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How Do You Live?/Kimi-tachi wa Dō Ikiru ka/The Boy and the Heron


Roger

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3 ore fa, genbu77 ha scritto:

ah quindi non posto il trailer?...per non indurre in tentazione....:giggle:(io l ho visto...comunque roba di un minuto e 11 secondi di durata)

Massì non ero poi così serio. Era facilmente deducibile che una roba come quella che è stata fatta in Giappone fosse impossibile da riproporre anche qui da noi. Basti pensare alla faccenda del pamphlet e di come la maggior parte dei siti di informazione (anche quelli più "seri") che hanno divulgato le immagini contenute all'interno di esso se ne siano altamente fregati di tutto a priori. Nel senso, era tutto così prevedibile che non ne vale neanche la mena di mettersi a biasimare, però un pochino è comunque un peccato, almeno per me.

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  • 4 weeks later...
  • 4 weeks later...

A tratti indecifrabile. Forse va rivisto, forse è questo lo scopo e magari le inevitabili analisi troveranno un senso in cose che non vogliono averlo, sta di fatto che non tutto è chiaro e se le immagini restano belle, il resto sarà poco digeribile per il grande pubblico. A me è piaciuto, ma amo i film onirici. Sono curiosissimo di vedere le reazioni.

Ah, il titolo internazionale è molto scemo

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On 10/29/2023 at 11:52 PM, Aldo said:

A tratti indecifrabile. Forse va rivisto, forse è questo lo scopo e magari le inevitabili analisi troveranno un senso in cose che non vogliono averlo, sta di fatto che non tutto è chiaro e se le immagini restano belle, il resto sarà poco digeribile per il grande pubblico. A me è piaciuto, ma amo i film onirici. Sono curiosissimo di vedere le reazioni.

Stilisticamente, credo che la struttura venga dai racconti tipici di Miyazawa Kenji. La struttura di cui dico è, tipicamente, quella di un bildunsroman in cui un personaggio compie un viaggio in cui si affacciano episodicamente creature fantastiche, che gli lasciano un insegnamento ciascuna: è così Ginga Tetsudou no Yoru (i vari passeggeri che entrano in treno), ma è così anche Gauche il violoncellista, i vari animaletti che gli fanno visita, ed è appunto una tipica struttura dei racconti di crescita di Kenji.

Contenutisticamente, credo che si tratti di una riconsiderazione della visione "terapeutica infantile, indi a scadenza" dell'escapismo nella finzione (fruita) de giovane Miyazaki, che prima di vedere Hakujaden aveva trovato un lenitivo alle sue difficoltà infantili (spesso malatino, debole, dapprima con prognosi inferiore ai vent'anni di vita) nella lettura dei manga. La sua risoluzione infantile era quella di diventare un mangaka per portare divertimento al prossimo e in questo guadagnare dignità di esistenza. Questo fino all'epifania animata di Hakujaden, quando la sua aspirazione virò verso l'animazione.

Queste sono tutte informazioni ufficiali provenienti dai materiali raccolti per Ponyo (un dietro le quinte da 12 ore e mezza). Lo slogan giapponese del film era "CHE BELLO ESSERE NATI!". Ma anche con i suoi traumetti alle spalle, Miyazaki non era mai riuscito ad accettare La tomba delle lucciole, "come possono le anime dei due bimbi essere pacificate?", si chiedeva rabbioso. Del resto, proprio lui è un po' come "un Seita a cui è andata bene", dato che lo zio e il padre lavoravano nell'industria pesante paramilitare, guadagnavano "barche di soli" (parole sue) e mettevano pane e pure cioccolato sulla tavola di famiglia, al punto che il giovane M. avrebbe poi potuto rinfacciare al padre di essere stato un collaborazionista (parole sue, ancora).

Essenzialmente, Miyazaki ha dichiarato che il suo scopo era portare sollievo ai bambini con una "buona" finzione. Tuttavia, essendo lui stesso un otaku (in denial), credo abbia sempre vissuto questa missione esistenziale in modo ambivalente. Anche nevrotico, certo, specie nel rapporto con Takahata, un "vero adulto" contro di lui che restava "un bambino" (giudizi di Anno Hideaki, nel commentario di Nausicaä, poi riprese alla presentazione stampa di Kaze Tachinu), che faceva del realismo espressivo la sua principale cifra stilistica. A tutti gli effetti, se Miyazaki ha sempre fatto animazione per mostrare ai bambini un mondo "on come è, ma come vorrei che fosse" (parole sue), Takahata ha sempre usato l'animazione per fare dei  "documentari sull'umanità" (parole mie).

