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"Hilda e Hols", ovvero: quando i cartoni animati divennero anime


Shito

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E' un caso un po' peculiare, questo: sul tema prima ci ho pensato tutta una notte, non sono riuscito ad  arrivare a un punto finale, poi ne ho scritto a Garion e ne abbiamo parlato. Poi ho continuato a pensarci. E così sono arrivato a voler scrivere questo post.

Voi avete presente il film Taiyou no Ouji - Hols no Daibouken [il principe del Sole - La grande avventura di Hols]?

Il punto è se lo si è visto di recente, dico relativamente di recente per essere una visione "da adulto".

Non so se conoscete i fatti: fu un film fatto in tempi di socialismo operaio, con una logica da socialismo operaio, con un senso di socialismo operaio. Il tema è "l'unione delle persone", e si vede. Costò il doppio del budget, e da otto mesi la produzione richiese tre anni. Come dire: è la prima regia cinematografica di Takahata, e il trend non sarebbe cambiato. ^^

 

Io credo che Takahata non senta nessuna urgenza, nessuna necessità di dirigere alcun film. Quando Suzuki gli ha chiesto di fare Kaguya-Hime no Monogatari, Takahata ha 'tipicamente' (per lui) risposto: "perché dovrei farlo?". E' fantastico, ma questo è un altro tema.

Tornando a Hols no Daibouken, c'è da dire quel che anche Francesco Prandoni scrive nel suo libro, ovvero che in sostanza quel film fu il definitivo e più brillante momento di distacco dello stile animatori giapponese dalla tradizione statunitense. Anche i contenuti sono assai distanti da quelli tipicamente infantili di Disney. Takahata aveva una forte influenza intellettuale europeista,

A tal proposito, illuminante è il documentario Ootsuka Yasuo no Ugokasu Yorokobi [La gioia di animare di Ootsuka Yasuo].

Lì ci sono testimonianze preziosissime. In pratica, anche se il film era inteso come 'fatto da tutti', dopo un po' Ootsuka e Miyazaki erano tagliati fuori dalle riunioni creative. E non capivano perché. Soprattutto Miyazaki non capiva perché Takahata (e Mori) sprecassero tanto tempo (metraggio) sulle paturnie di Hilda, piuttosto che fare delle scene d'azione grandiosamente animate, come volevano fare lui e Ootsuka (il combattimento col mostro pesce ha fatto storia). Poiché Takahata continuava a chiedere minutaggio, e la produzione glielo negava, alcune scene particolarmente movimentate vennero rese con sequenze di immagini statiche, cosa che a Miyazaki deve essere costata tantissimo: lui ha sempre crticato Tezuka per cià che ha fatto in animazione: dimostrare che si potevano vendere anche dei "cartoni non animati", quelli per cui Tomino avrebbe poi detto "capii che anche mostrando disegni statici in televisione, il tempo passava lo stesso, e la storia si raccontava lo stesso". Un ritorno ai kamishibai del passato.

In ogni caso, Ootsuka racconta che quando vide poi il film finito, si mise a  piangere, e accettò che lui "non avrebbe mai potuto essere un registra, che lui doveva limitarsi a fare animazioni, a fare quelle cose divertenti che piacevano a lui". Per la cronaca, si sa che la regia di Cagliostro no Shiro fu offerta a Ootsuka, che rifiutò dicendo "non sono capace di dirigere", e passò la cosa
a Miyazaki.

