mocciolone è terrificante!!! :giggle: ) e tutto sembra cascare in farsa salvo poi cambiare bruscamente quando Miyazawa,addormentata,ripensa oniricamente ai suoi progressi e "salva" la dannazione di Arima,arrivando persino al punto di meditare di lasciarlo come conseguenza naturale della loro storia (ma che hanno in mente,le donne?! C'hai un ragazzo favoloso e pensi di mollarlo perché ormai hai ottenuto il cambiamento che volevi?! Infame!!!  :frown: ) . In qualche modo questo sogno rappresenta la chiusura della serie,un finale in qualche modo aperto. Solo che poi c'è l'ultimo episodio,che non doveva essere l'ultimo e non c'entra assolutamente NULLA con tutto quanto narrato fino a quel momento . Un episodio incentrato sulla sorellina di Yukino, "stalkerata" da una compagna di classe possibilmente lesbica. Vabbé...  ??? E poi? E poi niente,le anticipazioni lasciano intendere che dalla puntata successiva si riprenderà a parlare dei preparativi per la recita di fine anno,quella in cui - nel manga- Miyazawa prenderà coscienza della sua nuova condizione e Arima comincerà a vacillare. Un episodio CRUCIALE,probabilmente. Ma non è mai stato prodotto. PERCHE',mi chiedo....PERCHEEEEEEE' ?!?!?  :trek:

 

Sappiatemi stupire con le risposte,grazie.

 

P.s. Il titolo italiano è citato dalla stessa Tsuda anche nel manga! (perlomeno,nell'edizione Dynamic Italia. Non so poi se Dynit abbia ritradotto nelle ristampe) . 

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Quanto al tuo P.S. - l'avevo scritto anche io. ^^

 

 

Quanto alle tue domande, non saprei dire nulla. Non so perché Anno abbia davvero mollato, e non so cosa Tsurumaki abbia combinato. Di certo la prima parte dell'anime mi pare una trasposizione davvero efficace della prima parte del manga.

 

Quanto ai personaggi:

 

MIYAZAWA YUKINO: tutto il discorso della sua 'maschera' credo sia molto sopravvalutato. E' l'incipit della storia. Dura pochissimo. Ma resta impresso. Non è quello il punto di Miyazawa Yukino. Il punto è che lei è una ragazza davvero solare, felice. E' la figlia di due genitori che si amano, e adorano lei e le sue sorelle. Tutta la faccenda della vanità e della maschera altro non era che il protrarsi della sua mentalità infantile di primogenita. Ogni primogenito è stato anche un figlio unico. I primogeniti sono quelli che ricevono, nel bene e nel male, l'affetto e le attenzioni "inesperte" dei loro genitori. Spesso sviluppano una psiche in cui il ricevere affetto è condizionato alle loro riuscite, per cui i loro inesperti genitori fanno sempre un gran baccano. E' fisiologico. Ma Yukino ha due sorelline che le vogliono bene, è mediamente intelligente e ha una volontà molto efficace. Non è nulla come un genio, né come una principessa. Ha le sue frivolezze, e tutta la sua vanità iniziale è frivola. Ma lei si sente a suo agio a casa, da sciattona, e a scuola, da finta allieva modello. E ben presto tutto si bilancia. Le resterà per un po' il gusto dell'apparire, ma pure quello si spegne automaticamente. Siccome è sveglia sa gestire sé stessa, in realtà è anche furbetta e ha doti di leader tra i coetanei. Ma non eccelle davvero in nulla se non nella sua capacità di impegnarsi. C'è chi è più carina di lei (Tsubahime), c'è chi è più intelligente di li (Maho), c'è chi è più brillante. Yukino è solo "nella media", come talento, degli alunni di una scuola eccellente (non dimentichiamoci, siamo in Giappone). Ma soprattutto: Yukino non ha NESSUN TRAUMA da risolvere. Non ha NESSUN PROBLEMA. E' una ragazzina vitale e allegra, intelligente, che cresce facendo esperienze: amore, amicizia, socialità, impegno.

 

ARIMA SOICHIROU è un groviglio di complessi e insicurezze e ferite e traumi. Cose che corrono attraverso due generazioni. E' complesso. Ci sono ben più di due strati di inganno, verso il prossimo E verso sé stesso. C'è anche un bel blocco di rimozione. Arima Soichirou è una persona che si è dovuta "costruire" non per il gusto di farlo, ma per sopravvivere (psicologicamente). Non dico dell'eccellenza scolastica, la prima maschera a cadere (con Yukino). Dico tutta la sua personalità di eccellenza. E di gentilezza. Anche con sé stesso. La crescita si Soichirou è legata alla sua necessità  di sovracompensazione della mancanza di affetto infantile. E' un bimbo abbandonato, nel verso senso della parola. Questo secondo livello di 'maschera' occuperà la vera trama della storia da quando lui e Yukino fanno l'amore per la prima volta. Lei, quella notte, si fa il bagno e sta bene. Lui ha gli incubi in cui sogna un confronto con un sé stesso sconosciuto.

 

Nonostante tutto, KareKano è la storia di come Yukino salva Soichirou. O meglio, la storia di come Yukino cresce e si realizza, e nel frattempo salva anche Soichirou.

