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How Do You Live?/Kimi-tachi wa Dō Ikiru ka/The Boy and the Heron


Roger

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Tutto vero.

Credo si trovino però le orride versioni in lingua angloamericana, tipo Mr. Wonderbird, che temo fu quello che videro T. e M.

Ah, vorrei anche vedere la vera versione cinematografica, incompleta, di Hotaru no Haka...

Edited by Shito
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Francamente, come quasi sempre mi accade da un quindici anni a questa parte, non he ho alcun impulso. Per citare un mio caro amico e corrispondente: "Lo si vedrà quando capiterà di vederlo." Del resto, ci sono film Ghibli che non avevo ami visto finché non ci lavorai sopra, e plausibilmente se non l'avessi fatto non li avrei mai visti in assoluto. E sono forse la maggioranza? Di Takahata avevo visto solo Hotaru no Haka a 18 anni, eppure proprio lui è "il mio regista preferito " (che schifo di espressione: è stato un intellettuale il cui pensiero, una volta scopertolo, mi è sempre stato e rimane molto molto caro). Anche di GAiNAX non ho visto nulla di più recente di Abenobashi MahouShoutengai, inutile dire che di Anno post-GAiNAX non ho visto nulla. Ma non fraintendermi: non è qualcosa che dico con stupido orgoglio (di cosa, poi?) o come un vanto (pfff...) - è solo così che è, del tipo "sono fatto così". Il mio interesse preventivo per qualsiasi cosa, finzione soprattutto, è praticamente pari a zero. La mia professoressa di filosofia, al liceo, mi disse "ti rendi conto che se le persone fossero come te la nostra specie sarebbe ancora all'età della pietra?" - sic. La mia risposta fu: "sì". Più tardi, un'amica di famiglia (dei miei genitori), psichiatra del CIM all'ospedale civile della città, mi disse serena che ero "il primo caso di portatore sano di depressione che avesse mai incontrato". Dev'essere per questo che sento così tanto il pensiero di Takahata, mi sa. Mi interessa potenzialmente tutto, e se mi interessa magari mi dedico a capirlo a fondo, ma non sento la spinta (figurati la necessità) a sapere nulla. Con certi conoscenti filosofi parlavamo di un "nichilismo positivo" a là Lacan (uno di loro mi pare abbia scritto un libro intitolato "Lacan per la sopravvivenza", ma in giapponese). Per esempio, di questi tempi mi sto interessando ai modelli di aphantasia (non sapevo si chiamasse xosì, ma avevo conosciuto il "disturbo" tramite un giovane scienziato polacco che, essendone affetto, me ne parlò) perintegrare il mio personale modello intellettivo umano, o meglio il mio modello di sviluppo intellettivo umano. Una cosa così. Per esempio, se ti si dice di "immaginare una mela Fuji", tu con quale livello di dettaglio la visualizzi nella tua mente, a occhi chiusi e a occhi aperti? A livello visivo, acustico, olfattivo, gustativo e tattile? Riesci tranquillamente a manipolarla tridimensionalmente nella tua "visione interiore"? Ho scoperto che ci sono tanti tanti gradi di questo livello di "sensorialità immaginifica". Questa cosa è interessante anche pensando all'immaginifico di vari autori, che si mostra essere più "sensoriale" e "solido" (Miyazaki Hayao, per esempio), oppure più "concettuale, logico" (Takahata Isao, per esempio).

Edited by Shito
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Visto ieri, sala quasi piena, facce e persone che mai avrei pensato di vedere ad una proiezione di un film anime.

Film davvero strano per essere di Miyazaki, un film cupo, a tratti nervoso con poco di quel grandioso sense of wonder di alcuni film del passato.  Il protagonista meno empatico di sempre, non c'è verso di rivedersi in lui a meno che non ti chiami Hayao Miyazaki.

E qui il primo aspetto, il pubblico è un necessario contrattempo per poter realizzare il film, film che, lo hanno detto in molti e io concordo, è fatto da Miyazaki per Miyazaki. Badate bene per me in sé non è un difetto, da tempo sto diventando intollerante verso la nostra categoria di fruitori, siano anime, serie o videogiochi o quello che volete, siamo ormai troppo viziati da creatori appiattiti su quello che crediamo di volere e una proposta artistica libera da tutto questo che dia una visione personale ed originale non mediata da niente per me è ossigeno.

