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Di sottotitoli e di doppiaggi


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se in un opera con intenti di veridicità storica c'è un nome o una data oggettivamente sbagliato, di cui chiunque può accorgersi dell' errore in quanto informazione conosciuta da tutti , io lo modifico, se non cambia nulla ai fini dell' opera.

E se come succede in Gundam 0083 certe affermazioni sbagliate servono a far capire che è il soggetto è un ignorante, che fai?

Le lascio come in originale perchè si capisce che la cosa è voluta.

E quindi...?

Si capisce che è voluta, oppure l'autore sbaglia e va corretto?

E ciò che per te è sbagliato, per altri revisionisti storici potrebbe essere giusto, quindi come operare?

 

Questo per dire che se l'autore sbaglia, è lui a sbagliare e l'adattatore non deve toccare i suoi sbagli, sono parte integrante dell'opera.

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Robinson Crusoe si spoglia, si tuffa in acqua, sale sul relitto (non ricordo se questo fosse affondato tipo nel capitolo precedente) e si riempie le tasce di tutto quello che può. Un editore che dovrebbe fare? Risrivere questo passaggio del romanzo di Defoe perchè è un errore grossolano? Certo potrebbe essere anche una trollata contro il lettore...

Ma in entrambi i casi:

se fosse una trollata, cambiando il testo per renderlo coerente danneggeresti le intenzioni di Defoe.

Se fosse un errore dello scrittore, non permetteresti al lettore di poter eventualmente giudicare Defoe per quello che ha scritto effettivamente.

 

Il Conte di Montecristo:

Ho letto la prefazione di Umberto Eco per la Rizzoli: questi afferma che gli sarebbe piaciuto tradurre il romanzo eliminando tutta la pesantezza originale (soprattutto nei dialoghi) sforbiciando le ripetizioni, rivedendo la sintassi e così via. Certo, peccato che poi non avrei letto il romanzo di Dumas, ma la versione rimaneggiata di Eco di quanto scritto da Dumas. Il tutto perchè Eco ritiene pessimamente scritto l'originale (anche se poi ammette che appunto quello stile crea parecchia suspance).

Ma lascia che sia il lettore a poter giudicare le capacità di Dumas, no?

Per la cronaca, visto che piove sul bagnato: la traduzione di tal Franceschini (uno pseudonimo probabilmente) che va per la maggiore presenta anche diverse censure (tipo durante l'esecuzione in piazza a Roma).

 

Due esempi per ribadire: quale che sia la motivazione, l'ingerenza danneggia sempre l'autore ed il lettore.

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Robinson Crusoe si spoglia, si tuffa in acqua, sale sul relitto (non ricordo se questo fosse affondato tipo nel capitolo precedente) e si riempie le tasce di tutto quello che può. Un editore che dovrebbe fare? Risrivere questo passaggio del romanzo di Defoe perchè è un errore grossolano? Certo potrebbe essere anche una trollata contro il lettore...

Ma in entrambi i casi:

se fosse una trollata, cambiando il testo per renderlo coerente danneggeresti le intenzioni di Defoe.

Se fosse un errore dello scrittore, non permetteresti al lettore di poter eventualmente giudicare Defoe per quello che ha scritto effettivamente.

Come ho detto, cambierei a seconda del caso, e mai in modo da modificare e/o stravolgere il racconto.

Al massimo si tratterebbe di qualche data, o nome, all' occorrenza.

Non stravolgere il racconto stesso.

C'è una bella differenza.

 

Ho letto la prefazione di Umberto Eco per la Rizzoli: questi afferma che gli sarebbe piaciuto tradurre il romanzo eliminando tutta la pesantezza originale (soprattutto nei dialoghi) sforbiciando le ripetizioni, rivedendo la sintassi e così via. Certo, peccato che poi non avrei letto il romanzo di Dumas, ma la versione rimaneggiata di Eco di quanto scritto da Dumas. Il tutto perchè Eco ritiene pessimamente scritto l'originale (anche se poi ammette che appunto quello stile crea parecchia suspance).

Ma lascia che sia il lettore a poter giudicare le capacità di Dumas, no?

Ma quella di Eco non è l'esigenza di riparare a un errore , ma di cambiare lo stile dell' autore , stravolgerne l'opera al proprio gusto senza alcuna giustificazione.

