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"Dolcetti o folletti", ovvero: la risposta di Yamaga Hiroyuki?


Shito

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PARTE-0: Introduzione in itinere

 

Dopo il thread sul cinema e il messaggio di Takahata Isao, giustamente è anche ora di affrontare il "Takahata della GAiNAX", ovvero Yamaga Hiroyuki.

C'è davvero una bella equazione di rapporto, ovvero:

Takahata : Miyazaki = Yamaga : Anno

Per Takahata avevo fatto un po' un excursus sulle sue opere a marchio Ghibli.

Per Yamaga bisognerebbe partire da Ooritsu UchuuGun, l'idealismo sinanco formalista che è, in buona sostanza, la mente dell'otakuzoku. La religione, il bisogno di visione e di frattura, l'immobilismo e l'azione, lo stupro della vergine, qualcuno penserebbe a Bergman.

Ma no. Per parlare di Yamaga Hiroyuki basterà dire, una volta sul serio davvero, di Abenobashi Mahoushoutengai.

Ebbi il piacere di cenare con Yamaga Hiroyuki (e Takeda Yasuhiro) a Roma, in un ristorante che si chiama(va?) "Il Pinocchio", credo nel 2003. Ne sono quasi sicuro. Stavo proprio per dedicarmi ad Abenobashi, che ai tempi era recente, ma ancora non lo conoscevo. Yamaga per me era "il regista di Honneamise" e Takeda era nessuno, perché io ero ignorante e stupido. Con tutto che ero patetico, ci trovammo più di un po', e i due ospiti si stupirono che ricordassi le voci di alcune comparse di certi loro prodotti, o sapessi di Cordwainer Smith per il Jinrui Hokan Keikaku, o altre cose sin troppo "otaku". Finì con un invito personale presso di loro che non ho mai esercitato. Certo a pensare che era QUINDICI anni fa mi gira la testa, penso alle tre Noriko e mi viene il magone, ma poi almeno per il capodanno 2007 ad Abenobashi ci andai davvero. Restava una sola viuzza del vecchio quartiere commerciale, c'era ancora la vecchia insegna "AbenoGinza". A quel tempo credo che ormai il senso della serie l'avessi capito.

Ma fu quasi un'epifania quando capii che la frase scolpita sulla base della statua lignea di Billiken, la divinità in vetta alla Tsutenkaku, non è solo, come molti credono, "THINGS AS THEY", perché in realtà gira su tre lati, e nel suo toto è: "THE GOD OF THINGS AS THEY OUGHT TO BE".

 

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(Questa è la statuetta considerata "originale", ovvero deificata, che si conserva sulla Tsutenkaku. I piedi sono consumati perché la tradizione vuole porti bene grattarli.)

 

E dunque, come finiva il mantra onmyoudou del demonietto per Arumi e Sasshi? "Che ogni cosa esista come deve!" ( Subete ga aru youni aren! ). Da cui l'epifania che dicevo.

Ma non ho ancora capito cosa c'entrino le porte scorrevoli d'alluminio.

E qui chiudo la parte meta-otaku del post, che continuerà in follow-up, infine, sugli annunciati contenuti comunicativi della serie e dell'autore.

Dopo i folletti, i dolcetti.

That's right - Mh-mh.

Edited by Shito
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  • 4 weeks later...

No, no, il semplice rimando è quello. Bingo! Semmai resta da chiedersene il senso. Non so cosa ne pensi tu, ma io credo che "treat or goblins" sia una variazione, non so se intesa o erronea, di "trick or treat", quindi da "dolcetto o scherzetto" a "dolcetti o folletti".

 

In fondo, è quello che fa Sasshi, e Arumi con lui: alla ricerca di un prolungamento della loro "dolce vita" di felici bimbi di quartiere, saltano da folletto in folletto, e folleggiano, ma alla fine è solo un trucco, un inganno.

 

La domanda e la risposta sono sempre intorno a questo punto di crescita.

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Shall we? - Yeah.

(a.k.a. ogni promessa è debito)

 

Ok, si diceva di Yamaga Hiroyuki.

 

Il regista più intellettuale che la GAiNAX abbia mai avuto, a mio dire. A mio dire di ora, però, perché quando lo ebbi dinanzi a me, a condividere il desco, non l'avrei detto, non l'avevo capito. Me misero.

 

Come Takahata Isao, Yamaga Hiroyuki è un regista puro – non un  animatore. Yamaga Hiroyuki è uno che usa l'animazione, non fa l'animazione. La differenza sta tutta lì, alla fine.

 

Dunque, Abenobashi Mahoushoutengai.

 

PARTE-1: incominciamo con i mea culpa.

 

"Abenobashi Mahoushoutengai" NON vuol dire "Abenobashi - il quartiere commerciale di magia". Così sarebbe un'apposizione pura, ovvero come se 'Abenobashi' fosse il nome del 'quartiere commerciale'. Non è così. In realtà è un'apposizione GENITIVA, ovvero il titolo significa: il quartiere commerciale magico DI Abenobashi. Abenobashi NON è il nome del "quartiere commerciale", è il nome di UN quartiere/distretto di Osaka che CONTIENE un "quartiere commerciale" (shoutegai). Che dire? Ai tempi sbagliai, non riuscii a capire. Ci provai, perché il dubbio l'avevo eccome, ma niente. Al tempo (credo il 2002 o giù di lì) non mi aiutò abbastanza Internet, né i traduttori madrelingua coinvolti nella lavorazione (più d'uno). Nisba.

 

Capii solo quando andai a Osaka, a visitare quei luoghi.

