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  1. Be', Gualtiero... Non so se non ha avuto modo di leggere il mio precedente intervento, ma quel che più mi dispiace è che – al momento – lei si sta limitando a controbattere a piccole questioni legate a singoli casi di traduzione più o meno corretta, sorvolando sulle più ampie implicazioni che il lavoro di adattamento dovrebbe prendere in considerazione e che le sono state fatte notare ripetutamente. Oltretutto, si continua a far riferimento a una sua intervista di gennaio, "Su traduzioni e adattamenti", nella quale – non si offenda – lei si pronuncia in maniera assolutamente arbitraria su questioni che vengono studiate e trattate da secoli, e sulle quali forse dovrebbe adottare un atteggiamento più cauto e meno irriverente. Son sicuro che troverà interessante l'acuta osservazione che fece lo scrittore argentino Borges in merito all'opera di traduzione di un testo: «Le traduzioni che più si propongono di essere fedeli e letterali sono quelle che maggiormente tradiscono l'originale». In cuor mio mi auguro che non arrivi a tacciare il defunto Borges di infantilismo nei confronti di visioni alternative, o di «gnègnègnè» – per rifarmi alla sua semplicistica riduzione delle critiche che le vengono mosse.
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  2. Mi appoggio al commento di Bospie per puntualizzare alcuni aspetti di metodo che – a malincuore – continuano a essere sottovalutati, e che di fatto determinano, a mio parere, l'intreccio complesso della questione. Procediamo con ordine. Bospie scrive che di Cannarsi apprezza «il non basarsi su ciò che è "pratica comune", ma anzi perseguire il vero significato dell'opera originale». Questo secondo lui porterebbe a un adattamento troppo "analitico"; il termine non è corretto, l'aggettivo giusto è "artificioso" e cercherò di spiegare il perché proseguendo. Bospie, ancora, scrive: «Ogni opera nasce in un contesto culturale ben definito, stravolgere dialoghi, non rispettando il significato esatto delle parole, porta quell'opera più lontana dal posto in cui è nata». Quel che sfugge a Gualtiero e a Bospie, secondo me, è che qualsiasi opera di lettura e interpretazione di un testo è già di per sé un processo di traduzione; nel caso di un testo straniero, la sua resa in altra lingua da quella natia per definizione corrisponde a una mistificazione obbligata atta a rendere intellegibile quel testo alla comunità sociolinguistica destinataria della traduzione. Per sua natura, il testo tradotto è un'alterità imprescindibile. Trovo ingenuo che qualcuno possa pensare, attraverso la traduzione di un'opera, di riuscire a cogliere quell'essenza primigenia di un testo letterario o di un discorso che non può che scaturire dalla corrispondenza contestuale tra significante e significato. È una stupidità, perdonatemi. Allo stesso modo, l'idea che seguendo «l'adattamento di Cannarsi, si possa sentire il vero modo che i giapponesi (o, almeno, i personaggi della serie) hanno di parlare» è una falsità metodologica e linguistica che va scongiurata senza se e senza ma. Il repertorio della lingua e il contesto socioculturale di una comunità non può mai trovare un'effettiva corrispondenza di codici e referenti linguistici che ne renda possibile l'equiparazione o la comparazione scientifica; e questa non è un'opinione, è un dato osservabile. Chiarirò ulteriormente la mia posizione e miei interrogativi, dunque. Gualtiero, più che adottare una metodologia precisa, sembra essersi affrancato da qualsiasi prospettiva teorica utile a orientare l'opera di traduzione e adattamento di un lavoro. Nel suo lavoro intravedo i limiti di una persona che, forse non preparata a sufficienza, persegue un obiettivo ingenuo, in maniera del tutto arbitraria e poco rispettosa nei confronti della comunità linguistica dei fruitori finali. Entro nel dettaglio, facendo un esempio di più immediata chiarezza: la lingua e la comunicazione si fondano sull'interazione continua, organica ed emergente tra due livelli. Primo livello: l'apparato significante – I suoni, le parole, le strutture verbali, le forme del discorso, con cui ci riferiamo a un oggetto della realtà, di cui vogliamo richiamarne l'essenza o il significato (la semplificazione è voluta). Secondo livello: l'eterogeneità dei significati possibili – l'essenza che quel dato suono, quella data parola, struttura verbale o forma del discorso, vuol richiamare rendendola intellegibile e negoziabile all'interno di una comunità specifica di parlanti (ho semplificato di nuovo) Ora, nell'approcciare la traduzione di un testo straniero, cosa è importante avvicinare, connettere e far dialogare tra loro? Le strutture dell'apparato significante o l'eterogeneità dei significati possibili? Le forme della lingua o i significati richiamati? Volendo creare un prodotto artificiale che vuole ricalcare, quasi fosse un esercizio di comparazione strutturale, le figure morfologiche e sintattiche di una lingua straniera, ignorando (perché magari non necessaria) il possibile destinatario della traduzione... beh, la prima opzione, per quanto curiosa e dubbia, andrà benissimo. La seconda opzione, invece, permette di lavorare nell'ottica di una vera e propria negoziazione di senso più estesa rispetto al contenuto di un'opera, che innegabilmente è stata scritta in un preciso momento storico, in specifiche condizioni socio-culturali, per un determinato pubblico di riferimento – fattori che non possono semplicemente essere tralasciati o ridotti semplicisticamente a corollario. In parole povere: un ragazzo italiano di 27 anni nel 2019 non potrà mai attivare lo stesso processo di significazione che ha esperito uno giapponese di 16 nel 1997. Figuriamoci se la lingua in questione è diversa. Un ultimo esempio. In un bar di Brisbane in Australia, un amico a un certo punto disse: «Geez, I need a flame-cutter...». Ebbene, non capii subito a cosa si stesse riferendo, ma poi notai che al bancone non fece altro che ordinare una birra. Mi spiegò ridendo che, in gergo, quel termine indicava il bisogno di una birra ghiacchiata, in grado di spegnere il "fuoco" che ardeva nella gola di un povero assetato. Immaginiamo di trovare la stessa frase nel copione di un film. Daniel: «Geez, I need a flame-cutter...». Matthew: «I got you man, come with me!». PRIMO APPROCCIO ALLA TRADUZIONE Daniel: «Gesù, necessito di un taglia-fiamma (?)». Matthew: «Ti possiedo uomo, vieni con me!». Cosa ho fatto? Equiparazione dell'apparato significante, resa letterale. Cosa non ho fatto? Studio dei referenti di significato, studio del contesto culturale, studio dei singoli parlanti, studio dei registri linguistici di destinazione adottabili, studio dei codici linguistici di destinazione adottabili. SECONDO STEP DI TRADUZIONE Daniel: «Accidenti, ho bisogno di una birra...». Matthew: «Ti capisco, amico. Vieni con me!». Cosa ho fatto? Abbandonato la resa letterale e l'equiparazione dell'apparato significante. Inoltre ho studiato i referenti di significato e li ho resi intellegibili alla comunità di parlanti più estesa a cui può essere destinata la traduzione. TERZO STEP DI TRADUZIONE Daniel: «Madonna, c'ho bisogno di una birra ghiacciata...». Matthew: «Ci penso io, seguimi!». Cosa ho fatto? Ho studiato il contesto culturale, ho scoperto che cosa realmente vuol dire "flame-cutter" e a quale dominio d'uso appartiene. Inoltre ho approfondito lo studio dei parlanti: sono due ragazzi di 30 anni, adottano un registro medio, colloquiale, spesso non sorvegliato ma raramente volgare. Ho infine pensato a quale registro dell'italiano potessi fare affidamento e quale codice. Spero sia chiaro quali sono gli interrogativi stringenti che ho rivolto a Gualtiero – senza che mi aspetti per forza di cose una sua risposta. E mi auguro sia chiara qual è la postura da cui muovo le mie osservazioni.