Modificato da Shito
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Sulla corriva conclusione della serie Yamaga si è espresso brevemente in questa intervista, dicendo che l'autrice avrebbe disapprovato la prevalenza degli aspetti comici a scapito di quelli sentimentali e che la sua contrarietà sarebbe stata il motivo dell'abbandono della serie.

Da questa dichiarazione si potrebbe dedurre che forse alla Gainax fossero a disagio nell'adattare un'opera preesistente (Kare Kano mi pare fosse il loro primo soggetto non originale), e che quindi non avessero neppure molta lena di continuare.

 

Comunque, io ho avuto la fortuna di aver visto per la prima volta l'anime che ero ancora adolescente. Dico così perché all'epoca ho potuto apprezzarlo in virtù del fatto che ero chiaramente predisposto a immedesimarmi nei protagonisti, e poi perché subivo un po' il fascino di quei racconti che mi apparissero sufficientemente romanzeschi (e Kare Kano rientrava tra questi, nonostante tutto sommato le situazioni che descrive credo si possano dire col senno di poi alquanto ordinarie). Lo rivedessi oggi probabilmente lo troverei un pochino vano. Ma è fisiologico, penso.

 

Della serie ho trovato notevole la cura nella descrizione dell'abisso interiore di Arima e della sua vertigine nello scoprirsi sinceramente amato per la prima volta nella vita. Come dice Shito, Miyazawa è un personaggio davvero ordinario, e per questo forse poco interessante perché piuttosto ovvio, senza reali conflitti: la vita per lei è un percorso inconsapevole, abbastanza lineare, con tutte le esperienze che è consuetudine incontrare nella crescita. Ma per Arima no: per lui esistere è un continuo interrogarsi sulla legittimità del proprio essere al mondo e del ricevere le attenzioni che gli sono rivolte. Immagino sia naturale sentirsi così quando si è avuto un vissuto di figlio non desiderato. Ho empatizzato molto con questo, perché quei ceffoni immotivati che lui rivede simbolicamente quando sente di avere ottenuto qualcosa che non merita li ho ricevuti anch'io.

Avere un'infanzia simile induce a credere di non essere meritevoli di niente, e quindi a sentirsi in colpa a priori verso qualsiasi atto di gentilezza nei propri confronti. Perché non si è fatto nulla per giustificarlo. Perché quando la percezione intima dell'altro nell'ambiente domestico è definita da vessazioni e turpiloquio ai propri danni, non ci si aspetta assolutamente che qualcuno esuli da questo trattamento. Lo si assurge a paradigma (come ricordava Anno altrove: "mother is the first other"). Perfino ci si convince che lo si merita perché responsabili di una colpa imperscrutabile. Si comicia a credere che la propria sola presenza sia molesta per gli altri.

Si può immaginare la meraviglia, allora, nel riscontrare un comportamento non solo non ostile, ma addirittura amorevole. A quel punto qualcosa non torna davvero.

 

Chiedo scusa se ci sono inesattezze nel mio commento all'opera, ma ho visto solo la serie ed è stato davvero tanti anni fa, e la percezione ricevuta può essere sia stata distorta dalla proiezione del mio personale retroterra esperienziale.

Modificato da Weltschmerz
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Ma figurati,Weltschmerz ! Il tuo commento è molto interessante. Probabile che tu più di tutti (noi) abbia compreso fino in fondo la caratterizzazione di Soichiro. Interessante perché tu-come del resto ha fatto anche Shito- mostri una lettura del personaggio che io non avevo compreso in fondo,al punto da "svalutare" l'epopea del Black Arima come un qualcosa di convenzionale,ritenendo invece più originale l'incipt della storia,il racconto delle maschere che si infrangono. Avevo sbagliato. Mi sa che è il caso che rilegga tutto il manga per l'ennesima volta...

 

Riguardo l'anime e il commento di Yamaga,qualcosa non mi torna: dove avrebbe visto la Tsuda questa prevalenza degli aspetti comici? Il cartone è praticamente la copia sputata del manga,sono pochissimi gli elementi aggiuntivi e semmai ciò che ne ha fatto la fortuna (artistica) è la realizzazione e l'apporto dei registi (entrambi,perché entrambi hanno spaccato) . Ma queste caratteristiche influiscono solo sul piano visivo (e quindi emozionale) . Non cambiano una virgola alla storia. Le gag sono riproposte pari-pari al manga. Se questa è davvero la risposta al mio quesito cosmico,non mi convince minimamente. Non per colpa tua,ci mancherebbe altro...

 

@ Shito: ah ecco. Non avevo compreso che quando parli di "free talk" ti riferisci a quegli spezzoni del manga in cui l'autrice spezza la tensione della storia discutendo bellamente dei cavoli propri. Pensavo ti stessi riferendo a un'intervista o qualcosa del genere. 

 

Ah,non ho mai compreso questa cosa: che significato c'è nel soprannome "Yukinon" ? Perché le amiche di Miyazawa la chiamano così? 

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Chiedo scusa se ci sono inesattezze nel mio commento all'opera, ma ho visto solo la serie ed è stato davvero tanti anni fa, e la percezione ricevuta può essere sia stata distorta dalla proiezione del mio personale retroterra esperienziale.

 

Sono davvero felice di avere aperto questo thread anche solo per l'onore di aver potuto leggere un post vero e intelligente come il tuo. Te ne ringrazio sinceramente e ancor più ti ringrazio della considerazione che ci fai mettendoci a parte di alcune schegge del tuo vissuto.