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Zio, ci possono anche essere delle volte in cui l'autore vuoi per 'semplificare' la dizione, vuoi per 'personalizzarla', decide di fare dei cambiamenti nei termini di una certa nazione.

 

Vuoi un esempio?

Hai presente il gaelico/irlandese scozzese?

E' una mia vecchia fissazione.

E' una lingua che lavora molto per 'addizioni' di termini a creare quasi micro-espressioni invece di un termine che fa riferimento ad un concetto.

 

Cosi' ad esempio, 'sicurezza' suona 'sabhailteachd', che deriva da sabhail'-salva/aiuta e 'teachd'-arrivo

O come 'uachdranachd', superiorita' con la particella -ais - giuridisizione.

 

Ora, io, come autore, se ho la fissa con questi termini, posso anche 'cambiarli' per usarli, in, che so, 'Sabailte' o 'Uchdran'?

E' uno scempio per la lingua in questione?

Certamente.

Come autore posso farlo?

Chi me lo impedisce.

 

Zio Sam puo'?

 

Come disse ai suoi tempi qualcuno di molto erudito (sic); "Si faccia una domanda, e si dia una risposta".

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Woah. Uno va a fare una fiera del fumetto isolana, e guarda che succede sul forum.

 

Ho scorciato le ultime tre pagine, non lette precisamente, ma aprioristcamente (apriorisimo puro) so già cosa contengono, chi ha torto, chi ragione, e come! :D

 

Scherzi a parte, senza mettermi in contraddizione intesa con nessuno, volevo solo precisare alcune cose sulla traduzione del katakana, soprattutto.

 

A) Ci sono casi in cui il katakana ha scrittura ufficiale in romaji. Salvo rarissimi casi, e valutando la dignità della fonte ufficiale (livello di ufficialità, eventuale conflitto con altre fonte ufficiali, insomma normale esegesi delle fonti) qui non c'è nulla da aggiungere. Così è, e i processi alle intenzioni non esistono. Luffy è Luffy, Rufy è un errore, tutto qui. Guts è Guts, Gatsu è un errore. Griffith è Griffith, Grifis è un errore. Gioseffo/Giosè è Gioseffo/Giosè, ogni altra scrittura è un errore. Tabris è Tabris, Tablyth (lol) è un errore. E via dicendo, gli esempi sono infiniti.

 

B) Ci sono casi, e sono i più, in cui una scrittura ufficiale in romaji del katakana non c'è. Capita soprattutto per le cose che non sono proprio-proprio nomi propri. Allora bisogna armarsi di pazienza e fare esercizio di back-track. Da dove proveniva il katakana? E' una scrittura ascrivibile, pensabile proveniente da quale lingua? Esempio: c'è un mostro in un Akumajou Dracula che in inglese si chiama: Skula. E' il corpo di una donna innestato su varie bestie, con teste di serpente come code. Il katakana è precisamente SKYURA. Ovviamente, parliamo del mostro mitologico noto a noi italioti come Scilla, ma in greco (la sua lingua d'origine) è Scylla, che si pronuncia 'schiulla', e che i giapponesi traslitterano dunque in 'SKYURA'. Il backtrack è chiaro, indi. Skula è sbagliato, e insensato, Scylla è corretto. Nello stesso gioco, c'è un demone che si chiama -in inglese- Skull Million. Il kana è SUKARUMILIONE. Che viene dall'italiano Scarmiglione, però, dal nome di un demone della Commedia di Dante. Ci sono opere che sono veri florilegi di questo genere di katakana il cui backtrack è difficilotto. In Abesho mi capitò di dove backatrackare alcuni termini di Nadsat (il lingo dei teppisti di A Clockwork Orange, ovviamente dall'originale inglese, che noi nel film doppiato in italiano mai sentimmo). Oppure, ricorderò sempre la difficoltà che ebbi nel backtrackare il katakana pure 'semplicemente anglofono' delle navicelle delle protagoniste di Angel Rabbie. MOTORUDOSEJJI, ad esempio, mi venne proposto in traduzione come Motor Sladge, ma in effetti era Mottled Sedge, dato che -poi è evidente- tutte quelle navicelle sono disegnate sul modello delle diverse escheper la pesca con la mosca.

