DUE ANNI
Sono ormai passati due anni dalla morte di mio zio. Due anni molto duri.
Avrei voluto scrivere quanto fosse stata importante la sua figura, congiuntamente ai miei genitori, ma mi sono accorto che avrei ceduto al lato patetico di tutta questa cosa. E non voglio cedere al lato patetico.
In questi due anni non ho smesso comunque di piangerlo, sembra strano ma è così. Dici sempre, e te lo senti dire, che con il tempo le cose passano e le ferite guariscono. In realtà mi sono reso conto che, in fondo, le ferite restano sempre aperte... semplicemente si impara a conviverci, si guarda avanti senza cercare di pensarci troppo e fortunatamete viviamo delle vite abbastanza piene, frenetiche e impegnate per cui ci si ritrova a tornare a pensarci di notte o nelle poche occasioni in cui ci troviamo da soli. Ed è una fortuna, perchè se dovessimo davvero fermarci a pensare a certe cose, semplicemente impazziremmo.
In questi due anni mi sono anche reso conto di cosa voglia dire seguire l'amministrazione dell'azienda, con tutte le incazzature che ti vengono e il mare di problemi che ricadono sulle tue spalle e i pensieri che ti porti a casa sempre. In effetti sono due anni che non stacco mai dal lavoro. Mai... alla faccia di tanti dipendenti che finite le 8 ore se ne vanno a casa e bon, tutto a posto.
In questi due anni, a detta di chi mi conosce molto bene, il mio carattere è cambiato profondamente e certamente non in meglio. Se già avevo un carattere del cazzo, immaginate adesso. In definitiva non riesco più ad essere davvero sereno.
In questi due anni, mi sono reso conto che se non fosse morto mio zio, non sarei mai cresciuto a livello professionale e a livello di consapevolezza, e sebbene prima fossi molto impegnato con i libretti delle macchine prodotte e con la sicurezza, il mio lavoro era più da dipendente. Ho capito che finchè hai questi grandi vecchi in azienda è difficile rendersi conto davvero cosa significhi avere un'attività in proprio e avere la responsabilità di 26 famiglie sul groppone e dover scendere a compromessi con clienti sempre pronti a tirare sul prezzo, pur di far lavorare quelle 26 persone e non fargli fare cassa integrazione, e in questo periodo, rinunciando ai tuoi utili, riducendoti ad avere uno stipendio da operaio, con tutti i rischi e le preoccupazioni che ti carichi addosso. E spesso senza avere nemmeno un po' di gratitudine da queste persone.
Non dimenticherò mai le parole di mio padre al telefono quel giorno, non scorderò mai quei giorni di sofferenza quando sembrava che nulla potesse tornare come prima.
Ma c'è ancora tanto da fare e tanto da migliorarsi e crescere.
Ciao zio.
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