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  3. Come già ribadito non conosco il giapponese. Tuttavia, confrontandomi con chi è più competente di me, emerge una questione che è certamente di matrice linguistica e culturale. Premetto che non ho alcun tipo di problema rispetto a eventuali correzioni apportate all'opera, tanto meno mi preme difendere per posizione presa il termine "angelo". Tuttavia, mi pare di capire che «Shito» nella lingua giapponese si riferisce, più che agli Apostoli di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in dono la facoltà di comunicare le intenzioni e la volontà di Dio. In effetti, risalendo le etimologie – e forse chi ha studiato il greco antico capirà immediatamente a cosa mi riferisco –, con «Angellos» e «Apostolos» ci si riferiva a un messaggero, un ambasciatore, un messo. Dunque, gli angeli dell'antico e del nuovo testamento sono certamente entità che portano un messaggio in nome di Dio. E la stessa considerazione, relativamente all'accezione semantica, può essere fatta per gli Apostoli di Cristo, vale a dire: i messaggeri incaricati di diffondere la parola di Gesù. Detto ciò, chiaramente, nel contesto del codice linguistico religioso della religione cristiana ed ebraica, i termini assumono connotati precisissimi, ficcanti, in grado di tracciare un confine netto in merito all'utilizzo e alle specificità di ciascun termine in quel dato contesto. Lo stesso, a mio parere, non può dirsi per un'opera letteraria o d'animazione – come Evangelion –, nel quale il bricolage linguistico adottato per creare il setting è in gran parte determinato dalla volontà dell'autore di conferire al lavoro un fascino fantascientifico assolutamente peculiare e suggestivo, grazie all'originalissima commistione di simbologie giudaico-cristiane e terminologie di ambito biomedico, psicologico e militare. Commistione che evidentemente non è stata studiata dal punto di vista dell'effettiva semantica nel dominio linguistico dell'uso, quanto dalla prospettiva di chi voleva abilmente giocare con un intreccio di terminologie utili a rendere enigmatica l'opera, giocando sul non-detto e sull'implicito. Nei primi bozzetti con cui Anno presentò il lavoro era stato effettivamente scelto il termine Apostolos; la presunta dicotomia precedentemente citata tra Shito e Angel nella versione andata in onda, cioè tra termine giapponese adottato nei dialoghi e termine visualizzato sugli schermi – giusto per fare uno dei possibili esempi – della NERV, a mio parere non va intesa come una scelta differenziante. Intravedo piuttosto un uso pressoché sinonimico e sovrapponibile dei due termini (niente ci autorizza a pensare il contrario, ma tutto è opinabile pur di difendere certe scelte, me ne rendo conto), i quali, estrapolati dai contesti simbolici di appartenenza originaria, sono stati risignificati da Anno senza alcun particolare discrimine d'accezione – come invece accade per la lingua italiana: quelle creature sono, senza ombra di dubbio, entità non umane che si fanno portatrici di un messaggio, più o meno metaforico, a seconda dei piani di lettura intra-testuali o meta-testuali. Avrei dunque compreso se nella traduzione italiana fosse stato prediletto il termine "messaggero". Capisco benissimo le ragioni che dal punto di vista letterale hanno spinto Cannarsi a scegliere il termine "apostolo" e, per quanto mi riguarda, mi può anche star bene. Ma di fatto è una scelta che implica uno sforzo di ulteriore (e paradossale) de-contestualizzazione e ri-contestualizzazione del termine in uso nel dominio linguistico/socio-culturale italiano, che di certo non ha nulla a che fare con la valorizzazione dei contenuti dell'opera o della sua coerenza interna. Non si può negare – ed è questo ciò che non capisco nel processo di adattamento di Cannarsi – che vi sia un pubblico di riferimento a cui l'opera deve essere destinata; e non si può prescindere dalle dovute differenze che i diversi campi semantici di alcuni termini possiedono a seconda che si parli della cultura giapponese o di quella italiana. E non credo sia difficile da capire: in Italia, le rappresentazioni connesse alla semantica delle parole "angelo" e "apostolo" sono radicalmente diverse, proprio in virtù di un vissuto storico locale che un qualsiasi lavoro di adattamento deve tenere in considerazione. La domanda è: su quali basi viene strenuamente difesa la letteralità di un testo nel processo di adattamento tra mondi culturali radicalmente differenti? C'è un paradigma teorico che ne giustifica il processo? C'è una ragione logica vera e propria o si tratta di un semplice vezzo individuale?