Fatta questa non interessante premessa, Il ragazzo e l'Airone zoppica vistosamente nel passo che ha nella narrazione,  la sensazione che mi ha dato è di un film sfilacciato nelle sue parti e poco coeso. ad un certo punto i personaggi vengono introdotti in modo frettoloso come un percorso a tappe forzate per portare Mahiro verso il suo finale, l'unica su cui un po' ci si sofferma è Kiriko ed è quella che ne esce meglio, l'Airone di contro però nonostante lo screentime sembra stare incollato lì perché deve esserci, totalmente inutile da dopo essere stato colpito dalla freccia.

E Giunti al finale?

Io invidio chi è riuscito a dargli un senso anche nell'ottica del solipsismo di questo film, anche con le lenti che possiamo avere noi che abbiamo dimestichezza con l'uomo, il regista e la filmografia, io fatico a capire cosa ha voluto comunicare.

Sono stufo di creare mondi e come Mahito rifiuta di continuare l'opera del prozio, smetto pure io?

Smetto di fare il vecchio borbottone e accetto, come Mahito accetta che la matrigna gli vuole bene ed è il caso di chiamarla madre, che il mondo è questo fatto anche di computer grafica ed intelligenza artificiale?

Oppure come mi ha fatto notare un mio amico torniamo a Nausicaa, il vecchio mondo non va più bene lasciamolo alla sua distruzione e guardiamo al futuro.

"Poesse fero o poesse piuma", può essere di tutto.

A livello meramente visivo, quest'uomo ha ancora una capacità di vedere e mettere su carta dei paesaggi, delle scene,  che sono pazzeschi. Ma sta volta non ho provato il senso di meraviglia maestoso di Mononoke Hime o quello gioioso di Totoro. La cosa che mi ha impressionato del film è il senso di meraviglia crepuscolare un po' dimesso, anche se messa così è un controsenso, ma non so spiegarmi meglio. 

Sul discorso animazione ha detto tutto Gara in modo ineccepibile niente da aggiungere.

Alla fine dei conti il film mi è piaciuto abbastanza, non concordo con le stroncature troppo nette come quelle di Armandino, di cui aspetto di leggere un commento più approfondito, ma neanche coi peana di giornalisti e influencer impazienti di mettersi in fila per l'adorazione. 

Edited by Godai
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3 hours ago, Godai said:

E qui il primo aspetto, il pubblico è un necessario contrattempo per poter realizzare il film, film che, lo hanno detto in molti e io concordo, è fatto da Miyazaki per Miyazaki. Badate bene per me in sé non è un difetto, da tempo sto diventando intollerante verso la nostra categoria di fruitori, siano anime, serie o videogiochi o quello che volete, siamo ormai troppo viziati da creatori appiattiti su quello che crediamo di volere e una proposta artistica libera da tutto questo che dia una visione personale ed originale non mediata da niente per me è ossigeno.

In assoluto, ma proprio assoluto, trovo impossibile non sottoscriverti.

L'ho infatti appena fatto.

Cordialmente e con molte grazie.

Edited by Shito
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1 ora fa, Shuji ha scritto:

Quindi. "Bravo Miyazaki, il film è così così"?

"Potevi fare molto di meglio vecchiaccio", però non ti posso dire che sia un film brutto, per più di metà anzi l'ho trovato particolarmente straniante per essere un film di Miyazaki è stata una sensazione nuova, poi però c'è un evidente incasinamento.  

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4 hours ago, Godai said:

Visto ieri, sala quasi piena, facce e persone che mai avrei pensato di vedere ad una proiezione di un film anime.

Film davvero strano per essere di Miyazaki, un film cupo, a tratti nervoso con poco di quel grandioso sense of wonder di alcuni film del passato.  Il protagonista meno empatico di sempre, non c'è verso di rivedersi in lui a meno che non ti chiami Hayao Miyazaki.

