La trama principale di Super Dimension Cavalry Southern ha luogo durante l’anno 2120, sul pianeta Gloire, colonia di Libertè, e ruota attorno alla guerra in corso tra umani ed una misteriosa razza di invasori denominata Zor.
La protagonista principale della storia è la giovane Jeanne, comandante di una squadra appartenente alla divisione Southern Cross; sebbene la ragazza ci sappia fare in battaglia tanto che le sue azioni militari vengono ripagate con avanzamenti di carriera molto veloci, è una testa calda e il suo comportamento spesso le fa guadagnare giorni di punizione in cella di isolamento. A ragione, essendo un personaggio decisamente irritante e tutto sommato infantile.
Al di fuori di quello che sono i personaggi e come vengono caratterizzati, la serie è composta da gruppi di episodi collegati tra loro. Il primo ciclo è incentrato sull’assalto ad una nave aliena e l’idea in sé non è male, poichè tramite questa azione si attiva un processo di ricerca e scoperta step by step utile a fornire alcune informazioni sull’identità degli invasori.
Al termine di questa prima fase di contestualizzazione si apprende che gli Zor sono una società di individui ordinati per triadi ed organizzata a più livelli, la cui tecnologia naturalmente surclassa quella umana. In aggiunta, viene dato ampio spazio all’analisi dei bioroidi, i principali mezzi di assalto degli alieni; si tratta di meccanismi organici che si muovono secondo gli stimoli di chi ne è all’interno e pertanto vengono considerati come bio-esoscheletri.
Le ricerche sui bioroidi conducono a supporre anche che i loro piloti, e più in generale gli alieni, siano degli umani che nel corso dell’evoluzione hanno modificato i propri corpi per adattarsi alla vita nello spazio; tuttavia in seguito viene provata una verità un po’ più complessa e drammatica: i piloti dei bioroidi sono sì degli esseri umani, ma nello specifico gli abitanti di Gloire modificati in tempi recenti e controllati dagli Zor mediante un apparecchio installato nei loro corpi! In pratica gli umani non solo si trovano svantaggiati a causa dello scompenso tecnologico in battaglia, ma combattono contro sé stessi e ciò teoricamente li pone anche in una posizione di inferiorità numerica.
Ad aggravare la situazione vi è il fallimento nell’invio di un importante plotone di soccorso a Gloire, da parte del suo pianeta madre Libertè, il quale non è intenzionata a prestare ulteriori aiuti…
Nel successivo ciclo, gli Zor decidono di iniziare un’operazione di spionaggio nell’esercito di Gloire facendo in modo di inserirvi Seifriet, un loro soldato di punta al quale sono stati modificati i ricordi ed è stato impiantato un meccanismo che consente agli invasori di sfruttare la sua vista per ricavare quante più informazioni possibili sugli umani. La tattica degli Zor va immediatamente in porto facilitata dal fatto che, specularmente, gli umani accolgono Seifriet con lo scopo di scoprire qualcosa di utile sugli alieni. A questo punto probabilmente lo spettatore si chiede secondo quali criteri un esercito, nel pieno di una guerra dove è dato per sconfitto, arruoli tra le sue fila proprio Seifriet e lo affidi in custodia a Jeanne, che ovviamente perde la testa per l’infiltrato mettendo in secondo piano i suoi doveri di soldato. Il ruolo di Jeanne è sempre centrale, non per nulla durante tutta la serie le varie scoperte sull’identità e sui piani degli alieni, sulla loro civiltà e tutto ciò che ne consegue, poggiano la base quasi esclusivamente sulle sue azioni; tuttavia la caratterizzazione di questo personaggio mina la credibilità di ogni progresso… è come se spaccasse il contesto abbassandone notevolmente il livello.
Per quello che riguarda la narrazione di Southern Cross, essa è tutto sommato semplice, lineare; ciò non toglie che in alcune situazioni si dimostri efficace o affascinante (in pratica quando Jeanne non c’è). Nel primo caso un aspetto positivo è infatti che in certi momenti la storia si “sdoppi” venendo raccontata dal punto di vista di ciascuna parte consentendo di arricchire, seppure senza troppe pretese, la trama generale (ad esempio focalizzandosi maggiormente sugli scopi dei due eserciti rivali, o sui dissidi che nascono al loro interno); il secondo invece è prevalentemente tecnico, nel senso che consiste in strategie militari (relazioni diplomatiche, missioni di attacco/difesa/supporto, scelta di avamposti lunari, formazione di truppe speciali) ed innovazioni tecnologiche (anche qui su entrambi i fronti, con lo sviluppo di nuovi mecha e bioroidi) o idee sottese, come il fatto che sia gli Zor che gli umani sviluppino la loro tecnologia contemporaneamente, i primi con nuovi bioroidi mentre i secondi realizzando robottoni trasformabili, ma anche che nell’esercito degli umani alcuni comandanti prendano decisioni in gruppi di tre, o che i personaggi principali femminili della serie sono 3… 3 sono infatti gli individui che compongono i nuclei degli Zor ed a ciò viene data una spiegazione: solo in questo modo il comportamento di ciascuno può essere regolato evitandogli di prendere decisioni errate.