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  4. Salve a tutti e salve @Shito/Gualtiero. Ho seguito la discussione che si è protratta fin qui, cercando - da appassionato di Evangelion quale sono - di comprendere le ragioni che hanno orientato il recente adattamento. Intanto trovo apprezzabilissimo che lei, Gualtiero, cerchi di difendere il suo lavoro affrontando le critiche in prima persona, “a quattr’occhi”, per così dire. Detto ció, senza scadere nella polemica sterile, vorrei esprimerle alcune perplessità in merito al lavoro che ha svolto. Ci tengo a precisare, brevemente, alcuni punti: non conosco a menadito il mondo dell’animazione giapponese; non conosco il giapponese; non ho competenze nel campo del doppiaggio; non ho competenze in linguistica orientale. Mi preme peró inquadrare la mia personalissima prospettiva, gli orizzonti da cui muovo, in un certo senso: ho alle spalle studi classici; ho una laurea in lettere moderne; ho una laurea in antropologia culturale; ho una discreta conoscenza della cinematografia d’autore orientale; ho un’ottima conoscenza della teoria e critica della letteratura, nonchè delle principali correnti teoriche che hanno guidato gli studi nel campo della linguistica generale e della comunicazione; mi dedico alla scrittura, narrativa breve e saggistica accademica; infine opero traduzioni dall’inglese. Evito di citare testi/autori che hanno informato la mia personale visione delle operazioni di traduzione e interpretazione - per non dire esegesi - di testi letterari e non. Rimango tuttavia colpito dalla presunzione con la quale lei sta cercando di giustificare un’operazione di adattamento che, volendo andare oltre i singoli casi che sono stato ampiamente dibattuti in precedenza, è evidentemente farraginosa, inutilmente arrovellata, affatto pregnante e sintatticamente discutibile (per usare un eufemismo). Mi rendo conto che il lavoro dev’esser stato complesso, ma ció su cui vorrei insistere riguarda primariamente il concetto stesso di traduzione: la buona traduzione non è quella che diligentemente rispetta le perfette corrispondenze tra morfologia-sintassi-semantica nella lingua d’origine. Inorridisco al solo pensiero del corpus letterario della Grecia antica tradotto secondo questo paradigma che, mi perdoni, in ambito accademico e professionale mai si è configurato come prassi ideale. Figuriamoci che neanche Livio Andronico aveva osato tanto nell’approcciare la traduzione dal greco dell’Odissea, ben comprendendo quanto fosse importante contestualizzare il prodotto finito rispetto al pubblico di riferimento cui era rivolta l’opera. E proprio su questo punto vorrei chiudere: la letterarietà di un testo - in questo caso, di un adattamento - non puó prescindere dai concetti di autore, narratore, destinatario e fruitore. Qui non c’è un problema di registri o codici linguistici adottati - anche se mi pare che dal punto di vista teorico ci sia un po’ di confusione in merito; in effetti, l’adattamento da lei proposto è impossibile da inquadrare da un punto di vista sociolinguistico o di habitus del linguaggio. Qui il problema è che è stato completamente ignorato il contesto culturale d’arrivo; sono state trascurate le peculiarità antropologiche del destinatario e del fruitore. Questo è a mio parere inaccettabile da parte di un professionista. Ed è ció che purtroppo rende fortemente negativo il mio giudizio sul suo lavoro. A presto.
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  5. Salve a tutti. Mi sono iscritto soltanto per ringraziare Cannarsi per il lavoro svolto. Nel mio gruppo di amici sono l'unico "esperto" di anime e suggerisco quali vedere di volta in volta dato che io li seguo in anteprima appena escono con i sottotitoli mentre tutti gli altri preferiscono che siano in italiano, e li seguiamo in genere su VVVVID o Netflix. Gli ultimi che abbiamo visto insieme sono Full metal panic e Steins;gate e, in particolare per quest'ultimo, ancora mi stanno ringraziando (per quanto non so se fargli vedere lo Zero appena sarà doppiato dato che mi ha un po' deluso). Poi ho saputo che Evangelion sarebbe uscito su Netflix ed ho pensato, finalmente! È il momento adatto per farglielo finalmente vedere e rivederlo anch'io, è passato tanto tempo! E niente, dato che ho di meglio da fare non mi ero informato su chi avrebbe seguito il ri-doppiaggio e mi stanno prendendo per il chiulo da due giorni. Grazie Gualtiero, a buon rendere.
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  6. Vorrei intervenire premettendo, com'è ovvio a tutti ormai (tranne a una persona), che il doppiaggio aveva moltissime problematiche, se non errori che altri, più esperti di me, hanno rilevato motivando accuratamente. Così come, altre scelte di adattamento, argomentate e motivate dallo stesso Shito, si sono rilevate giustificate e giustificabili. Personalmente avevo subito espresso la mia approvazione alcune scelte fatte. Dal punto di vista del contenuto (non della forma), molti passaggi del nuovo adattamento li ho trovati migliorativi o arricchenti rispetto all'originale. Come quella prima citata del "restauro". Una particolarità non inventata ma presente nell'originale. Le auto si possono restaurare, la parola "restauro" esiste, è comprensibile, è in italiano e arricchisce il testo. Mai capito il problema su questa cosa. Allora mi viene da pensare. Il "Metodo Cannarsi" era ben noto da tanti ed era stato criticato da molti esperti del settore. Netflix ha deciso di correggere il doppiaggio dopo le critiche di traduttori, doppiatori e professionisti del settore che hanno, con competenza e professionalità, mostrato le criticità del suo metodo ortodosso? Non credo. Netflix ha preso la scelta di modificare il doppiaggio per le critiche sui social network. Hanno aspettato la "gogna del web". E pure dopo quella, hanno temporeggiato sperando che la "tempesta" passasse. Solo dopo giorni e giorni di silenzio nei quali ogni loro post veniva INVASO dai fan incazzati, hanno preso la decisione. Altri anime (come Fate, e non solo) sono stati buttati sulla piattaforma con una qualità della traduzione molto discutibile. Errori che non sono mai stati corretti perché non hanno scatenato il "caso mediatico" che ha messo a rischio l'immagine della compagnia con minacce di disdire gli abbonamenti. Io mi auguro che, dopo tutto questo polverone, Shito abbia capito che avrebbe dovuto trovare un giusto compromesso tra fedeltà e fruibilità. Che se un dialogo suona INNATURALE a un italiano, s'è subito un danno, un'alterazione, esattamente come sono danni e alterazioni le modifiche ingiustificate al copione originale che molti fanno e che lui, giustamente, condanna. Solo che su quelli molti glissano. Tanto chi se lo legge il copione originale? Se Eva fosse stato affidato a un altro adattatore che avesse semplificato tutto con un linguaggio elementare, eliminando con l'accetta riferimenti e particolarità, si sarebbe scatenato lo stesso putiferio? Forse no. Perché la gente comune non avrebbe potuto "memare" lasciandosi trasportare dalla corrente del trending topic.
