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Nari

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  1. Io ci ho provato a rispondere a questa domanda ma evidentemente quello che ho detto non è possibile smontarlo aprendo un dizionario di comodo. Il mio contributo (inutile) a questo forum si chiude qui. Arrivederci.
  2. Sì, io li leggo i suoi post e ribadisco che è gravissimo che un professionista nel campo si comporti in questa maniera.
  3. No, ma a me non interessa niente delle singole questioni di traduzione, come le ho detto su, nell'altro commento, che non ha neanche guardato. Io sto parlando del suo lavoro nell'insieme. Sto parlando della resa finale e del suo lavoro, interfacciato con i doppiatori. Io sono stata paziente, ho aspettato che lei avesse il tempo di rispondermi, ma sono passate 5 pagine e lei non ha fatto che perdere il suo tempo a ribadire i singoli concetti agli altri utenti che hanno martellato sempre e solo sugli argomenti di suo interesse. Ora, lei dice un'oscenità che solitamente insegnano a non dire al primo anno di accademia di cinematografia. Il fatto che lo dica lei è GRAVISSIMO. Allora, adesso io le dico una cosa, perché evidentemente lei di studi (neanche autodidatta) di cinema non li ha, pur facendo parte di questo campo da anni e lavorando con sicuramente tanta passione sulla lingua giapponese: Non si incolpa l'audience della propria mancanza di chiarezza nella comunicazione. È un errore da principiante. Questo lo insegnano, come ho detto, in prima, in accademia. Ora lei ne ha fatto un caposaldo del suo modus operandi. Lei si rende conto che sta facendo perdere del denaro alle aziende per cui lavora? Se io adesso andassi dai suoi supervisori e riferissi queste cose che mi sta dicendo, lei ha idea che rischierebbe molto grosso a livello legale? Lei sta disarcionando i clienti per cui lavora e lo sta facendo consapevolmente. Lei non sa neanche che NGE è un'opera per adolescenti e giovani adulti. Lei sta trattando l'audience come un branco di capre ignoranti, ma lei ha idea di quanto grave sia questa cosa? E le ribadisco la domanda per cui mi preme davvero ricever risposta: Ma lei ha parlato con i doppiatori per formulare i dialoghi? Lei ha badato al labiale, alla metrica, agli accenti e alle pause? Lei ha lavorato in virtù di un'adeguata successiva sistemata alla coordinazione occhio-orecchio? Oppure ha proibito al direttore del doppiaggio o chi per lui di mettere mano ai suoi dialoghi? Perché così come me ne sta parlando e così come io ho sentito i dialoghi nella serie, deduco che i doppiatori, professionisti come lei e non al di sotto, abbiano avuto la seguente voce in capitolo in tutto il processo: ----> 0
  4. Mi sembra che la risposta fosse all'ultima domanda: "Sbagliano tutti gli spettatori"? Spero non sia così, in effetti.
  5. No, no, Scusate. No. Mi scusi, ma che diavolo sta dicendo? Ora però questo non glielo lascio passare, abbia pazienza. Ma lei si rende conto di che cosa dice? Ma è completamente impazzito? Cioè, lei sta incolpando l'audience se il suo adattamento non è di facile comprensione, ma lei si legge? Questa cosa è GRAVISSIMA.
  6. Visto che si vuole cambiare argomento, ci sarebbe il mio messaggio di 5 pagine fa che si potrebbe portare in esame. 🙂
  7. Mhhh io con Takahata ci ho parlato personalmente. Lui intendeva rendere alla perfezione il senso di colpa per l'autore del libro da cui è tratta l'opera. Il quale era però sopravvissuto nella realtà, a differenza di sua sorella. Takahata è perfettamente conscio che il film sia duro, gli è stato detto più volte e da molta gente, che il film è così duro che costringe a non vederlo una seconda volta. Lui ha detto che allora ha fatto bene il suo lavoro. Da dove viene la questione di cui parlate? Che non voleva che fosse strappalacrime? La prima visione in Giappone era accoppiata a il mio Vicino Totoro. Le due pellicole sono state concepite per essere trasmesse allo stesso pubblico, consecutivamente. (È stato un errore di mercato oggi giorno riconosciuto, comunque)
  8. Buongiorno. Ho seguito la discussione in questi giorni, ma non ho mai commentato. Ultimamente, fortunatamente, mi ritrovo molto in ciò che dice il buon TheDanish. Non sono una linguista come lui, ma lavoro nel campo dell'intrattenimento ormai da qualche anno, sia nel cinema d'animazione che nella pubblicità. E, beh, ha ragione. La traduzione alla lettera che sta impiegando Cannarsi, è effettivamente un problema molto serio, lo dico appunto perché sono nel giro da un po' e lavoro per il mercato estero. Tradurre senza adattare (cosa che di fatto qua si sta facendo da anni), rende i dialoghi estremamente difficili da leggere, i giochi di parole comunque totalmente incomprensibili al pubblico di destinazione ed oltretutto, sebbene si creda che questo possa essere un pegno di rispetto per gli autori, posso dirvi per certo, essendo dall'altro lato del muro, che anzi rovina completamente il lavoro di sospensione di incredulità che un autore crea. Signor Cannarsi, lei più volte ha detto che fosse il compito dell'usofruitore sforzarsi e capire i dialoghi... Beh, lei, con tutto il rispetto, evidentemente non ha nozioni nel settore, altrimenti saprebbe che la pipeline collabora