 

C) Ci sono anche casi in cui si ha una scrittura in romaji 'più o meno' ufficiale, o in contraddizione con altre 'più o meno ufficiali', e sono tutte palesemente 'errate' rispetto al riferimento di provenienza dei nomi del caso. Per esempio con il 'primo Miyazaki' è spesso così. E questa è la situazione da mal di pancia, perché come si fa si fa, ma si sbaglia sempre, per un verso o per l'altro. Se vi interessa, elaborerò questo punto, che è in effetti l'unico a mostrare una certa 'gamma' di azone. :-)

Modificato da Shito
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Comunque, prima si osservava che pure IL CONTE DI MONTECRISTO continua ad essere ristampato con una vecchia traduzione piena di errori e censure (che a quanto pare sostanzialmente non è altro che una delle primissime traduzioni itaiane..).

Questo perchè in Italia viene generalmente considerato un'opera "poco importante" che non vale la pena (e la spesa..) di essere ritrdotta.

Atteggiamento molto simile a quello dedicato ai manga, per i quali si sa che certi editori continuano ad affidare le traduzioni a persone poco competenti, oppure continuano a ristampare serie con vecchie traduzioni che ormai tutti sanno essere farlocche: tutto ciò perchè questi stessi editori considerano i manga opere "poco importanti", che non meritano maggiori attenzioni..

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Volevo scrivere due cose riguardo alle questioni di adattamento dell'odiato katakana, ma mi permetto una nota riguardo il Conte di Montecristo. Per quanto il suo status di "mezzo classico" nella critica italiana sia indubbio, e non possiamo certo vantare la lunga serie di revisioni dell'opera che c'è invece in Francia, la situazione è meno tragica di quanto stia venendo scritto qui. Nel 2010 il Conte è stato pubblicato da Donzelli Editore con una nuova traduzione condotta sull'edizione francese stabilita da Claude Schopp, la più aggiornata. Per quanto in ritardo, siamo comunque riusciti a riportarci al passo, e in ogni caso, anche prima, assicuro che le versioni che trovavi in giro non erano le stesse traduzioni del 1847!

 

Ora, riguardo le questioni di traslitterazione, sono più che concorde con i princìpi e casi elencati da Shito. Tuttavia mi verrebbe da citare un paio di casi, alcuni più noti, altri meno, che possono far riflettere su come anche nei primi due tipi di situazione possa non essere così facile, quantomeno per la "buona coscienza" di chi deve fare il lavoro.

 

Qui ci sono tanti giocatori di Super Robot Wars, ne prendo un caso ben noto: due "mothership", una bianca, una nera, si chiamano, in chiaro katakana, usato per parole comunque giapponesi, Shirogane e Kurogane, con un doppiaggio che non lascia certo dubbi su come vadano chiamate. Nello artbook prodotto dopo l'uscita del gioco ci si ritrova però Shilowgane e Kulowgane. Ora, diciamo che con uno sforzo di fantasia, se nel gioco fosse effettivamente scritto così, uno potrebbe arguire "nel mondo di fantasia di questo gioco queste parole si scrivono così e si pronunciano cosà. Però sono scritte in un certo modo e pronunciato nel corrispondente, e oltretutto è giapponese, la loro lingua. Si può veramente prendere per buona quella traslitterazione, per quanto ufficiale? Quando i giochi per GBA sono stati portati in occidente hanno evitato, ed essendo giochi non doppiati in fondo potevano pure cavarsela senza creare incoerenze. Direi che hanno fatto bene.

 