 

Mi sento un po' sciocchino ora a rifocalizzarmi sull'opera in quanto tale, ma spero la lettura possa interessarti.

 

Dunque pensavo: la struttura basica di uno shoujo manga è: "ragazza ordinaria incontra ragazzo straordinario. Se ne innamora, e lo conquisterà".

 

C'è una componente di tipicità, dunque, in KareKano: Yukino è una ragazza tutto sommato ordinaria [senza problemi, con le sue frivolezze, anche le sue meschinità, piuttosto brillante, non è ricca], mentre Arima è del tutto eccezionale [straordinario talento in tutto, gentilezza naturale, modestia - e nasconde una voragine di problemi]. Alla fine è sempre la storia del Vaso di Pandora, dove Pandora è la protagonista e il Vaso è il ragazzo di turno, no?

 

La cosa inusuale (forse) di KareKano è che Yukino non si innamora di Arima. Non è lei che vuole lui. Lei è così "tutto OK" che manco ci pensa. Non lo capisce al volo. Non intravede i suoi problemi. Non lo vuole salvare. Il materiale narrativo di Yukino, in questo senso, è molto "naturale" - ed è naturale anche che la prima parte del manga, incentrata su di lei, sia la più buffa. E' la parte più farsesca: abbiamo una ragazza intelligente che si atteggiava a perfetta, poi smette e si mette con un ragazzo. Ora, o finisce qui o cosa succede? Boh, nulla. La prendono un po' di mira, certo. Lei inizia a ridefinirsi un po', ma è una ragazza intelligente e senza problemi, quindi ce la farà. In questo senso, l'introduzione del personaggio di Maho è la più forzosa di tutte - infatti credo sia il momento peggiore del manga.

 

Ma Yukino non ha la "rivoluzione" OH MIO DIO STO COL RAGAZZO DEI MIEI SOGNI. Del resto, per lei non è una necessità esistenziale. E' una parte della sua vita. GLi vuole bene, si innamora e ri-innamora, però intanto pensa alle amicizie, alla scuola...

 

Al contrario, fin da subito si vede che Arima ha davvero BISOGNO di Yukino. Tutti si chiedono perché, solo Asaba lo capisce, ma al lettore viene detto: è una necessità esistenziale. Yukino è l'unico punto fermo di realtà nella sua vita di cristallo. Fin dall'inizio. Yukino non è mai, MAI gelosa. Arima sempre, e sempre in modo non necessario. Che strano, eh?

 

Dunque il punto è sempre Arima. Arima nasconde insicurezze e violenza. La mostra sin da subito (quando 'prende di petto' Asaba), e poi ancora: quando terrorizza Takefumi, quando picchia il tizio random a Kyoto. Certo Yukino è davvero una sempliciotta per non capirlo fin da subito. Infatti al contrario Asaba è un personaggio molto bello, perché parla poco e quando parla fa sempre il cretino, ma in realtà è quello che capisce più di tutti.

 

La struttura di KareKano è quindi questa, direi:

 

1) Yukino fa la cretinetta. Si incontra con Arima e si innamorano, si mettono insieme.

2) Yukino smette di fare la cretinetta e si ridefinisce.

3) Vacanze estive. Yukino allarga un po' le sue vedute con delle amiche.

4) Torna Arima, ed è più uomo. Un po' di sensualità, ma Yukino continua a scolpire la sua personalità [recita scolastica].

5) <interludio dedicato ad altre due 'coppie': Tsubaki e Takefumi, Tsubahime e Kazuma>

6) Arima, la sua famiglia, il suo passato, i suoi problemi: sé stesso.

7) Arima, la sua famiglia, il suo passato, i suoi problemi: la madre.

8.) Arima, la sua famiglia, il suo passato, i suoi problemi: il padre.

9) Yukino salva Arima.

 

Direi che essenzialmente è così.

 

In realtà Miyazawa salva Arima pezzo-per-pezzo, proprio col suo modo di essere 'totalmente OK'.

 

E' evidente che le tematiche vanno incupendosi man mano, le gag si riducono. In un free talk l'autrice dice che, rileggendo il manga, si vergogna dell'inizio.

 

Forse il problema è che la produzione dell'anime era molto 'in tono' con l'inizio del manga, non con le pieghe che la narrazione prende in seguito <forse>.

 

Yukinon è solo l'aggiunta di una 'N' in coda a un nome. E' un modo per fare i vezzeggiativi in giappone.

 

Altri sono:

 

troncamento dell'ultima sillaba (kana) e aggiunta di una P (pronucia: pi). Accade a Takefumi, che Tsubaki chiama almeno una volta "TakeP";

 

uso del suffisso -tan. Molto in voga per le ragazze carine, nasce dalla pronuncia infantile (errata) di '-chan', fa un po' "baby talk". Yukichan -> Yukitan;

 

contrazioni di sillabe: Asaba Hideaki -> Asa-Hi -(coarticolazione) -> Asapi -> Asapin;

 

raddoppiamenti di sillaba troncata 'Gualtiero' -> Gualu -> Gualulu;

 

Ci sono un sacco di cose e modi. ^^

 

@ Shito: ah ecco. Non avevo compreso che quando parli di "free talk" ti riferisci a quegli spezzoni del manga in cui l'autrice spezza la tensione della storia discutendo bellamente dei cavoli propri. Pensavo ti stessi riferendo a un'intervista o qualcosa del genere. 