 

Nella zona meridionale di Osaka c'è un quartiere antico, retrofuturistico, che si chiama ShinSekai - nuovo mondo (sì, NEO·GEO). Qui c'è la torre simbolo di Osaka, ovvero la Torre Tsutenkaku, all'ultimo piano della quale è contenuto il sacrario di Billken, "il dio delle cose come devono da essere". ShinSekai è un quartiere pittoresco di intenso stampo yakuza, che vanta sale giochi vecchie con giochi vecchi, sale da pachinko vecchie, sale da gioco più o meno d'azzardo ma molto vecchio, cinema porno vecchi con film porno vecchi, negozi e ristoranti vecchi. Alcuni sono celebri: Zuboraya, famoso per il "tecchiri" (delicatezza di fugu, a.k.a. pesce palla - che è anche il simbolo dell'esercizio), nonché i tradizionali "kushikatsu", spiedini di frittura varia da intingersi in vasetti di salsa lerci e condivisi. Lì vicino per qualche tempo hanno aperto un parco dei divertimenti urbano che si chiamava FESTIVAL GATE, che era un tentativo di riqualificazione della zona, e il tentativo fallì. Nel 2007 (ma il 3 gennaio, eh!) era già chiuso. Lì vicino c'è il tempio Shiten'ouji (Shi-Ten-Ou = "I tetrarchi divini", per chi ama Final Fantasy 4 che pure ho adattato io in versione "advance"), e sempre lì vicino c'è anche lo zoo di Osaka (zoo = doubutsuen, ovvero "giardino degli animali", ma "animale" in giapponese è "doubutsu", ovvero "cosa che si muove", letteralmente). Anche lì bisogna andare, e vedere una iena che gira impazzita in una gabbai 2x2m accanto a una bella targhetta "approved by WWF" che fa fiero sfoggio di sé, e bisogna vedere le scritte ufficiali tutte in dialetto di Osaka, e sentire l'audioanimatrone scrostato di Biancaneve BIONDA che parla pure lei in dialetto di Osaka, e così si inizia a capire come mai Tezuka Osamu fece Jungle Taitei - un po' come vedendo il Takarazuka Kagekidan si capisce un po' di Ribbon no Kishi, ma ok. A sud dello zoo c'è il sobborgo chiamato "Doubutsuen-mae", ovvero "Dinanzi alla Zoo", in realtà un sottopassaggio di un grosso nodo ferroviario. Le stazioni vicino agli zoo devono portare male, come Christiane F. ben sa, perché anche qui la zona è la zona di spaccio, transessuali di strada, prostituzione e delinquenza affiliata. Andando oltre c'è il quartiere Abenobashi. Ovvero Abe-no-Bashi = "Il ponte di Abe". Era un quartiere vecchiotto e nel 2006 era in piena ristrutturazione urbana, un enorme cantiere. Dentro a questo quartiere c'era un vecchio distretto commerciale di tipico stampo Shouwa, ovvero fatto di viuzze rigorosamente coperte a mo' gallerie e fitte di piccole attività a conduzione familiare. Quando ci sono arrivato ne restava, come dicevo, una sola strada periferica, con ancora l'insegna "Abe no Ginza". Poi, andando ancora più a sud c'è un altro quartiere, che si chiama invece Abenosuji (Abe-no-Suji = la linea/direttrice di Abe). In quest'ultimo quartiere c'è un tempietto piccolo piccolo incastonato tra i palazzi che si chiama Abe no Jinja, il Tempio di Abe, che è un tempietto shinto dedicato ad Abe no Seimei, una figura storica risalente all'epoca Heian. Abe no Seimei fu un onmyouji di corte, ovvero un divinatore ufficiale, un chiaroveggente, un magus, e per i tempi uno "scienziato". Potremmo dire che l'onmyoudou ("la via dell'onmyou") era un po' come l'alchimia orientale, ai tempi, e dico "orientale" perché ai tempi quanto di colto c'era in Giappone aveva radici cinesi.

 

Ci sono stato, al tempietto di Abe no Seimei. Per trovarlo c'ho messo una vita. Non lo conosce nessuno o quasi, in genere bisognava puntare sui vecchietti per avere qualche speranza di ricevere un'indicazione vagamente corretta. Però, se avete visto la serie animata da cui il titolo di questo topic, più o meno avete visto anche voi tutti i luoghi che ho sin qui citato. Precisamente riprodotti.

 

In compenso, allo zoo, il bimbo d'età prescolare era dinanzi ai leoni ma guardava me con gli occhi strabuzzati. Il padre, giovane, era imbarazzato e non sapeva che dire. La madre, più indietro e con l'altro neonato sul petto, era interdetta e attendeva gli eventi. Rompo il silenzio parlando in giapponese, tra lo stupore generale: "heh, kekkyoku... ichiban henna no doubutsu ha, gaijin da." ("Heh... alla fine, l'animale più strano di tutti è lo straniero"). Il papà ride, la madre tira un sospiro di sollievo, tutto il mondo è paese. Ma ognuno è del paese suo. Soprattutto a Osaka sud.

Edited by Shito
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PARTE-2: ripartendo dal vero.

 

Rischio di sembra pedante, in verità temo di finire a esserlo sempre o quasi sempre. Ma magari provate a seguirmi. Potrebbe valerne la pena. Non so se sarà possibile.

 

 

Ora, vi giuro, vi giuro con tutto il cuore in putrefazione che ho, che prima di mettere piede, e poi tornare, e tornare più di qualche volta in questi luoghi io non riuscivo a cogliere niente. Magari è una cosa tutta mia, sono lento io, sono tardo io, mentre voialtri che leggete (?) siete in gamba e lesti di cervello e sensibili di sentimento, ma io davvero percepivo poco e nulla.