A diverse riprese viene dato spazio agli immancabili contrasti tra i comandanti dell’esercito degli umani, cosa questa che impedisce di percorrere eventuali vie diplomatiche, tese alla risoluzione del conflitto, con gli Zor. D’altra parte anche tra gli Zor sono presenti dei dissidi, seppure di altro tipo ed a livelli momentaneamente inferiori della gerarchia: i bioroidi entrati in contatto con gli umani iniziano a maturare sentimenti e pensieri autonomi, tra il quali il disaccordo della conquista di Gloire o il piano di assoggettamento degli umani.
In quella che può essere considerata la terza ed ultima parte della storia, durante la quale Seifriet riprende il controllo di sè e decide di rimanere tra le file degli umani, vi è la risoluzione del conflitto e finalmente si apprende definitivamente quale sia lo scopo degli Zor: Gloire è la loro terra madre e vogliono riappropriarsene poiché su di essa crescono dei fiori splendenti dalla cui lavorazione è possibile estrarre un tipo particolare di energia, necessaria al loro sostentamento mentale, fisico e tecnologico, che stanno esaurendo; all’interno del popolo degli Zor, da generazioni, viene però tramandata una canzone su questi fiori, il cui testo sembra però essere un monito che non è stato ascoltato… probabilmente gli antichi Zor avevano capito che quei fiori creavano una malefica simbiosi tra essi e chi in chi ne faceva uso.
Il basso gradimento raggiunto da Southern Cross ha indotto a chiudere in fretta la serie, pertanto gli ultimi episodi sono molto più carichi di eventi rispetto ai precedenti. In linea di massima quanto accade consiste in un attacco disperato degli Zor, su larga scala, del pianeta Gloire rafforzato da un loro ultimatum agli umani: lasciare Gloire in 48 ore o la distruzione sarà totale.
D’altra parte gli umani sono in possesso del sito dove crescono i fiori splendenti necessari agli Zor, così che la situazione entra in stallo poiché si trasforma in un gioco al rialzo nelle mani di pochi rappresentanti delle due fazioni; contemporaneamente a ciò, Seifriet inizia ad agire indipendentemente mosso da un sentimento di vendetta nei confronti dei comandanti Zor.
Purtroppo il difetto maggiore di Southern Cross è che, strada facendo, si sia perso in episodi banali e le poche idee buone presenti (seppure non siano nulla di particolarmente nuovo) non vengano sfruttate completamente nemmeno nel finale, che risulta eccessivamente tirato. Portata a termine la propria vendetta, Seifriet si sacrifica obbligando Zor e umani alla coesistenza su Gloire; d’altra parte il suo atto estremo, che mirava anche alla distruzione dei fiori, non trova nemmeno il tempo di mostrare una conseguenza né tra i suoi compagni di squadra né soprattutto attraverso Jeanne, che a lui si era legata molto. Finisce tutto improvvisamente, tanto peggio che viene lasciato intendere non sia stata debellata la minaccia dei fiori…
L’ultimo episodio mette in luce un’altra circostanza di questa serie, che comunque è tipica di molte altre. Southern Cross, per regia e caratterizzazioni grafiche (chara, mecha), non ha nulla di innovativo tranne l’idea delle particolari armature militari e dei mezzi principali di terra usati dall’esercito degli umani, gli spartas (hovercraft trasformabili in robottoni e carri armati bipedi).
Per il resto, sostanzialmente il tema principale dell’opera tenta di svilupparsi sull’incomprensione tra i popoli, facendo leva sull’egoismo e sulle debolezze di quei pochi che detengono il potere; tutto ciò preclude la coesistenza e naturalmente comporta stermini sia di eserciti che di masse di innocenti, ma in definitiva c’è uno spiraglio di speranza per tutti.
Se almeno tutti gli episodi, e non solo quelli principali ed in particolare l’ultimo, fossero stati animati un po’ meglio, in tal caso l’opera sarebbe stata leggermente più godibile; sebbene non si raggiungano i picchi del peggior Macross (quelli dove in alcuni episodi i volti dei personaggi ed i mecha erano completamente stravolti) ciò non basta quando lo show viene dopo altre serie che ne hanno esaurito la maggior parte delle idee creative, in particolare gli altri due Super Dimension che l’hanno di poco preceduto (Macross e Orguss).
Prodotta da Tatsunoko, Tomonori Kogawa e Hiroyuki Kitazume ne hanno caratterizzato i personaggi mentre lo studio Ammonite il mecha design.
n.b. Jeanne si fa una doccia un episodio sì e uno no, almeno fino all’11. Poi niente più fan service che la riguardi.
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