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Deformità postmoderna e simulacri


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L'infanzia è qualcosa che non può essere "recuperato" o "complementato". Farlo è sempre una cosa deforme.
Shito
 
           L'umano postmoderno vive nella deformità.
           E' proprio quello a dare un senso al tutto,
           dall'economia ai semplici rapporti umani.
 
Mamoru Oshii
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Beh abbiamo fatto bei passi avanti, specialmente con Ishtar.

Per essere più seri, quale è il metro di paragone di una cosa "dritta" "non deforme". Non capisco mai se dietro questo tipo di affermazioni ci sia una voglia di esaltare un tempo, una società, una morale passata.

Per me il mondo non migliora o peggiora, evolve e basta.

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22 minuti fa, Den-chan ha scritto:

Beh, sono gli esseri umani a doversi adattare. C'è a chi riesce e a chi meno.

Credo che Eyermich si riferisca al fatto che l'evoluzione può essere vista(oppure è) come il fenomeno per cui una specie(qualsiasi) per perpetuarsi debba adattarsi a delle nuove condizioni(ambientali e non) che modificano lo stato di "riposo" che le ha permesso di raggiungere l'attuale livello evolutivo.

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Non è che avessi frainteso, è che si era partito parlando dell'Uomo, poi ci si è allargati su evoluzione ecc. Riportavo il discorso all'inizio dello stesso.

A tal proposito,  in nessun modo accosterei evoluzione e deformità (nell'accezione in cui direi sia intesa qui). È una cosa malsana, e se, una volta presone atto,

ci si vuole/deve adattare, sarebbe auspicabile rimanere cmq con i propri principi (se ci sono), senza crogiolarsi in nessun modo nella "consolazione" che "tanto oramai funziona così".

 

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Parto dall'inizio, Garion.

No, no, no. Stai sbagliando tutto. Proprio tutto, proprio alla radice.

E te lo spiego usando proprio il tuo esempio.

Ora è un po' complesso, perché è profondo, e dovremmo incominciare a definire la differenza tra:

Simbolo - Icona - Idolo

Che sono cose diverse, come lo sono la simbologia, l'iconologia, l'idolatria. E per contro, l'iconoclastia, che invece è un concetto sempre più confuso.

E ancora non ho parlato di "simulacro".

Ogni realtà artefatta è un "simulacro". Artefatta = fatta dall'uomo, non naturale. Un disegno è un simulacro. "Questa non è una pipa" è un simulacro di una pipa (un dipinto, nel caso).

Sulla necessità antropologica dell'uomo a crearsi simulacri si è pensato, detto e scritto molto. Perché dei cavernicoli disegnano sulle pareti delle loro caverne? Perché Michelangelo scolpisce il Mosè?

Proprio attacandomi all'uomo Mosè, dico che qualcuno parlò di catessi, ovvero proiezione libidica. No, non la libido intesa sessualmente. La libido intesa psicanaliticamente, sto parlando di Freud.

Quindi l'uomo fa catessi tramite la reificazione del suo simulacro interiore, che è una manifestazione conscia a materializzante (non come un sogno), e vengono fuori i simulacri fisici.

Che hanno un valore simbolico, in genere. Sono simboli di qualcosa.

Di cosa?

Se sono simboli di icone (l'icona è un concetto non-fisico, ab inizio) diventano facilmente idoli. Totem.  Pubblici o privati.

Quindi dapprima le figurine degli dei egiziani o mesopotamici erano idoli, perché simboli di icone. Icone di divinità.

Le figure che posti tu sono iconoclaste, al contrario. Perché prendendo nome e ispirazione da un simbolo sacro, ma non intendendo essere oggetto di culto, ne mercificano e sviliscono il sempre iconico, distruggendolo. La dissacrazione è una forma di iconoclastia.

Quella che tu tracci non è un'evoluzione, no. Perché le figure non sono idoli, non sono oggetto di culto, non hanno valore di reificazione iconica -> idolo.

Sono proprio la negazione di ciò.

Indi sono semmai il simbolo di una società esautorata di divinità e trascendenza, che ha deposto gli dei e tutte le loro icone e idoli dopo il loro crepuscolo.

Ed è qui il problema della nevrosi dilagante. Perché non funziona. E anche Oshii è probabilmente un povero nevrotico disperato.

Ti racconto una cosa, una cosa vera. Due puntini da unire.