 

Ah, ma non sono per spezzare la tensione. E' che "su rivista" lì ci sono le pubblicità. Quando raccogli in volumetto devi riempiere quegli spazi, e così...

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A dimenticavo, quali sono i vostri personaggi preferiti della storia?

 

I miei credo siano Arima Shizune (la madre adottiva di Soichirou), che è forse responsabile del salvataggio di Soichirou quanto Yukino, davvero epico il confrontro tra lei e la madre naturale di lui, e poi Arima Souji (il padre adottivo di Soichirou), che mi sembra veramente un personaggio straordinario.

 

Tra i ragazzi, sicuramente è impossibile non apprezzare Yukino quando, dopo aver scoperto il "vero" Arima per la seconda volta, ovvero dopo essere sottostata (letteralmente) al lato violento di lui, con rinnovata intenzione lo accetta, anzi lo scrolla. Del resto, è una primogenita. Per tutta la storia è una ragazza molto matura per le età che attraversa.

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Io intanto continuo a parlare di KareKano.

 

Una cosa che adoro, adoro di questo shoujo è che non c'è mezzo triangolo, non c'è mezza incomprensione, zero commedia degli inganni, zero tradimenti da stupidi, nessun opportunismo narrativo di questo tipo.

 

Ho scritto e riscrivo sempre che Yukino è un personaggio normalissimo, una persona normalissima. Nel senso che ha poco di ideale. E' una brava ragazza, una ragazza seria di classe sociale media, è solare, brillante e intelligente. Non ci sarà il bell'americano che mette in dubbio i suoi sentimenti. Oh, grazie Tsuda-sensei!

 

E' anche un personaggio dinamico. Non ha drammatiche epifanie, perché non ha ragione di averne, ma cresce costantemente e coerentemente alle esperienze che vive nella storia. WOW. E' così difficile rendere interessante una storia semplice, eh?

 

C'è molta, molta introspezione psicologica. Forse questa è la cosa meno realistica del tutto. Capisco che gli shuojo manga siano proclivi a questo tipo di autoanalisi sentimentale, solo non so se i giapponesi siano davvero tutti così intelligenti. C'è da dire che la storia è ambientata in una scuola di eccellenza, con medie intellettive alte.

 

Ah, sì, forse lo sapevate, ma in Giappone il classismo intellettuale (e non solo) è molto spiccato. Ai nostri occhi, è un sistema di società spietato. Dico proprio come le cose sono vissute nella testa delle persone, perso. E' un posto dove una ragazza può dire tranquillamente "sì, io non posso fare di più che la cassiera al konbini, perché sono stupida" - e intende che ha un Q.I. basso. Un tempo la misurazione del Q.I. (e la valutazione percentile di crescita) era obbligatoria all'iscrizione alle elementari, non so se sia ancora così ma non mi stupirebbe.

 

In ogni caso, il "gruppo" di Yukino è un gruppo di superstars, in un modo o nell'altro. Molti sono ricchi borghesi di famiglia. Comunque è evidente che "stanno tutti piuttosto bene" quanto a soldi. E' proprio Yukino la più terra-terra, socialmente. Ma ha una famiglia piena di affetto vero, cosa che manda sempre in crisi Arima - infatti.

 

Pensavo anche all'interludio soprattutto di Tsubasa-Kazuma. Lì, e poco prima, con la parte breve su Maho e quindi tra Tsubaki e Hidefumi, e poi ancora col breve excursus su Rika, sembra proprio che l'autrice voglia 'chiudere i conti' con tutti i personaggi prima di dedicarsi alla vera "parte seria" della storia. La vera storia. La storia di Yukino che salva Arima.

 

In particolare, la storia di Tsubasa-Kazuma sembra un "manga nel manga". E' buffo, perché è una storia molto più banale e da cliché shoujo (l'autrice ci gioca anche, quando gli amici di lui dicono: sotto lo stesso tetto con lei? Ma è una situazione da manga!) - ma è comunque trattata con una certa delicatezza, e con meno ridicolaggine di tanti altri manga di genere. E' stato un interludio quasi leggero prima della parte seria davvero.

 

Comunque il modo in cui Tsuda Masami traccia le psicologia è davvero bello. E il modo in cui i personaggi si muovono in base a quelle è davvero bello.

 

E' il complimento maggiore che le possa fare, ma sembra un po' la controparte shoujo di Adachi Mitsuro negli shounen.


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Ancora:

 

è notevole quanto "Il delitto e la pena" (<- traduzione corretta di "Delitto e castigo") ci sia (anche) in questo manga. In realtà, credo che la letteratura russa sia molto vicina a una certa sensibilità giapponese. In effetti, "Tsumi to bastu" (<- titolo giapponese di "Il delitto e la pena") è notoriamente considerato uno dei capisaldi della letteratura, in Giappone. Se ci pensate, credo che vi sia un senso molto "karmiko" (inga? en?) in quel tipo di sentimento.

 

In KareKano, c'è davvero molto di questo. Alle spalle di Soichirou ci sono così tanti delitti. Sua madre naturale in primis, che diventa una donnaccia dopo essere stata la vittima della violenza del suo patrigno. E poi il padre naturale, figlio illegittimo di una madre poi morta suicida, sopravvissuto a un tentato omicidio-suicidio. Sicuramente il karma di Soichirou era davvero greve, ci voleva una gaia pazzerella come Yukino.