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  7. Gentilissimo, le ho evidenziato i motivi del mio puntualizzare le ripetute "sviste" del collega, visto e considerato che sembravano passare in sordina alle orecchie dei più accaniti sostenitori o che servisse un parere tecnico che altri non avrebbero potuto portare. 🙂 Dialoghi di quel tipo sono, oggettivamente, indifendibili da chiunque eserciti la professione. Non le sto neppure a spiegare come se ne sia discusso anche in altre sedi, più di settore. Le ricordo inoltre che la mia presenza in questo forum non si deve alle mere polemiche con il sig. Cannarsi, come le potranno confermare gli stessi amministratori (che dubito la bannino solo per aver espresso il suo punto di vista, non si preoccupi). Per tutto il resto, la lascio al suo evidente malcontento e festeggio come tutte le persone che hanno amato quest'opera e che non ritenevano quei dialoghi all'altezza della stessa. Cordialità. ^^
    15 points
  8. Buonasera a tutti, perdonate l'entrata a gamba tesa in una discussione che mi ero ripromesso di leggere da mero fruitore ed appassionato, ma mi premeva dire la mia su un punto che ho visto ripetere più e più volte - ossia che i testi di Cannarsi sarebbero aulici, ostici, ma preziosi per il rigore filologico. Non è così: i testi di Cannarsi sono scritti in un pessimo italiano, sono sgrammaticati e cacofonici. Non aulici, non ostici: sono semplicemente scritti male in italiano. A prescindere dalle singole parole usate, Cannarsi usa dei costrutti che semplicemente non esistono, e questo non lo dico solo io (che non sono nessuno, anche se lavoro con l'uso della lingua italiana), ma qualsiasi traduttore, scrittore o semiologo interpellato sul punto. Scegliete il vostro preferito (magari evitando amici di Cannarsi tipo Jessica Consalvi). Cannarsi appiattisce qualsiasi cosa adatti facendo parlare tutti i personaggi come lui crede debbano parlare, tradendo l'opera originale: non le resta fedele, fa l'esatto opposto. Cannarsi (la cui passione è fuori di dubbio) traduce per sé, non per l'opera né tanto meno per il pubblico: i personaggi dei film Ghibli e quelli di Evangelion parlano tutti nello stesso, riconoscibilissimo modo: in cannarsese. Non in italiano. Ora, a sentir lui, questo è l'unico modo in cui si possa rendere il modo di esprimersi e di parlare dei giapponesi. Se questo fosse vero, allora qualsiasi altro adattamento sarebbe sbagliato, perché non coglierebbe il modo in cui i giapponesi si esprimono. Se così fosse, allora, il prioncipio dovrebbe valere anche per le opere letterarie tradotte dal giapponese: anzi, in quel caso il traduttore non avrebbe nemmeno il vincolo del lip sync. Ecco, a questo punto io proprio non capisco: io ho letto avidamente diverse opere di autori 'classici' come Kawabata o Mishima così come scrittori dallo stile più occidentale come l'ovvio Murakami, Natsuo Kirino, Seicho Matsumoto, o Koushun Takami. Tutti questi romanzi sono ovviamente tradotti da professionisti estremamente titolati ed esperti (Antonietta Pastore e Giorgio Amitrano su tutti), e la loro lettura restituisce per quel che può i diversi stili degli autori: leggere "Il paese delle nevi" di Kawabata non è esattamente la stessa cosa che leggere "Battle Royale" di Takami: Kawabata è ostico, aulico, prosa raffinata e rarefatta, e suppongo che tradurlo sia stato una fatica superiore a tradurre (e poi adattare) autori pur complessi come Anno. Ma mai, e dico mai, ho trovato costrutti illeggibili come quelli che usa Cannarsi di continuo. La colpa non è del pubblico ignorante. La colpa è di un adattamento scritto in una lingua che non esiste, non si parla, non si è mai parlata e, soprattutto, non restituisce il senso dell'opera originale ma solo quello che Cannarsi crede sia il senso dell'opera originale sulla base del proprio gusto personale e di una lingua che ormai è il suo marchio di fabbrica ma che, ripeto per l'ennesima volta, non è italiano. Dubito che uno spettatore giapponese nell'ascoltare un film Ghibli o una puntata di NGE provi lo stesso senso di straniamento di un qualsiasi spettatore italiano. Ed è questo il fallimento (o il trionfo, a seconda di come lo si guardi) di Cannarsi: imporre al pubblico italiano, forte del suo ruolo, la propria visione della lingua italiana ad un pubblico che chiederebbe solo di capire cosa dicono i personaggi di un anime.
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  9. Io continuo a far notare come da giorni ti prendi il disturbo di rispondere solo a domande sulle singole scelte, la singola frase, il singolo termine, la pernacchia di Asuka o il peto di Shinji, mentre ti guardi bene dall'iniziare una discussione con chi cerca di andare più a fondo e analizzare il tuo metodo di lavorare in toto. Certo è che sei libero di fare quello che più ti pare e nessuno ti obbliga a rispondere a nulla, ma il tuo comportamento non è quello di uno che vuole un confronto sano e costruttivo. Se "chiacchiere e battutaggio hanno subissato l'informazione" è perché questo adattamento è una barzelletta, e di cattivo gusto anche
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  10. Provo a rispondere io, per linee generali. 1) C'è stata mancanza di comunicazione. Di questo nuovo adattamente bene o male si sapeva dalla fine dello scorso anno, ma senza avere alcuna comunicazione ufficiale. Il web è stato inondato di articoli e speculazioni, basati più su sentori che su altro, che hanno impostato il "mood" generale. Netflix del resto non ha un sito in cui pubblia informazioni, non ha un blog: non c'era possibilità di pubblicare una dichiarazione di intenti ("Realizzeremo un nuovo doppiaggio di Evangelion con le intenzioni di..."), rendendo evidenti i punti di forza di questo nuovo doppiaggio (io ho notato sfumature dei personaggi che con il vecchio doppiaggio mi erano sfuggite. Un esempio per tutti può essere il "pochitto" di Misato, una caratteristica del personaggio cancellata dal vecchio doppiaggio. Quanti lo sapevano? Nessuno. Quanti allora l'hanno fatto passare per errore?) o facendo luce sulla questione Apostolo-Shito (che è molto banale da chiarire grazie all'ormai celebre battuta degli "Apostoli con i nomi di Angeli"). Gli articoli pubblicati da siti indipendenti si sono schierati tutti contro il nuovo doppiaggio dipingendo Cannarsi come un talebano del purismo che si è venuto a prendere i nostri Angeli, ma senza mai entrare nel merito (del resto, comunque, non potevano farlo, non esistendo nemmeno l'annuncio ufficiale di detto doppiaggio!). Ovviamente non conosco i termini del contratto firmato da Cannarsi e non ho idea di quanto potesse rivelare: in un mondo ideale, posta l'assenza di ufficiali canali di comunicazione di Netflix, avrebbe fatto bene una serie di articoli (ma pochi eh, 5-6) scritti dallo staff dietro il nuovo doppiaggio per mettere in buona luce il lavoro al proprio pubblico. 