E qui il primo aspetto, il pubblico è un necessario contrattempo per poter realizzare il film, film che, lo hanno detto in molti e io concordo, è fatto da Miyazaki per Miyazaki. Badate bene per me in sé non è un difetto, da tempo sto diventando intollerante verso la nostra categoria di fruitori, siano anime, serie o videogiochi o quello che volete, siamo ormai troppo viziati da creatori appiattiti su quello che crediamo di volere e una proposta artistica libera da tutto questo che dia una visione personale ed originale non mediata da niente per me è ossigeno.

Fatta questa non interessante premessa, Il ragazzo e l'Airone zoppica vistosamente nel passo che ha nella narrazione,  la sensazione che mi ha dato è di un film sfilacciato nelle sue parti e poco coeso. ad un certo punto i personaggi vengono introdotti in modo frettoloso come un percorso a tappe forzate per portare Mahiro verso il suo finale, l'unica su cui un po' ci si sofferma è Kiriko ed è quella che ne esce meglio, l'Airone di contro però nonostante lo screentime sembra stare incollato lì perché deve esserci, totalmente inutile da dopo essere stato colpito dalla freccia.

E Giunti al finale?

Io invidio chi è riuscito a dargli un senso anche nell'ottica del solipsismo di questo film, anche con le lenti che possiamo avere noi che abbiamo dimestichezza con l'uomo, il regista e la filmografia, io fatico a capire cosa ha voluto comunicare.

Sono stufo di creare mondi e come Mahito rifiuta di continuare l'opera del prozio, smetto pure io?

Smetto di fare il vecchio borbottone e accetto, come Mahito accetta che la matrigna gli vuole bene ed è il caso di chiamarla madre, che il mondo è questo fatto anche di computer grafica ed intelligenza artificiale?

Oppure come mi ha fatto notare un mio amico torniamo a Nausicaa, il vecchio mondo non va più bene lasciamolo alla sua distruzione e guardiamo al futuro.

"Poesse fero o poesse piuma", può essere di tutto.

A livello meramente visivo, quest'uomo ha ancora una capacità di vedere e mettere su carta dei paesaggi, delle scene,  che sono pazzeschi. Ma sta volta non ho provato il senso di meraviglia maestoso di Mononoke Hime o quello gioioso di Totoro. La cosa che mi ha impressionato del film è il senso di meraviglia crepuscolare un po' dimesso, anche se messa così è un controsenso, ma non so spiegarmi meglio. 

Sul discorso animazione ha detto tutto Gara in modo ineccepibile niente da aggiungere.

Alla fine dei conti il film mi è piaciuto abbastanza, non concordo con le stroncature troppo nette come quelle di Armandino, di cui aspetto di leggere un commento più approfondito, ma neanche coi peana di giornalisti e influencer impazienti di mettersi in fila per l'adorazione. 

sembra un commento a 3.0+1.0  

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In realtà i pezzi che hai grassettato sono idee che mi sono venute in mente, ma che non mi convincono assolutamente. È che alla fine per me va bene che ti vuoi dire qualcosa, che hai capito qualcosa e che ci hai fatto un film sopra, ma almeno rendimelo chiaro. Oh sia chiaro che sicuramente è un limite mio, magari per altri è tutto chiaro

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17 ore fa, Godai ha scritto:

Io invidio chi è riuscito a dargli un senso anche nell'ottica del solipsismo di questo film, anche con le lenti che possiamo avere noi che abbiamo dimestichezza con l'uomo, il regista e la filmografia, io fatico a capire cosa ha voluto comunicare. [...]

Aggiungo la possibilità che si tratti di nuovo della questione dell'escapismo dalla realtà e della necessità di prendersi delle responsabilità nel mondo reale, tipo Howl :thumbsup: Sulle prime due opzioni che citi sono un po' perplesso, mi sembrano degli inserti eccessivi della biografia di Miyazaki come autore; magari li troverei più giustificati se Mahito fosse mostrato avere un animo particolarmente artistico, mentre (a meno che mi dimentichi qualche scena) questo aspetto non mi sembra sviluppato.