 

La sigla di Abenobashi Mahoushoutengai credo sia al 99%, se non proprio al 100%, fatta con immagini rimontate del primo episodio della serie. Chi se ne frega? Non staremo mica qui a fare i critici della tecnica di un cartone animato, vero? No, infatti. Chi mai dovrebbe fregarsene, in un mondo di persone sane di mente? Solo, quell'episodio è uno schianto. In molti sensi che vorrei farvi cogliere — qualora già non ci foste riusciti da soli, e allora forse dovreste voi illuminare me su così tante cose, ma davvero, davvero si può descrivere un sentire, una sensazione? Una sensazione si prova. Se la si traduce in parole, o chi le ascolta conosce la sensazione, perché l'ha provata, e la lettura della descrizione rievoca in lui la sensazione, oppure di certo non potrà provarla dal nulla, dall'inerte sfilza di lettere parole frasi su cui corrono gli occhi. La fantasia non crea nulla, ricombina soltanto ciò che nell'animo di ciascuno è stato introdotto dai sensi. La comunicazione descrittiva è un inganno, una fandonia. Quindi, chiamatemi ingannatore, vituperatemi, ma ci provo. E poi so che qualcuno tra i lettori da quelle parti c'è stato (diceva Nabokov che non si può capire Joyce senza essere stati a Dublino, e solo ora capisco davvero, infatti).

 

La sigla di testa di Abenobashi Maoushoutengai, dolcetti o scherzetti, parte dal vero. Guardatela di nuovo.

 

Il vero sono i nostri tempi. La postmodernità.

 

L'attacco è quindi quello di una canzone hip-hop, e si parte dallo spazio. Non siderale, subito fuori dall'atmosfera del nostro pianeta, in orbita. Uno space shuttle si staglia sulla Luna, uil richiamo a 2001 A Space Odissey è forte, ma anche se questo è un cartone animato qui stiamo approcciando una "normale" una stazione orbitante: ora non è più un film, è realtà. Pensateci.

 

Intorno ai dodici secondi la telecamera scende a terra (Terra), in Giappone, e trova un terreno di costruzione. Siamo ad Abenobashi com'era nel 2002 circa. Tutto "sbancato". Ristrutturazione urbana. Un sobborgo che sembra raso al suolo, e lo era praticamente stato davvero, dico raso al suolo, poco più di cinquant'anni prima - dopo la guerra, no? Ok, mettiamo due punti temporali, allora, 1950 - 2000, così tondi tondi, per capirci.

 

A 16 secondi, per un attimo, si vede la tramvia di trenini verdi, quella vecchia, che è quella che va a sud, verso Abenosuji. Poi per un attimo si vede la sommità della torre Tsutenkaku, di cui vi dicevo. Queste due cose sono eredità del 1950, diciamo. (Mentre il primo episodio apre con delle immagini delle giostre del FESTIVAL GATE, anche.)

 

Con l'attacco della cantante (ciao, Megumi-san!), le immagini vanno su due bambini. Sono bimbi delle elementari, quei due. Lei sembra un po' più grande, ovvio, perché è la femminuccia. Quindi, 2000. In un battibaleno vediamo il vecchio ristorante della famiglia di lei, che è nel vecchio quartiere commerciale di Abenobashi, e vediamo il nonno di lei. Quindi, 1950.

 

Breve stacco sulla generazione di mezzo (il papà di lei), ma subito ci sono gli anziani che fanno la ginnastica mattutina al tempio, come usano gli anziani. Ci sono abitudini dure a morire, e certe abitudini rendono certe generazioni coriacee, pare. 1950. Un sole che tramonta, poi, su palazzi più recenti.

 

Una veloce carrellata di soggetti e soggettoni del vicinato porta, al secondo 38, a una veduta area notturna del vecchio quartiere commerciale di Abenobashi. Un quadrato diviso in quattro da "cardo e decumano" coperti a galleria. Uno sputo, eh. Una cosetta di vicoletti poveracci. Il Giappone era così. Due immagini: una delle volte che tornai a Osaka ci tornai con degli amici di Tokyo, uno dei quali a Osaka non c'era mai stato. E lui continuava a dire "aaah, Shouwa-kanjiru, shouwa-kanjiru" (che sensazione Shouwa!). Poi sono andato, per caso, anche a Okinawa, che mi hanno detto essere la regione giapponese col PIL più basso della nazione, e anche lì c'era questa sensazione da anni Sessanta/Settanta/Ottantaesagerare di questi quartieri/vie commerciali pieni di polverose attività familiari, con la vecchia in cassa, i giovani al lavoro e i bimbi tutto il giorno a scorrazzare in stara dinanzi. Sotto le gallerie, ovvero vicoletti coperti con lamiera e plexiglas incrostato.

 

E' una strada così quella in cui camminano Arumi e Sasshi a 39 secondi. Poi i palazzoni un po' più fuori mano, le nuove case popolari, o "città dormitorio" – come le chiamano in Giappone – la generazione dei baby-boomers ha già proliferato. La sorella maggiore di Sasshi, vestita non si sa come. Il nonno precipita, ma in rapidi stacchi si torna al tempio. Che è ideale collegamento all'epoca Heian, quindi.

 

Intorno al secondo 49: una statua del dio-volpe (ok, un messaggero divino, in realtà) Inari al tempio di Abe no Seimei - > Arumi che mima con le mani le orecchie delle "volpi nordiche" dell'Hokkaido, perché Sasshi faceva la raccolta di figurine di animali rari del Giappone (il più raro: il gatto selvatico di Iriomote, ormai si trova tutto su Internet, ma al temo no, e non sapevo neppure che "animale montano" in giapponese vuol dire "animale selvatico" per noi), e poi un gattone obeso che muove un orecchio (sul vecchio sito della GAiNAX si parlava anche dei due gatti aziendali, non ricordo i loro nomi, ma ce li siamo ritrovati in non sapete quanti anime della ditta). Comunque è un 1-2-3 incredibile. Un secondo di follia che attraversa mille anni, tre generazioni, tre mondi diversi. Pazzesco. Wuh!

