Jump to content

How Do You Live?/Kimi-tachi wa Dō Ikiru ka/The Boy and the Heron


Roger

Recommended Posts

IL RAGAZZO, L'AIRONE E IL PARERE NON RICHIESTO
Partiamo da una premessa doverosa: ogni prodotto di intrattenimento che si rispetti, serio o faceto che sia, dovrebbe essere costruito affinchè venga fruito dalla propria audience di destinazione e per questo goduto; per far ciò bisogna rispettare alcune regole fondanti tra cui la scrittura di una trama che sia a supporto del messaggio che si intende veicolare, diversamente diventa un esercizio di stile, un prodotto che non è di intrattenimento.
 
Viene quindi da chiedersi, prima di tutto, chi sia l'audience di riferimento de Il Ragazzo e l'Airone, titolo internazionale di "E tu, come vivi?" dell'ultimo (fino al prossimo annuncio che per altro c'è già stato) lavoro di Hayao Miyazaki che, diciamolo, non è proprio il primo che passa per strada e che ci propone un prodotto di animazione.
 
La risposta, dopo dodici ore abbondanti di riflessione, è che probabilmente l'audience di riferimento di questa storia (se storia si può parlare) è Hayao Miyazaki stesso, lui e i suoi succubi che si stanno sperticando in pareri da NON SIAMO DEGNI pur di non riconoscere che, dal punto di vista della composizione, questo film non è altro che una bellissima scatola vuota, un esercizio di stile appunto.
Dal punto di vista tecnico siamo davanti a un prodotto ineccepibile dove nessun dettaglio è lasciato al caso, nessun colore è scelto in maniera randommica, nessuna inquadratura non ha attraversato un profondo lavoro di studio e di progettazione... Il che, mi spiace dirlo, se all'apertura viene mostrato il logo di Totoro, non è qualificabile come punto degno di nota, semplicemente viene dato per scontato anche perchè Studio Ghibli credo sia l'unica entità della giappovisione che può chiamare ad avere come bottegai i seguenti studi (no ok c'è anche Hideaki Anno che però poi finisce sempre per tornare a fare lo schiavo di Miyazaki e deve somatizzare la cosa per anni):
- Production IG (Ghost in the Shell)
- Studio 4C (Spriggan)
- Studio Khara (devo pure scriverlo?)
- Studio Ponoc (ovvero gli scappati di casa del Ghibli)
- Ufotable (Fate e Demon Slayer)
- Yostar (bottegai anche per Frieren e Suzume)
 
Aggiungiamo che come direttore dell'animazione si è scomodato Takeshi Honda (Evangelion, Gunbuster, Macross Plus) e in generale in ogni comparto si può trovare uno dei nomi più influenti degli ultimi 40 anni per la relativa competenza quindi non ci si poteva aspettare un lavoro che tecnicamente non fosse l'apoteosi della giappoanimazione.
 
Quello che resta fuori dal comparto tecnico, come dicevo, è una storia che non ha nessun destinatario, un bildungsroman che propone, attraverso singoli episodi quasi compartimentati e che pertanto manca di un vero filo conduttore, che introduce personaggi unicamente con lo scopo di mandare il protagonista incontro alla sua epifania e ai titoli di coda, epifania che peraltro non è nemmeno del protagonista ma di Miyazaki stesso.
Ed è infatti nelle battute finali che si scorge forse il senso dell'opera, ovvero una colossale presa di consapevolezza di una persona che, dopo aver sputato su quasi tutta l'animazione prodotta in Giappone fuori dal suo studio capisce finalmente, alla veneranda età di 80 anni, che esistono altri mondi al di fuori del suo, mondi di cui non fa parte, mondi di cui non è in grado di esserne parte ma che in ogni caso possiedono una loro dignità.
Non esisterà mai un suo successore, il suo mondo finirà ma non per questo l'esistenza stessa cesserà di esistere, altri mondi nasceranno, altri mondi moriranno e saranno tutti altrettanto validi.
 