affinché dall'usofruitore si tolga totalmente il peso e lo sforzo della difficile comprensione, evitando di appesantirne la fruizione e dandogli un prodotto facilmente comprensibile proprio perché non arrivi a doversi sforzare eccessivamente mentre viene intrattenuto. (E ciò non significa impigrirlo, ma anzi evitare che senta fastidio nel guardare un film, un po' come si cercano le note intonate in una canzone) Ora, mi stanno bene alcuni termini da lei scelti, non sono qua a sindacare di nuovo su Angelo/Apostolo, ma vorrei solo dirle che il suo modo di concepire il media è estremamente dannoso per lo stesso ed imponendosi così sull'opera non sta affatto facendo un favore; oltretutto perché lei si prende delle libertà gravissime, che non tengono assolutamente conto di quello che è il desiderio di destinazione dei clienti per cui lavora. Adesso, lei ha il compito di tradurre ed adattare, non può assolutamente decidere di restringere il pubblico a piacimento, dando degli strumenti di comprensione di difficile uso. Cioè, intendiamoci, se l'azienda Gainax (o Ghibli per fare un discorso più vario) ha deciso che il pubblico per la sua opera deve essere quello delle famiglie con bambini, lei non può inserire delle bestemmie nei dialoghi per rispettare la traduzione letterale. Capisce che va a scavalcare completamente tutto il lavoro della pipeline rendendo il prodotto di difficile comprensione agli spettatori di destinazione? (Nonché rischiando anche dei problemi legali, perché esiste gente che possa chiamare un avvocato per queste cose? Il mondo dell'intrattenimento è delicatissimo e richiede molta attenzione, specie se ci sono bambini e religione di mezzo.) Tornando a NGE, se il pubblico è generalista, (secondo l'azienda di rating giapponese, Vietato ai minori di 15), lei non può rendere le frasi estremamente macchinose da leggere, perché lei deve adattarsi al target che l'azienda (ora Netflix) le ha imposto. Il target di NGE non è di laureati in lingue orientali, altrimenti, come ben saprebbe se conoscesse il mercato giapponese, il protagonista della serie non sarebbe stato un ragazzino minorenne e non si sarebbe parlato di ragazzini minorenni che cavalcano robot. È chiaro che il target primario di NGE siano gli adolescenti e che gli adulti di una certa età siano la coda del target. Ora, lei ha preso questo target di adolescenti e giovani adulti e ha dato in pasto loro delle frasi così macchinose, che c'è stata necessità di mettere in pausa e riascoltare più volte. E per favore, non neghi l'evidenza, perché sicuramente sa anche lei che è quello che sta succedendo. Le frasi scritte sono un conto, i dialoghi ascoltati sono un altro, sa molto bene anche lei che l'input dell'orecchio è di minore immediatezza rispetto ai segnali visivi, (pertanto questo è il motivo per cui l'audio dei dialoghi va sfasato sempre rispetto al labiale dei personaggi, in fase di animazione) quindi non può assolutamente prendere un testo scritto e piazzarlo in sala doppiaggio senza avere consultazioni con i doppiatori. Sempre come ben sa, se lo spettatore stoppa e torna indietro è molto, molto grave per un'opera di intrattenimento. Significa rompere la sospensione di incredulità e perdere lo spettatore. Al cinema questo rischia che la persona se ne vada a metà film e sarebbe una cosa gravissima. Mi scusi, ma non si è confrontato con il direttore del doppiaggio? Ma non ha attuato una revisione pre-doppiaggio? I doppiatori non le hanno detto di avere delle difficoltà a leggere le frasi?(cosa molto chiara dai file audio finali. Così come era chiaro in alcuni film Ghibli dove la battuta era velocizzata per rimanere nel labiale) Ma soprattutto, lei ha tenuto conto della sillabazione, della ritmica negli accenti e del labiale in fase di doppiaggio? La sincronizzazione occhio-orecchio è molto importante ai fini di una usofruizione scorrevole e nei suoi lavori spesso ho notato grossi errori in tal senso. Ribadendo che non entrerò nel merito delle singole traduzioni (per tanto la invito a non giustificarsi per quelle, non saprei cosa risponderle), spero che avrà tempo per rispondere alle mie domande. Grazie. P.s. Aggiungo solo un appunto sulla destinazione del prodotto. Signor Cannarsi, lei dovrebbe rendere la fruizione del prodotto uguale agli italiani come ai giapponesi. E ciò non significa che debbano capire le stesse parole, ma provare le stesse microemozioni e le stesse sensazioni durante l'ascolto. Per fare un esempio specifico, se il regista introduce un personaggio che parla in maniera volutamente incomprensibile per i personaggi e per gli spettatori, il suo compito è di provocare la stessa sensazione agli italiani. Per questo motivo spesso gli italiani diventano per noi spagnoli o francesi. Perché se parlassero in italiano come tutti gli altri, questa differenza di lingua non esisterebbe e non esisterebbe più il senso in tutti gli equivoci legati al contesto. Perciò, se il regista vuole che la sensazione dello spettatore sia di familiarità, quiete mentale, comprensione, lei non può assolutamente cambiare questa cosa a suo piacimento, lo capisce che non è pagato per questo e non è il suo lavoro? È molto irrispettoso. Arrivederci.
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