 

Refrain.

 

Si riparte dalla Tsutenkaku, il quartiere Shinsekai, al secondo 53 l'insegna pesce-palla del ristornate Zuboraya di cui vi dicevo. Ma guardate la faccia della gente in strada. Questa è realtà. Manco Takahata, così. E poi è tutto un ping pong di fantasia e realtà. di vecchio e nuovo, l'aeroplano di linea sopra la città e Sasshi che gioca in strada con le mattonelle vecchie, le tesserine, del fondo delle vasche dell'antico bagno pubblico di famiglia, ormai demolito. E cerca, inconsciamente, come di ricomporle. Come di ricomporle. Le tessere di un bagno pubblico del passato, con in mezzo le formiche. Di notte, qualcuno in un vicolo pesta ripetutamente lattine e cartacce per terra.

 

Tra il vecchio e il nuovo, a 1:13 c'è un momento per una bottiglietta di vetro di lamune, "quella con la pallina dentro", mio antichissimo feticcio, da prima che sapessi che esistevano anche in Giappone. Pare sia un antico brevetto inglese, in realtà. Da qualche parte a Osaka trovai ancora qualcuno che aveva "la vecchia bibita Cherio", di certo scaduta da una decade, per chi ricorda qualcosa di FLCL. In un negozio di giocattoli ammuffito di Shinsekai avevo trovato ancora qualche bamboletta di "alieni PinoPino", dico quelli PRIMA dell'angelo della magia.

 

Il mappamondo gira, si ferma, Giappone, Kansai, Osaka, Abenobashi.

 

Il simbolo dell'onmyodou di Abe no Seimei.

 

Tutto vero, eh.

 

Le cose vere, anche quando distrutte, possono restare "nel tuo cuore". Tipo...

 

Edited by Shito
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OMAKE!•2 (interludio grafico?)

 

Lamune con bottiglietta storica. E' quella vecchia, tutta in vetro, quelle di oggi hanno ancora la pallina vitrea come tappo, ma il collo ha una parte plastica che evita pericolose sbeccature in fase di "stappo".

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(ruttino in chiosa)

 

 

 

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"E poi ci sono le volpi nordiche..."

 

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Poi...

 

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Settei.

 

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La versione inbronciata con le guance gonfie è epica.

 

 

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Ok, ora le cose serie:

 

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Qui lui è dentro la zona dove è stato demolito il bagno pubblico "Kamenoyuu", che era l'attività di famiglia. Lei non è entrata nell'area "vietato l'accesso". Lui ha appena spruzzato in aria con una pompa da lavori edili, perché nell'abbatimento, avvenuto mentre lui era via per il campo estivo della scuola, hanno portavo via la sua famosa "collezione di figurine di animali rari del Giappone", incluso il rarissimo "Gatto montano di Iriomote". Fa ridere? Pensate di tornare da una vacanza e trovate la casa svaligiata, la vostra preziosa collezione di qualsiasi cosa svanita -puf!-

 

Non credo che Arumi capisca appieno. E' femmina, e anche piccola. Però credo che voglia femminilmente bene a Sasshi. Si sta già facendo forza per quello che dovrà dirgli a breve, e per quello che lei stessa deve ingoiare. Quindi...

 

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"Oh beh, tanto, per le persone, quel che più conta è restare in forma!"

("Hito ni ha, tassha naniyori yan!")

 

Auspicabilmente, i folletti veri dovranno cominciare e terminare proprio su questo.

Edited by Shito
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Volevo rimanere in un dignitoso ruolo di lurker non esperto della questione, ma quando escono fuori queste vecchie canzoni non posso fare a meno di intervenire per ringraziare.

 

Innanzitutto grazie per i post, avevo messo Abenobashi in un angolino della mente e non avevo intenzioni di ritirarlo fuori, ma alla luce delle chiavi di lettura che hai fornito credo che me lo riguarderò volentieri, sicuramente con una curiosità e una consapevolezza diversa.

 

Naturalmente non sapevo che la sigla fosse una cover, e come  per quasi tutte le cover preferisco la versione originale (anche se la Hayashibara fa comunque uno splendido lavoro), ha quel bel sound da anni 60 con gli archi ariosi che ricorda alcune cose di Sakamoto Kyu, ma si sente già qualcosa del decennio che sarebbe arrivato, un tocco "autoriale" con tanto di chitarra acustica come architrave della melodia.

 

E parlando di quel tipo autori infatti mi tiri fuori il buon Inoue Yosui, forse in Gainax c'era qualcuno fissato con quel tipo di cose? Yume no naka e è un gran pezzo, anche in quel caso non sapevo fosse una cover. Strabuzzai gli occhi quando mi capitò in qualche filone di video di youtube mentre cercavo proprio di approfondire la musica di Inoue dopo averlo conosciuto grazie ad un live che fece insieme agli Aznen Chitai.

Ho scoperto poi che una della canzoni preferite di Adachi è proprio sua

 

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Caro Godai, grazie per la lettura. Chiaramente immaginavo che parlare di musica e canzoni sarebbe stata per te un'esca irresistibile, ma che dire? Il bello della logica e del senno è proprio che sono prevedibili, e così le persone logiche e assennate. :-)

 

Tornando al cuore della faccenda...

 

PARTE-3: La domanda

 

Ovviamente, qualcuno potrebbe giustamente chiedere: sì, ma la risposta a cosa, a che domanda?