In ogni caso, quando M. ebbe grande successo con Kiki, la comunità degli otaku lo criticò perché ormai i suoi film sembravano "cinema giapponese" e non più "anime" allora lui scrisse un famoso articolo su Animage intitolato "Perché non posso più realizzare film di mero divertimento" e motivando consciamente la sua "svolta", ma poi fece Porco Rosso, che infatti nasceva come cortometraggio, per uomini adulti, e tratto da un fumettino di modellismo, il suo hobby che infatti lui continua a considerarlo "un film stupido" (cfr. "Il regno dei sogni e della follia", dialogo con Sankichi). Perché, per lui, non ha una degna ragion d'essere.

In più, M. ha sempre proiettato sé e molte sue precise memorie nei suoi film. In particolare, in Totoro, Miyazaki ha proiettato sé stesso in Satsuki - il che è noto (dichiarato), e la condizione della madre in sanatorio in quella di sua madre che aveva contratto la tubercolosi spinale. Poi ha proiettato sua madre in Toki di Ponyo - il che è noto. I due bimbi del caso erano invece modellati su suo figlio Gorou e Fuki, la figlia piccola di Kondou Katsuya. Il che è pure tutto noto. Ah, per la serie "uova do Colombo 3.0", ma ci credete che sono arrivato OGGI a notare che il canovaccio di Ponyo è essenzialmente sempre Hakujaden? Che tardo che sono. Eppure è evidente, no? Serpente/Pescemaledetto [faccia umana] viene salvato da principe/ragazzino, che le vuole bene a dispetto di tutto - poi i due vengono divisi, e lei da il giro al mondo per riunirsi a lui. La prima parte della fabula era anche in Nausicaä bimba col piccolo Ohm, chiaramente.

Per la cronaca, in Ponyo, Toki che si alza dalla sedia a rotelle senza rendersene conto è Klara in Heidi. Gli scafi delle barche ormeggiate che viste da sott'acqua dopo l'alluvione sembrano aquiloni è ancora il secondo episodio di Panda Kopanda. :-)

Edited by Shito
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13 ore fa, Shito ha scritto:

In ogni caso, quando M. ebbe grande successo con Kiki, la comunità degli otaku lo criticò perché ormai i suoi film sembravano "cinema giapponese" e non più "anime"

Critica molto strana, specie alla fine degli anni '80. Come se da noi a quell'epoca non si fosse concepito cinema nazionale diverso dal neorealismo! (Scusate OT e doppio post.)

Edited by Anonimo (*lui*)
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14 hours ago, Shito said:

Stilisticamente, credo che la struttura venga dai racconti tipici di Miyazawa Kenji. La struttura di cui dico è, tipicamente, quella di un bildunsroman in cui un personaggio compie un viaggio in cui si affacciano episodicamente creature fantastiche, che gli lasciano un insegnamento ciascuna: è così Ginga Tetsudou no Yoru (i vari passeggeri che entrano in treno), ma è così anche Gauche il violoncellista, i vari animaletti che gli fanno visita, ed è appunto una tipica struttura dei racconti di crescita di Kenji.

Contenutisticamente, credo che si tratti di una riconsiderazione della visione "terapeutica infantile, indi a scadenza" dell'escapismo nella finzione (fruita) de giovane Miyazaki, che prima di vedere Hakujaden aveva trovato un lenitivo alle sue difficoltà infantili (spesso malatino, debole, dapprima con prognosi inferiore ai vent'anni di vita) nella lettura dei manga. La sua risoluzione infantile era quella di diventare un mangaka per portare divertimento al prossimo e in questo guadagnare dignità di esistenza. Questo fino all'epifania animata di Hakujaden, quando la sua aspirazione virò verso l'animazione.

Queste sono tutte informazioni ufficiali provenienti dai materiali raccolti per Ponyo (un dietro le quinte da 12 ore e mezza). Lo slogan giapponese del film era "CHE BELLO ESSERE NATI!". Ma anche con i suoi traumetti alle spalle, Miyazaki non era mai riuscito ad accettare La tomba delle lucciole, "come possono le anime dei due bimbi essere pacificate?", si chiedeva rabbioso. Del resto, proprio lui è un po' come "un Seita a cui è andata bene", dato che lo zio e il padre lavoravano nell'industria pesante paramilitare, guadagnavano "barche di soli" (parole sue) e mettevano pane e pure cioccolato sulla tavola di famiglia, al punto che il giovane M. avrebbe poi potuto rinfacciare al padre di essere stato un collaborazionista (parole sue, ancora).

