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Il massimo sforzo


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Nei commenti di uno dei miei video della serie "MANGA&ANIME Sul Serio", ho intrattenuto una rapida conversazione con un commentatore che credo mi abbia portato a esprimere per iscritto uno dei miei punti fondamentali, proprio nella vita, diciamo non solo della mia deontologia, ma della mia "filosofia" (virgolette).

Lo riporto qui perché credo sia qualcosa di buono, e credo sia un'occasione. Per me lo è stata! Riesco a elaborare il mio pensiero solo nel dialogo, dev'essere (anche) per questo che mi piace tanto Takahata Isao - era notoriamente anche lui così.

–––

> Mark Landmark
Quindi se ho ben capito. Ci sono i livelli di difficoltà nel vedere gli anime.. come nei videogiochi. Easy - Medium -Hard - Cannarsi. Se voglio rilassarmi la sera posso vedere qualsiasi cosa. se Voglio vedermi qualcosa a livello Extreme devo cercare gli adattamenti di Cannarsi. Ma almeno si sbloccano dei trofei?

> Gualtiero Cannarsi
Il trofeo è la comprensione genuina delle cose e la crescita individuale che ne discende, come nella vita. :-)

> Mark Landmark
uhmm... sembra lo slogan di un' azienda agricola

> Gualtiero Cannarsi
Beh, diremo allora che il più genuino cibo per lo spirito nasce dalla migliore pratica di coltivazione della mente. :-)

> Mark Landmark
gentile Gualtiero, non siamo tutti sullo stesso piano di comprensione. Tal volta comunicare da una dimensione ad un'altra non è semplice ed immediato come si pensa. Anche se l'intento è positivo purtroppo il risultato può essere l'opposto, il più delle volte. Non dipende da nessuno, è solo una questione vibrazionale. Ognuno ha i suoi tempi e i suoi metodi di crescita.

> Gualtiero Cannarsi
Credo che tu abbia ragione, concordo seriamente con le premesse che hai posto. Proprio per questo (non "tuttavia", non "però", segue una consecutiva, non un'avversativa) i due punti fondamentali della mia deontologia restano:
1) se "non tutti siamo sullo stesso piano di comprensione" (parole tue), è impensabile pensare di sacrificare la fruizione di chi ha maggiore comprensione per facilitare le cose a chi ancora non è su quel piano
2) se "non tutti siamo sullo stesso piano di comprensione" (parole tue), non è detto che le persone non possano salire di piano, arrivando a comprende sempre più. Nessuno è nato su un piano di comprensione più alto, perché la comprensione costa fatica, sforzo e impegno per tutti.
3) se "non tutti siamo sullo stesso piano di comprensione" (parole tue), è assolutamente necessario dare a tutti il materiale affinché ciascuno possa fare il proprio (seconda le sue possibilità e discrezione) massimo sforzo per migliorare sé stesso. Ed è proprio tutto qui.
Ti ringrazio. Hai centrato il punto del mio pensiero. Trattare tutti come la fascia bassa del tutto, vuol dire abbassare il livello per tutti. Trattare tutti come la fascia alta del tutto, significa permettere a tutti di migliorarsi. In psicologia si parla di "effetto Pigmalione" (puoi cercarlo), ma secondo me il termine è abusato: in realtà è solo la scelta di innescare un circolo vizioso o un circolo vizioso, che tenda al peggio o che tenda al meglio. Stiamo parlando di cartoni animati, ma è sempre educazione. Ma per dire di cartoni animati, ricordati che Clara non è paralizzata, ma è ridotta sulla sedia a rotelle per una ragione psicosomatica. sarà Heidi a smuoverla, e lei camminerà, senza alcuna miracolosa operazione. tendere al meglio vuol dire sforzarsi. Lo predica anche più o meno ogni religione. E in un mondo in cui si forniranno comode sedie a rotelle per le persone perfettamente sane, solo perché camminare è faticoso, le persone dimenticheranno la gioia di muovere il coppo. La Pixar lo diceva in WALL·E, ed era atroce. Ma si sapeva. E infatti la vita umana andrebbe vissuta ogni giorno come una pratica di sforzo vitalistico, in tutti gli ambiti, tutti. Grazie per avermi fatto scrivere chiare e tonde queste cose. Buona vita a te, amico! :-)