Perché evidentemente Miyazaki, che era rimasto colpito da Hols tanto quanto Ootsuka, non accettò il fatto che lui era un po' un bambinone che disegnava, e Takahata era un intellettuale che dirigeva, credo. Ootsuka dirà: "Non fosse stato per Takahata, Miyazaki avrebbe speso tutta la vita a fare cose infantili come i cartoni animati". Per contro, lo stesso Miyazaki -filmato, nelle sue proprie parole- dice proprio: "Pakusan non stava più facendo i cartoni animati... stava facendo Prevert, stava facendo Edith Piaf!" -sic.-

 

Sappiamo che dopo Hols il buon Miyazaki Hayao passerà lunghi anni a 'disegnare per Takahata'. Tipo il braccio e la mente. E' quasi spaventoso, ma quando Ootsuka poi rivedrà Miyazaki dopo quel periodo dirà che "Miyazaki era cambiato" e che "aveva disegnato una mole impressionate di disegni". Ora, se l'avessi detto io, non è che c'è da sorprendersi. Io non so disegnare neppure l'omino col pallino per testa e lineetee per corpo. Ma Ootsuka! Ootsuka assomiglia a Tezuka. Se Ootsuka dice "aveva disegnato una mole impressionante di disegni", se ne è rimasto impressionato *lui*, da quella mole, beh... c'è da pensare. Di lì a breve Miyazaki avrebbe iniziato con la regia di Mirai Shounen Conan.

Ora, il punto però è Hilda.

Sappiamo che Clarisse de Cagliostro è considerata non solo il prototipo delle eroine miyazakiane, ma anche la capostipite del lolicon prima e del moezoku dopo.

 

Ebbene, se penso a Hilda, Hilda distrugge da sola tutto l'otakuzoku, il lolicon e il moe.

Hilda è come una figura femminile preraffaelita. In lei sono l'afflato vitalistico e mortifero, entrambi. Hilda è lo Shishigami. Hilda è amore e odio. Senza dissociarli. E senza dissociarsi: Hilda non è bipolare, eh. E' *solo* una femmina. Non è una rori, ma non è neppure una donna cresciuta vissuta e imbruttita (è il compromesso Miyazakiano, questo), è semplicemente nel mezzo.
E' la maturità maschile del capire che nella femminilità quei due antipodi NON sono disgiunti.

Penso che Miyazaki abbia passato tutta la vita, come un bimbo, a cercare di capire Hilda. Me lo vedo: "ma Hilda è buona o cattiva? Hilda è come la scoiattolina o come il gufo? Com'è la vera Hilda? E' una buona che -poverina- era finita a fare la cattiva, o è una cattiva che si redime?". Credo che Miyasan abbia fatto 'coppie' di questo tipo di femminilità disgiunta - e l'ha disgiunta nell'età, santificando le bimbe pure e compatendo le donne sporcate.

Bisogna partire da Sabaku no Tami. La fanciulla di Sabaku no Tami è Hilda. Nel senso che è uguale. Alle vesti ainu si sostituiscono altre vesti 'etniche', ma è uguale. Poi c'è la ragazza di Shuna no Tabi, che è Therru (del libro) ma è evidentemente ancora Hilda. Poi c'è Nausicaa, che è sdoppiata con Kshana. Nausicaa dà di matto e ammazza i soldati quando vede il corpo del padre assassinato, poi crolla e ha paura di sé stessa. Ovvero, Nausicaa non è più Hilda: è un pezzo di Hilda. Nausicaa è pura, ma l'odio la porta alla cattiveria - lei lo teme. Kshana è l'altro pezzo di Hilda: lei è cattiva, deve esserlo. Ma poi scopri che ha sofferto più di tutti.

Se ci pensate, Nadia è Hilda. Ovvero, è una Lana che stava già diventando Monsly, è una Nausicaa che stava diventando Kshana. Quando a Tartessos tenta il suicidio, è una crisi ben più profonda di quella di Nausicaä, che si spaventa da sè, am sa di essere buona. Nadia teme il suo sangue "usando il potere della Blue Water diventerò un'assassina come mio fratello e mio padre". Come si dice, in giapponese? "Non si può sconfiggere il sangue" e "Il cucciolo di una rana è una rana" (ahahahah, e poi si parla di ius soli! Nell'antica Roma si diceva: "non perché una scrofa partorisce nella stalla
il nuovo nato è un puledro.").