Uno è il kikaku di Mononoke Hime. "Ci fu un'epoca un cui gli esseri umani uccisero dio".  Si apre così. E non lo capivo. Poi l'ho capito. Non è un semplice rifermento alla storia interna del film. E' il riassunto riassuntissimo di un'epoca di passaggio tra antichità e modernità (l'epoca Muromachi) in cui i giapponesi hanno ucciso, ovvero deposto, il loro vero dio: la Natura giapponese. Hanno iniziato dei modi di vita erosivi del loro Dio, separandosene. E allora i boschi montani incontaminati, con le loro creature leggendarie ovvero divine hanno incominciato a essere letteralmente consumate dall'incalzante, incombente tecnologia. Questo Miyazaki ha raccontato per mettere in scena una metafora della fine degli anni '90 del secolo scorso, un periodo di forti cambiamenti sociali. Quando mi sono reso davvero conto di ciò, ho rivalutato una volta di più quel film. Perché quello è il "Ponpoko di Miyazaki". Takahata aveva fatto un documentario simbolista pieno di cultura popolare, leggerezza, cultura letteraria e folklore. Miyazawa Kenji e Jacques Prévert che vanno a braccetto. Per parlare degli stessi sconvolgimenti atropologico-etnografici, MIyazaki che è Miyazaki ha fatto "un fantasy", la versione anziana e moderna di Nausicaä. O meglio la conclusione anziana e moderna di Nausicaä.

Questo è un puntino.

L'altro puntino è la mia consorte che studia da dottoranda in storia dell'arte in una Babilonia che si chiama Montréal.

Pieno di arabi, egiziani, libanesi. Un sacco di musulmani (che a noi stanno culturalmente simpatici), tanti orientali, e poi "canadesi" con quella ingenuità tipicamente francese (la logica quadrata delle scuole medie) e quella velleità così anglosassone.

E poi un suo compagno di corso, tedesco di Germania. Che parlando, le dice: "vedi, il Nazismo non è successo perché i tedeschi fossero pazzi. E' successo perché avevamo ucciso dio."

Ci fu un tempo in cui gli esseri umani uccisero dio, vero Friedrich?

Chissà cosa ne avrebbe detto Anna Arendt. Sarebbe stata davvero un'idea da proporle, per raccogliere il suo commento.

Forse c'è qualcosa di ancora più banale del male.

La natura umana, per esempio. Con i suoi limiti, le sue mancanze, le sue necessità.

Modificato da Shito
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9 ore fa, Shito ha scritto:

No, no, no. Stai sbagliando tutto. Proprio tutto, proprio alla radice.

Non hai capito il senso del mio intervento... (tra l'altro quello di Oshii era un fake per provocare una tua reazione :°_°:)

9 ore fa, Shito ha scritto:

Perché le figure non sono idoli, non sono oggetto di culto

In un certo senso lo sono. Finché quei personaggi sono di moda. Poi si passerà a nuovi oggetti di culto. Per alcuni invece sono oggetti di libido. Mogli e mariti da comprare sugli scaffali dei negozi specializzati. 

9 ore fa, Shito ha scritto:

"Ci fu un'epoca un cui gli esseri umani uccisero dio".

E lo continuano a fare.

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Per idolo si intende un simulacro la cui rappresentazione è un icona sacra, indi oggetto di culto in senso proprio. Tipo: un crocifisso è un oggetto di culto iconico, non idolatrico. Infatti ci si infinocchia dinanzi a un crocefisso perché quello è il simbolo dell'icona del redentore, non per la sua materia lignea.

Nel caso idolatrico, è la reificazione materica a divenire oggetto di culto. Questo per esempio accadeva per le icone bizantine tardo antiche, di fattura pressoché alchica: dieci strati di colore dal più scuro fino al più lucente, la foglia d'oro, per segnare il cammino dall'ombra alla luce divina.

Non ha proprio senso parlare di "oggetto di culto" come nei cliché metonimici della stampa di costume, per carità. Non c'entra niente.

Parimenti, credo davvero che una società che "uccide dio" ne paghi il suo scotto in smarrimento sociale e psicologico, ovvero nevrosi.

Fa comodo al sistema consumistico: un nevrotico disperato e solo può solo consumare, dagli psicofarmaci ai suoi feticci, per riempirai e stordisi la vita tra simulacri ed eccessi. Non può fare altro, perché invero non ha niente. Vuoto.

La serenità umana è un freno sl consumismo.

 

Modificato da Shito
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1 ora fa, Shito ha scritto:

Per idolo si intende un simulacro la cui rappresentazione è un icona sacra

Prima o poi ci arriveremo a una figure venerata come un'icona sacra.

1 ora fa, Shito ha scritto:

Non può fare altro, perché invero non ha niente. Vuoto.

Prova ad andare in discoteca adesso e vedi come i giovani (e i meno giovani) cercano di riempire quel vuoto che nemmeno sanno di avere. In realtà non serve perché già lo sai. Ma forse non hai idea di quanto si sia alzato esponenzialmente.