Si sono invece comportati diversamente riguardo i nomi dei personaggi, e direi che il caso principe è "Zengar". PArliamo di un personaggio il cui nome in katakana è Zengaa, e pronunciato in modo corrispondente nel doppiaggio. Ci troviamo di fronte a un nome di fantasia, e proprio sui nomi di fantasia vorrei dilungarmi un poco. Ora, quando tu giochi in giapponese uno dei titoli in cui lui appare e con un doppiaggio, tu leggi Zengaa e senti Zengaa. Tuttavia, nella sola schermata iniziale, quando selezioni il personaggio tra i quattro protagonisti disponibili, leggi sullo sfondo il nome Sanger. Ora, mi prendo l'arroganza di presumere che quando un giapponese inventa dal nulla un nome, in molti casi, non parta da una forma scritta in una lingua occidentale. Stiamo parlando di personaggi stereotipati di un personaggio stereotipato, e quando una giapponese pensa a lui che fa le sboronate pensa o eventualmente dice Zengaa. L'assolutamente amatoriale Zengar, usato da chiunque in occidente volesse parlare del gioco prima della versione in lingua occidentale, dove è stato usato Sanger, non avrà alcuna autorevolezza, ma è probabilmente il miglior compromesso affinché un anglofono riesca a pronunciare il nome nel modo "corretto". Ora, i giochi portati in occidente erano senza doppiaggio, quindi non si può rimproverare nulla per quanto riguarda la coerenza. Ma in caso contrario? Per dire, io accuso abbastanza, soprattutto con i nomi inventati, una netta discrepanza tra quello che leggo e quello che sento. Non è il caso più terribile, anche perché magari là una spiegazione la puoi trovare, ma a me con Gurren Lagann subbato pesava abbastanza leggere Simon e sentire Shimon. L'autore ha prima pensato al nome scritto in lettere occidentali e poi lo ha pronunciato "male"? O ha pensato a un nome con una fonetica molto giapponese e poi lo ha fatto corrispondere a un nome occidentale? Molti nomi, soprattutto quelli degli avversari, in Gurren Lagann partono da termini occidentali, quindi magari qui non c'è da fare tanto il pelo dell'uovo. Però dopotutto mi sembra che qui si parli di "nitpicking" in generale, quindi magari è uno spunto.

 

Ancora, di recente ho comprato l'edizione giapponese del mai troppo lodato Alundra per psx, e con un istante di sorpresa lo ho trovato come Arandora. Vedo che sulla copertina ha comunque il logo "Alundra" arrivato anche in occidente e il mio cervello elabora quello che tutto sommato era abbastanza ovvio. Il nome Alundra è pensato rispetto alle lingue anglofone, quindi si pronuncia Alandra, quindi Arandora. Non è affatto strano trovarli insieme sulla copertina giapponese, e quando lo porti in America in realtà sarà pronunciato nel modo giusto! Double win!

 

Ma se poi arriva in Italia? Bisogna privilegiare un nome internazionale o devi cercare di aiutare il tuo pubblico a pronunciarlo nel modo "giusto"? Cosa vorrebbe l'autore? Ovviamente se si continua per questa strada un protagonista non lavora più, ma esistono dei casi limite che possono essere d'interesse in questa sede. Quando vedi una traslitterazione "sbagliata" di una parola che puoi legittimamente definire giapponese, direi che due conti su un intervento si possono fare senza urlare al censore e alla snaturazione. Allo stesso modo, con i nomi di fantasia, io tendo a essere molto felice quando quello che leggo mi permette di pronunciare le cose nel modo inteso. Nessun altro si sente così? Discuss?

Modificato da Zenone
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Infatti per i nomi inventati, un po' come anche accennavo io, i problemi si moltiplicano.

 

Il problema poi si complica quando un autore usa una 'personalizzazione' di un nome con referente gia' conosciuto; in quel caso come si puo' essere certi della traslitterazione?

 

Ossia, se io scrivo un racconto e do' ad un personaggio un nome che 'prendo' da un bagaglio culturale preciso MA lo modifico in qualche modo perche' cosi' mi piace di piu', non vorrei che poi in altra lingua quel nome 'tornasse' alla sua origine lessicale.

 

In questo caso, come "funziona"?

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Beh, in questo tipo di caso, immagino che il nirvana sarebbe conoscere l'opinione dell'autore XD Soprattutto con un prodotto solo scritto sarebbe l'unica opportunità, in mancanza della quale o hai una versione occidentale ufficiale, e dubbi o non dubbi non resta che usare quella, o sei lasciato a te stesso e vedi che puoi fare, credo.

 

Se c'è un doppiaggio però è un po' diverso, soprattutto con nomi di fantasia e in cui quindi si può ipotizzare che non sia pronunciato male. Ma anche là si può trovare una fregatura a ogni passo, immagino.