 

Ma del resto, Yukino ha scelto un marito uguale a suo padre, e ha scelto per sé un ruolo come quello di sua madre.

 

Con le dovute differenze, l'amore tra Yukino e Soichirou ripete quello dei genitori di lei.

 

E il karma si è bilanciato. Di nuovo.

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Ringrazio entrambi per l'apprezzamento.

 

Dei genitori adottivi di Arima non ricordo granché, perché mi pare nella serie la loro presenza fosse piuttosto marginale. Mi sembra però che se ne potesse dedurre che Arima percepisse il loro sostegno più come una cortesia circostanziale che non come un gesto intimamente sentito: come se si reputassero in dovere di rendergli un indennizzo per le sue sventure. È perciò che dicevo che mi pare sia solo da Miyazawa che Arima si sente amato senza condizioni. Per lei è sufficiente che lui esista com'è. Coi genitori è diverso: si sente investito del carico delle loro aspettative (reali o presunte). Quindi deve dimostrarsi meritevole della fiducia riposta in lui. Anche se poi è comunque in agguato la sensazione di non esserlo mai, qualsiasi cosa faccia. Perciò Miyazawa è salvifica: per lei Arima è intrinsecamente meritevole del suo affetto. Senza condizioni, appunto. Come per una madre biologica.

 

Perché Arima tende a identificare il suo diritto di esistere nel compiacimento del suo prossimo, tanto da annullare la sua volontà. È una sorta di ricatto morale a cui si sente soggetto ad arbitrio (nel senso che parte tutto da lui: non sono gli altri a fargli richieste esplicite). Credo sia una condizione singolare per un giapponese: è un processo da cultura della colpa, in cui l'individuo si rimette alla sua proiezione interiore del giudizio altrui (il Super-io) per valutare se stesso. Ma con Miyazawa questa tensione scompare perché il rapporto è già bastante senza che lui si debba spingere oltre la semplice espressione di se stesso.

Però magari nel manga il rapporto di Arima con la famiglia adottiva è differente. Io ho visto solo come è reso nell'anime.

 

Comunque ricordo di aver trovato pericolosa quella dipendenza di Arima per Miyazawa, perché implica un'instabilità latente, le cui condizioni di contenimento eventualmente avrebbero potuto spingersi oltre il solo richiedere la presenza di lei. Insomma mi pareva che Arima volesse giustificare se stesso delegando al rapporto con lei il termine per definirsi autorizzato a esistere.

Ma non mi pare un procedimento solido: prima o poi bisogna autolegittimarsi.

 

E di Miyazawa non mi sono mai veramente spiegato cosa le rendesse amabile Arima: un tipo sereno solo superficialmente ma angosciato nell'intimo, e in ultima analisi abbastanza esanime, mi chiedevo come potesse non percepirlo come un peso per lei, che invece è tanto esuberante e vitale. Mi sembra che a un certo punto anche lo stesso Arima se ne rendesse conto: mentre lei è una persona serena che prosegue lungo il suo percorso di sani autorealizzazione e sviluppo, arricchendo di volta in volta il suo carattere, sostanzialmente cambiando di continuo, lui resta fatalmente inerte nella sua dipendenza. Arima è per Miyazawa come un organismo simbiotico che non ha margine di crescita autonoma. E pure nutrendosi delle energie trasmessegli da lei, riesce semplicemente a sostentarsi senza progresso ulteriore.

Ecco, come lei non si sentisse soffocare da questa dinamica a un certo punto ho cominciato a trovarlo piuttosto inverosimile. Perché per me era evidente che si creava un divario esistenziale sempre più consistente tra i due. Ma immagino sia perciò che si tratta di uno shoujo, dopotutto: è una fantasia adolescenziale.

 

Però forse atipico, sì: fatto di vita quotidiana di persone tutto sommato piuttosto dimesse (i due protagonisti, intendo) e non di queste grandi vicissitudini a sfondo sentimentale (il contesto è per lo più la scuola: mi pare non ci fossero vacanze esotiche, escursioni fuoriporta, ecc.). Il percorso dei personaggi è soprattutto interiore, gli eventi contingenti sono risolti di solito con una certa sollecitudine per poi mostrare le reazioni emotive dei protagonisti. Si vede che alla Tsuda interessasse descrivere le dinamiche relazionali, piuttosto che i tipici tiremmolla infantili che mi pare siano un po' il marchio del genere.

 

Ripeto comunque che queste impressioni si basano su ricordi più che decennali, ed è molto probabile che ci si sia fatta strada qualche sovrainterpretazione. E poi la mia conoscenza degli sviluppi è quanto mai parziale perché tiene conto della sola serie, motivo per cui forse gli interrogativi che mi pongo vengono chiariti nelle parti del manga che non conosco. Spero quindi di non aver scritto troppe ovvietà o inesattezze per chi l'ha letto tutto. Nel caso mi scuso ancora. In effetti, non conoscendo l'opera nella sua interezza non dovrei esprimermi, ma mi sentivo di condividere queste considerazioni. Comunque mi farebbe piacere sapere se questi conflitti (ammesso non siano un parto della mia immaginazione) vengono risolti in seguito.

