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Il Signore degli Anelli - New is (not) good


Chocozell

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  • 1 month later...
On 11/14/2019 at 12:24 PM, Kiba85 said:

Tra le recensioni di Amazon, quasi tutte di gente che non ha letto nulla del libro, c'è questa che mi sembra la più informata:
https://www.amazon.it/gp/customer-reviews/R17I75O9DFKMGN/ref=cm_cr_arp_d_rvw_ttl?ie=UTF8&ASIN=B07ZJNL64M

 

Grazie, Kiba.

Una simile recensione è una meraviglia da leggersi.

Certo per uno sguardo "hungry", ovvero per quell'uso blandamente metonimico del concetto, credo sarebbe bastato "famelico". Ma in queste percezioni di peso semantico vi è sempre, inesorabilmente, tanta umana soggettività.

E mai più vi giunse come uomo vivo.

Tipo.

Alla fine leggere davvero letteratura straniera in lingua originale, quando si arriva al punto di coglierne e goderne anche il leggiadro peso delle posizionalità morfosintattiche ricercate, o variazioni sinonimali intese, è una forma di intimo piacere traduttorio interiore. Quasi solipsistico. Pubblicare una traduzione è la violenza del tentare di imporre una forma di solipsimo comunitario.

– Quante sono queste?

– Tre, quattro, non lo so!

– Mh, meglio.

Un mio giovane amico mi diceva che nel suo leggere appassionato di Diciannove-Ottantaquattro mi immaginava sempre nei panni di O'Brien, e lui Wiston. L'estate degli addii. Ma Orwell è carino e semplice, Huxley o Nabokov sono ben altro, a leggerli davvero, ma davvero.

La fabula è un gioco da bimbi.

Tolkien non so. Cessò assai presto per me l'epoca delle dolci fantasie. Colpa di Simon Morgestern letto alle medie, in tamdem con Michael Ende.

Modificato da Shito
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Ogni fantasia, in quanto tale, è comunque dolce - infatti.

Perché reca con se una carica di escapismo in una meta-realtà fittizia e narrativa che, tanto per il fruitore e ancor più per il narratore, è una creazione pseudolibidica, no?

Me l'ha spiegato Yutas. Cioè, volevo dire Yamaga Hiroyuki.

Di per me, penso che oltre al suo uso di appoggio escapistico la narrativa serva anche come strumento di sublimazione innocua.

Di questo parlavo invece con il dottor Saitou Tamaki, di persona.

Modificato da Shito
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https://www.tolkien.it/

Questo è il sito della STI, la società tolkieniana italiana, associazione storica (nata nel 1994), che ha collaborato ad alcune correzioni delle vecchie edizioni (ad esempio utilizzare Troll al posto di Vagabondi) e voce critica nei confronti della traduzione appoggiata da wu ming.

 

Poi c'è l'AIST, associazione italiana (nata 10 anni fa) studi tolkieniani che invece ha avuto ruolo nella nuova traduzione e la difende a spada tratta.

https://www.jrrtolkien.it/

Possono essere link interessanti per formarsi una opinione 

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  • 1 month later...

https://www.cercatoridiatlantide.it/le-due-torri-perche-rettilingua-aragne/

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Tuttavia, le spiegazioni da me proposte per la traduzione di Wormtongue e di Shelob sono tendenzialmente in linea con lo stile di lavoro di Fatica e con l’etimologia data da Tolkien. E con questo articolo vorrei sottolineare quanto Fatica lavori con cognizione di causa. I nomi da lui tradotti possono piacerci o non piacerci, suonare bene o male alle nostre orecchie, e questo va benissimo. Tuttavia, dobbiamo sempre ricordarci che la musicalità e la bellezza di una parola sono questioni di gusto personale, non aspetti oggettivi; al contrario, l’etimologia è un aspetto oggettivo e dovrebbe essere rispettato in quanto tale.

Pertanto, come lettori e come fan possiamo certamente non apprezzare Rettilingua o Aragne, anche per motivi personali come “mi suona male” o “non mi piace a pelle”. Tuttavia, non bisogna confondere il gusto personale con i dati oggettivi. In tal senso, la traduzione di Fatica di Aragne e Rettilingua può non piacere, ma non si può dire che sia errata. Il nostro gusto personale può coesistere col rispetto per il lavoro di un professionista.