 

Dunque dicevo, Hilda, Nadia. Ai tempi di Sheeta, era già tutto molto annacquato. Di Sheeta non si sa niente. "Sono carina, che altro?" sembra dire ad ogni sguardo. Ha un momento di timore per la sua 'eredità' giusto sulla coffa della Tiger Moth, omg le parole di distruzione, gli incantesimi cattivi, ma lì finisce. Per il resto è la rori che cucina per i pirati e tutti l'adorano. Da lì, il passo ulteriore poteva essere solo Fio, che disegna anche gli aeroplani a diciassette anni, ma poi si denuda come Heidi, tanto è ingenua. LoL. (solo che il denudarsi di Heidi prima, di Shoukichi poi, di Kaguya poi ancora ha tutto un preciso senso che quello di Fio non ha, lì è solo fanservice lolicon).

E Hilda? Hilda è combattuta tra l'attitudine femminile a sedurre (con la cetra e il canto) a 'corrompere' tutti gli uomini del paese -che abbandonano il lavoro per ascoltarla-, questa natura maligna in senso proprio che la porta a voler desiderare di essere ancor più maligna, abbandonandosi a questo suo lato (e tradisce, e complotta, o meglio femminilmente 'si presta' al
complotto di un uomo anche pateticamente stupido), e un ancor più forte, profondo e naturale *istinto materno*, che la porta a voler salvare *la bambina piccola*, quella che continuava a volerla privare della sua solitudine. Vorrebbe salvare solo lei, ma no, la *scoiattolina* le dice: "No, così poi lei sarebbe tutta sola, e diventerebbe proprio come TE". Argh. E poi ancora Hilda sceglie la morte, perfino. Ma come si può guardare la scena di lei che si lascia trapassare dai venti gelidi dei lupi argentei senza tremare? Come si può?

Takahata ai tempi di Hotaru no Haka disse: "l'animazione è una specie di surrealismo".

E come non lo si capirebbe, guardando che cos'è il bosco in cui si smarrisce Hols? Il mondo dei suoi dubbi, della sua confuzione. E cosa può riforgiare la Spada del Sole? Il sentimento e lo sforzo congiunto di tutto il paese, la negazione della solitudine di Hilda, e di suo fratello Grunwald. Surrealismo, ma anche un forte simbolismo. Surrealismo simbolista.

Ma c'è anche tanto realismo, anzi neorealismo (che è verismo in immagini, a pensarci). Takahata era dichiaratamente un estimatore del neorealismo cinematografico, E il risultato è incredibile, per me. Il movimenti di Hilda fanno paura. I suoi sorrisi. I suoi sguardi fissi. Le sue risate. Il modo in cui si getta alle spalle i capelli da un lato, dio mio, Miyazaki non ha mai animato una simile impressione in tutta la vita. Mi fa tremare.

L'unica cosa che mi viene in mente, come Hilda, è la Salomè. Ma non esattamente la Salomè di Wilde. La Salomè per come te la spiega Aby Warburg. Lui ti spiega che Salomè è "una ninfa", come lo sono le prostitute dell'impressionismo, come lo sarebbe poi stato Marylin Monroe della pop art.

La ninfa è il movimento, il tempo, è lo spirito femminile.

Le ninfe sbranano Orpheus che si rifiutava a loro, dopo la morte di Eurydike, perché Orpheus non accettava il tempo, la fine, la perdita. Non accettava l'impermanenza della vita e dei suoi significati. L'impermenenza. Qualcuno ha presente Julius de Orpheus no Mado, che poi a un certo punto dovette passare da shoujo (Margaret) a josei (Seventeen)? Lei -la protagonista, l'eroina romantica- aveva appena dato fuoco a una casa con qualcuno dentro, se ben ricordo.

La ninfa è fanciulla magica e strega. Ma non è neppure che l'una diventi l'altra, crescendo: Izubuchi è come Miyazaki, così è ancora troppo comodo. La ninfa è entrambe, contemporaneamente e alternativamente. Deve fare il bene e il male, del sé e del prossimo, gioire e soffrire, far gioire e far soffrire, perché in questo è quella perturbazione che è la vita stessa, il tempo, che
significa che c'è un prima e un dopo. La ninfa è il turbamento stesso. I cerchi concentrici che si generano nello stagno quando butti un sasso. La perturbazione (nel mare di Dirac). L'antientropia. La transistasi.