 

P.S.: Volevo dire qualcosa anche sulla produzione della serie. Sebbene i vezzi autoriali di Anno tocchino forse in Kare Kano un compiacimento manieristico, ricordo che all'epoca della visione ero rimasto meravigliato dalla raffinatezza della sua regia. Non intendo la sola composizione delle inquadrature (il cui merito forse è solo della Tsuda), ma proprio il montaggio, con i tempi, le musiche, ecc. Ho trovato che le atmosfere evocate da Anno fossero davvero intense: le immagini rarefatte su dettagli degli ambienti o dei personaggi, i delicati brani di Sagisu Shirou oppure i frequenti prestiti dal repertorio classico (i soliti Bach, Haydn, Borodin, Debussy). Tutto pare trasudare personalità, partecipazione, interesse per ciò che si sta facendo. Si tratta di un'estetica che esprime la sensibiltà dell'autore, e quella di Anno (e dei suoi collaboratori) è discreta, elegante, intelligente. Raramente una produzione animata mi ha colpito allo stesso modo, negli anni successivi.

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Caro Weltschemerz,

 

è a dir poco mirabile quanto tu abbia colto della caratterizzazione di Arima senza avere letto tutto "il grosso" della storia.

 

Quello che c'è nell'anime, inerentemente a Arima, non è che un incipit. Un bambino adottato, vittima di vessazioni, sviluppa una psicologia di "amore condizionato" alle sue 'riuscite'. Questo è ABC.

 

Questo è quello che era il "gioco" di Yukino, ovvero la sindrome del primogenito: "se sono bravo tutti mi elogiano, quindi devo essere bravo per essere elogiato". L'idea di amore condizionato. Ovviamente, nel caso di Arima, con quei traumi alle spalle, la cosa scene a livello esistenziale ed è più drammatica. Ma è ancora ABC. Siamo ai livelli di Asuka Langley, per capirci: primeggiare per conquistare dignità di esistenza.

 

Nal manga, come ti dicevo, la psicologia di Arima è molto, molto più approfondita. Ed è a chiare lettere rivelata la sua stratificazione.

 

Dopo un po', Arima dice chiaro a tondo (a sé stesso): "Anche se io e Yukino ci eravamo detti di essere i veri noi stessi, questa cosa poteva funzionare solo per lei."

 

E infatti, dapprima Yukino getta la sua maschera, poi ne subisce un contraccolpo "sociale", poi lo supera. Ma ancora le piace primeggiare, e giocosamente rivaleggia ancora con Arima. Poi supera anche questo, arriverà a dire con un sorriso genuino "io ormai ho rinunciato al primeggiare", e alla fine dirà proprio "ah, Arima, a ripensarci mi viene da dire che il mio sentirmi al tuo stesso livello fosse impossibile fin da principio". Ma era solo suo gioco, era solo il suo "gusto" di sentirsi adorata. Era la sciocca vanità di una ragazzetta. E crescendo, Yukino è sempre più onesta, comincia ad apprezzare i talenti di tutti, e anzi ammira e invidia le persone che hanno già una strada che vogliono seguire - si sente lei una bambina che "ha solo il talento di saper studiare".

 

Per Arima è tutto diverso. Sotto il suo "primo strato", quello che cede con Yukino, Arima è ancora un ragazzo ideale. Soprattutto è il "ragazzo ideale di Yukino". E' un'altro strato di costruzione della personalità di lui. Cadrà anche questo: man mano che lui si rende conto di quanto la dipendenza da Yukino sia unilaterale (parlando con sé stesso: "Se anche tu la lasciassi, se anche tu morissi, Yukino andrebbe avanti. Tu invece non puoi fare a meno di lei."), riemerge l'ambizione violenta e vendicativa di Arima, che l'ha portato a costruire una monolitica eccellenza del sé in rivalsa e in spregio della sua famiglia (non i genitori adottivi, ma la zia e i cugini). Arima si rende anche conto che il suo legame di dipendenza con Yukino, che diviene possessivo e violento, "è sbagliato" (credo in giapponese fosse proprio "warui desu"). E' tutto molto chiaro. Ma la reazione di Soichirou a queste sempre più lucide prese di coscienza è, chiaramente, nascondere tutto e sopravvivere.

 

Tutta la storia della famiglia adottiva di Arima ci viene narrata - inclusa quella dei suoi genitori adottivi.

 

Vengono poi introdotti i genitori naturali di Arima, ed è terribile quanto sia evidente che Shoichirou sia figlio loro: talentuoso come il padre, macchinatore come la madre. Ed è proprio così.

 

Parallelamente, Soichirou recupera molte memorie infantili che aveva realmente rimosso.

 

Arima prende coscienza di tutto questo, sempre più, e tocca il culmine dell'inaccettazione del sé, ovvero quando aggredisce e ingravida Yukino. E poi si pianta un taglierino in una mano.

 

Di lì, si andrà verso una sua faticosa risoluzione. Perché proprio quell'atto violento verso la ragazza che ama è il momento dell'apertura della più segreta delle stanze del suo animo. Sarebbe stato impossibile risolversi senza aprirla, e aprirla a qualcun altro che il sé. Si capisce.

 

Ti invito davvero a leggere il manga. Devi assolutamente farlo.

 

Ah, cosa ci trova Yukino in Arima? E' buffo, vero, che in tutta la serie tutti si chiedono cosa ci trovi una persona eccellente come Arima in una persona mediocre (nella meda) come Yukino.