 

La domanda è sempre quella. È la domanda che è al cuore di tutto quello che, fino a un certo punto, ha fatto Anno Hideaki. Ed è la domanda della GAiNAX stessa, me lo disse proprio Yamaga a cena: "Sì, sì, ma questo non vale solo per Anno Hideaki, vale per tutti noi!". Mi disse proprio così. E in effetti, non vale solo per la GAiNAX. Probabilmente vale per un'intera generazione.

 

La domanda è: "Come si fa a crescere in degli adulti decenti nella società postmoderna, dopo aver vissuto un'infanzia di ideali e agi e ci si affaccia a un'adultità meschina e apparentemente priva di senso e valori?"

 

"Come si fa" non è in senso retorico, eh. Non è tipo "eh, ma come si può, come si potrebbe?". No, no, è proprio "ditemi il modo per farlo, per favore, perché vorrei farlo".

 

Anno Hideaki ha chiaramente formulato questa domanda ai tempi di Evangelion, la cui dichiarata ispirazione era: "Può un ragazzo che amava l'animazione in infanzia arrivare a 25 anni e amarla ancora?". Certo adesso, guardandoci intorno, sembra così ingenuo che fa ridere, eh? La marcescenza è già arrivata fin alle ossa. Ma la domanda resta, anzi era già vetusta nel 1995. Perché Honneamise si chiedeva la stessa cosa, nel dipingere il conflitto tra ideali e vita. Anche Akira, in modo diverso, metteva sul palcoscenico lo stesso conflitto.

 

Prima ancora, c'era stato Ejisonta, no? Nel dicembre del 1983.

 

"Noi non vogliamo diventare adulti".

 

Era l’occhiello sopratitolo di un certo rinomato circolo digitale di manga, ma si potrebbe dire che questa frase esprima in modo veramente preciso l'essenza dei maniaci di manga. Maniaci dei manga, anime fan (anche se dicendo maniaci si da una sensazione parecchio pesante, mentre dicendo fan un senso quanto più di allegretto) sono delle persone parimenti predisposte per il lolicon, che non vogliono maturare per nessun motivo e che vogliono irriducibilmente rimanere fino a chissà quando in un corrente stato di moratoria.

 

E la postmodernità, anche in Giappone, era già arrivata a questo punto. Una società che non può porre fini, no sa porre scopi alla vita delle persone. Una società senza necessità. Non consumare per vivere, ma vivere per consumare. È possibile? Una società che rifiuta il dolore, che evita il conflitto. Una società di continua sedazione.

 

Il film di Macross e Beautiful Dreamer escono l'anno dopo, giusto? Come anche il film di Nausicaä. Lo stesso anno viene fondata la GAiNAX, che nel 1987 ci darà Honneamise e poco dopo Punta al Top! - che parte come una parodia e una cosa ridanciana, ma quando si piange davvero non è per la morte di nessuno, ricordate?

 

Da allora Anno ha continuato a porre la stessa domanda: come faccio a diventare un adulto decente?

 

Parecchi anni dopo, la stessa identica domanda la poneva il figlio di Miyazaki con il suo primo film: Gedo Senki. Che prende le mosse (dichiaratamente) da Hols, oltre che dai libri della LeGuin. Parliamo di un giovane autore esordientw suo malgrado che dichiarò Beautiful Dreamer più significativo di Nausicaä, tornando al quel famoso '84. Un film la cui sceneggiatura venne sponsorizzata indovinate da chi? Anno Hideaki. Gedo Senki fu un film tanto significativo quanto sottovalutato, ma del resto era già un film di troppo contenuto comunicativo e poca stupidità estetica. Era già il 2006. Il bello di Gedo Senki, tra i suoi molti lati belli, è che lì una risposta viene tentata.

 

C'è Arren depresso seduto sul bordo di un letto. Dovrebbe muoversi, perché è nella condizione di poter salvare le cose, solo lui in questo momento può farlo. Ma con un filo di voce, depresso, non trova la forza neppure di fare un passo. Non si vede, ma è ricoperto di ferite (kidzudarake). Dell'animo, ferite dell'animo. Figlio di un padre sovrano in tutti i sensi, e pure stimato, Arren si è letteralmente dissociato sino ad accoltellare il genitore. C'è chi non ha ancora capito che ad accoltellare il re non è "l'ombra cattiva", ma il ragazzo vero da cui l'ombra, che è la sua coscienza e non è certo "cattiva", si è letteralmente dissociata. Il ragazzo è caduto preda delle tenebre dell'animo. Viene detto chiaramente, ma il pubblico non ascolta. Sta pensando ai draghi che non ci sono, forse. Aspetta un combattimento, forse. Il figlio ha accoltellato il padre, è fuggito, vive letteralmente inseguito dalla sua coscienza dissociata passando stati di alterazione allucinata. Rischia di drogarsi e poi vomita dinanzi ai drogati sedati. Viene incarcerato come schiavo. Poi finisce in campagna con Tenar e Sparviere dove fa praticamente vita da comunità di recupero. Provate ad aprire la cronaca sui quotidiani, che si sono dei morti veri. Senza draghi. Senza magie. E non è un film.

 

Allora sul finale c'è Arren seduto sul bordo del letto che dice "non ce la faccio, non ce la faccio". Ed è tale e quale a Shinji in Air, lì non era un letto ma la grata di un ascensore, ma cambia poco. Lì ci sarebbe stato uno dei più bei pezzi di dialogo scritti da Anno Hideaki, mi dispiace davvero di non averlo mai potuto adattare (nel testo e nella recitazione) per tutti voi - come sono presuntuoso, eh? Ma se non conoscete, o meglio se non percepite il giapponese, voi quel dialogo non l'avete mai "sentito", e non potete farlo. Quando lei mette le mani sulle guance di lui, prima del "bacio adulto", dico. Nel caso di Arren, non ci sono baci. Troppo drammatico, troppo melenso per Gourou. Lui è più asciutto, molto più asciutto. Ma il messaggio è chiaro, e una risposta c'è:

 

 

Arren Ma se ognuno finirà un giorno col morire… la vita si potrà mai considerare preziosa…? Anche sapendo che giungerà comunque la fine… nonostante questo non si può fare a meno di vivere?

