Anonimo (*lui*) Posted February 8, 2024 Share Posted February 8, 2024 (edited) Qualche dettaglio sulle scelte di adattamento (e sulle linee guida ricevute dallo Studio Ghibli), qualora interessasse: https://movieplayer.it/articoli/il-ragazzo-e-lairone-roberta-bonuglia-teorie-film-miyazaki_31816/ Edited February 8, 2024 by Anonimo (*lui*) Link to comment Share on other sites More sharing options...
Godai Posted February 22, 2024 Share Posted February 22, 2024 Comunque tanto per completezza Il Ragazzo e l'Airone ha vinto anche Miglior Film di Animazione ai recenti BAFTA. Sarà che il vecchiaccio non fa il bis... Link to comment Share on other sites More sharing options...
Roger Posted February 22, 2024 Author Share Posted February 22, 2024 il premio lo ritira di persona o manda l'ambasciatore con letterina di sdegno da leggere pubblicamente? Link to comment Share on other sites More sharing options...
ataru1976 Posted March 11, 2024 Share Posted March 11, 2024 And the Oscar goes to... Link to comment Share on other sites More sharing options...
Roger Posted October 13, 2024 Author Share Posted October 13, 2024 mi sono tolto lo sfizio di guardare questo film. a distanza di mesi perchè non mi è piaciuta la campagna pubblicitaria "al contrario" e soprattutto perchè se ne è parlato bene a dismisura, definendolo capolavoro solo perchè è un film ghibli di quel miyazaki che qualcuna l'ha anche azzeccata nella sua vita, ma imo per quel che ho visto delle sue opere (buona parte) non è mai stato nè un buon storyteller nè ha avuto chissà quali idee. il ragazzo e l'airone racconta la storia di mahito, un ragazzo che viene a contatto con un mondo sì di fantasia, ma concreto e scopre di appartenere ad una realtà temporale tra le tante al cui centro c'è una torre. questa torre è al centro di ogni flusso temporale e vi da accesso, anch'essa appartiene ad una realtà non immune al passare degli anni ed è in un certo modo gestita da un antenato del protagonista; in realtà quello della torre è un mondo apatico e corrotto, e proprio mahito decide di non raccogliere il testimone del suo antenato, che lo aveva scelto per continuarne la gestione, con il risultato di distruggerlo. teoricamente in questo modo mahito ha separato ogni realtà temporale, ed ogni creatura di fantasia perde le caratteristiche non naturali per diventare semplice animale. di per sè è una risposta a: come vivrai? ci sarebbe un leggerissmo, effettivo riferimento al romanzo a cui il film si ispira nel senso che se si pone l'antenato nel ruolo di chi ha deciso cosa fare nella sua vita, nel momento in cui chiede a mahito cosa vuole fare nella sua di vita il suo interlocutore gli risponde picche, ho altro che continuare a fare quello che fai tu. aka la mia vita, specie adesso che ho riconosciuto come tale una nuova madre (e anche qui ce ne sarebbe da dire e ridere per le modalità...) è un film semibiografico, come è stato più volte detto. quindi riferimenti alla vita di miyazaki nei termini di famiglia, storia del proprio paese e soprattutto i membri fondatori (ma non solo) di ghibli. se ne deduce che quest'uomo è stato guidato molto se davvero si rispecchia in mahito, perchè è un qualcosa che va ben oltre l'essere aiutati. se le premesse possono stimolare curiosità ed un interesse, specie nei fanboy dell'autore, il problema del film è che è molto piatto e soffre di sequenze spesso distaccate, non molto organizzate per essere scorrevoli nella loro sequenza. capolavoro, certo. in ultima, perchè 'sto film non vale poi così tanto come invece si è pubblicizzato, c'è la particolare figura dei parrocchetti deficenti, invasori, scagazzoni e assassini. non ho capito cosa rappresenterebbero. il primo pensiero va ovviamente al fascismo, ed il re dei parrocchetti sarebbe un duce. MA non regge con il giappone e se proprio vogliamo dirla come è nella realtà, QUALSIASI movimento od organizzazione di QUALSIASI genere ha bisogno di un leader che sia carismatico ed incarni determinati valori rassicuranti per i suoi follower; dunque l'apparenza di queste figure, anche se militarizzate, non è un testo preciso. ad un certo punto 'sti parrocchetti un po' antropomorfi tirano fuori dei cartelli con la scritta duch. anche qui, il primo pensiero va al duce; ma potrebbe essere duca. o anche quello che c'è escritto, che in russo significa spirito e si ricollega al comunismo. ecco, il film è un po' tutto come 'sta faccenda dei parrocchetti: ci sono riferimenti ma ne esce un discorso fumoso, incerto, indeciso e liberamente interpretabile. troppi WTF. molto buone le animazioni ma a parte i volti non mi sembra un prodotto ghibli. anche il tono è decisamente cupo. 1 1 Link to comment Share on other sites More sharing options...