Dopo Anno che fa pace con se stesso in Evangelion 3.0+1.0, forse anche Miyazaki si rassegna al fatto che il mondo andrà avanti senza di lui e senza lo Studio Ghibli, il problema è che per farlo ci mette davanti a 2 ore secche di spettacolo dove, quello che ci lascia è, forse, la migliore merda d'uccello animata di sempre e la consapevolezza che, morti Takahata e Kon, l'unità di misura della tecnica registica per tutti gli aspiranti registi giapponesi che si vogliono lanciare in quell'inferno chiamato animazione è ancora Hayao Miyazaki.
Sipario.
  • Like 1
Link to comment
Share on other sites

ou nou un altro film di miyazaki dove miyazaki, in fin dei conti, parla di sè?! questo è quello che il suo pubblico vuole e, salvo casi anomali, piacerà ascoltare le riflessioni ed i viaggi mentali del vecchio guru, nel mentre i suoi apostoli diffonderanno il suo verbo a vecchi e nuovi discepoli. come è sempre stato.

Link to comment
Share on other sites

35 minutes ago, Roger said:

ou nou un altro film di miyazaki dove miyazaki, in fin dei conti, parla di sè?! questo è quello che il suo pubblico vuole e, salvo casi anomali, piacerà ascoltare le riflessioni ed i viaggi mentali del vecchio guru, nel mentre i suoi apostoli diffonderanno il suo verbo a vecchi e nuovi discepoli. come è sempre stato.

Non hai capito.

Qua siamo OLTRE questo discorso.

Link to comment
Share on other sites

Curioso:

Il 1/1/2024 Alle 23:28, Shuji ha scritto:

La questione del libro passa totalmente inosservata in quanto qui manco si sono presi la briga di mettere un cartello sul titolo dell'ultimo libro in evidenza che il protagonista mette nella cartella.

 

1 ora fa, Lord Gara ha scritto:

E in effetti pure il cartello nel film lo riporta come dici tu quando viene sfogliato il romanzo... Mea culpa.

ll titolo originale compare in più punti o girano due copie con diverse postproduzioni?

Link to comment
Share on other sites

C'è solo in un punto, ovvero quando Mahito trova il libro lasciatogli dalla madre, libro che da il titolo al film ma, sinceramente, è un dettaglio che nell'economia del film è assolutamente irrilevante dal mio punto di vista.

Link to comment
Share on other sites

19 minutes ago, Lord Gara said:

C'è solo in un punto, ovvero quando Mahito trova il libro lasciatogli dalla madre, libro che da il titolo al film ma, sinceramente, è un dettaglio che nell'economia del film è assolutamente irrilevante dal mio punto di vista.

Il che e' surreale.

Comunque e' un modo di recuperare il titolo, dato che non ha molto senso esista, visto che quello non era il titolo del libro ma la domanda che nel libro alla fine, dopo aver raccontato praticamente tre carriere, l'autore del libro faceva al lettore.

E' un continuo non sense.

Link to comment
Share on other sites

On 1/3/2024 at 7:26 PM, Lord Gara said:

E in effetti pure il cartello nel film lo riporta come dici tu quando viene sfogliato il romanzo... Mea culpa.

Forse nella cartella stampa il titolo è stato tradotto dall'inglese, che è infido, perché come sappiamo "you" è sia singolar che plurale. :-)

Non vedo nessuna colpa da imputarti.

Link to comment
Share on other sites

Più che altro è strano che la cartella stampa lo sbagli quando il romanzo è uscito in italiano col titolo corretto e pure Wikipedia traduce correttamente. Va be', capita. (Per dire, leggermente in OT, un articolo introduttivo su Miyazaki uscito qualche giorno fa su testata solitamente accurata ha definito Takahata "talentuoso animatore", quando appunto bastava copiare da Wikipedia.)

Edited by Anonimo (*lui*)
Link to comment
Share on other sites

Secondo quanto spiegato personalmente a Tokyo da Suzuki Toshio a Luca Raffaelli, e da lui riportato nella sua intervista pubblicata credo sul Venerdì di Repubblica, il film (con quello stesso titolo) era dapprima "una storia sul rapporto tra Miyazaki e Takahata", ma con la morte del più anziano dei due, il regista più giovane ha buttato tutto l'ekonte fatto sino a quel punto e ha ricominciato da zero un nuovo film. Il che è ben comprensibile, secondo me. Non è rispettoso fare un film autobiografico su n rapporto con un amico della vita quando poi quello non ci sarà a vederlo, contestarlo, approvarlo. Quindi forse il film è diventato "un altro film", tutto autobiografico (allegoricizzato) sul solo regista, ovvero sulla sua riconsiderazione sul ruolo della finzione escapistica "a termine" come cura sintomatica dei dolori dell'infanzia (una sorta di analgesico, insomma), a là "La storia senza fine" (il libro, con anche la seconda parte, capiamoci). Ma il titolo era già assegnato, e non è cambiato. Quindi è possibile che il "ruolo" del testo originale del libro all'interno del film sia molto cambiato in corso di ideazione e realizzazione della pellicola.