 

Therru Ti sbagli! È proprio perché sappiamo che dovremo morire che la vita è così preziosa! Arren, a farti paura non è l’idea della morte… quel che ti fa paura è l’idea di vivere! Dire di poter anche morire subito… o di non voler morire per l’eternità… sono la stessa identica cosa! Tu hai solo paura di vivere l’unica vita che ti è data!

 

Arren Therru…!

 

Therru È soltanto per sé stessi che si vive? Io sono vissuta grazie a Tenar. Per questo io devo vivere. E vivendo, qualcun altro a seguire erediterà la vita. Lebannen!

 

Arren ...!

 

Therru Così facendo, la vita continuerà per sempre.

 

Arren Therru… come fai a conoscere il mio Vero Nome?

 

Therru L’ho ricevuto da te stesso. Ti donerò anch’io il mio Vero Nome. Il mio Vero Nome è… ‘Tehanu’. È Tehanu.

 

Anche senza baci infantili o adulti - ma c'è un abbraccio, che è molto di più - Arren avrà capito così bene la lezione che la riproporrà, poco dopo, al cattivone:
 

Aracne Paura… paura… paura… paura…

 

Arren Aracne! Tu in verità sei esattamente come me! Anche tu distogliendo gli occhi dalla Luce… vedi soltanto le Tenebre!

 

Aracne Non ti avvicinare…

 

Arren Dimentichi il fatto che le altre persone sono il nostro prossimo…! E stai dimenticando che ne riceviamo la vita anche noi stessi!/ (FC) Rifiutando la morte, tu stai rinunciando alla vita!

 

Aracne Non… è vero…

 

Arren Avanti, apri gli occhi, Aracne…! La tua paura, è la stessa di tutti quanti!

 

Aracne No voglio… non voglio scomparire…

 

La paura della morte, o meglio la paura dell'oblio. Della dimenticanza. L'impossibilità di concepire la propria non-esistenza.

 

In una società in cui la morte non è più un rischio, una prospettiva percepita come reale, pressante, e quindi non si deve lottare per evitarla, come si riesce per contro a convivere con la semplice cognizione dell'ineluttabilità della morte stessa?

 

Come dire: "è solo una questione di tempo... quindi, che senso ha, ora?"

 

Anno, che una risposta non l'ha mai data perché non l'ha mai trovata, ha fatto Blue Water e Super-Computer e poi persino un grosso robot che vaga nel cosmo per ingannare questa prospettiva. Raccoglitori di anime. Digitalizzatori, incameratori, contenitori di anime. Come faccio a pensare di dover morire, e soprattutto che mia madre morirà prima di me, lasciandomi solo? Come posso pensare che la mia infanzia finirà, la mia gioia finirà, il mio rifugio finirà, tutto il mio mondo finirà lasciandomi nudo e solo, e solo, e solo, finché anch'io non morirò?

 

Mille inganni per fuggire da queste domande, e l'impossibilità di "crescere in un adulto decente".

 

Anno la sua risposta non l'ha trovata, pare.

 

Forse non ha visto per bene Abenobashi. Il che è strano, perché la sceneggiatura dell'ultimo, poderoso episodio l'ha fatta lui.

 

La prossima volta vediamo di concludere. :-)

Edited by Shito
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PARTE-4.1: Ricapitolando

Mille anni fa, era l'epoca Heian. Ci troviamo tra Kyou-no-Miyako (poi si chiamerà Kyoto) e Naniwa (poi si chiamerà Osaka). L'astro nascente dell'onmyoudou, l'onmyouji di corte Abe no Seimei, si innamora della giovane moglie di un signore che aveva richiesto i suoi servigi. Lei si chiama "Mune". Doveva essere pettoruta. Suo marito si chiama "Masayuki". In ogni caso, la relazione illecita tra Abe e Mune finisce in un omicidio-suicidio della coppia nuziale. Distrutto dal dolore, col cadavere dell'amata tra le braccia, Abe no Seimei grida al cielo e poi, non pago dello sfogo, dà fondo a tutte le sue capacità tentando il proibito. La Cerimonia del Taizan Bukun. L'unico rito dell'onmyoudou che invece di fare mera divinazione avrebbe dovuto permettere la reale alterazione della linea spaziotemporale. La cerimonia riesce? Lui si ritrova mille anni nel futuro, dove lei (Mune) e lui (il marito) sono rinati come persone contemporanee dell'epoca ora corrente.