 

Beh, come abbiamo già detto, Yukino non è quella che s'è pazzamente innamorata del figaccione. Credo che a Yukino dapprima Arima piaccia perché Arima è, con tutti i suoi complessi, comunque un ragazzo bello ed eccellente. Ma il punto non è questo. Il punto è che Yukino è figlia di suo padre e di sua madre.

 

Nel manga c'è una scena in cui Soichirou dorme dai Miyazawa, dorme con il padre di Yukino, e che gli dice "i tuoi genitori non sono i tuoi genitori naturali, vero?" e lui: "Sì, ma come fa a saperlo?" - e il signor Miyazawa: "è che sono un orfano anch'io, siamo uguali."

 

E la madre di Yukino è quella che ha amato e curato quell'orfano, si è sposata giovane e ha avuto tre figlie da giovane.

 

E Yukino ha fatto lo stesso (e di più) con Soichirou. Probabilmente il vero talento di Yukino non era quello di studiare, ma quello di ricevere e dare amore. Il suo talento è senz'altro quello di amare, come sua madre.

 

Ora io non vorrei fare l'ovvio, per chi ha letto il manga, ma anche Asaba è come un orfano. Mai legato a nessuna, mai vicino ai suoi genitori da cui è scappato per divergenze insanabili.

 

E infatti per lui ci vuole una terza generazione di femmina Miyazaka: Sakura.

 

Ah, in dettalgio:

 

Ecco, come lei non si sentisse soffocare da questa dinamica a un certo punto ho cominciato a trovarlo piuttosto inverosimile. Perché per me era evidente che si creava un divario esistenziale sempre più consistente tra i due. Ma immagino sia perciò che si tratta di uno shoujo, dopotutto: è una fantasia adolescenziale.

 

 

Perché Yukino non è così intelligente. Persino Kano, da bambina, le spiega dinamiche che lei da sola non capisce. ^^;

 

Quindi, siccome Arima recita bene, lei non capisce. Non capisce i suoi silenzi, spesso non li nota neppure. Quando, prima della crisi finale, lei si rende conto che no, Arima ha sempre continuato a recitare, ne ha uno shock. E' torda, capisci? Non è mica Asaba. Ma il suo essere realmente ingenua, genuina... viene dal serbatoio di amore e felicità che lei ha. E' anche il suo potenziale.

 

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Sicuramente i genitori adottivi di Arima non sono approfonditi nella serie. Viene tutto dopo: il rapporto tra loro, il rapporto di lui con la sorella maggiore da un lato e con il fratellino Reiji (il padre di Soichirou) dall'altro. In realtà, se leggerai il manga, capirai che personaggi meravigliosi siano. :-)

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Quello che c'è nell'anime, inerentemente a Arima, non è che un incipit. Un bambino adottato, vittima di vessazioni, sviluppa una psicologia di "amore condizionato" alle sue 'riuscite'. Questo è ABC.

 

Questo è quello che era il "gioco" di Yukino, ovvero la sindrome del primogenito: "se sono bravo tutti mi elogiano, quindi devo essere bravo per essere elogiato". L'idea di amore condizionato. Ovviamente, nel caso di Arima, con quei traumi alle spalle, la cosa scene a livello esistenziale ed è più drammatica. Ma è ancora ABC. Siamo ai livelli di Asuka Langley, per capirci: primeggiare per conquistare dignità di esistenza.

 

Chiedo scusa se mi concentro ancora su questo punto, abbi pazienza.

Il fatto è che se per Yukino e Asuka il soddisfacimento del requisito per sentirsi degne di esistere è dato dal riscontro di un effettivo consenso esterno (cioè dalla consapevolezza tangibile dell'approvazione altrui), per Soichirou ho avuto l'impressione si trattasse di un processo assolutamente autoreferenziale: è lui stesso in coscienza sua a determinare se incontra o meno certe aspettative, desunte dall'introiezione del suo contesto. Dei riscontri esterni in realtà mi ha dato l'idea che fosse disinteressato: quelli sono successi incidentali (ad es. non è intimamente entusiasta della popolarità con le ragazze dell'istituto, del rendimento scolastico, ecc.). Cioè: non è conseguentemente a quelli che lui si sente soddisfatto di sé. Sono solo effetti laterali al suo agire eticamente. Insomma, a motivarlo è la consapevolezza di agire secondo un criterio che lui ritiene corretto, non è che ottenga il banale rinforzo positivo dopo aver ricevuto un feedback al suo comportamento. La sua coscienza non è così circoscritta al semplice piano fenomenico.

 

Mi scuso se non ho apportato nulla di nuovo al discorso, è che credo si tratti di una differenza sostanziale: se Yukino e Asuka hanno dei parametri esterni (fattuali) per misurare concretamente la loro, diciamo rettitudine (eterodiretta), per Soichirou invece l'unico riferimento è se stesso. Il che comporta che se le prime due hanno un margine di miglioramento dato dalla dialettica con la loro realtà circostante, per Soichirou non è così. Lui è solo con se stesso. Ma a questo punto non so più dove finisca il contenuto effettivo dell'opera della Tsuda e dove comincia la mia interpretazione.