Credo fosse per questo che Dante Gabriel Rossetti disegnava sempre queste donne che facevano paura nella loro altera, distaccata, pure etera bellezza. La dama col melograno è Persephone. La Maria che Dante dipinge in Ecce Ancilla Domini potrebbe essere Hilda, davvero. Altro che rori. Ma a Miyasan è piaciuta l'Ophelia di Millais -è più semplice-. Nonostante tutto, io credo che Miyazaki non l'abbia ancora capito davvero, nel senso di accettato, compreso.

Credo che non capirà mai la tremenda semplicità di Hilda, tutto sommato.

E' un'otaku.

E' una psiche maschile che nega tutto ciò.

Come me, un rifiuto dell'impermanenza.
Nel senso che lui la rifiuta, ma anche che è ciò che l'impermanenza stessa lascia come uno scarto.

Rifiutando la vita, si diventa un rifiuto della vita.

Tipo, un maiale antropomorfo. Uno stregone marino stralunato. Tipo.

E ora pensiamo a Tomino, a Char al contrattacco, alle figure femminili di Tomino.

E che Garion ci diceva che Tomino e Takahata sono amiconi.
 

Edited by Shito
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Beh, alla fine nella canzone di Battisti c'è tutta la questione femminile qui in ballo, crescita, eventuale imbruttimento, sfasamento rispetto alla pische maschile. Roba reale. Come "reali" sono i personaggi femminili di Takahata, o di Tomino. 

Al contrario Miyazaki ha dovuto sempre crearsi i suoi personaggi puri, probabilmente non potrebbe sostenere l'ascolto. 

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No, la canzone di Battisti è l'idea della crescita 'metrpolitana e sporca' della ragazzina che era pura e pulita nell'arcadia bucolica.

 

Quindi c'è proprio men che Miyasan, dai. Tipo Lana che va a Industria e torna cresciuta in una donnaccia. Almeno Miyasan gli fa passare momenti brutti davvero (tipo Kushana: ha perso un arto e dice che è il meno degli orrori del suo corpo, cito: "colui che diventasse mio marito vedrebbe orrori ben maggiori", tipo Eboshi, che viene prima venduta come prostituta in Cina, poi diviene l'amante di un pirata, lo ammazza e torna in Giappone, Gina ha seppellito tre mariti aviatori). La canzone del Sole è Clarisse che va a Parigi e torna Fujiko. Tanto per dare ragione a Rousseau.

 

Hilda è, come scrivevo, la NEGAZIONE di questo genre di disgiunzioni. Non c'è un prima e un dopo, in Hilda.

Edited by Shito
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Solo dopo un’intervista rilasciata da Mogol (per chi non lo sapesse, colui che ha scritto molti dei testi della canzoni di Battisti), si seppe con certezza che l’ispirazione per il testo del brano arrivò ripensando ad una vacanza estiva trascorsa da bambino a Silvi Marina (TE), dove conobbe un’amica chiamata “Titty”. Nel testo della canzone si immagina un incontro tra i due a distanza di anni: si mette in evidenza il cambiamento fisico e psicologico, contrastando l’innocenza che caratterizzava i loro incontri da bambini con i sentimenti più adulti del loro secondo incontro (come la gelosia, l’amore, il sesso ecc.); questi sentimenti “inquinano” l’innocenza che c’era da bambini e da qui la metafora del “mare nero“. “La cantina dove respiravamo piano” infatti è vista da tutti come una allusione al sesso, contrapposta appunto ai giochi ingenui dei bambini: è un luogo comune dire che le donne maturino prima degli uomini ed ecco dunque che la bambina compagna di giochi diventa donna (“cosa vuol dir sono una donna ormai“?), comincia a frequentare “ragazzi grandi” e a scoprire il sesso (anche se non è dato sapere se si tratta di baci, abbracci o altro). Da qui infatti le strofe: “quel tuo sguardo strano” e “oh no, ferma, ti prego, la mano” a dimostrare come lui capisca che lei sia cambiata, diventata donna appunto, fino addirittura a fargli paura “non so chi sei, non so più chi sei mi fai paura oramai” perchè non la riconosce più, non è più quella bambina semplice ed innocente che aveva conosciuto anni prima.