–––

E niente, credo che sia proprio tutto qui. Credo che per vivere si debba sempre vivere "al massimo sforzo", intellettuale prima che fisico, e che la vita sia esercizio e pratica continua, oppure diviene indolenza, sedazione e morte.  Il divertimento è sedazione. Il consumismo è un modello di società basato sulla sedazione. Quindi io credo che in questo sistema in cui siamo ormai credo tutti semplicemente nati e quindi inseriti, si tratti semplicemente di cercare, trovare e esercitare l'intelletto in tutte le occasioni che questa vita ci offre, e gioirne, perché anche l'educazione è un lusso, il benessere fisico e mentale è un grandissimo privilegio, quindi credo che avendolo ricevuto bisognerebbe avere la forza e la dignità di esercitarlo sempre.

Questa è una specie predica laica che feci già una volta a Catania, difronte a persone vive dal vero vivo, parlando dell'evoluzione tra prima e seconda e terza generazione di otakuzoku. I miei studi sulla sociologia della postmodernità da allora sono andati un po' avanti, ma alla fine il punto è sempre questo. La cosa ridicola di MATRIX è che le macchine, nel "mantenere gli esseri umani in stato vegetativo sarebbero "cattive". Ma quando mai? In effetti, per l'attitudine mostrata dall'umanità, quella potrebbe essere una volontaria scelta di vita percorsa dagli esseri umani stessi. In effetti le macchine di MATRIX potrebbero avere attuato lo scenario per il bene degli esseri umani, nel perfetto ma sovraumano rispetto delle leggi asimoviane. Del resto il bene di qualcuno lo si fa anche contro la sua apparente volontà, giusto? Socrate già ne disse, e ogni padre amorevole lo sa. In questo, WALL·E era molto più intelligente. Qualcuno parlerebbe di entropia, qualcuno ne parlò in tema di desideri e disperazioni di fanciulle magiche, ma l'entropia è in noi, è una tendenza di cui noi siamo parte, non in cui siamo immersi. Ad ostacolarla può essere solo la nostra volontà, o men,e o spirito, o anima, perché forse quella non ricade sotto le mere leggi fisiche. Il corpo materico, sì.

Buona vita a tutti gli amici! :-)

 

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On 5/21/2021 at 3:35 PM, Shito said:

E niente, credo che sia proprio tutto qui. Credo che per vivere si debba sempre vivere "al massimo sforzo", intellettuale prima che fisico, e che la vita sia esercizio e pratica continua, oppure diviene indolenza, sedazione e morte. 

 

Bene o male, ho sempre provato ad andare avanti così. Ma non è neanche facile sforzarsi nella vita, sopratutto nella società in ci viviamo, che gli sforzi spesso li vanifica. Diciamo che il vero sforzo è quello che si compie sapendo che è inutile. Dare il massimo sapendo che ciò potrebbe non portare a nulla, o a qualche briciola.

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Sì, questa idea anti-utilitaristica dell'azione umana, rispecchia nel mondo dell'amore per cose l'idea di amore per le persone che il manicheo Battiato mutuò un po' da Gurdjeff, ovvero:

"Non è una cosa facile, amare le persone. Amare vuole dire non aspettarsi niente indietro, se uno si aspetta una cosa non è più amore. È quel dare senza neanche farsene accorgere. Allora sì che ha senso."

Che è esattamente quello che ho iniziato a pensare per conto mio quando 18 anni fa qualcuno mi fece capire cosa significhi amare. Chiaramente fino a prima di allora non riuscivo neppure a capire a fondo certi discorsi sull'amore che mi faceva mia madre, poi forse un pochino sì.

In compenso, nella mia personale tendenza a "fare tutto per il nulla", ovvero fare tutto il proprio meglio, con il massimo sforzo, per il puro senso di farlo nel modo che si sente essere corretto e giusto, si rispecchia da sempre questa stessa visione. Ho la presunzione di credere che anche Takahata Isao fosse così, sul "lavoro". La libertà che nasce dalla percepita non-necessarietà delle cose. E nell'amore è lo stesso, credo. Amare senza avvertire il bisogno di essere riamato, che è la stessa cosa che diceva Battiato espressa con altre parole. Non sto dicendo che l'amore debba essere un cinico autocompiacimento di abnegazione, no: è ovvio e giusto che essere riamato da chi si ama è una cosa meravigliosa, ma questa cosa meravigliosa non può essere né la causa movente né il fine dell'amore. Ovvero: non è per il bisogno di essere amati che si può amare. In entrambi i casi, a quel modo l'amore si ridurrebbe a un utilitarismo piuttosto gretto fatto di bisogni, servilismi, pretese, rivendicazioni e captatio benevolentiae.