Anzi, mi spingo persino oltre. Secondo me, senza la traduzione di Fatica molti e molte di noi non avrebbero mai imparato l’etimologia di Wormtongue e Shelob. Per molti e molte, infatti, è stata la sovversione del canone Alliata/Principe a farci interrogare sul significato profondo dei nomi tolkieniani. E solo per questo, secondo me, la community italiana è diventata più colta e più ricca, nella sua parte che è stata disposta a mettere in discussione i nomi storici del proprio libro preferito.

 

 

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https://tolkienitalia.net/?p=3136&fbclid=IwAR2WioNnUd695OpbZzSvbugGLG9QGBonTPmOB0ld2sYbZWakTxt5jwVQ5l0

 

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In queste poche righe ho riassunto una storia estremamente più complessa e variegata, ma la sostanza è che Tolkien in Italia ha sempre dovuto farsi strada nel mezzo delle selve della politica, dell’ideologia, dell’arrivismo, del mero desiderio di arricchirsi e di idee che non gli appartenevano. Si era usciti in gran parte da queste “Paludi Morte” attraverso i film di Peter Jackson. Non si parlava più di politica ad esempio, ma ci siamo ricaduti per via del lavoro mai nascosto, ma sempre esplicito, del gruppo Wu Ming, un collettivo di scrittori italiani di estrema sinistra che unisce il peggio del vecchio e del nuovo modo di concepire la lotta politica e l’ideologia appunto di sinistra, e che ha avuto come finalità dichiarata quella di scalzare dalla casa editrice che ad oggi in Italia ha i diritti di Tolkien, Bompiani, chiunque non fosse d’accordo o raccomandato da loro. Tra questi in accordo, o comunque raccomandati, da loro, ci sono l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) e di conseguenza il nuovo traduttore Ottavio Fatica, essendo Wu Ming 4, alias Federico Guglielmi, un socio fondatore AIST e colei che ha consigliato a Bompiani Fatica come traduttore e Giampaolo Canzonieri, altro socio AIST, come loro rappresentante per la revisione tecnico-scientifica della traduzione. Tale revisione aveva come finalità quella di rendere la traduzione di Fatica “più tolkieniana possibile”, come dichiarato di recente al Salone del Libro di Torino 2020 dal loro presidente Roberto Arduini.

Quote

l termine Rangers secondo Fatica è incomprensibile al lettore madrelingua, dunque deve essere altrettanto incomprensibile al lettore che legge in traduzione. Uno dei criteri cardine nella nuova traduzione è, infatti, l’incomprensibilità del testo, che è tanto più incomprensibile perché pieno di termini provenienti dai dialetti regionali e che, dunque, non sono nemmeno “italiano” in senso stretto. Tale criterio è opposto a quello scelto dalla precedente traduttrice Vittoria Alliata, che era l’assoluta ed immediata comprensibilità della traduzione, oltre alla sua musicalità. Essa è pressoché assente nella traduzione di Fatica, quando invece viene raccomandata da Tolkien nella sua Nomenclatura con le indicazioni per i traduttori, dove egli ad esempio parla della sua traduzione di Imladris con Rivendell. Tolkien riferisce di aver privilegiato la musicalità del nome quanto e forse anche più del senso o della “filologicità” della traduzione, per usare un termine caro ad AIST.

Non sono tuttavia questi i problemi più gravi della traduzione di Fatica, e cioè quelli inerenti alla nomenclatura. Egli infatti nella sua traduzione mette non solo i già citati regionalismi, ma anche degli arcaismi, cosa assolutamente corretta se egli non l’avesse fatto con un criterio opposto a quello esposto di nuovo da Tolkien nella lettera 171, in cui egli dice esplicitamente che non è mettendo delle parole desuete che un testo diventa arcaico: ecco, è esattamente quello che ha fatto Fatica, mettendo qui e là termini italiani arcaici, senza un criterio ma solo come “abbellimento” della traduzione, quasi a voler strizzare l’occhiolino al lettore dicendogli “vedi come sono bravo a usare i dizionari?”

È esattamente questo il significato della filologicità della traduzione di Ottavio Fatica, tanto vantata dai suoi revisori di AIST: la perizia usata nella consultazione dei dizionari della lingua italiana. Il più consultato è stato specialmente quello dei sinonimi e contrari, cui si è dato fondo con le mille rese della medesima cosa: forrapoggiovallevallea, eccetera. Il Théoden di Fatica parla esattamente come Tolkien diceva che non doveva parlare, e la cosa strana è che le lettere del nostro Autore sono state recentemente ritradotte da Lorenzo Gammarelli, anche lui socio AIST. Sarà stato questo un vuoto di memoria di coloro che dovevano occuparsi della resa “più tolkieniana possibile” della traduzione?