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Si sono invece comportati diversamente riguardo i nomi dei personaggi, e direi che il caso principe è "Zengar". PArliamo di un personaggio il cui nome in katakana è Zengaa, e pronunciato in modo corrispondente nel doppiaggio. Ci troviamo di fronte a un nome di fantasia, e proprio sui nomi di fantasia vorrei dilungarmi un poco. Ora, quando tu giochi in giapponese uno dei titoli in cui lui appare e con un doppiaggio, tu leggi Zengaa e senti Zengaa. Tuttavia, nella sola schermata iniziale, quando selezioni il personaggio tra i quattro protagonisti disponibili, leggi sullo sfondo il nome Sanger. Ora, mi prendo l'arroganza di presumere che quando un giapponese inventa dal nulla un nome, in molti casi, non parta da una forma scritta in una lingua occidentale. Stiamo parlando di personaggi stereotipati di un personaggio stereotipato, e quando una giapponese pensa a lui che fa le sboronate pensa o eventualmente dice Zengaa. L'assolutamente amatoriale Zengar, usato da chiunque in occidente volesse parlare del gioco prima della versione in lingua occidentale, dove è stato usato Sanger, non avrà alcuna autorevolezza, ma è probabilmente il miglior compromesso affinché un anglofono riesca a pronunciare il nome nel modo "corretto". Ora, i giochi portati in occidente erano senza doppiaggio, quindi non si può rimproverare nulla per quanto riguarda la coerenza. Ma in caso contrario? Per dire, io accuso abbastanza, soprattutto con i nomi inventati, una netta discrepanza tra quello che leggo e quello che sento.

 

OT

 

Sanger a quanto pare è d'ispirazione tedesca e in crucco si legge Z/Sengaa (l'ho sentito in entrambi i modi). E non hanno le idee chiarissime sulla pronuncia nemmeno loro, te ne accorgi nell'anime come la pronuncia varia da personaggio a personaggio.

Il termine esatto con cui si traduce in italiano Sanger è bardo.

Il vero problema per me è quando mettono Genshpest Mark II KWAI invece di Kai. METTONO LA W A CASO! Follia e spavento.

Come si spiega?

Le traslitterazioni in romaji sono veramente lol comunque, almeno sull'artbook che mi hanno mandato con OG Gaiden. Folka in realtà si chiama Phorka.

Fine OT.

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Zenone, ho letto il tuo post e ne sono stato rattristato, perché mi pare esprimere una pochezza di visione della logica della pronunzia/fonetica interlinguistica non da poco. Su una radice tedesca ti ha detto Fencer. Ovviamente è più sensato ZAHA che 'sàcher' per la Sacher (Torte), e credo che ne saremo tutti convinti. In ogni caso, quando una traslitterazione è ufficiale davvero (= presente su uno o più prodotti GIAPPONESI pubblicati in GIAPPONE e da un editore vicino agli autori), allora non la si deve accettare. La di deve assumere. Tipo: il sole nasce a est, non ha importanto se a me, te o chiccessia sembri 'strano' o che. Nasce a est, e se ce un dio, e gli si parlarà, magari gli si chiederà oziosamente il perché, ma nasce a est.

 

Mazinger è Mazinger, ed è fatto per essere un nome anglofono che è calcolato pronunciarsi in giapponese come 'Majinga-'. In questo (celebre) caso sappiamo bene anche il perché. Con Laputa, come dicevo, è stato davvero più duro: scegliere se Sheeta o Theta (con pronuncia fricativa interdentale di TH), dato che le 'fonti ufficiali' (pur misere) scrivevano Sheeta, e l'autore spiega l'origine del nome in Theta. Stessa cosa per Shalulu/Charles, Anli/Henri, Lui/Luis. Si fa esegesti delle fonti, in caso di conflitto. Ma in ogni caso non si critica la legettimità fondativa e creativa di QUALSIASI atto deliberato dell'autore, palese errore incluso. Del resto si scrive Ghibli e si pronuncia jibli, ed è stato un semplice errore di chi quel nome l'ha coniato. L'idea che vi sia una corrispondenza biunivoca tra scrittura e lettura articolata è una vecchia bugia raccontata ai bimbi italiani, che devono scrivere Venezia anche se si pronuncia Venezzia (salvo dialetto locale), e le maestre gli dicono che l'italiano 'si legge come si scrive'. Come no.