Allo stato attuale (e già da un bel po') credo che l'innamoramento sia una conoscenza che desidera conoscenza, mentre poi l'amore sia una comprensione che desidera comprensione. Vale per le persone, ma anche per le cose, secondo me.

Per le persone soprattutto, la conoscenza e la comprensione portano al desiderio di prendersi cura dell'altro. Non si tratta di una mera "preservazione", ma anche di un desiderio di realizzazione dell'altro.

In questo senso, e mi vengono in mente La cura (sempre di Battiato) e poi il CODE_LIFE in il tempo di EVE, credo sinceramente che l'amore sia il più eroico, titanico atto di umana ribellione contro l'ovvia amoralità della natura. Altro che l'affermazione del proprio libero arbitrio tramite la scelta deliberata della morte (suicidio), puah! Anche questo lo penso già da un pochino.

Soprattutto in questa fase della mia vita credo infine che l'amore reale sia una sorta di pratica ascetica laica quotidiana e costante, fatta di devozione e dedizione e assoggettamento del sé e del proprio bene all'altro e al suo bene.

Edited by Shito
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Oddio, alla fine Fuyutsuki era anche un rosicone (specie nella versione di Sadamoto), ma no: l'amore non è l'ammirazione, l'amore è l'esperienza di amore reale. Questo lo capivo anche da ragazzino. Direi che l'innamoramento può esistere nel singolo, ma l'amore reale è sempre esperienza di coppia reale. L?etica che cercavo di tratteggiare è infatti un'etica interna al rapporto di coppia, non del singolo solo che dalla distanza pensa all'innamorata. :-)

Edited by Shito
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Beh io ho sempre visto Fuyutsuki innamorato, che rosichi ci può stare siamo uomini non macchine. E comunque se parliamo di amore totalizzante nel dare senza richiedere nulla in cambio allora non c'è niente di più puro di chi ama pur sapendo di non essere ricambiato. Mi pare sminuente non considerarlo solo perché non si realizza. 

 

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Nel rapporto di coppia subentrano forze inconsce e non che sono trascurabili nell'amore unilaterale. Quindi meglio considerare "the real deal" anziché una cosa senza vera interazione. Meglio cercare di fare le cose nel mezzo della tempesta che seduti sul divano, parlando con una metafora.

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Ti ricordo che Fuyutsuki nel manga NON ha detto a Gendou che Yui è rimasta nell'UNitàPrima per sua scelta e disegno, anche se lo sapeva, anche se vedeva Gendou morire di dolore, ma "volevo avere una cosa tua soltanto mia".

Anche Fuyutsuki, da bravo accademico, è un vero pornobebé d'antan. XD

Nell'anime invece gliel'aveva detto. O forse no. Ah, no, invece sì. Ooops, dimenticavo: è l'anime. XD

 

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1 hour ago, Godai said:

 E comunque se parliamo di amore totalizzante nel dare senza richiedere nulla in cambio allora non c'è niente di più puro di chi ama pur sapendo di non essere ricambiato.

Non ci siamo capiti. Per come sto definendo l'amore, tanto fisico quanto intellettuale, è un rapporto di due persone, non è la proiezione mentale di un "innamoramento". L'amore in questo sento non è "quel sentimento puro e intenso di devozione", quello può essere chiamato in tanti modi, come "adorazione" o quel che vuoi.  Io stavo cercando di riferirmi a quell'altro specifico tipo di sentimento tra due persone che instaurano e vivono un certo tipo di rapporto biunivoco.

Per me si tratta di una questione linguistica. Come dire che per fare fare una partita di tennis bisogna essere in due, il tennis è uno sport di coppia. Tirare la pallina contro un muro non è tennis, per come si definisce il significato del significante "tennis". :-)

Edited by Shito
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Disse Battiato, con notoriamente una bellissima donna che gli voleva bene, un matrimonio lungo una vita, condito da anni di convivenza.