Shito Posted October 18, 2024 Share Posted October 18, 2024 (edited) Non ho visto questo film, e il tuo commento è quanto di più esaustivo abbia letto sul merito. Non ho visto il film non per spocchia o che, ma per mancanza di impellente sprone (quelli della rassegna di Takahata li ho visti tutti, tra Udine e Trieste, e facevo base a Cividale) - quindi di certo mi capiterà presto o tardi di recuperarlo. Ma per ora, ho trovato il tuo commento alquanto sensato. Sul film sono alla cieca, salvo aver tradotto fedelmente la canzone per un amico che ha scritto un libro sull'autore, e avere parlato dell'autore con un altro amico sempre in ambito professionale, ma sul regista credo di saperne almeno un pochino, quindi il tuo commento "mi torna". Fin da principio, Miyazaki Hayao voleva essere un autore di animazione. Un animatore che si è fatto poi regista forse per un complesso di inferiorità e ammirazione (odi et amo) col vero regista Takahata. Questo in soldoni ce l'ha detto a chiare lettere il buon Ootsuka Yasuo. Quando il regista di animazione si chiamava ancora"enshuutsuka" e non "kantoku", spesso Miyazaki discuteva con Takhata su chi fosse il vero regista dei prodotti animati su cui collaboravano. Detto questo, io credo che un narcisista aggressivo-passivo (wow, come sono à la mode) abbia sempre messo componenti autobiografiche nelle sue cose. Quindi l'inizio di Totoro è un ricordo din infanzia, lo sappiamo per certo. Poi ha messo cose che l'avevano colpito in altri prodotti, à la Anno (solo che lui è prima di Anno), quindi ha ripetuto alla nausea cose che Takahta gli aveva mostrato in Heidi, in Panda Kopanda, e in altre cose più colte che palesemente M. aveva conosciuto per tramite di T. (Paul Valery, Prevert+Grimault, Fredric Back, ecc). E poi ancora ha sempre pescato dal suo "pozzo delle idee", prese e riprese in vari modi. Infine, gli spunti dal suo quotidiano. Quindi Sen e Chihiro sono Miyazawa Kenji (il treno, la morte, cose dichiarate) più la sede distaccata dei palazzi storici del Museo di Edo-Tokyo (è a due passi dalla sede della Ghibli, a Nishi-Koganei), più una sorta di "scissione del seno" stile Melanie Klein, con Yuubaba e Zeniiba gemelle diverse, ma entrambe ibridizzate con il design di Lord Tenniel per AAiW - influenza già vista in Totoro, no? Miyazaki Hayao è fatto così. Come molti autori, si proietta nelle sue opere come forma di autoterapia. Nulla di male, prendere o lasciare. Sulla torre di Edogawa Ranpo mi pare che M. avesse già illustrato qualcosa. Prima o poi sarebbe dovuta saltare fuori in un film. Come per i suoi amati maiali, non si butta via niente. Certo, anche solo la matita di Honda Takeshi varrà per me una non prima, ma buona visione. Per il resto, è dai tempi del post-Kiki che l'autore cerca di mettersi retroattivamente in discussione. Margo Pagot -> Fujimoto -> Horikoshi Jirou e ora a naso direi non uno, ma forse un paio di personaggi qui. Forse. Ma non so. L'escamottage per non rinnegare l'escapismo nella fantasia è definirlo "a tempo", immagino. Siamo nei territori di Michael Ende, mi sa. E mi sa che Miyazaki non lo sa. Ma benone. Un passo alla volta. I meccanismi di difesa di combinano e sclerotizzano in strategie di sopravvivenza. Sempre una questione di mele date e ricevute. Anno Hideaki, in conferenza di Kaze Tachinu, aveva detto "Con questo film Miyasan è diventato un po' adulto. Solo un po'." (sic.) Credo si riferisse al finale cambiato all'ultimo momento. Che con questo successivo passetto sia arrivato persino a fare pace – almeno un pochino – coi fantasmi di Seita e Setsuko? Chissà. Edited October 18, 2024 by Shito 1 Link to comment Share on other sites More sharing options...