 

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https://ifiglidifeanor.home.blog/

 

https://ifiglidifeanor.home.blog/2020/05/12/commento-testuale-le-due-torri-cap-2-i-cavalieri-del-mark/

 

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THE KING’S SPEECH

 

unless there is much amiss in Rohan / a meno che a Rohan non siano messi molto male. Come spesso accade, Aragorn viene fatto parlare in un registro basso/colloquiale inadatto al personaggio.

‘Stay!’ he shouted. / “Alt!” gridò. Niente battute sui Forestali… Niente battute sui Forestali… Niente b…

And yet even I / Ma perfino il sottoscritto: no, non possiamo resistere. Questo è un rapporto dei carabinieri, malgrado tanti segnalatori di registro alto, a cominciare dall’And iniziale.

Not idly do the leaves of Lórien fall / Le foglie di Lórien non cadono per cadere: in italiano è incomprensibile. Se fosse “non cadono tanto per cadere” sarebbe più chiaro, ma sempre un abbassamento abissale di registro rispetto all’inversione “alta” Not idly do the leaves fall. Letteralmente: “Non per caso cadono le foglie di Lórien”.

Maybe, I could lead you at guess in the darkness and hold to the line / A occhio e croce potrei anche riuscire a guidarvi al buio e mantener la rotta: pare che “a occhio e croce” sia un modo di dire antichissimo, risalente al mondo dei tessitori. Avrebbe quindi la sua dignità, ma è talmente di uso comune da essere passato nel registro “medio/basso” dell’italiano. Sorvoliamo sulla metafora marinara che segue. La frase potrebbe essere girata, per esempio: “Forse potrei condurvi indovinando la retta via nell’oscurità” o qualcosa di simile.

Here is the Sword that was Broken and is forged again / Ecco la Spada che ha subìto il danno e di nuovo hanno forgiato: già visto, già deprecato.

Nay! / Macchè! (Legolas.) Abbassamento inutile (un semplice “no” faceva brutto?) di una parola arcaica e spesso solenne, tanto da essere tuttora usata nelle votazioni al Congresso degli Stati Uniti. “Approvate questa mozione?” “Macchè!” (A meno che Tolkien non intendesse fare di Legolas uno scozzese, o un pirata.)

 

 

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La cosa per me buffa è che nel test di traduzione che feci e superai per la Square-ENIX c'era, tra le altre cose, un brano da Il Signore degli Anelli. Che io non conoscevo (come non conosco), non potevo riconoscere, e quindi tradussi e adattati "con pupille non offuscate". :-)

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L'unica cosa su cui potrei trovarmi d'accordo è "Hold the line". Ma dovrei avere presente la scena per capire meglio. Per il resto mi sembrano accuse scritte giusto per dire qualcosa. Ad esempio "non cadono per cadere" mi sembra renda bene il concetto  e mi ricorda molto "non lo faccio tanto per", cioè "non lo faccio così a cazzo gusto per farlo".

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51 minutes ago, Chocozell said:

L'unica cosa su cui potrei trovarmi d'accordo è "Hold the line". Ma dovrei avere presente la scena per capire meglio. Per il resto mi sembrano accuse scritte giusto per dire qualcosa. Ad esempio "non cadono per cadere" mi sembra renda bene il concetto  e mi ricorda molto "non lo faccio tanto per", cioè "non lo faccio così a cazzo gusto per farlo".

Lo hai visto si che è una traduzione sbagliata? (A prescindere dalla resa e dal discorso del tono "alto" della frase)

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39 minutes ago, ryoga said:

Not idly do the leaves of Lórien fall

 

Idly non tradotto, e aggiunto un secondo verbo inesistente nella frase

Eh, appunto. Secondo me non è un error di traduzione. "idly" è un avverbio che indica il fare qualcosa senza un motivo preciso(a caso, come diceva prima): "non cadono per cadere->non cadono giusto per cadere->non cadono svogliatamente/non cadono a caso". Possiamo concordare che la doppia presenza di "cadere" sia indebita, ma è una scelta di resa della frase(o di idly, volendo) . 

Modificato da Chocozell
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