 

Le sue canzoni sono molto belle eh, ma a me ha sempre dato l'impressione di una persona profondamente sola, le sue parole quelle di uno che è stato poco riamato. Forse mai, forse che non è stato in grado di farsi riamare. 

 

https://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/12/01/news/battiato_io_mai_innamorato_che_bello_dormire_da_soli-47816610/ (trovato a caso dopo aver deciso di scrivere questo post. Ma era una cosa che nelle sue canzoni si sentiva... Prima di andare a far proselitismo con l'idea di amore si dovrebbe parlare onestamente di quel che si è raccolto nella vita).

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Qui sotto un'altra lettura interessante su quello che anche io chiamo "il mio nichilismo" (in realtà una citazione trasversale a Natsume Souseki, ma penso sempre a Takahata Isao), in totale barba alla grettitudine di tutto l'esistenzialismo di cui fino anche a Kojeve, persino per come ce lo riporta Azuma Hiroki, nella sua lettura pur brillante della "Fine della storia" e dell'umanità e dell'umano di cui Hegel, ovvero una sorta di definizione per opposizione sociale, che è – ancora una volta – adolescenzialità (maschile, tipicamente):

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/musicaemistica/medbat.htm

Quote

 

«Medito tutti i giorni, all’alba e all’imbrunire». Dice proprio così, all’imbrunire, usando questo termine arcaico che trasmette un senso di calma e al tempo stesso di malinconia. Una parola svincolata dall’orologio frettoloso degli uomini, ma legata al trascorrere del tempo solare, delle stagioni, del vento, della pioggia e del mare che Franco Battiato vede in lontananza dalla sua casa sulle pendici dell’Etna dove migra in primavera fino all’autunno. Il resto dell’anno lo passa a Catania, con qualche puntata a Milano e Londra, per lavoro e per prendere una boccata di aria metropolitana. Perché Franco Battiato è un mistico ma non un eremita. È uno che del mondo moderno ha deciso di prendere solo la parte che gli interessa. Lo vorremmo fare tutti, direte voi. Ebbene sì, ma non è così semplice. Spiritualità, ascesi, visioni, purezze interiori, tutti gli spunti mistici che ritroviamo nella sua musica non sono lì per caso. Il percorso di ricerca interiore di Battiato, adesso cinquantanovenne, diventato famoso con La voce del padrone (1981), primo Lp in Italia a toccare il milione di copie, affonda le sue radici lontano.

«La mia è una meditazione personale. Negli anni ho letto e raccolto tutte le indicazioni possibili. Poi ho scelto la mia linea personale. Medito dai quaranta ai cinquanta minuti. [...] Scoprii per primi i mistici indiani: Yogananda, Aurobindo. Poi sono passato al buddhismo, ai sufi, e soprattutto, fondamentale, al sistema di Gurdjieff. Maestri ne ho avuti tanti. Tra i nostri occidentali Santa Teresa D’Avila, Giovanni della Croce e poi tutti i padri del deserto, Sant’Agostino. Ho iniziato da autodidatta. Ho imparato a ordinare il disordine, a non disperdermi. Dice Gurdjieff: “Il tempo è prezioso, non sprecarlo per cose che non siano in rapporto con la tua meta”. [...] Ho iniziato per necessità, per problemi esistenziali. Una persona a un certo punto della vita si ferma e cerca di capire: perché fai così? Avevo 24 anni. La politica non mi ha mai interessato. Con il movimento non ho mai avuto contatti. Ho ancora un senso di notevole sgradevolezza se ripenso alle occupazioni, alle aule magne con molti che poi ho scoperto terroristi. Già allora avevo capito che si impegnano molte più energie nelle faccende effimere che in quelle serie. Con il tempo ho scoperto che aumentando un certo tipo di sensibilità si è più vicini alla gente, ma da lontano. È una strada che anche mostrandoti che sei – miserabile – ti porta ad accettarti e correggerti. Fin da giovane ho sempre avuto grandi sospetti verso quelli che se la prendono sempre con qualcun altro e mai guardano a se stessi.»