Cinquanta anni fa, era l'epoca Shouwa. Nel dopoguerra. Siamo a Osaka. Imamiya Mune è la figlia della famiglia che gestisce il bagno pubblico "Kame-no-Yuu", Masayuki è uno spiantato con la fissazione di fare il cuoco di cucina francese. Più nel preciso, siamo ad Abenobashi. Si sta costruendo, dove nel primo dopoguerra era sorto un mercato nero, un nuovo quartiere commerciale. Abe, con le sue competenze di onmyouji, è il progettista - una bella pianta a scacchiera da feng-sui, una cosa ortodossa. Ai quattro punti cardinali ci sono le quattro divinità cinesi del cancello degli inferi: Genbu, Suzaku, Byakko e Seiryuu. Come le città ideali, questo sarebbe stato il quartiere commerciale ideale! Solo che il destino di ripete: Masayuki ama Mune, Mune si innamora di Abe, Abe e Masayuki sarebbero amici. Finirebbe a coltellate, se Abe non accettasse l'impotenza dell'uomo dinanzi ai disegni del destino per dileguarsi. Ma non priva di aver consumato. Mune, rimasta gravida, partorirà un figlio senza padre, prenderà come marito un bamboccio locale, e aspetterà fino alla morte alla cassa del Kame-no-Yuu il ritorno del suo Abe (la tartaruga sarebbe Genbu, qui). E dopo la morte incomincerà a inseguirlo, in ogni dimensione, con aspetto ringiovanito e col nome di "MuneMune". Masayuki prenderà in moglie una "pizzettara" locale (in realtà una ragazza che gestiva un locale di horumon, una specialità di origine coreana quasi immangiabile, essenzialmente durelli alla piastra), riuscirà a fondare il suo ristorante francese, battezzato "Grill Pelican" (il pellicano sarebbe Suzaku, qui), ma non dimenticherà mai la sua bella Mune. Abe resterà a "saltare" tra tempo e tempo, tra dimensione e dimensione, come uno scapolo attempato. Uno "zietto" che va sotto il nome di Yutas.

Nel 2000, l'epoca contemporanea, Satoshi -detto Sasshi- è il nipote di quella Mune. Quindi è anche il nipote di Abe no Seimei. Arumi è la nipotina di Masayuki. Sono un duetto scoppiettante! Un'infanzia passata insieme tra i vicoli del quartiere commerciale di Abenobashi. Ma la postmodernità incombe. Il quartiere viene demolito per la ristrutturazione urbana. Tutti vengono "sfollati", e il figlio di Masayuki, il padre di Arumi, avendo ereditato il mestiere dal padre suo ha accettato un offerta di lavoro in Hokkaido. Dove ci sono, tra le altre cose, le volpi nordiche. Fine del quartiere commerciale di Abenobashi, fine del duetto di Arumi-Sasshi (rima, e Arumi-Sasshi vuol dire "porta scorrevole d'alluminio" - tipo quelle ignifughe di sicurezza). Già le cose vanno male, ma ci si mette anche un incidente sul terrazzo che fa precipitare, e morire, l'anziano Masayuki.

Il nonno Masa muore. Nel primo episodio della serie.

Solo che il pubblico non lo sa. Non lo sanno neppure Sasshi né, soprattutto, Arumi.

Non lo sanno perché Sasshi, che ha l'onmyoudou letteralmente nelle vene, nell'istante stesso in cui assiste alla scena della morte del nonno Masa sotto gli occhi della nipotina Arumi, compie un "balzo dimensionale" in una dimensione fittizia. Partorita dalla sua mente, la mente di un bambino giapponese di sesta elementare del 2000 o giù di lì. Questa cosa avviene inconsciamente.

Lì per lì i due non sanno cosa sia successo. Si ritrovano in questa "versione alternativa tematizzata" del loro quartiere commerciale, e per uscirne devono compiere una "onitaiji" (caccia al demone). Quando ci riescono, imparano una formula apposita per "balzare indietro" nella loro presunta dimensione reale.

Ma non ci riescono.

Non ci riescono perché il subconscio di Sasshi NON VUOLE riportare Arumi alla realtà dove il suo amato nonnino è morto. Quindi, pur credendo genuinamente di subire gli eventi, il duetto salta e risalta di episodio in episodio in tante diverse "versioni alternative e tematizzate" del loro quartiere commerciale. Siccome sono frutto del subconscio di Sasshi, sono tutte tematizzazioni da ragazzino, un po' otaku.

La versione videogioco fantasy, la versione animazione robotica, la versione kung-fu movie, la versione giurassica, la versione film americano anni cinquanta, <flashback su quel che accadde negli Anni '50>, la versione gal-game...

Gal-game?

Ovviamente questo per Arumi è troppo. Capitela, è una femminuccia che ha sopportato sin qui tutte le manie del suo maschietto. Quindi Arumi "dà di matto", ovvero "si spezza", e diventa lei stessa il demone di quella dimensione. Sasshi viene invece raggiunto da Yutas che, soppesando la realtà fittizia creata dal subconscio di Sasshi, pronuncia questa farse che mi sono scolpito nella testa:

"La libido debordante di un adolescente che conferisce pseudosostanzialità alle sue fantasie... è proprio ben fatta, questa realtà!"

Ora, rifletteteci, questa è semplicemente, e totalmente, la realtà della creazione delle "opere di fantasia" di qualsiasi narratore otaku. Tipo, da quello che scrive il Gioco dei Troni, a Miyazaki Hayao, è tutto così. Poco conta che uno si esalti con i draghi che stuprano le albine (non so, sparo a caso) e l'altro con le brave bimbe con i mutandoni della nonna in vista, è la stessa cosa: ciascuno ha la sua libido, in senso lato, e la proietta nelle narrazioni che sono la metasostanzializzazione dell'universo delle proprie fantasie. Onanismo mentale, regni di escapismo. Pensate a Porco Rosso. Una diciassettenne pura di testa come una bimba di sei anni (Heidi) che però è una progettista di idrovolanti nell'Italia dell'aviazione d'antan e dei pirati galantuomini e bamboccioni che non ci sono mai stati. Certo.

Mentre io facevo il mio solito sproloquio, Yutas s'è portato appresso Sasshi indietro nell'epoca Heian, nell'anno 1000, quelli genuini. <Flasback di quello che accadde al principio di tutto.> Yutas, ovvero Abe no Seimei, è un onmyouji vero. E incomincia, sua malgrado, a iniziare il suo futuristico nipote alla strada dell'onmyou. Così Sasshi ha capito che in realtà lui sta tenendo Arumi lontana dalla realtà della morte di suo nonno. Quello che prima era inconscio diventa conscio. E Sasshi non glielo dice, chiaramente, ad Arumi. Fa in tempo a portare la sua Arumi, a cui vuole davvero tanto bene, prima in una versione "parco dei divertimenti" del loro quartiere commerciale. Qui si arriva al conflitto, e così la prossima versione è da "military otaku" (con la citazione dal primo episodio di UchuuSenkan Yamato che non avevo colto, ma salvata lo stesso). Le cose sfuggono di mano e si finisce in una versione del quartiere commerciale che è un pastische holliwoodiano. E da lì, la realtà è dietro l'angolo.