Modificato da Shito
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Non è il caso più terribile, anche perché magari là una spiegazione la puoi trovare, ma a me con Gurren Lagann subbato pesava abbastanza leggere Simon e sentire Shimon. L'autore ha prima pensato al nome scritto in lettere occidentali e poi lo ha pronunciato "male"? O ha pensato a un nome con una fonetica molto giapponese e poi lo ha fatto corrispondere a un nome occidentale?

 

La seconda. Simon viene da shimo (=sotto), Kamina viene da kami (=sopra), Yoko = a fianco. Poi ci sono i nomi con le sillabe invertite. Kittan -> Tanki (irascibile), Gimmy -> migi (destra) Darry -> hidari (sinistra), ecc. La scrittura dei nomi in caratteri latini è poi ufficiale, percui se anche in giapponese sentiamo shimon, quello è simon.

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Sì, però Shito, se di nomi inventati parliamo, alla fine qual'è la cosa che personalmente uno vuole ricevere? Ti ho dato ragione su tutta la linea, metodologicamente parlando, e non discuto di cosa si debba assumere come dato. Però io sono un utente, e la verità è che come utente a me interessa ricevere il prodotto nel modo più possibile vicino alla fruizione originale. Mi dirai che è lo stesso che dici tu, ma son due approcci diversi - e non intendo criticare il tuo. Pace che uno possa fare errori, il caso stadio jiburi/Studio Ghibli è lampante, e sarà il suo diritto di creatore. Ma un giapponese non ha problemi a imparare ad associare quella pronuncia a quel modo di scriverlo, l'italiano impara male.

 

Lo so che l'italiano non si pronuncia come si scrive, ma le lingue reali hanno ragioni storiche ed etimologiche dietro l'essere arrivati a certe distinzioni, quando ci si trova davanti a un nome creato dall'autore io sono interessato a come l'autore lo ha immaginato nella sua testa. Ovviamente a volte chiedo l'oro e non puoi neanche sapere se il nome è stato pensato prima in forma scritta o parlata. Però se una forma scritta "ufficiale" conduce a una fonetica sbagliata, allora si può individuare un problema per chi riceve. L'adattamento è prima un servizio verso l'opera originale e poi un servizio verso l'utente, magari? Non so se la vedi così, in caso è accettabile e persino nobile, però io vedo anche quello che viene a mancare a me.

 

Probabilmente non studiassi la lingua e non mi fossi trovato a dover parlare nella lingua in questione di queste cose sarei ben poco interessato al punto, e alla fine per quello che dica può anche bastare, come alla fine faccio, andare a vedere/rivedere il materiale in originale. Però se un errore, assoluto diritto creativo di un autore, porta a perdere certi elementi per uno straniero, in questo caso la fonetica , mi sembra se ne possa quantomeno parlare. Poi sul lavoro si fa quel che si deve, ovviamente.

 

Rilancio: non esiste la corrispondenza biunivoca tra scrittura e lettura, ok, certo. Ma proprio per questo, allora perché è la parte scritta che deve rimanere intoccata, nel caso di un nome di fantasia? Esci un attimo dalle vesti lavorative: nel caso in cui fosse opportuno ritenere che sia la pronuncia del nome l'elemento più voluto dall'autore, perché la parte scritta non potrebbe adattarsi al far ricevere nelle diverse lingue quella pronuncia? Lo so che non si può fare così, e lo so che se uno vuole fare tanto il pignolo alla fine va di ricerca personale, ma tanto per discutere.

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La seconda. Simon viene da shimo (=sotto), Kamina viene da kami (=sopra), Yoko = a fianco. Poi ci sono i nomi con le sillabe invertite. Kittan -> Tanki (irascibile), Gimmy -> migi (destra) Darry -> hidari (sinistra), ecc. La scrittura dei nomi in caratteri latini è poi ufficiale, percui se anche in giapponese sentiamo shimon, quello è simon.