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Non credo che degli oggetti di feticismo dilettuoso potranno mai assurgere a ruolo di idoli sacrali realmente percepiti come tali. Profanare il sacro è possibile, persino facile ormai, ma sacralizzare il profano è impossibile in terre di fedi e credi rivelati. Perché il sacro non si crea e non si inventa, si rivela e si mostra nella sua entità trascendente. Diverso il caso di terre pagane, come Billiken ci dimostra, ma del resto un fedele direbbe che nel paganesimo non c'è vera fede, perché non c'è sottomissione, e che gli idoli pagani sono solo feticci, seppure vere icone. Mi viene in mente l'Ideon-matsuri, ma persino quello non era più di un gioco.

Modificato da Shito
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Secondo me qui l'inghippo sta nella risposta che ognuno di noi darebbe alla domanda: "quanto sono disposto a legittimare un certo tipo di metanarrazione?"

 

Nel caso degli antichi, dei loro dei e poemi epici, una metanarrazione dall'alto (divinità/Re/Regina) verso il basso (adepto/suddito) era normale e perfettamente funzionale al contesto socio-economico, anche in matriarcato. Quindi se insultavi Ramesse, venivi condannato a morte, ed esso era veramente considerato un Dio in Terra.  La società era basata su questo. La società era coesa in questo. Non esistevano Ramesse individuali. E' stato l'ebraismo a fondarsi su divinità individuali (vedi l'idolo del focolare di Abramo, che unito ad Aton diventerà YHWH -Fonte: Scarpelli G., Il Dio Solo). In pratica YHWH in qualche modo nasce come Dio personale, come Dio solo, come Dio astratto e slegato da un contesto sociale di ampio respiro. In fondo la metanarrazione semitica per eccellenza è la ricerca del denaro/benessere in terra, senza alcun aldilà pseudo-cristiano. YHWH tutela la proprietà privata nei suoi comandamenti, e Akenathon, da bravo "otaku", aveva un rapporto esclusivo con la madre e usciva raramente di casa (fonte: di nuovo Scarpelli, ma anche Freud).

 

Ora, la metanarrazione in Fate o nelle robe nerd di oggi è fittizia, ed è legata al contesto sociale degli otaku, che comunque sono consumatori passivi soli. La metanarrazione nelle divinità del passato invece apparteneva ad un contesto più ampio e fondamentale. Lo stesso Shito mi sembra che si basi su una propria metanarrazione personale affine al suo "sentire" determinati valori/visioni d'assoluto del passato (i continui riferimenti alle opere d'arte classiche ecc.). Le metanarrazioni degli otaku di oggi (non quelli di Osaka 70) nascono nel relativismo (internamente percepito e inconsciamente accettato). Sono racconti consumistici di solitudini differenti (c'è molto ebraismo in questo, in fondo ebraismo ->industrialismo ->capitalismo, e l'animazione è capitalismo). L'otakuzoku non è una vera tribù che sente allo stesso modo una cosa (vedi come gli otaku si personalizzano i loro resin kit, e come si scannano sul  nulla). E per di più, non esistendo più la società (M Tatcher, FTW), questa tribù non può essere collocata in alcun sistema verticale/trascendentale.

 

Quindi per me, che nel nichilismo e relativismo ci sguazzo, con pochi bagliori idealistici di mistificazione del passato (in fondo sono cresciuto con le robe di Anno), l'uomo attuale, in quanto animale capitalistico/solitario, può crearsi gli idoli che vuole. Il problema ( o pregio, dipende da come uno sente le cose o tollera la sua nevrosi da consumo) sta nel fatto che l'asse della legittimazione dalla grandezza delle piramidi o della Biblioteca di Alessandria, che era verticale, si è spostato verso l'alienazione dei negozi e della loro oggettistica a base di idoli di plastica. O, ancora peggio, verso il dissolversi indefinito della rete.

 

 

Modificato da AkiraSakura
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17 ore fa, Shito ha scritto:

Che parlando, le dice: "vedi, il Nazismo non è successo perché i tedeschi fossero pazzi. E' successo perché avevamo ucciso dio."

Questa, che reputo una castroneria enorme, l'avevo già sentita in Parlamento detta da Buttiglione, naturalmente non ci si ricorda che cattolici e protestanti ci si accordarono più o meno legalmente o accettando tacitamente il regime. E che il nazismo era tutt'altro che materialista.

 

8 ore fa, Garion-Oh ha scritto:

E lo continuano a fare.

Purtroppo molto lentamente, la stretta religiosa sull'uomo è ancora fin troppo forte. Ma spero che ce ne libereremo, e chi vuole credere lo farà a casa sua o nel suo luogo di culto senza ammorbare la cosa pubblica.

Se l'uomo vive o meno un degrado, cosa data qui per scontata, ma che non lo è affatto, non è certo più o meno Dio che lo determina. 

Modificato da Godai
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