crabby_0_0_ Posted October 18, 2024 Share Posted October 18, 2024 Chi per risolvere i propri traumi interiori, è costretto a dover fare uso della propria arte, è davvero un uomo imprigionato, oltreché un narcisista. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Roger Posted October 18, 2024 Author Share Posted October 18, 2024 in questo caso mahito è miyazaki, l'airone è suzuki e l'antenato è takahata. i restanti sono quello che sono, a parte un'anziana protettiva (mi pare di aver letto da qualche parte che fosse la rappresentazione di una colorista dello studio). il che rende la situazione anche un po' imbarazzante se vogliamo, perchè se mahito in definitiva è un ragazzo traumatizzato in cerca di capire cosa vuole e sarà colui che cambia le regole in modo decisivo per tutti, l'airone è sostanzailemente un bugiardo opportunista scontroso e solitario che diventa benevolo a fatica perchè mahito per ragioni non chiare (forse solo necessità) gli mostra amicizia e questo, lentamente, decide di ricambiare (e forse sotto sotto all'airone gli piace essere usato). l'antenato, cioè takahata, è un vecchio gentile ma anch'egli solitario, perso totalmente nella tradizione, che non ha nè la volontà nè la forza di cambiare per fare scelte sensate (e quindi tutta 'sta cultura a cosa è servita veramente?). non ne esce un quadretto di quelli che la gente si immagina da decenni, dove questi individui sono felici, sorridono e producono meraviglie. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Shito Posted October 19, 2024 Share Posted October 19, 2024 (edited) Immagino che la colorista del caso sia l'antica collega Yasuda Michiyo. Devo ancora controllare se fosse la stessa a cui, essendosi infortunata, Miyazaki portava i cel da controllare in ospedale. Piccola digressione: i ruoli relativi al colore, in animazione(giapponese), sono due: 「色彩設計」(shikisai-sekkei) e「色指定」(iro-shitei). I nomi dei ruoli nell'industria dell'animazione giapponese cambiano nel tempo e nei luoghi, talvolta ogni studio di produzione fa le cose a modo suo. Ora come ora, mi pare che quei due ruoli siano abbastanza canonizzati, e che l'intero processo vada sotto il nome di 色彩設定(shikisai-settei)anche se ho visto molte alternative, ricombinazioni, ecc. Essenzialmente, lo shikisai-sekkei (lett: designazione colorazioni, tipo) è il lavoro di creare un'intera tavolozza cromatica per un dato prodotto animato, selezionando una rosa di colori intonati tra loro. Per esempio, avrete notato che la tinta di Nausicaä è molo "acida", un tempo si sarebbe detto persino un po' "lisergica", e anche le musiche hanno un po' quell'eco mistico-indiana (per compensare l'assenza di Dorok? Ahah.) - invece lo iro-shitei (lett: "assegnazione colori") è il decidere quale singola parte di ogni personaggio vada colorata con quale colore preso dalla tavolozza. Tradizionalmente ogni campitura è x3 (normale, illuminato, in ombra). Questo secondo ruolo è più operativo, ed è molto legato alla successiva fase di 「仕上」"shiage" (finiture) e cosa ancor più oberante di "chekku" ovvero la verifica che ogni campitura in ogni cel sia colorata col colore che gli era stato assegnato. Se così non fosse, ogni errore creerebbe un flash di cambio colore di un pezzo di un frame nel flusso dell'animazione. Per la cronaca, in tutti gli episodi di Heidi questo accade una sola volta, per un singolo frame (il colore del pelo di un animale, se ben ricordo, forse Joseph). Avevo sentito (dalla voce di Suzuki, mi pare) che nel film Takahata era incarnato da un personaggio anziano aggiunto dopo la morte del suo modello, ma non so se sia quello che tu dici. In ogni caso, è interessante che Miyazaki si incarni in un ragazzino da Il libro delle cose perdute e metta Takahata – che era a lui maggiore di soli cinque anni – come un anziano. In effetti, credo che per Miyazaki – che aveva da ragazzo conflitti con il padre, benché fosse un figlio di mammà e papà alquanto viziato – Takahata avesse ben preso rappresentato una figura paterna putativa, come un cugino maggiore, uno zio, poi forse proprio un padre putativo nei confronti del quale il figliol prodigo aveva sempre un rapporti di anelante odi et amo, di ammirazione e invia e ammirazione, di sudditanza intellettuale persino. Per un narcisista sociopatico, innamorarsi davvero significa sempre rendersi la vittima volontaria del cannibale, sapete? E così sono tornato à la page. Ah, ecco a voi due belle interviste che toccano anche questo film e i suoi autori: https://fullfrontal.moe/takeshi-honda-the-boy-and-the-heron-interview/ https://fullfrontal.moe/yoshiyuki-tomino/ la seconda è a dir poco paradigmatica, e mi pare riprendere le mosse dall'intervista che lo stesso Tomino rilasciò ai tempi dell'uscita di Ponyo, con i successi veneziani di M. - a quel tempo tradussi l'intervista per il sito Nanoda, quindi la ricordo bene. Ma è brillante che Tomino insista su Freud (per ID-e-on), sulla psicanalisi, sulla filmografia francese (Truffau, Malle, Le fabuleux déstin d'Amelie Poulin persino...) - voler forzare certe cose su certi altri autori è quasi buffo, se non ridicolo, ma quando si parla di persone dell'epoca di Tomino, Takahata, Tezuka... erano altri tempi, e la formazione dei giovani giapponesi del primo dopoguerra aveva molta velleità intellettuale filoeuropea. Edited October 19, 2024 by Shito 2 Link to comment Share on other sites More sharing options...