 

Spero si sia capito che non ho dubbi che vada fatto così, sto prendendo l'altra parte tanto per vedere che può saltare fuori affrontando la questione dall'altro lato. A questo punto chiedo: ho visto un po' della trasmissione televisiva, in italiano pronunciano "Simon", giusto? Qui lo chiedo come curiosità al professionista, pronunciare così è obbligato? Perché proprio seguendo il ragionamento che non è che debbano corrispondere, che male ci sarebbe a dire Shimon e scrivere Simon sui materiali dell'edizione? Tantopiù che l'etimo è noto, sarebbe tanto balzana come idea?

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Mazinger è Mazinger, ed è fatto per essere un nome anglofono

 

Tedesco.

 

Whoops! Il -ger anglofono va in effetti in -jaa, come tutti i ranger e gli amanti dei sentai sanno. ^^;

 

BTW, anche Simon Belmondo (il protagonista dell'originale Akumajou Dracula) è Shimon. Il fonema 'si' si è sempre reso in giapponese come 'shi', sino all'invenzione del suono 'impuro' SUi, ma io stesso traslittero il mio cognome come 'KAN'NARUSHI', e non 'KAN'NARUSUi'. :-)

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Ok, ma Simon Belmont, a cui voglio un sacco di bene, è un personaggio inquadrato come occidentale di un setting occidentale. Simon - non credete che parlando normalmente io dica shimon, eh, mi sembra un punto interessante, non una battaglia - come ha riportato sopra Garion fa parte di un trio di nomi basati su un gioco di parole giapponese. Hanno fatto le versioni in caratteri latini ufficiali di tre nomi giapponesi, due sono venuti bene e uno male. Sappiamo che bisogna fare in un modo e così sia, ma solo io vedo un problema per l'utente finale dell'adattamento? XD

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Mazinger è Mazinger, ed è fatto per essere un nome anglofono

 

Tedesco.

 

Ma siamo sicuri che il nome Mazinger sia nato per essere un nome tedesco e non invece come uno giapponese ( cioè il classico Majinga) e solo dopo è venuta fuori sta storia della pronuncia tedesca ecc.. ?

Perchè h sempre creduto che Nagai si fosse ispirato per il nome, a quel film di kaiju della Daiei dal titolo rivelatori di " Daimajin ", vero cult nipponico e citato in una valanga di manga e anime .

 

A meno che il termine majin non avesse già origine nel folklore nipponico per indicare una sorta di titano .

Modificato da Zio Sam
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Ma un giapponese non ha problemi a imparare ad associare quella pronuncia a quel modo di scriverlo, l'italiano impara male.

 

E' un problema suo. Di mio, misi le pronunzie a latere dei nomi dei personaggi di Evangelion (manga), e fu forse il primo dannato caso in cui qualcuno si fosse dato la pena di far sapere che Gendo si pronuncia Ghendo in maniera tanto esplicita. Anni dopo, pare la cosa non fosse stata recepita. Del resto, avevamo già patito Jin Rei, vero? Eh già.

 

Ovviamente a volte chiedo l'oro e non puoi neanche sapere se il nome è stato pensato prima in forma scritta o parlata. Però se una forma scritta "ufficiale" conduce a una fonetica sbagliata, allora si può individuare un problema per chi riceve. L'adattamento è prima un servizio verso l'opera originale e poi un servizio verso l'utente, magari? Non so se la vedi così, in caso è accettabile e persino nobile, però io vedo anche quello che viene a mancare a me.

 

Sì, la vedo come tu dici, e soprattutto la vedo come l'adattamento = servizio per coloro che hanno voglia/forza/intenzione di sforzarsi a venire incontro a un'opera STRANIERA per quella che è. Coloro che non avevano quelle prerogative, per me, sono persi in partenza.

 

 

Però se un errore, assoluto diritto creativo di un autore, porta a perdere certi elementi per uno straniero, in questo caso la fonetica , mi sembra se ne possa quantomeno parlare. Poi sul lavoro si fa quel che si deve, ovviamente.

 

Lo straniero giustamente non esiste nella prospettiva creativa dell'autore. E così deve essere per chi lo traduce e adatta. Lettura e scrittura sono dissociate? Sia. Tutto qui. Il sole nasce ancora ad est.

 

Rilancio: non esiste la corrispondenza biunivoca tra scrittura e lettura, ok, certo. Ma proprio per questo, allora perché è la parte scritta che deve rimanere intoccata, nel caso di un nome di fantasia?