Forse.

Edited by Shito
Link to comment
Share on other sites

Lho scritto anche sopra questo (e pure in chat, lol)

Mi riferisco solo appunto alla frase,che almeno recupererebbe un qualche senso. Che già non esiste dato che hanno messo un secondo titolo. 

Che ha pure meno senso dell'altro. 

Link to comment
Share on other sites

Per il resto non posso non continuare ad essere tranchant su sto film.

Un film in cui non per capirlo, ma per cogliere i riferimenti che in realtà sono pure poco allegorici, devi

Conoscere la filmografia dell'autore

Conoscere l'estetica dell'autore

Conoscere la biografia dell'autore

Considerando quindi che tutto ciò che e' un qualche riferimento non e' non solo non presente nel film, ma fa anzi riferimenti esterni, considerando che ogni opera deve essere considerata per se stessa, anzi, lo considero come un solipsismo senile.

Link to comment
Share on other sites

posto che la stragrande maggioranza delle recensioni reperibili online su siti e stampa specializzata, compresi quelli che sanno tutto di tutto perchè non possono più occuparsi solo di videogames, solo di moda, solo di politica, eccetera (in pratica oggi sono tutti tuttologi di massimo livello), sono chiaramente dei template smielosi da somministrare a seconda dell'autore del caso, mi ha un po' colpito una constatazione:

il film non è diviso in 3 atti, ma va avanti a membro di segugio.

è davvero così? :lolla:

oltre ad essere, in realtà, un film che potrebbe voler dire tutto e niente a seconda di quanto si conosce della biografia ufficiale (non immaginata, estemporanea, costruita dalla plebe) dell'autore.

poi ovviamente ci sarebbero almeno un paio di piani di lettura dell'opera. quello che si vede ed è solo tale, più superficiale (la fabula di per sè), e la metafora (essendo l'autore autoreferenziale, il racconto visto in questa prospettiva ha un suo significato).

per quel che riguarda il secondo caso ok, se ne è scritto. ma il primo? ammettendo che si possa separarlo dal secondo, funziona?

Link to comment
Share on other sites

1 hour ago, Roger said:

posto che la stragrande maggioranza delle recensioni reperibili online su siti e stampa specializzata, compresi quelli che sanno tutto di tutto perchè non possono più occuparsi solo di videogames, solo di moda, solo di politica, eccetera (in pratica oggi sono tutti tuttologi di massimo livello), sono chiaramente dei template smielosi da somministrare a seconda dell'autore del caso, mi ha un po' colpito una constatazione:

il film non è diviso in 3 atti, ma va avanti a membro di segugio.

è davvero così? :lolla:

oltre ad essere, in realtà, un film che potrebbe voler dire tutto e niente a seconda di quanto si conosce della biografia ufficiale (non immaginata, estemporanea, costruita dalla plebe) dell'autore.

poi ovviamente ci sarebbero almeno un paio di piani di lettura dell'opera. quello che si vede ed è solo tale, più superficiale (la fabula di per sè), e la metafora (essendo l'autore autoreferenziale, il racconto visto in questa prospettiva ha un suo significato).

per quel che riguarda il secondo caso ok, se ne è scritto. ma il primo? ammettendo che si possa separarlo dal secondo, funziona?

Se vuoi ti do anche l'interpretazione realistica del film

"Io vorrei chiudere baracca e burattini e andarmene a fare altro, ma Takahata non c'e più e mio figlio Goro e' un incapace"

  • LOL 1
  • Thanks 1
Link to comment
Share on other sites

Create an account or sign in to comment

You need to be a member in order to leave a comment

Create an account

Sign up for a new account in our community. It's easy!

Register a new account

Sign in

Already have an account? Sign in here.

Sign In Now
  • Recently Browsing   0 members

    No registered users viewing this page.

×
×
  • Create New...

Important Information

By using this site, you agree to our Terms of Use.