2) Per la prima volta il lavoro di Cannarsi è giunto a un pubblico vastissimo. Anche i più fieri sostenitori del lavoro di Cannarsi concorderanno che il suo approccio è "straniante", quantomeno al primo impatto. Per vedere un film Ghibli è necessario un minimo di impegno: si deve uscire di casa e andare al cinema, o decidere di spendere 10€ per un Blue Ray/DVD, o sintonizzare la TV su un certo canale a una certa ora. Vedere un prodotto su Netflix è un'operazione molto più "pigra": due clic e parte il video. Quanta gente guarda i film Ghibli e quanta ha un abbonamento Netflix? Si è amplificato il bacino di utenza, arrivando adesso ad includere gente che magari non ha mai visto un anime se non Dragonball, e si sono amplificate le lamentale, trovando terreno fertile in quanto spiegato nel punto 1 e nella "fama" di Shito sui social. Io ormai a "Il reparto di sviluppo tecnologico è con accanimento che fra altre tre ore ve lo presenterà assemblato" ho fatto il callo e conosco il metodo di Shito, i suoi pro e i suoi contro: sì, è italiano; no, non mi "suona bene"; sì, sono sicuro che è fedelissimo a quanto detto in giapponese e sono contento di avere la possibilità di apprezzare anche questo dialogo di sfondo per come è stato pensato da Anno e soci. La figlia della casalinga di Voghera non lo conosce e si chiede chi è che parla così. 3) Non c'è stata coesione fra lo staff. Qual è il modus operandi di Cannarsi? Direi essere quanto più fedele possibile al giapponese, sfruttando la lingua italiana in tutte le sue sfumature. Ora, fra queste "sfumature" rientra anche la recitazione. Nei film Ghibli Cannarsi è stato dialoghista e direttore, e ha permesso agli attori di tirare fuori il meglio del meglio dal copione dirigendo ogni singola battuta. Qua la stessa operazione non è stata possibile. Ne aveva parlato qualche pagina fa già @El Barto: sapendo che non sarebbe stato possibile dirigere il doppiaggio, sarebbe stato preferibile proporre dialoghi leggermente meno fedeli (pur, ovviamente, non stravolgendoli). "Però quanto a te, quanto a quel che non puoi fare che tu, per te qualcosa da fare potrebbe esserci." è il caso emblematico. Io sono sicuro che Cannarsi avrebbe ottenuto un ottimo risultato con il doppiattore di Kaji, ma nel prodotto finale che abbiamo quella frase è indifendibile: è incomprensibile, recitata in fretta, non rispettando le pause. Ed è uno dei momenti chiave dell'anime. "Però quanto a te, quanto a quello che solo tu puoi fare, qualcosa potrebbe esserci" sarebbe stato l'ideale compromesso. Il risultato del lavoro di Shito è stato quasi un esercizio di stile: battute fedeli al 100% all'originale, pensate per essere recitate in un certo modo di cui però è a conoscenza solo a lui, consapevole che sarebbe stata un'altra persona a dirigere il doppiaggio. (Dando a Cesare quel che è di Cesare, ovviamente qua va puntato il dito anche al direttore e al doppiatore; in generale, "allo staff"). A tutto ciò aggiungiamo il fisiologico amore per il vecchio doppiaggio con cui si è conosciuto Evangelion. E' un adattamente senza pubblico. Il pubblico di chi segue l'animazione giapponese è stato indispettito dalla baraonda di rumor negli ultimi mesi e il pubblico generalista si trova per la prima volta ad avere a che fare con Cannarsi. Perfino chi apprezza nel bene e nel male apprezzare l'operato di Cannarsi si trova un prodotto inadeguato alle aspettative.
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  11. Andiamo, non si può ragionare così. Altrimenti la traduzione migliore sarebbe non tradurre affatto, e l'adattamento migliore una cascata di calchi e di prestiti linguistici.
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  12. Mi permetto di riportare un intervento di qualcuno che credo qua potrebbe stare tra i tre che possono parlare: Lucian L. Belmau - Io non ho niente contro l'uomo Cannarsi. Può pensare quello che vuole. Sicuramente -- opinione personale -- trovo il suo elitismo della domenica poco adatto per chi ha superato i sedici anni da un po', ma questo è parere mio. Il problema non è che lui voglia adattare Evangelion, Miyazaki, Omero o chicchessia secondo il suo gusto personale. E' liberissimo di farlo. Io non me la prendo con lui, quanto con chi continua a rendere un tale lavoro pubblico. E' un problema professionale e forse persino etico. Come è stato ripetutamente spiegato in varie sedi, il suo è tutt'altro che un lavoro di adattamento, piuttosto il suo opposto: è una Cannarsizzazione di qualsiasi opera. I personaggi degli adattamenti di Shito parlano tutti la sua metalingua (tra "mamminine" e "pochitti" vari), che siano principi di un Giappone premedievale immaginario, procioni umanoidi o teenager depressi degli anni '90. Che ci sia la mano di Miyazaki, Takahata o Anno dietro le sceneggiature, poco importa: tutti parlano nello stesso identico (e incomprensibile) modo. Le convinzioni personali dell'uomo Cannarsi influenzano l'intero lavoro di doppiaggio di opere prime e trasudano ego. Ora, paradossalmente, se questo fosse un intento poetico dichiarato, sarebbe persino apprezzabile. Se si volesse leggere la non-prosa cannarsiana come arte a sé stante, potrebbe quasi essere affascinante. E' sicuramente peculiare e segue (pur con una certa libertà) dei principi ben stabiliti. Semplicemente, non è adattamento. E' una resa "poetica" di un lavoro altrui, un po' come, fatte le debite proporzioni, le varie versioni di una Gerusalemme Liberata che attingono a uno stesso canovaccio. E però non è adattamento. Di consequenza sorgono due problemi principali: 1) Non si capisce. Io parlo giapponese a un buon livello, e guardando queste opere in lingua originale posso garantire che non c'è nulla dell'ermetismo un po' d'antani con scappellamento a destra cannarsiano. Chiedete conferma a chiunque conosca giapponese e italiano a un buon livello. E' tutta interpolazione. Questo perché c'è un errore di fondo nel ragionamento del Cannarsi. In linguistica diciamo che determinati tratti della lingua sono pragmaticamente marcati o non marcati. Esempio: in Italiano la frase "Gianni mangia la mela" presenta un ordine SVO (Soggetto Verbo Oggetto) che non è marcato. Non suona "strana" e ha una ricorrenza statistica molto ampia. Viceversa, la frase SOV "Giovanni la mela mangia" risulta marcata, benché comprensibile. Ha una ricorrenza statistica più limitata e dà un certo "tono" alla frase. Questi tratti di ordine sintattico-pragmatico fanno parte di quella componente della lingua che va al di là della semplice morfologia. Si potrebbe dire molto ancora a riguardo, ma andrebbe al di là di quello che è il tema di questo post. Ora, dove sta l'errore cannarsiano? Il suddetto sostiene di essere "il più fedele possibile" al testo originale (che lui bolla con l'orribile nome di "Vero", ma vabbè) nel rendere, ad esempio, un ordine delle parole che sia il più vicino possibile al giapponese. Questa, a voler essere educati, è una baggianata. In giapponese un ordine della frase SOV è non marcato. La frase: ジャーンニは リンゴを 食べる Gianni Ringo-wo Taberu Gianni Mela-ogg. Mangiare Non è traducibile come "Gianni la mela mangia". La resa "Gianni mangia la mela" Per un motivo molto semplice: non ne possiede la marcatezza. Non suona "strana" in giapponese come suona in italiano. Ho fatto l'esempio dell'ordine delle parole, ma lo stesso può essere detto per i vari "... eh?" (particelle finali in giapponese che sono molto meno marcati che in italiano); le risposte con ripetizione del verbo/nome (non marcate in giapponesi, praticamente inutilizzate in italiano) e via dicendo. La ragione per cui il lavoro di traduzione viene (ancora) svolto da un umano e non da un algoritmo sta nel fatto che tutti questi tratti di natura pragmatica sono di difficile identificazione ed è compito di chi traduce darne la miglior resa possibile nella lingua d'arrivo. L'adattatore poi dovrebbe essere colui che a partire dalla traduzione si occupa di trovare il miglior compromesso possibile fra la fedeltà al testo originale e il contesto culturale d'arrivo. Ovviamente il traduttore farà poi delle scelte non necessariamente univoche e condivise, è inevitabile. Le lingue sono sistemi che hanno come obiettivo la comunicazione. Come arrivano a questa comunicazione differisce però di lingua in lingua, con varie alternative spesso nella stessa lingua. Cannarsi si limita ad un livello di analisi morfologico e dimentica qualsiasi componente pragmatica, col risultato di essere straniante quando non del tutto incomprensibile. 2) Il suddetto spaccia questa sua intrusività (che, ripeto, può anche piacere se considerata altro rispetto all'opera originale) come attinenza al "vero". In base a regole che ha creato lui e che non sono basate né su precedenti nella letteratura del settore né su studi scientifici, e nemmeno su prassi di lavoro. Lui ha deciso che "è più vero" se una lingua che ha come tratto non marcato SVO riceve una resa SOV, e così via. Non si tratta di far perdere il lavoro a nessuno. Gli venisse affidata una posizione manageriale. Scrivesse saggi su Miyazaki. Facesse il poeta. E' un assiduo lavoratore, e molto dedito a ciò che fa. E' un peccato che però si dia l'approvazione a un'idea di traduzione ed adattamento basate sul nulla cosmico e del tutto soggettive. Buona giornata Questo lo davo per scontato 😀