 

Per me "imbrunire" è un termine normalissimo e di uso comune, ma ok. Buffo che l'intervista fosse stata pubblicata proprio su Vanity Fair. A me da piccino il testo e il significato della canzone e dell'espressione "vanità di vanità" piaceva molto. Ma non avevo ancora collegato "il paese delle meraviglie" di cui Lewis Carroll al "mercato dei folletti" di cui Christina Rossetti. Ora le chiamano "adventures in bordeland", mi pare, intendendo forse quello che il DSM chiama "bordeline disorder", suppongo. Scary shit.

Ma fuori citazione per voi:

 

Con la meditazione lei è riuscito a lasciare la sua zavorra?

«Io ci provo. Più in alto vai più la materia si fa leggera, più hai la percezione di mondi delicati e sottili. Devi lasciare fuori le grossolanità e un certo genere di pensieri. Alcune sensazioni, un litigio, una guerra contaminano e i tuoi sentimenti sono tirati giù, verso il basso».

Però il basso esiste.

«Il sociale come luogo comune non mi interessa, invidie e gelosie sono mondi che se non si riesce a eliminare almeno si deve cercare di controllare. Paul Valéry ha scritto una pagina di indimenticabile bellezza sulla competizione tra gli uomini. Il competitivo ha bisogno dell’altro, da solo non è nessuno».

 

Ossia, pure:

 

Timidamente, concordo.

 

Edited by Shito
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Il 24/5/2021 Alle 16:35, Shito ha scritto:

Non ci siamo capiti.

Ti ho capito, non siamo d'accordo. Semplicemente, se partiamo dal presupposto che amare è donarsi completamente senza aspettarsi altro allora prescinde dall'essere ricambiato o meno. 

Poi io sono molto più gretto e terra terra e misuro l'amore come la capacità di sopportare i difetti dell'altro soprattutto dopo tanti anni insieme quando della passione iniziale (l'amore che strappa i capelli è perduto ormai...) rimane poco e subentra la routine e la stanchezza ( Cominciano i silenzi della sera
Inventi feste e inviti gente in casa
Così non pensi almeno fai qualcosa
Si, d'accordo ma poi.
Tutto il resto è noia)  

Non so neanche se siamo fuori topic ormai.

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1 hour ago, Godai said:

Ti ho capito, non siamo d'accordo. Semplicemente, se partiamo dal presupposto che amare è donarsi completamente senza aspettarsi altro allora prescinde dall'essere ricambiato o meno.

Sì, non siamo d'accordo. Che va benissimo (e come topic starter non mi curo di off topic, lol). Però ricorda: non si può fare un dono a chi non vuole riceverlo. Quello non è amore, diventa molestia. Alcuni lo chiamano "stlaking", il nostro codice pensale invece, essendo grazieaddio ancora un filo più serio dei blog dei top influencer very fashionable lo chiama "atti persecutori". Per fare un dono, bisogna che qualcuno lo riceva. Oppure, anche evitando risvolti legali, è quanto meno solipsismo, no?

Edited by Shito
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La vera domanda è: si può essere innamorati di qualcuno/a che non contraccambia neppure per nulla...

Tipo la paura di essere rifiutato, o cose simili. è una cosa che non ho mai provato, del tipo se scatta la scintilla si sente. Altrimenti non è amore ma altre cose: voglia di sesso per un uomo, voglia di non essere scartata per una donna, cose del genere.

Quindi credo che fintanto che sei sano di mente il problema realmente non si pone.

Se ami senza essere ricambiato, o sei pazzo (e può essere perché la solitudine genera mostri), o lei te lo sta facendo credere ma non ci sta perché non gliela fa a concedersi, e allora sei solo fesso/inesperto ^^

 

Sui rapporti a lungo termine non so: credo sia un accettarsi a vicenda, ove non direi neppure che si tratta di accettare i difetti ma proprio la persona in toto. E accettare anche se stessi, i rapporti che ho visto finire e ne conto un bel pò ormai sono sempre stati dovuti ad uno dei due partner che non accettava alcuni punti del suo essere e del suo vissuto e per ciò si rendeva insopportabile o giù di li.