Edited by Anonimo (*lui*)
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Come ho scritto sù, non sono che spunti buttati lì come esempio e non ragionati, il punto del discorso e della critica è che anche mettendomi a ragionare fatico a capire quello che vuole dirmi questo film. 

Che poi, a voler fare una vivisezione un po' fine a se stessa, voi le varie porte come le avete interpretate? Mi pare di capire come porte per altri mondi, io e il mio amico come porte per altre linee temporali. Praticamente Mahito libera la madre che poi tornerà dal mondo in basso e lo concepirà. 

Ma poi se in quel mondo quelle creaturine che serviranno a vendere peluche (Suzuki vecchio marpione) diventeranno bambini su di sopra, una volta distrutto quel mondo come arrivano i bambini di sopra? 

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Visto.

(Tutto ciò che scrivo è IMHO)

Non ho molto da dire rispetto a quanto è già scritto da altri e non so quanto riuscirò eventualmente a portare avanti la discussione in maniera continuativa, ma provo a buttare giù due righe.

Sulla parte tecnica sorvolo.

Sul resto, concordo abbastanza con il post di Godai, anche se devo dire che a me il film è piaciuto più di "un'abbastanza", ma è innegabile che il film abbia diversi problemi, oltre che qualche mancanza. Un po' il sense of wonder, come diceva sempre il buon Godai, un po' l'anonimità della colonna sonora. Forse il primo punto aveva anche senso di non esserci, data la tipologia di film, il secondo non so, mancava di incisività. C'è da dire che ultimamente mi lamento spesso delle colonne sonore. Forse sto diventando sordo. 

Andando avanti, imho, è un film fortemente autoreferenziale, dove Miyazaki parla a sé stesso e se la canta e suona da sola. Stavolta non vuole nemmeno parlare solo ai giapponesi (sporchi gaijin che vogliono vedere i miei film) come lo potevano essere i precedenti film. Qui Miyazaki si fa i fatti suoi e tu vai al cinema a vedere lui che parla da solo e te lo devi pure far stare bene.

E qui passiamo alla tipologia di film. Che film è? Biografico? Un esercizio di stile? Solipsista? E' chiaro il messaggio di fondo: "Lo Studio Ghibli morirà con me", ma il resto è tutto molto fumoso e confuso. E' un film fortemente autoreferenziale, dove sono presenti millantamila citazioni* alla produzione dello studio stesso, ma anche ad opere che hanno influenzato l'autore(e, imho, non solo lui). Alcuni personaggi hanno ruoli non chiarissimi e senza una spiegazione di Miyazaki stesso potremmo stare a discuterne per anni (io personalmente mi sono fatto già una marea di idee e paranoie. Se intervistassi Miyazaki potrei fargli domande da qui a 7 anni). Il film ha inizialmente un ritmo molto lento e calmo, ma all'improvviso cambia passo e diventa frenetico, senza soste o pause (non che sia un male se fatto bene), non si capisce dove voglia andare a parare effettivamente. Non si capisce nemmeno quale sia la conclusione effettiva. Sì, ok. Lo studio ecc...ma poi? E quindi? Che vuoi dire?

*visive e non

Però, niente. Il film mi è piaciuto e lo rivedrei volentieri.

9 minutes ago, Godai said:

Come ho scritto sù, non sono che spunti buttati lì come esempio e non ragionati, il punto del discorso e della critica è che anche mettendomi a ragionare fatico a capire quello che vuole dirmi questo film. 

Che poi, a voler fare una vivisezione un po' fine a se stessa, voi le varie porte come le avete interpretate? Mi pare di capire come porte per altri mondi, io e il mio amico come porte per altre linee temporali. Praticamente Mahito libera la madre che poi tornerà dal mondo in basso e lo concepirà. 

Ma poi se in quel mondo quelle creaturine che serviranno a vendere peluche (Suzuki vecchio marpione) diventeranno bambini su di sopra, una volta distrutto quel mondo come arrivano i bambini di sopra? 

Io ho una mia interpretazione per un po' di cose, ma non so quanto siano effettivamente veritiere o no. Alcune, guardando l'andamento del film, avrebbero senso, ma senza Miyazaki che te lo dica chiaro e tondo, rimangono frutto della mia fantasia.