 

Entrambe devono restare intoccate. Pronuncia e scrittura. Ovvero si scrive (in caratteri latini) come si intendave dall'autore essere scritto (benché si scriva più spesso in kana), e si pronuncia come si intendeva fosse prounciato, nella fonetica che l'autore pensava, a prescindere dal fatto che poi si pronunci in kana.

 

Pronunicare Millerna come Millerna fu un errore. Non bisognava neppure pronunciarla Miraana. Andava pronunciata Millarna, e scritta Millerna. Era semplice.

 

 

Esci un attimo dalle vesti lavorative: nel caso in cui fosse opportuno ritenere che sia la pronuncia del nome l'elemento più voluto dall'autore, perché la parte scritta non potrebbe adattarsi al far ricevere nelle diverse lingue quella pronuncia? Lo so che non si può fare così, e lo so che se uno vuole fare tanto il pignolo alla fine va di ricerca personale, ma tanto per discutere.

 

Le mie vesti sono uniche. :-)

 

Ok, ma Simon Belmont, a cui voglio un sacco di bene, è un personaggio inquadrato come occidentale di un setting occidentale.

 

Belmondo, non Belmont. Suo figlio si chiamava Soleil. Erano una stirpe francese, all'inizio. Non si sa perché fossero emigrati in Valacchia.

Modificato da Shito
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Piccola provocazione.

 

Dici che lo straniero non esiste nella prospettiva creativa dell'autore (al di la' del fatto che specialmente nel caso di una serie animata/film/etc la prospettiva dell'autore non esiste ma esiste quella della produzione che ha bene in conto anche la possibilita' di vendere contenuti all'estero), se quanto affermi e' condivisibile, che senso ha rivolgersi all'autore e perche' la sua parola dovrebbe avere tale importanza, visto che lo straniero non esisteva nella sua prospettiva creativa?

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Piccola provocazione.

 

Dici che lo straniero non esiste nella prospettiva creativa dell'autore (al di la' del fatto che specialmente nel caso di una serie animata/film/etc la prospettiva dell'autore non esiste ma esiste quella della produzione che ha bene in conto anche la possibilita' di vendere contenuti all'estero), se quanto affermi e' condivisibile, che senso ha rivolgersi all'autore e perche' la sua parola dovrebbe avere tale importanza, visto che lo straniero non esisteva nella sua prospettiva creativa?

 

Hai ben ragione, e non è neppure provocatorio, a puntualizzare che non tutti gli autori -nel caso nipponici, ma diremmo in generale- sono avulsi a una prospettiva di pubblicazione e notorietà (e ritorno, di fama e danaro) internazionalista. Pensavo in effetti all'autore nipponico vecchia maniera (e qui, direi sia singolo cone produzione), e come al solito generalizzavo troppo. Parlo sempre per massimi sistemi, per archetipi quasi, e dunque per quelli ti rispondo -mi perdonerai forse, mi intenderai sono certo-: se anche l'autore non avesse in mente per un piffero lo straniero, anche lo straniero che tocca l'opera sua diviene suddito suo. Se l'autore dice "fa come ti pare" è una cosa (e allora subentra l'etica esegetica in contumacia dell'opinione sovrana espressa), ma la verità è che almeno con l'oriente è quasi sempre così, dato che assai raramente capita che l'autore esso singolo e individuale, nella sua personalità, si interessi o risponda a interrogativi indirizzati all'adattamento straniero dell'opera sua.

 

Alla fine credo davvero che sia, nella pratica, una questione di rapporto opera-traduttore, e del doverso nichilismo del secondo nei confronti della prima, e dell'ente logico rapprensentato dall'idea dell'autore di quella. Parlavo proprio di queste cose con il sempre buonissimo Alessandro Bottero, a Catania qualche giorno fa. Manco a dirlo non eraamo concordi, ma ciascuno intendeva le ragioni dell'altro. Che è moltissimo, e consola parecchio, in molti modi.

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  • 2 weeks later...
La signorina non se l'è mai visto Aishite Knight in originale. Quindi non è che lo preferisce, è che è nostalgica e vuole la voce che ha sempre sentito. Semplice abitudine.

Che è il motivo per cui la stragande maggioranza delle persone preferisce il doppiaggio jap coi sub piuttosto che quello ita, eh .

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