 

*** sul discorso di li, chiunque ha lavorato in un ambiente di alta professionalità dove se il collega non è necesseriamente intelligente di sicuro non è neppure particolarmente ritardato ti confermerà che il grado di tenuta emotiva di una persona dipende in parte dal suo intelletto in parte da quanto la vita lo abbia frustrato e ferito. Si vede dagli sguardi, dal tono della voce, etc. L'intelletto in tal caso non protegge dalla pazzie in modo raziocinante, aiuta ad elaborare il dolore e fa si che il dolore non porti alla pazzia. :)

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40 minutes ago, Nn said:

La vera domanda è: si può essere innamorati di qualcuno/a che non contraccambia neppure per nulla...

Almeno per come io concepisco e definisco l'innamoramento, questo assolutamente sì. Ovviamente dipende dalle persone.

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Credo ci si possa realmente innamorare di qualcuno - ove per realmente intendo essere realmente attratti da quella persona piuttosto che da esigenze personali che l'immagine che ci siamo ricostruiti di tale persona soddisfa, tutto in ottica masturbatoria solipsistica beninteso - solo se tale qualcuno accetta di farsi conoscere. Il che va da confidenze a mostrarsi lati della sua personalità, in banali conversazioni, uscite insieme etc.

Per questo dico, non ci si può innamorare da soli... perché ci si innamora di ciò che si conosce, ed una persona si deve lasciar conoscere. Al pù è : chissa lei/lui forse potrebbe piacermi, oppure fintanto che la/lo conosco mi piace. Diversamente è pazzia, ancor prima che reato. Lo stalking nasce infatti come a danno di personaggi pubblici, che ci si illude di conoscere. L'atto persecutorio è più quello dell'amore tradito, ed in genere era femminile perché etologicamente è una donna che si concede nel fiore della sua giovinezza, e non può più rifarlo, una volta data a uno, non la può ridare ad un secondo. La giovinezza intera, non solo la verginità fisica. L'esempio tipico è Medea.

Credo sia il motivo per cui i soggetti vittime di pedofilia o rimangono innamorati di chi li ha usati (mi viene in mente Tiger Tiger) o più spesso sviluppano un odio profondo. Al di la dei mezzi con cui qualcosa si prende, quel qualcosa è stato comunque preso. Se è preso tramite inganni, bugie, giocando sull'ingenuità non cambia comunque la sostanza, al più è benzina per un odio che avverrà con la successiva presa di coscienza. La dinamica attuale di femminicidi e stalking la vedo più che altro ad opera di uomini disperati, su donne attempate o comunque vissute, ovvero quando non ce ne sarebbe neppure il senso. Appunto per una dinamica di tipo solipsistico/masturbatorio che delineavo sopra.  In ciò non vedo spazio - nella realtà - per un amore dalla distanza tipo Fuyutsuki-Yui, neppure per un rosicamento profondo se non di natura solipsistica.

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15 hours ago, Nn said:

Credo ci si possa realmente innamorare di qualcuno - ove per realmente intendo essere realmente attratti da quella persona piuttosto che da esigenze personali che l'immagine che ci siamo ricostruiti di tale persona soddisfa, tutto in ottica masturbatoria solipsistica beninteso - solo se tale qualcuno accetta di farsi conoscere. Il che va da confidenze a mostrarsi lati della sua personalità, in banali conversazioni, uscite insieme etc.

Infatti io dicevo che "l'innamoramento è una conoscenza che desidera conoscenza" (l'amore invece "una comprensione che desidera comprensione"). :-)

Hai ragione nel dire che, anche per l'innamoramento, dev'esserci una conoscenza reale, il che già compete a un ambito di realtà di due. Senza di questo, concordo appieno, si avrebbe solo una solipsistica proiezione metanarrativa dell'altro, una cosa tipo "my waifu", che non è neppure innamoramento reale, certamente – si potrebbe forse parlare di "adorazione".  Tuttavia, è anche possibile che una conoscenza (reale) tra due persone sfoci in un forte innamoramento (reale) da un lato, ma non sia ricambiata su quel piano dall'altro – non potendosi quindi trasformare in "amore", un diverso piano in cui l'esperienza comune diviene ben più profonda e anche concreta del precedente stadio di "innamoramento".