Ecco il dispiacere di chi ha perso un’amica per la quale scopre di provare un sentimento incomprensibile che non capisce (il primo innamoramento?). Tutto ciò è in contrapposizione con richiami al passato come “ma ti ricordi le onde grandi e noi gli spruzzi e le tue risa“, quando regnava la gioia e la spensieratezza che solo i bambini hanno.

 

Io tendo a concordare con quanto sopra, senza vederci per forza la "crescita sporca". Il punto di vista è tutto maschile, che non comprende la persona che è ha davanti, per l'appunto cresciuta "da ragazzina a donna". L'interpretazione della "ragazza sporcata" mi sembra un'estermizzazione.

 

PS

non è che voglia discutere per forza della canzone in questo tread, ma appunto avevo linkato il video proprio perchè mi da l'idea che nella realtà c'è un momento in cui il maschio rimane indietro e non capisce la maturazione della donna (e appunto ne ha paura), poi normalmente si supera la cosa e si cresce. Gli otaku invece hanno qualche problema a riguardo.

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"Oh quante braccia ti hanno stretto tu lo sai, per diventar quel che sei" - c'era anche, no? ^^;

 

Cmq sì, il significato era chiaro. C'è un'altra canzone dello stesso duo su questo 'sfasamento temporale', ovvero 'Fiori Rosa, Fiori di Pesco', con lui che torna dopo un anno di 'sbandata' e pensa che per lei sia ancora tutto come prima, come per lui - ma no, per lei il tempo è passato eccome.

 

Concordo che le cose siano come tu dici, e che gli otaku abbiano il problema che tu dici.

 

Il punto è appunto che Hilda travolge tutto ciò, che è -seppur solo temporale- cmq una visione dicotomica della femminilità (crescita femminile).

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  • 3 years later...

Qualche sera fa le mie nipotine hanno chiesto di vedere un film. Dopo molteplici visioni de "Il gatto con gli stivali" ho provato quindi a proporre qualcosa di alternativo, anche perchè rivedere quel film con tutte le canzoni mi avrebbe ucciso  >_<  (e si che lo apprezzo).

All'inizio avevo pensato ad un Ponyo od un Totoro, anche se il primo un par di anni fa era stato snobbato dopo 10 minuti, probabilmente più indicati. Tuttavia alla fine ho optato per Hols.

Ci sono si cose da bambini, tipo le scene di azione (quelle più o meno da bambini piccoli, direi...), gli animaletti, le canzoni del villaggio, ma anche diverse parti (forse troppe per una settenne una seienne, quando l'ho rivisto) con quella tensione drammatica, soprattutto nei dialoghi (spezzo una lancia in favore del doppiaggio italiano, che pur con i suoi limiti non mi è parso affatto malvagio -anche se dovrei fare una comparazione alternandolo con l'originale, ascoltato un po' di anni fa-), che manca nell'animazione occidentale cui sono abituate (grazie ai canali per bambini di sky o ai film disney, pixar e compagnia) dove tutto è estremamente edulcorato. Quindi volevo proporre qualcosa di più "giapponese", e ancora mi chiedo se ho fatto bene.

Dopo meno di un'ora, nel dubbio, osservando le reazioni, ho chiesto alle nipoti se volevano vedere qualcos'altro. Mi hanno risposto di no, che volevano continuare a vedere Hols. Eppure in alcune scene si coprivano gli occhi, qualche volta su quelle di dialoghi un po' lunghi chiedevano di mandare avanti, ma non hanno mai chiesto di fermare la visione, anzi.