Per me le varie porte non sono linee temporali, ma altri mondi e idee. Sì, Himi e Mahito entrano in due porte contigue, ma il film non parla di tempo, parla di idee (imho)

43 minutes ago, Anonimo (*lui*) said:

Aggiungo la possibilità che si tratti di nuovo della questione dell'escapismo dalla realtà e della necessità di prendersi delle responsabilità nel mondo reale, tipo Howl :thumbsup: Sulle prime due opzioni che citi sono un po' perplesso, mi sembrano degli inserti eccessivi della biografia di Miyazaki come autore; magari li troverei più giustificati se Mahito fosse mostrato avere un animo particolarmente artistico, mentre (a meno che mi dimentichi qualche scena) questo aspetto non mi sembra sviluppato.

Mahito è chiaramente lui, così come lo era Jiro in Si Alza il vento. Ma anche l'anziano della torre è lui. Sono due facce diverse della stessa medaglia, una che deve ancora trovare il proprio percorso e l'altra che invece è alla fine.

Edited by Chocozell
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On 10/30/2023 at 11:16 PM, Shito said:

Stilisticamente, credo che la struttura venga dai racconti tipici di Miyazawa Kenji. La struttura di cui dico è, tipicamente, quella di un bildunsroman in cui un personaggio compie un viaggio in cui si affacciano episodicamente creature fantastiche, che gli lasciano un insegnamento ciascuna: è così Ginga Tetsudou no Yoru (i vari passeggeri che entrano in treno), ma è così anche Gauche il violoncellista, i vari animaletti che gli fanno visita, ed è appunto una tipica struttura dei racconti di crescita di Kenji.

Contenutisticamente, credo che si tratti di una riconsiderazione della visione "terapeutica infantile, indi a scadenza" dell'escapismo nella finzione (fruita) de giovane Miyazaki, che prima di vedere Hakujaden aveva trovato un lenitivo alle sue difficoltà infantili (spesso malatino, debole, dapprima con prognosi inferiore ai vent'anni di vita) nella lettura dei manga. La sua risoluzione infantile era quella di diventare un mangaka per portare divertimento al prossimo e in questo guadagnare dignità di esistenza. Questo fino all'epifania animata di Hakujaden, quando la sua aspirazione virò verso l'animazione.

Ma anche con i suoi traumetti alle spalle, Miyazaki non era mai riuscito ad accettare La tomba delle lucciole, "come possono le anime dei due bimbi essere pacificate?", si chiedeva rabbioso. Del resto, proprio lui è un po' come "un Seita a cui è andata bene", dato che lo zio e il padre lavoravano nell'industria pesante paramilitare, guadagnavano "barche di soli" (parole sue) e mettevano pane e pure cioccolato sulla tavola di famiglia, al punto che il giovane M. avrebbe poi potuto rinfacciare al padre di essere stato un collaborazionista (parole sue, ancora).

Essenzialmente, Miyazaki ha dichiarato che il suo scopo era portare sollievo ai bambini con una "buona" finzione. Tuttavia, essendo lui stesso un otaku (in denial), credo abbia sempre vissuto questa missione esistenziale in modo ambivalente. Anche nevrotico, certo, specie nel rapporto con Takahata, un "vero adulto" contro di lui che restava "un bambino" (giudizi di Anno Hideaki, nel commentario di Nausicaä, poi riprese alla presentazione stampa di Kaze Tachinu), che faceva del realismo espressivo la sua principale cifra stilistica. A tutti gli effetti, se Miyazaki ha sempre fatto animazione per mostrare ai bambini un mondo "on come è, ma come vorrei che fosse" (parole sue), Takahata ha sempre usato l'animazione per fare dei  "documentari sull'umanità" (parole mie).

Bold news from the past, now with selected bold! :-D

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4 hours ago, Chocozell said:

3    IL RAGAZZO E L'AIRONE (HOW DO YOU LIVE?)    01/01/2024    JPN    LUCKY RED DISTRIB.    € 48.694    7.027    € 5.813.082    789.258

 

 

Sunto; un film totalmente autobiografico, fatto come pareva a lui.

Ok.

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