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  13. Son sicuro che molti troveranno interessanti le parole di Antonietta Pastore (tratte da un'intervista), persona sensibilissima, le cui impressioni sulla letteratura ho sempre trovato preziose: «Quando si lavora alla traduzione di un libro non è tanto importante scriverla bene, quanto trasmettere quello che l’autore vuole dire: bisogna innanzitutto conoscere la cultura del paese d’origine per capire il significato della parola, anche se la si traduce diversamente dal testo originale. Quando si traduce, in questo caso, dalla lingua di un paese molto lontano diventa un aspetto fondamentale l’aver vissuto nel Paese per capire il significato di una parola o di un gesto e saperla rendere, magari con una traduzione letteralmente diversa ma che incarna il senso del testo originale. Il vero ‘protagonista’ è il lettore, perché il successo di un romanzo è dovuto soprattutto alla capacità di chi lo legge di andare oltre le righe e capire la descrizione della realtà profonda, il messaggio dello scrittore».
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  14. Pensa, nel rispondere a una domanda hai comunque reso il dialogo in modo più scorrevole mantenendo una perfetta aderenza al significato. Spendo i miei 2cents e non credo che ci ritornerò su perchè un thread che si alimenta di quasi cinque pagine al giorno per me è impossibile da seguire, per cui, semmai posterò, sarà o dove vengo direttamente quotato o quando c'avrò voglia a casaccio. (nel frattempo sono arrivate altre due risposte) Questo nuovo adattamento può (e deve) essere valutato a mio avviso su due piani, quello del doppiaggio e quello dell'adattamento. Come doppiaggio, a mio avviso, visti i primi due episodi, ritengo che il prodotto ne abbia persino guadagnato, il nuovo cast recita da Dio, con l'unica eccezione, mio modesto parere, del doppiatore di Gendo che non restituisce lo stesso carisma del precedente, anzi, sembra a tratti scazzato. Altra nota strana l'audio: i fuoricampo in alcune situazioni (in particolar modo quando Gendo incontra Shinji davanti all'Eva) l'audio è bassissimo (Fuyutsuki all'interfono) tanto che facevo fatica a sentire. Veniamo all'adattamento, nocciolo della questione (nel frattempo 5 risposte). Shito, mi spiace, questo nuovo adattamento, dal punto di vista dell'italiano, nei primi due episodi, è qualcosa di AGGHIACCIANTE e non parlo di scelte terminologiche che secondo alcuni rendono i dialoghi incomprensibili, se la gente ha un vocabolario composto da dieci parole non è colpa mia, sto parlando proprio dei dialoghi che credo, considerata la tua precedente produzione, abbiano raggiunto un livello di involutezza nuovo. Al di la della recalcitranza su Ritsuko che diceva QUANDO MANCASI LA FORZA LAVORO giuro ho strabuzzato gli occhi. MANCASI? VERAMENTE? Vuoi dirmi che non c'era qualche altra decina di modi di rendere quel dialogo correttamente senza ricorrere a una formula così desueta? Tanto valeva farle esclamare POFFARE. POFFARE, CAPITANO KATSURAGI! E nel frattempo sono 9 risposte, ragazzi, per dio, sono le 12:38, pranzare par brutto? Di nuovo, Keel Lorenz, "ti sei dato buona pena". Anche qua il significato è trasparente per chiunque abbia la licenza elementare, credo, facciamo media, dai, ma la formula, TI SEI DATO BUONA PENA, davvero bisognava ricorrere a una affermazione così barocca? Mi spiace veramente ma tanto valeva rimanere con gli Angeli, con il Berserk e l'Evazerouno (10 risposte eddai...) se l'alternativa era avere questo tipo di dialoghi.
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  15. Faccio un sunto degli errori, dimostrati finora, dell'edizione, così se qualcuno volesse risegnalarli a Gualtiero e/o fare propria questa segnalazione, è il benvenuto. Giusto per evitare che con le sue tecniche di ripiego faccia appositamente passare in sordina i messaggi con delle evidenze comprovate, di nuovo. In primis, la frase a caso, dove non solo si è cambiato un verbo dandogli altro significato, ma si è visto il metodo usato per la costruzione di frasi volutamente contorte, senza motivo. "Ci è giunto comunicato che hanno già completato di prendere rifugio" è differente dall'originale "ci è già arrivata la comunicazione del completamento dell'evacuazione". La giustificazione, oltre all'errore tra verbi giapponesi fatta da Gualtiero, che appunto non ha i titoli per cercare di fare una corretta traduzione dal giapponese, è stata la scena in questione che, dal cut, passa dentro un rifugio. Modifica dell'originale: Sì. La battuta è (più) fruibile: No. (non ci è dato sapere come fosse la traduzione arrivata a lui) Secondo caso: i numerali. Una delle polemiche sulla nuova edizione è nata in seno a come vengono chiamati gli Eva. In originale Zerogouki, shogouki, nigouki, ecc; in italiano unità zero, unità PRIMA, unità due, tre, quattro, ecc. Gualtiero in questo caso ha fatto la traduzione paro paro dal giapponese, che solo per lo 01 aveva un kanji differente. Tutto ok, sono scelte. Fedeli all'originale, per quanto suoni male. Modifica dell'originale: Sì. La battuta è (più) fruibile: Nì. Peccato che poi la città che in origine era 第3新東京市 (Daisanshintokyoshi "Terza Nuova Città di Tokyo" oppure "terza nuova città di tokyo" o ancora "città di terza nuova tokyo") sia stata chiamata Neo Tokyo 3, come nelle internazionalizzazioni sia all'interno della serie, che nel merchandise e nei libri. Non si sa ancora come mai sia stata mantenuta quella dicitura in seno a una nomenclatura in giapponese ab origine, all'interno dei dialoghi originale (e forse anche di qualche cartello, se non ricordo male) Questo porta anche alla polemica più grande sul termine Apostolo al posto di Angel (cfr. primi post di Thedanish da pagina 40 in poi, che però non hanno avuto risposta dopo i tentativi di Gualtiero, riusciti, di mandare al diavolo la questione importante parlando d'altro), che pure è indicato dagli stessi giapponesi in tutto il merchandise come traslitterazione/internazionalizzazione di shito. Con un parallelismo che potrà sembrare forzato: shito:ANGEL=daisanshintokyoshi:NEO TOKYO 3. Come mai nel primo caso si è preferito cambiare e passare ad apostolo mentre nel secondo si è mantenuto Neo Tokyo 3? N'SE'SA Ovviamente, il punto focale di tutta la base delle polemiche è il modo in cui i personaggi sono costretti a parlare. Se da un lato Gualtiero si difende con la fedeltà e l'aderenza maniacale al giapponese, qui sopra ci sono appunto un paio di punti contraddittori di tutto il suo discorso, ai quali, per ovvie ragioni, non risponde. Quindi si può tornare tranquillamente a chiedersi se davvero in origine parlano come lui dice che parlino, e mi pare evidente che non sia così, ma che venga usata come scusa per giustificare il suo modo di scrivere. Ora avrei bisogno io di una di quelle birre ghiacciate di @Thedanish Per inciso, mi pare che alcuni detrattori non abbiano neppure capito che l'esempio portato fosse un'esperienza di vita vissuta e non un'invenzione atta a dare dimostrazione di qualcosa: un mero esempio, che poi è stato eviscerato. Sbaglio?