Ovviamente i personaggi di anime fatti da otaku sono puri idealismi proiettivi e metanarrativi. La differenza tra Anne dai Capelli Rossi e Asuka dai Capelli Rossi è che la prima è un personaggio pensato da una donna e trasposto in animazione da Takahata Isao, la seconda è un'insieme di proiezioni nevrotiche e libidiche di Anno Hideaki, come il suo collega colto Yamaga Hiroyuki ebbe così magistralmente a mettere alla berlina.

Edited by Shito
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Scritto su un forum funziona quel che dici, nella realtà non si da conoscenza reale senza reciprocità...

Mi spiego si va per passi, come dire non si può conoscere una e poi lei è indifferente. Ho trovato sempre veritiero, al di la dei molteplici e facili umorismi, il modo biblico di parlare della conoscenza come fare sesso. Credo sia una realtà profonda e verissima. Davvero una della scelte lessicali più ispirate (diversamente dal tuo uso di metanarrativo sconfessato pure dai dizionari, ma vabbe capisco il dialetto a volte, posso capire anche un uso bizzarro dell'italiano. Chiusa qui la parentesi scherzosa).

Ora il punto è come ci si può innamorare dalla distanza... il minimo della conoscenza reale credo sia essere andati a letto almeno 1 volta con una ragazza, il che presume che lei acconsenta. Perché che si voglia svilire o meno l'atto sessuale è comunque il momento in cui si tenta di gettar giù la maschera, almeno un pò, anche per reazione inconscia.

 

Quindi sicuramente un attrazione può non essere reciproca, ma dato che l'attrazione si nutre di conoscenza lo scarto tra i due non può che essere piccolo, perché la conoscenza che alimenta l'attrazione è dall'altro concessa. Sembra cervellotico ma non lo è.

Per il resto tornando a Battiato credo la tua lettura - e mi conferma il modo in cui sei stato letto - è abbastanza deforme. Ovviamente ogni gesto d'amore nasce per moto spontaneo, senza aspettarsi nulla in cambio. Altrimenti sarebbe grettezza, commercio, cosa di mammona volendo continuare con le citazioni bibliche.

 

Tuttavia Battiato parlava del singolo gesto, e di un generico amare le persone. Dunque tanti singoli gesti. Non amare senza essere riamato, una vita intera semmai. Quello è alimentare la pazzia dell'altra implicato in quella folle partita a tennis, altro che struggimenti adolescenziali. Ben peggio.

Chi vede tanti vecchi tutti i giorni sa che quelle pazzie non passano per la testa a nessuna donna, a nessun uomo. In genere sono contenti di aver passato una vita insieme... Tipo: sa io e mio marito, siamo insieme da tanti anni. sono 50 ormai e via dicendo. C'è molta dolcezza e tenerezza. Nulla di titanico, nulla di eroico. Quello può esserci all'inizio forse, nel vincere le difficoltà pratiche ma poi... Tranne si sia particolarmente disgraziati sono anni e anni di quotidianeità, condita da piccole tenerezze che sono l'amore, credo. Davvero nulla di titanico.

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Concordo che la "conoscenza" biblica in senso carnale sia una formidabile variazione semantica del lemma. Del resto, ho anche sempre inteso che "spezzare il pane" intendesse l'idea di "condividerlo", ovvero non "spezzarlo", ma "spartirlo". In epoca passate ma non perdute (in senso proustiano, indi "non dimenticate") mi interessai un pochino a un po' di esegesi e filologia biblica. Perché da piccolo mi arrabbia che "fructus ventris tui" venisse "adattato" (pfff) come "frutto del SENO tuo". Avrei capito "grembo", tutt'al più, ma senza dubbio avrei scelto la crudezza di "frutto del ventre tuo". Piccoli apostoli crescono, letteralmente, nevvero?

Siamo molto d'accordo sulla gradualità che segna lo stringersi di un interesse in attrazione in infatuazione in innamoramento in amore reale. Vedo anche io un gradiente. Tuttavia:
 

Quote

Quindi sicuramente un attrazione può non essere reciproca, ma dato che l'attrazione si nutre di conoscenza lo scarto tra i due non può che essere piccolo, perché la conoscenza che alimenta l'attrazione è dall'altro concessa. Sembra cervellotico ma non lo è.