 

Ecco, come lei non si sentisse soffocare da questa dinamica a un certo punto ho cominciato a trovarlo piuttosto inverosimile. Perché per me era evidente che si creava un divario esistenziale sempre più consistente tra i due. Ma immagino sia perciò che si tratta di uno shoujo, dopotutto: è una fantasia adolescenziale.

 

 

Perché Yukino non è così intelligente. Persino Kano, da bambina, le spiega dinamiche che lei da sola non capisce. ^^;

 

Quindi, siccome Arima recita bene, lei non capisce. Non capisce i suoi silenzi, spesso non li nota neppure. Quando, prima della crisi finale, lei si rende conto che no, Arima ha sempre continuato a recitare, ne ha uno shock. E' torda, capisci? Non è mica Asaba. Ma il suo essere realmente ingenua, genuina... viene dal serbatoio di amore e felicità che lei ha. E' anche il suo potenziale.

 

In realtà quel che ho trovato un po' stonato non è che lei non intuisse la situazione, ma che la discrepanza tra i loro stili di vita non creasse per lei un fisiologico senso di distacco. Perché fintantoché due persone percepiscono una consonanza esperienziale, intellettuale, circostanziale, ecc. non è complicato trovarsi reciprocamente desiderabili. E non mi riferisco a nulla di cosciente: semplicemente si tratta di rivolgersi a quel che provoca piacere immediato. D'altronde Yukino è, come hai sottolineato, molto epidermica, pratica. Ma dal momento che cominciano lui a razionalizzare il rapporto e lei a coltivare amicizie, interessi, ecc. si forma una frattura di incomunicabilità. Non solo verbale, ma proprio empatica, esistenziale. Per fare fronte a una condizione simile serve un grado di determinazione che forse va un po' oltre l'atteggiamento tutto sommato fatuo di Yukino.

 

Comunque riguardo il leggere il manga, ci penserò. Intanto ti ringrazio per l'attenzione nonostante la parzialità dei commenti.

: )

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Ripeto che trovo impressionante il tuo livello di lettura su Arima dato il limitato materiale d'analisi. Da un 10%, hai (correttamente) intuito il restante 90%.

Sì, certo, hai ragione. Dicevo "ABC" *non* per sminuire o banalizzare il tuo livello di lettura e argomentazione (punto fondamentale, chiave del tutto), ma per dire che -nel tessuto narrativo- quello è ancora la base. Credo che Asuka sia un po' a metà tra Yukino (felice e contenta, ha una frivola vanità) e Arima (profondamente turbato, ha un'istanza esistenziale). La "dignità di esistenza condizionata" è solo in Asuka e Arima, e sì, in Arima è ancora più profonda perché è totalmente introiettiva. Questo, per contro, gli permette di non mostrarne neppure una briciola e apparire serenissimo nella sua eccellenza, non competitivo. In effetti Arima non vuole primeggiare, vuole solo essere eccellente. Se poi ci fosse qualcuno ancor più eccellente di lui, nessun problema.

 

Non credo che il cambiamento di Yukino "spezzi un legame" con Arima, perché Arima è sempre stato solo. Fino all'apertura violenta, era solo - anche quando con Yukino. Anche quando fanno l'amore per la prima volta, lui si sente solo una volta di più. Quindi in realtà Soichirou non mostra un cambiamento, soffre in silenzio e occulta, come ha sempre fatto - tutto dietro al suo sorriso perfetto. Soichiroi non ha *mai* comunicato davvero con Yukino - questo lo sa Asaba, lo dirà a Hidefumi, e lo capirà *persino* Yukino, poi. Da sola, eh. Con giusto qualche spintarella, ma lo capisce lei.

 

Sì ancora, alla fine l'amore di Yukino è un'amore molto materno. Infatti lei è una che si impegna, si sbatte, si organizza e gestisce. Prima lo faceva solo su sé stessa (anche "recitare per gioco", attività pur futile, richiede notevoli capacità di gestirsi), poi diventa il punto di riferimento di lui. Affettivo. Yukino è davvero sua madre, e lo capisce anche Arima: quando vede davvero la madre di lei, dirà "mi sembra di stare davanti alla Yukino del futuro".

Devi assolutamente leggere il manga. ^^

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Io invece,spinto dall'interessante discussione,mi sono messo a rivedere l'anime. Cosa che non facevo da anni. 

L'ho trovato esteticamente invecchiato,ma questo è normale.Più che altro,oggi reputo che la scelta di riciclare i master video utilizzati per Mtv e le VHS anche per l'edizione dvd sia un attuale deterrente alla visione: i colori sono smorti e sembra esserci una patina di nebbia. Persino i ritocchi grafici in post produzione con le traduzioni impresse a video,che un tempo mi sembravano bellissime,oggi le trovo quasi fastidiose (per fortuna è presente anche la versione non editata) . Alla luce di ciò ,e contando che il cofanetto lo pagai poco, non mi dispiacerebbe un'eventuale ristampa su BD sfruttando master migliori. 

Lasciando perdere la lista dei desideri, veniamo al nocciolo: forse anni fa sapevo (perché avevo letto chissà dove) le motivazioni dietro alla gag dei "venditori di bambù" ma non ricordo più. Che significato ha,in rapporto con quello che succede ? (Yukino scopre involontariamente la vera se stessa ad Arima,venuto a trovarla a sorpresa) . Insomma,che c'entrano 'sti venditori di bambù?  ???

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