Shito Posted October 19, 2024 Share Posted October 19, 2024 (edited) 12 hours ago, crabby_0_0_ said: Chi per risolvere i propri traumi interiori, è costretto a dover fare uso della propria arte, è davvero 2tentativo"un uomo imprigionato, oltreché un narcisista. D'altro canto, sono sempre più convinto che l'arte sia quasi sempre un tentativo autoterapico, e dico "tentativo" perché spesso è una forma di escapismo, e quindi in genere è un tentativo fallimentare. La ragione fonddamentale di ogni seria iconoclastia, da Plato a Mohammehd, è che che la creazione artistica è in ogni caso la produzione autoreferenziale di una meta-realtà, che l'autore crea in genere in un moto riparativo delle proprie delusioni o compensativo delle proprie repressioni. Verrebbe da citare la ragion d'essere di Galatea (a Roma dicevano un tempo "tr*ie tutte tr*ie!"), la morte di Orpheus (quella che in genere non si narra del mito, plin plin gnam gnam), e quindi i misteri orfici ma soprattutto quelli eleusini (da Persephone a Kaguya, melogani e stagioni, culti segreti dell'ovvio, l'antica Madonna della melograna di tradizione paleocristiana, ma anche del Botticelli, Raffaello e altri), ovvero la tragedia della vita consciamente mortale, come ben esprime Roy Batty al suo scientifico dio-creatore Tyrrel: "the facts of life". Si potrebbe persino citare Yutas che vede il mondo creato dal subconscio di Sasshi definendolo "sostanzializzato dal dalla debordante libido di un adolescente". Ma del resto, Michelangelo ritraeva pietose madonne di figli morti e deposti che parevano quasi più anziandi della madre e beh, sappiamo il perché. Risolvere il complesso edipico è sempre duro, per un orfano di madre. Roger: quello che dici del personaggio di Takahata è interessante. Perché sembra un profilo di un passatista irriducibile, ma in Ponpoko lo stesso T. è Shoukichi, il ragionevole conciliante socialista reale, e M. invece è Gonta, l'irriducibile. Quindi, se è come tu dici, che ora M. abbia proiettato persino Sé stesso sulla memoria di T. ? Interessante. Del resto, questa è davvero una storia soltanto loro. Ed è bello e dolce che sia così, credo. :-) Edited October 19, 2024 by Shito Link to comment Share on other sites More sharing options...
Chocozell Posted November 11, 2024 Share Posted November 11, 2024 📝 Dal 25 al 27 novembre Lucky Red porterà al cinema Hayao Miyazaki e l'airone, documentario di Kaku Arakawa che racconta la lavorazione dell'ultimo film dello Studio Ghibli. 🔎 Fonte: Lucky Red Link to comment Share on other sites More sharing options...
genbu77 Posted December 3, 2024 Share Posted December 3, 2024 On 11/11/2024 at 8:01 PM, Chocozell said: 📝 Dal 25 al 27 novembre Lucky Red porterà al cinema Hayao Miyazaki e l'airone, documentario di Kaku Arakawa che racconta la lavorazione dell'ultimo film dello Studio Ghibli. 🔎 Fonte: Lucky Red Documentario che dal 6 dicembre uscirà su Netflix. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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