Non mi sembra cervellotico, a me sembra semplice e anzi abbastanza ingenuo - perché sconfessato dalla realtà immanente. In qualsiasi momento del processo di "avvicinamento graduale" che dicevamo, ed eravamo d'accordo, può capitare una divergenza, un idiosincrasia - ovvero che gli intenti di uno non siano più comuni all'altro. Ovvero che l'uno continui a desiderare maggiore conoscenza,a e vicinanza, e l'altro no – anzi al rendersi conto dell'altrui desiderio si senta piuttosto di fermare il processo, di invertirlo persino, quando non di troncarlo del tutto. Sono cose che succedono comunemente, sin da bambini. Nella mia insignificante infanzia (ma proprio infanzia) mi capitò un paio di volte, credo. O forse una sola, e l'altra volta capitò a un mio amichetto. Una forte simpatia, una stretta amicizia, una vicinanza che inizia ad approfondirsi perché ci si trova proprio bene a passare tempo insieme, a parlare e raccontarsi e conoscersi, ma questo fa evolvere l'interessa in innamoramento da un lato, dall'altro no - da cui una subitanea ritrosia. Nulla di inedito, né di strano, né di drammatico, direi.

 

Quote

Tuttavia Battiato parlava del singolo gesto, e di un generico amare le persone.

Dissento fortemente. Se lo ascolti nella sua voce– spero – ti sarà chiaro che lui sta parlando in forma impersonale di "amare le persone" come di "amare una persona". Non che Franco Battiato sia il Verbo, si capisce. È stato solo un'altra persona che talvolta ha espresso il suo personale pensiero, tanto quanto me o te.

 

Quote

Non amare senza essere riamato, una vita intera semmai.

Concordo fortemente che NON parlasse affatto di questo, ma parlasse di amare realmente (quindi ricambiato) una persona, eppure in quel modo. Direi che questo era il punto di distanza tra me e Godai, mentre tu questa distanza di lettura tra me e te la stia fabbricando.

 

Quote

Davvero nulla di titanico.

L'incedere della postmodernità rende realmente titaniche le cose che erano più normali, e normalizza molte  cose che erano (e credo ancora siano) del tutto aberranti. Anche questo lo si vede distintamente nelle strade come nei bar come nei salotti. Purtroppo. Ma dispiacersene non ne cambia la realtà. Né aiuta a conviverci.

 

(ma davvero l'esplosione atomica all'inizio era nel video ufficiale? Perché se sì, wow!)

(peccato per i congiuntivi mancati nelle oggettive dell'incertezza, ma oh - quando i bambini fanno "oh"...)

(ammetto che nelle mie orecchia "piccione" fa rima anche con "accattone", specie al verso della fiducia a chi tira il pane, ma ancora: oh.)

Edited by Shito
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Mah concordo si, è proprio nella gradualità che si evitano grandi amori non corrisposti, questo era il punto

 

Sul resto nell'intervista, non ne La cura, credo Battiato si riferisse a singoli gesti. E una mia opinione, non verificabile, neppure importa se veritieria in fin dei conti.

 

Sul titanico invece dissento, credo la maturazione si abbia proprio quando si riesce ad accettare la banalità, nullità, naturalezza dello starsi accanto, quasi l'obbligatorietà. e credo che sia una cosa connaturata dunque facile.

Piuttosto è titanico, almeno per ora dato che ci siamo evoluti migliaia di anni su quella falsariga di stabilità degli affetti, il modo di fare attuale. Quello si che è oltraumano. Infatti credo che nonostante tutto durerà poco. Non è neppure ancora iniziata del tutto, deve ancora estinguersi e morire la generazione / le generazioni passate.

 

Dalla Treccani:

titànico1 agg. [dal gr. τιτανικός, der. di Τιτάν -ᾶνος «titano»] (pl. m. -ci). – Dei Titani: la stirpe, la progenie titanica. In senso fig., possente, gigantesco, riferito a opera o azione che sembra trascendere le forze e le possibilità umane: uno sforzo t.; un’impresa titanica. ◆ Avv. titanicaménte, in modo titanico, da titano.

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È strano, citi un dizionario ma sembri non saperlo leggere. Al di là della capziosità lessicale, mi pare siamo d'accordo. A parte le speranze che ti invidio. Ma la tarda età non mi concede simili ottimismi. Invero neanche la tenera me ne concedeva, ma d'altronde si dice che i capricorni nascano vecchi.

Edited by Shito
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