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  16. Gualtiero, lei gioca con nozioni sparse che – senza alcuna presunzione personale – per chi ha un minimo di competenze nel campo fanno sorridere. Mi sembra che lei continui ad affogare il discorso con opinioni del tutto arbitrarie che non si rifanno ad alcuna prospettiva coerente, pensata, sensata. Agli interrogativi più pressanti spero un giorno riesca a dare una risposta, se non a me, quanto meno a chi vive questo forum con passione e costanza – io purtroppo il tempo non ce l'ho. In merito all'esempio dall'inglese. Non vorrei offenderla, ma credo che le sue competenze linguistiche – a giudicare dagli appunti che ha cercato di sollevare – lascino alquanto a desiderare. Mi riferisco in particolar modo allo sconcertante commento su «Geez» (e annessa traduzione da lei proposta, per altro errata, cioè "cribbio"), al clamoroso fraintendimento di «I got you», all'erronea interpretazione del sintagma «flame-cutter» nel caso specifico, e alla costante marginalizzazione del dominio d'uso, del contesto socio-culturale e dei registri/codici degli specifici parlanti. Mi fermo qui perché non è mia intenzione risultare in alcun modo offensivo o arrogante, scendendo nel dettaglio di ovvietà che spero – dato il lavoro che svolge – abbia la cura di approfondire con maggior attenzione e accortezza. «Poi ti fermi lì e sovrastrutturi male, pedestramente, PER ME. Legittimandoti con "apparati teorici" mutuati da tutta una traduzione STORTA (per me) di "traduzione"». Guardi, l'originalità le assicuro che è l'ultimo dei miei problemi a fronte delle lacune conoscitive che continua a esibire, mancando persino di rispetto a chi con grande e umile curiosità si butta sui libri, nei problemi e tra le persone – in maniera etnografica, se vogliamo, dato la mia formazione antropologica –, anteponendo la comprensione e la profondità all'ingenua superficialità. Capisco perché questi "fantomatici" apparati teorici – che volutamente sto evitando di nominare – le risultino così fastidiosi, infine.
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  17. La ringrazio davvero @Shito per aver dedicato del tempo a rispondermi. È stato piuttosto conciso e su certe questioni, soprattutto rispetto alle ragioni che orientano la sua postura nell’operazione di adattamento di un testo, mi sembra abbia preferito glissare. Lo capisco, sta cercando di rispondere a tutti e non ho la pretesa di ricevere tutte le sue attenzioni nell'immediato, ci mancherebbe. Intanto, ribadisco la mia posizione sulla scelta del termine “Apostolo”: la comprendo da un punto di vista letterale – e la tollero anche, non è il punto più importante della questione come giustamente detto in precedenza –, ma le ragioni che lei adduce le trovo assolutamente inefficaci e non esaustive nel contesto di un adattamento. Lei cita wikipedia. Abbia pazienza, credo ci sia modo e modo di difendere una posizione ideologica (perché di questo si tratta, a ben vedere). Citare Wikipedia non la trovo una mossa azzeccata: il senso stretto a cui si riferisce – e che ritengo abbia frainteso – non corrisponde ad un’accezione semantica egemonica nel contesto della cultura giapponese. Il senso stretto si riferisce a quel dominio specifico della religione cristiana, tutto qui. La invito piuttosto a riflettere sul ragionamento etimologico che rende assolutamente equiparabili, in un contesto semantico più esteso, i termini “angelo”, “apostolo” e “messaggero”. La coerenza terminologica interna a un’opera non si misura di certo con le reciproche occorrenze terminologiche, altrimenti – ribadisco –, qualsiasi opera di adattamento sarebbe un vero e proprio calvario. Quindi, oltre la letteralità del (cito le sue parole) «singolo termine, preciso e specifico», lei come giustifica il dualismo che ha giustamente evidenziato? Si limita a prenderne atto, ipostatizzandone una presunta polarizzazione oppositiva? Un minimo di riflessione non è dato farla? Seriamente? «Non c’è contesto, non c’è meta-testo» (la cito di nuovo). Lei dice di aver studiato, letto e fatto sue alcune prospettive teoriche nell’ambito della linguistica. Ne dubito fortemente. Quanto sostiene va contro qualsiasi dato esperienziale inerente al linguaggio. Il linguaggio è contesto, è meta-testo ed è sempre e costantemente calato nelle contingenze locali di una data realtà osservabile. Io non contesto nessun “misunderstanding” ad Anno; contesto a lei una certa miopia rispetto a fatti che non possono essere trascurati nel momento in cui un testo deve essere adattato da una lingua a un’altra. Ogni traduzione è per sua natura una mistificazione, quindi non soffermiamoci su queste banalità spendibili solo con chi ha poche competenze in merito. Ciò che le contesto è che lei sembra ignorare la multi-dimensionalità letteraria, culturale e sociale di qualsivoglia opera artistica – e più in generale di ogni discorso che viene pronunciato. La speculazione non centra, evitiamo di affogare il discorso con motivazioni o ragionamenti estranei alla situazione specifica. «Un dato univoco e preciso è una cosa, un dialogo un’altra, la totalità di un’opera un’altra ancora». Mi scusi? Di cosa stiam parlando, di una sorta di proto-strutturalismo della lingua? Lasciamo stare le teorie di linguistica generale, non intendo aprire un dibattito epistemologico su langue-parole, su Chomski, De Saussure o su chicchessia, ho evitato volutamente di appesantire e rendere pedante il discorso. Personalmente, sia in ambito accademico, sia in contesti più divulgativi, ho sempre cercato di anteporre la chiarezza del pensiero al puro sfoggio nozionistico. Le assicuro che sono l’ultimo ad affidarsi alla citazione autorevole per rafforzare il proprio pensiero: pensiero che tuttavia ho cercato nel tempo – e continuo a fare – di strutturare studiando con passione la storia e le rivoluzioni paradigmatiche degli ambiti di cui mi interesso. Mi fa sorridere, in ogni caso, che abbia trovato «un po’ interessante” De Saussure. Ma non credo che le arrovellate conclusioni a cui è giunto nella sua risposta spieghino come, nel concreto del caso di cui stiamo parlando, abbia arbitrariamente scelto nel suo adattamento di ignorare le lezioni che tanta storia e tanti studi nel campo ci hanno consegnato. Una su tutte: l’attenzione al pubblico di riferimento.