Credo anche fosse il primo film dove abbiano visto/sentito parlare di morte o uccisione in modo più crudo; per dire, non credo la morte del fratello maggiore in Big Hero 6 gli abbia fatto lo stesso effetto della morte del padre di Hols. Per non parlare della scena di Hilda quando rimane sola nella tormenta, attaccata dai "lupi". O quando Hilda attacca col pugnale Hols e lo precipita nella foresta di rovi. Era un continuo far domande, soprattutto Hilda le lasciava interdette, probabilmente un personaggio ben diverso da quelli cui sono abituate. Ad un certo punto Elettra, la più piccola, mi ha chiesto se Hilda sia cattiva per colpa dell'amuleto e che pertanto qualora lo gettasse via diventerebbe buona. In effetti le cose poi andranno all'incirca in quel modo, anche se il tutto è più complicato a spiegarsi.

 

Non so se ho fatto bene a fargli vedere questo film, perchè in diversi momenti mi son chiesto se certe scene non fossero eccessive per loro, poi mi ricordavo che a 6 anni vedevo una bambina con una stella sulla schiena morire a causa di una bomba innestata nel corpo, e tutto sommato non sono finito a drogarmi. Comunque ho riflettuto molto sulla responsabilità di ciò che facciamo vedere, leggere ai bambini. E non era solo una questione di scene eventualmente eccessive per i loro standard, ma anche dell'opposto, ovvero bambini abituati troppo a veder smorzare certe situazioni che possono essere di sofferenza, che siano morte, distacco o separazione, solitudine, violenza (penso ad Hols che si becca le sassate quando lo accusano, in un film Disney la scena sarebbe stata resa in modo moooolto differente credo). Al solito, se io alla loro età vedevo Casshern, non sarà un farsi troppe paranoie quello di dubitare adesso se far vedere o meno certi anime? Da adulto mi rendo conto però che la questione sussite, e probabilmente dovrei prima sentire i genitori a riguardo, prima di far vedere un cartone animato di un certo tipo. E in effetti vorrei sapere da mia sorella se le bambine hanno poi commentato a casa il film o meno. Di certo al prossimo giro si capirà che tipo di influenza ha avuto, se ad una cosiddetta "serata cinema", come la chiamano loro, dovessero chiedere di vederlo nuovamente.

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Hai scritto un post mirabile e vero e genuino, di cui non posso che ringraziarti.

 

Mi trovi completamente, e sottolineo completamente, concorde con i tuoi dubbi, e sottolineo dubbi.

 

Non si tratta di "intelligenza del fanciullo", e non si tratta neppure di "sanità degli standard". Credo si tratti dello spirito del tempo. Viviamo tutti nel nostro tempo, ciascuno nel proprio. Quindi anche io vidi la graziosa ragazzina amica di Kappei scoppiare come una bomba, e non ne ebbi un trauma (forse). Ma, per capirci, io a scuola venivo messo in punizione regolarmente, un paio di volte pure *in ginocchio* in classe. Non si possono estrapolare con leggerezza delle singole esperienze di fruizione immaginifica dell'epoca X e paragonarle a quelle dell'epoca Z, perché con l'epoca tutto cambia, tutto fluttua.

 

C'è stato un mondo in cui si facevano film per bambini dai contenuti adulti, e c'è un mondo in cui si fanno film per adulti con contenuti bambineschi.

 

Io mi coprii gli occhi un paio di volte al cinema con RoboCop. E poi mi traumatizzò Nadia (o meglio, l'infanzia Electra, tanto per rimandare alla tua nipotina?)

 

Non è detto che la violenza grafica sia quella più traumatizzante: la morte di Faith in Nadia mi traumatizzo più dell'infanzia di Electra. ^^;

 

Hols io di mio direi che è un po' forte per dei bimbi così piccoli. Voglio dire, i topi che ammazzano la sposa durante le sue nozze, eh!

 

Oh, insisto che Miyazaki Hayao ancora non s'è ripreso da Hilda. Dalla sua solitudine. Dalla sua ambivalenza.