Essenzialmente, Miyazaki ha dichiarato che il suo scopo era portare sollievo ai bambini con una "buona" finzione. Tuttavia, essendo lui stesso un otaku (in denial), credo abbia sempre vissuto questa missione esistenziale in modo ambivalente. Anche nevrotico, certo, specie nel rapporto con Takahata, un "vero adulto" contro di lui che restava "un bambino" (giudizi di Anno Hideaki, nel commentario di Nausicaä, poi riprese alla presentazione stampa di Kaze Tachinu), che faceva del realismo espressivo la sua principale cifra stilistica. A tutti gli effetti, se Miyazaki ha sempre fatto animazione per mostrare ai bambini un mondo "on come è, ma come vorrei che fosse" (parole sue), Takahata ha sempre usato l'animazione per fare dei  "documentari sull'umanità" (parole mie).

In ogni caso, quando M. ebbe grande successo con Kiki, la comunità degli otaku lo criticò perché ormai i suoi film sembravano "cinema giapponese" e non più "anime" allora lui scrisse un famoso articolo su Animage intitolato "Perché non posso più realizzare film di mero divertimento" e motivando consciamente la sua "svolta", ma poi fece Porco Rosso, che infatti nasceva come cortometraggio, per uomini adulti, e tratto da un fumettino di modellismo, il suo hobby che infatti lui continua a considerarlo "un film stupido" (cfr. "Il regno dei sogni e della follia", dialogo con Sankichi). Perché, per lui, non ha una degna ragion d'essere.

In più, M. ha sempre proiettato sé e molte sue precise memorie nei suoi film. In particolare, in Totoro, Miyazaki ha proiettato sé stesso in Satsuki - il che è noto (dichiarato), e la condizione della madre in sanatorio in quella di sua madre che aveva contratto la tubercolosi spinale. Poi ha proiettato sua madre in Toki di Ponyo - il che è noto. I due bimbi del caso erano invece modellati su suo figlio Gorou e Fuki, la figlia piccola di Kondou Katsuya. Il che è pure tutto noto. Ah, per la serie "uova do Colombo 3.0", ma ci credete che sono arrivato OGGI a notare che il canovaccio di Ponyo è essenzialmente sempre Hakujaden? Che tardo che sono. Eppure è evidente, no? Serpente/Pescemaledetto [faccia umana] viene salvato da principe/ragazzino, che le vuole bene a dispetto di tutto - poi i due vengono divisi, e lei da il giro al mondo per riunirsi a lui. La prima parte della fabula era anche in Nausicaä bimba col piccolo Ohm, chiaramente.

Per la cronaca, in Ponyo, Toki che si alza dalla sedia a rotelle senza rendersene conto è Klara in Heidi. Gli scafi delle barche ormeggiate che viste da sott'acqua dopo l'alluvione sembrano aquiloni è ancora il secondo episodio di Panda Kopanda. :-)

Questo aspetto l'ho trovato abbastanza chiaro,

 

c'è anche il prozio che è diventato pazzo "perché ha letto troppi libri", detta proprio così

Altri probabilmente richiedono competenze culturali che non ho

 

come il meteorite caduto nell'era Meiji

Ma ci sono altre cose, forse secondarie, che per me avevano proprio la non-logica del sogno:

 

Perché Natsuko va a partorire nel mondo fantastico? Perché incontrano la madre bambina?

C'è anche da dire che forse la traduzione non era delle migliori, o almeno così mi hanno detto.

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  • 1 month later...
  • 3 weeks later...

Armandino, sei il primo in assoluto che ne scoraggia la visione, probabilmente! ;D Io ho solo le informazioni di seconda mano e non so se riuscirò ad andare in questi giorni (e a malapena mi ricordavo che sarebbe uscito oggi, dato che non ho visto alcuna pubblicità a parte il trailer su YouTube!). Ti è sembrato privo di profondità?

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43 minuti fa, Anonimo (*lui*) ha scritto:

Armandino, sei il primo in assoluto che ne scoraggia la visione, probabilmente! ;D Io ho solo le informazioni di seconda mano e non so se riuscirò ad andare in questi giorni (e a malapena mi ricordavo che sarebbe uscito oggi, dato che non ho visto alcuna pubblicità a parte il trailer su YouTube!). Ti è sembrato privo di profondità?

Sto mettendo un attimo in ordine dei pensieri che ho riguardo al film e all'autore che c'è dietro al film. Per dire, sono passate solamente tre ore dalla visione e ho già riconsiderato una scena, questo ha valore.

Di mio ti invito ad andarlo a guardare, anche perchè leggerti è sempre un piacere e mi interessa sapere cosa ne pensi.

Comunque sì, mi è sembrato privo di profondità. Ma su questo ci torno più tardi.

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Non so se inviare con gli intercalari fatti in cgi, il che non e' un male di per sé, ma quando accenni a movimenti ampi sul posto, dato che devi diminuire il frame rate per non essere troppo fluido, si vedono degli scatti relativi all'ampiezza del movimento. Come a volte degli elementi che per un istante galleggiano rispetto alla struttura di un oggetto, come nella scena dell'arrivo della nuova madre. Un po' alla Mulan, insomma

La questione del libro passa totalmente inosservata in quanto qui manco si sono presi la briga di mettere un cartello sul titolo dell'ultimo libro in evidenza che il protagonista mette nella cartella.