La sceneggiatura qui è di Anno Hideaki. Sasshi e Arumi si ritrovano in una saletta proiezioni da "prima copia" - dove la metafora di "fare cinema" per "fuggire dalla realtà" diventa fin troppo chiara, e dolorosa. Viene a riprenderli il freddo padre di Sasshi, che è chiaramente il figlio di Abe no Seimei e sapeva tutto. Il nonno Masa è morto, sbrigatevi che c'è il funerale. Sasshi prende la sua Arumi per mano e corre, corre via. Le realtà letteralmente li insegue, BRUCIA TUTTO, e dove brucia la fantasia resta il quartiere commerciale reale, praticamente raso al suolo. In extremis Sasshi lancia un ofuda, un talismano di onmyouji, che diventa un "circolo magico" dentro al quale lui e Arumi si riparano, un piccolo occhio di bue di fantasia. Ancora incombe il padre, flemmatico come un golem, e dice al figlio un'altra frase che mi sono scolpito nella testa:

"Questo qui non è che un giocattolo da bambini. Tu alla fine non sei che un bambino che vuole ancora e ancora restare a giocare anche se il sole è già tramontato."

In fondo si vuole soltanto fare un altro giro in giostra, no? Solo un altro. Dai, ancora uno. Poi torno a casa, lo so che è ora di cena. Dai, solo un'altra partita con i videogiochi. Solo un'altra ancora...

L'eterna moratoria.

In ogni caso, quando Sasshi fugge ancora, quasi isterico ormai, si ritrova....

NEL BIANCO.

Nel bianco assoluto. Il foglio bianco dell'animatore che non sa cosa disegnare, che ha esaurito la fantasia.

Dove porto Arumi? Sasshi ormai ha capito tutto, lo sa bene che sta creando realtà alternative e ridicole per proteggere lei dal ritorno a una realtà troppo brutta. Ma ha finito le idee.

Compare MuneMune, ovvero Mune. Che è la nonna di Sasshi.

Lei sta ancora inseguendo, di dimensione in dimensione, "quel gentiluomo", ovvero il suo Abe no Seimei, ovvero lo zietto Yutas.

Beh, ormai Sasshi l'ha capito, e chiede lumi alla nonna. Lei crolla in lacrime, un'adulta che piange dinanzi a un bambino: vorrei solo rivederlo ancora una volta. Ma ormai Sasshi è un onmyouji e dice "ci penso io!". Solo, Sasshi è un bambino. C'è ancora una cosa che non ha capito, e la chiede a MuneMune limpido e ingenuo, mentre Arumi, che è femmina e ha capito eccome, distoglie lo sguardo imbarazzata:

"Nonnina, ma incontrando un'altra volta quell'uomo, cos'è che vorresti fare?"

Al ché l'adulta Mune(Mune) si riprende dalla sua crisi di pianto, scoppia a ridere e rimette le cose al posto: ci sono bambini e adulti.

Da cui...

PARTE-4.2: La risposta

...con infinite, infinite grazie soprattutto a Gabriele Patriarca, Eva Padoan, e Federica De Bortoli e Massimo De Ambrosis e Dario Penne. Grazie, grazie, grazie.



Qui c'è davvero tutto. Nelle parole, nei toni, nelle emozioni. La semplice, limpida, brillante risposta di Yamaga Hiroyuki.

Qualsiasi elaborazione ulteriore la rimandiamo a commenti e dialoghi, per chi vorrà. :-)

Unico suggerimento, occhio a chi si pronuncia, come si pronuncia, e cosa si pronuncia nell'ultimissima battuta del caso. Edited by Shito
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  • 1 year later...
Il 9/2/2018 Alle 23:19, Shito ha scritto:

 

Grazie a te per lo sprone. :-)

Approfitto della nascita dei topic gemelli su Eva per rispondere (dopo aver rimandato all'infinito): grazie a te, e scusa se non ho partecipato. Nulla di costruttivo da dire ^^'
Però il contributo è prezioso, quindi davvero grazie! Seguo con interesse i topic su Eva!

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  • 1 month later...

Ho operato anche io qualche ritocchino, ora. SOno molto contento che questo articolo sia stato pubblicato, perché credo sia frizzante ma con dei vivi contenuti :-)

Vedrò di aggiungere qualche foto proprietaria dei viaggi che racconto, anzi...

DSCN9883.thumb.JPG.45b672589199093fa796e441a73957c3.JPG

(Shiten'ouji e zoo visti dalla Tsutenkaku)

 

Zubora-ya

Zubora-ya.jpg

 

Zubora-ya-e-Tsutenkaku-in-bg.jpg

Zubora-ya-a-ShinSekai.jpg

 

I resti del festivale Gate

Il-resti-del-FESTIVAL-GATE-visti-dalla-T

 

Abe no Ginza

Lultima-viuzza-rimasta-dellAbe-no-Ginza.

 

Abe no Jinja

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Abe-no-Jinja-4.jpgAbe-no-Jinja-3.jpg

 

Abe-no-Jinja-2.jpg

Abe-no-Jinja-1.jpg

 

Ristrutturazione urbana

Ristrutturazione-urbana-768x576.jpg

 

 

(altre immagini non me le fa mettere)

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  • 10 months later...

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