 

In ogni caso, grazie ancora per il tuo bel post. E' stato molto bello leggerlo.

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  • 2 months later...

Commento originariamente scritto al post su Hols nel blog di Garion. Che è una bella traduzione di due articoli interessanti, e che meriterebbe, necessiterebbe di una revisione quasi quanto questo stesso thread.

 

In ogni caso, crossposto.

 

Senza dubbio l'ambivalenza di Hilda continua a essere agghiacciante (termine scelto non a caso) ancora a trent'anni di distanza dal suo debutto.

 

E' il giovane Takahata Isao. Ma la vague (termine scelto non a caso) da verismo pseudosurrealista, e simbolista in questo, dell'autore c'è già tutta.

 

Il modo in cui Hilda parla, si muove, fa una corsetta, ridacchia, si fissa, si aggiusta una ciocca di capelli dietro all'orecchio... è realtà femminea.

 

La sua ambivalenza è rappresentazione pseudosurrelista della femminilità.

 

Un altro regista sfiorerà questa verità umana quando farà volare una streghetta aulle vedute norrene che aveva veduti, anni e anni prima, insieme allo stesso Takhata.

 

Un altro regista ancora rifarà tutta la grande avventura di Hols, dai lupi alla caduta di Grunwald, con un altro titolo e un altro tema.

 

Ma siamo sempre qui. Da qui è incominciata l'animazione giapponese per quello che sarebbe poi stata.

 

La tensione drammatica nella narrativa animata.

 

In realtà, e qui M. potrebbe impazzire, in Hols ci sono anche punti in comune col Tezuka che si sarebbe infine prestato al gekiga. Infatti il punto è il passaggio dalle bambinate dei manga alla drammaticità dei gekiga.

 

L'animazione giapponese, alla fine, è forse così diventata la materializzazione del "desiderio di adultità" di adolescenti in moratoria di crescita. Invece che la cnquista dell'aultità, una pseudo-adultita fittizia, narratva. Una meta-adultita proiettiva e pantomimica.

 

Ma alla fine, Therru passando per la Tribù del Deserto diventa Shuna che poi diventa Nausicaä che poi diventando San è tornata a Hilda. Asbel è Arren è Ashitaka è Hols.

 

Sono sempre Hilda e Hols.

 

Tornando ancora più indietro ci sono solo la pastorella e lo spazzacamini. Di Prevert e Grimault.

 

 

ADDENDUM:

 

Comunque, Hols è del '68. I tempi dell'ANPO, se si era in Giappone. Un Giappone che doveva ancora entrare nella postmodernità, si sarebbe detto poi, dato che Osaka70 è nel '70, ovvio.

 

Hols, Principe del Sole, è giusto l'anno prima dello sbarco dell'uomo sulla Luna.

 

Fu un film "socialistico", nelle intenzioni di realizzazione e nel tema. Giustamente lo si considera un film fascista, che è socialismo minimalista.

 

Il tema dichiarato è l'aggregarsi e il dividersi delle persone, l'unire le forze. Ed è molto chiaro, nel film.

 

Ma credo comunque che il fulcro di tutto, alla Giapponese, sia sempre tra la debolezza della solitudine e la forza dell'unione delle genti. Anche l'interesse etnografico del giovane M. viene da Takahata, come ogni cosa di realmente culturale e non infantile. E così alla fine la cosa tragica è che Grunwald è solo. Anche il fatto che abbia preso una probabile orfana, forse da lui stesso risparmiata, come "sorellina", e che chieda a Hols di fargli da "fratellino", non è che solitudine. Del resto, Hilda stava facendo lo stesso con Mauni. E' davvero un grande tema del passaggio da modernità a postmodernità, ovvero da socialità e asocialità, tra dipendenza e indipendenza, tra comunità e individualismo umano.

MI ricorda anche un po' quel che Hara fece con "Il contrattacco dell'impero degli adulti".

Edited by Shito
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