La vicenda e' una presa in giro per lo spettatore; a volte pensavo che l'unica cosa interessasse al regista fosse quella di  muovere le rotondità dei così che si muovevano sullo schermo.

Tralasciando un certo riciclo.

Con in qualche modo uno spunto similare, qua svolto totalmente a caso, potete tranquillamente vedere l'ultimo di Shinkai

E per inciso, il poter tornare indietro nel tempo fino a citare il Kojiki,non e' che sia un qualcosa che aggiunga valore, sono tutte cose metabolizzate nella cultura giapponese 

Sarebbe un po' come dire che arrivare a riferimenti al "se pareba boves" aggiungesse valore ad un qualche scritto italiano contemporaneo 

 

8724563f7821019288862dc2bb25ceaf.jpg

O anche come dovremmo considerare serie come questa in cui il nendo ha nella confezione un airone, data la sua presenza nella serie?

Per quanto a me piaccia parecchio 

(Ma poi che fine aveva fatto paworks)

 

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Sì, hai ragione. Sarà che questa volta sto assistendo al tutto mentre avviene, e la cosa mi fa effetto.

Per dire, questo video è orripilante a tal punto da suscitare ilarità, e non è neanche minimamente la cosa peggiore che mi è capitata davanti.

Lo scenario peggiore che mi è capitato davanti è quello di persone che non è che hanno visto un'altra scena, un'altra immagine, un altro significato... Hanno proprio visto un altro film. 

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On 10/30/2023 at 11:16 PM, Shito said:

Stilisticamente, credo che la struttura venga dai racconti tipici di Miyazawa Kenji. La struttura di cui dico è, tipicamente, quella di un bildunsroman in cui un personaggio compie un viaggio in cui si affacciano episodicamente creature fantastiche, che gli lasciano un insegnamento ciascuna: è così Ginga Tetsudou no Yoru (i vari passeggeri che entrano in treno), ma è così anche Gauche il violoncellista, i vari animaletti che gli fanno visita, ed è appunto una tipica struttura dei racconti di crescita di Kenji.

Contenutisticamente, credo che si tratti di una riconsiderazione della visione "terapeutica infantile, indi a scadenza" dell'escapismo nella finzione (fruita) de giovane Miyazaki, che prima di vedere Hakujaden aveva trovato un lenitivo alle sue difficoltà infantili (spesso malatino, debole, dapprima con prognosi inferiore ai vent'anni di vita) nella lettura dei manga. La sua risoluzione infantile era quella di diventare un mangaka per portare divertimento al prossimo e in questo guadagnare dignità di esistenza. Questo fino all'epifania animata di Hakujaden, quando la sua aspirazione virò verso l'animazione.

Queste sono tutte informazioni ufficiali provenienti dai materiali raccolti per Ponyo (un dietro le quinte da 12 ore e mezza). Lo slogan giapponese del film era "CHE BELLO ESSERE NATI!". Ma anche con i suoi traumetti alle spalle, Miyazaki non era mai riuscito ad accettare La tomba delle lucciole, "come possono le anime dei due bimbi essere pacificate?", si chiedeva rabbioso. Del resto, proprio lui è un po' come "un Seita a cui è andata bene", dato che lo zio e il padre lavoravano nell'industria pesante paramilitare, guadagnavano "barche di soli" (parole sue) e mettevano pane e pure cioccolato sulla tavola di famiglia, al punto che il giovane M. avrebbe poi potuto rinfacciare al padre di essere stato un collaborazionista (parole sue, ancora).

Essenzialmente, Miyazaki ha dichiarato che il suo scopo era portare sollievo ai bambini con una "buona" finzione. Tuttavia, essendo lui stesso un otaku (in denial), credo abbia sempre vissuto questa missione esistenziale in modo ambivalente. Anche nevrotico, certo, specie nel rapporto con Takahata, un "vero adulto" contro di lui che restava "un bambino" (giudizi di Anno Hideaki, nel commentario di Nausicaä, poi riprese alla presentazione stampa di Kaze Tachinu), che faceva del realismo espressivo la sua principale cifra stilistica. A tutti gli effetti, se Miyazaki ha sempre fatto animazione per mostrare ai bambini un mondo "on come è, ma come vorrei che fosse" (parole sue), Takahata ha sempre usato l'animazione per fare dei  "documentari sull'umanità" (parole mie).

Per chi l'ha visto, rilancio le mie intuizioni alla cieca. :-)

Edited by Shito
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