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  18. Bizzarro, perché io sento i personaggi parlare in italiano... Aspetta, come dici tizio fuori campo? Fa parte del procedimento di traduzione, adattamento e doppiaggio per il quale si dovrebbe fare in modo che all'orecchio di un parlante di una lingua differente risultino dialoghi naturali così come se fossero parlati nel proprio idioma? Ohibò, ecco, mi pareva.
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  19. Prologo: Come opera in sé, per quanto personalmente sia affascinato dalla sua aura mistica e ne riconosco l'importanza assoluta che ha avuto nella storia del medium, non sono mai riuscito a farmi interessare Evangelion più di tanto, lo vidi giusto qualche anno fa quando un distributore italiano decise di metterlo legalmente su YouTube ma non ne rimasi colpito forse anche per una sua visione un pò svogliata da parte mia tant'è che a parte qualche scena ricordo ben poco. Questo è per dire che in linea di massima non sono ne uno che vuole vedere Eva per vedere solo i robottoni che fanno a pugni e ne sono uno che vede quest'opera per farsi ricerche filosofiche sulla psicanalisi di un determinato costrutto linguistico detta da un determinato personaggio in un determinato contesto. Aggiungo inoltre che di Giapponese, così come di Italiano e del mondo dell'adattamento in generale, conosco poco e nulla e che di conseguenza tutto ciò che verrà a seguire scritto da me viene dall'alto della mia ignoranza in tutti questi campi ed è per colpa di ciò che ho titubato molto nell'intervenire. --- Per me il problema principale sulla discussione di questo adattamento è che si è fatta di tutta l'erba un fascio mentre ci sono almeno due suddivisioni principali su cui la discussione dovrebbe prendere piede sia da una parte che dall'altra. Queste suddivisioni sono: la parte oggettiva e la parte soggettiva. Come base informativa io personalmente ho letto più o meno un 30-40 pagine di questo thread ed ho visto nella sua interezza la live su Youtube a cui Cannarsi ha partecipato (non so se c'è ne è stata più di una comunque quella linkata pagine addietro in questo thread) Un esempio di parte oggettiva è per esempio l'episodio shito/apostolo≠tenshi/angelo che mi sembra chiaro come il sole a parte che per un ragionamento prettamente linguistico (se vedo la parola "Oak" io la traduco con "Quercia" non con "Betulla" o "Albero") anche solo per un ragionamento datoci dal dialogo dell'opera dove la distinzione viene fatta chiaramente (la famosa frase "questi apostoli dal nome di angeli") dove non avrebbe senso se venisse dato come buono shito=angelo. A questo vorrei aggiungere episodi come "restauro" e "chocchi/pochitto" dove di nuovo sia per motivazioni linguistiche che per motivazioni dateci dall'accaduto dell'opera sono chiaramente e palesemente corrette nell'adattamento dato. I denigratori di queste istanze dell'adattamento dovrebbero farsi a mio parere un attimo un paio di conti e più che con Cannarsi di prendersela con Anno (o il responsabile della istanza scelta) per i vocaboli e scelte, nell'ipotetico caso la persona Hideaki Anno e l'opera Neon Genesis Evangelion fossero stati Italiani e qualcuno gli domandasse "come si chiamano i cattivi?" la risposta sarebbe sempre ed univocamente "Apostolo" così come l'equivalente di "chocchi" anche se non fosse stato "pochitto" sarebbe stato un neologismo da nessuno mai sentito che suonerebbe strano e cacofonico e mai "pochino/pochetto" ed il fatto che alla gente non piaccia è ininfluente, e che non si venga a dire "si, tecnicamente sarà anche corretto però il fatto che Misato usi un neologismo è ininfluente ai fini ultimi dell'opera di conseguenza avrebbe dovuto usare un termine più assimilabile" perché fino a prova contraria i fini ultimi dell'opera li conosce solo l'autore, magari se uno in privato glie lo va a chiedere ad Anno il significato di tutto Evangelion è proprio il voler mostrare Misato che si inventa le parole... e a quel punto che si fa? O uno è talmente pieno di se che si vuole mettere al di sopra dell'autore e decide cosa sia importante e cosa non lo sia facendo una bella cernita oppure si fa il possibile di trasferire i significati plurimi delle frasi da una lingua all'altra. Cannarsi in questo caso è semplicemente il messaggero (dal Giapponese all'Italiano) di Hideaki Anno e messaggero non porta pena, tuttalpiù gli si può dar colpa che la gente si sia affezionata ai vari termini sbagliati dato che ne fu lui l'artefice nell'adattamento originale ma qualcuno quello lo potrebbe chiamare anche merito. Per concludere: A Gualtiero Cannarsi spesso gli viene accusato di avere uno stile riconoscibile in tutte le opere dove lui lavora talvolta con termini tipo "cannarsiano" che a seconda di molti ha tutti i crismi del caso, tuttavia penso che le sue opere abbiano qualità opposte a quelle che gli vengano affibbiate, cioè cercano di essere il più trasparente possibile e che vogliono abbattere più ostacoli possibili tra fruitore ed autore e questo a volte comporta risultati insoliti ai più. Di conseguenza mi e vi chiedo, se questo modo di lavorare di Cannarsi fosse più comune dando anche spazio alle sfumature che possono essere date da persone diverse, la gente sarebbe allo stesso modo adirata a questo adattamento? Cioè voglio che la gente che si lamenta si chieda "mi lamento perché sinceramente penso sia sbagliato o perché è semplicemente diverso?" Ora invece passiamo alla parte soggettiva e qui vorrei rivolgermi personalmente a @Shito. L'Italiano benchè non metta in dubbio sia corretto in quest'adattamento è macchinoso e artificioso se non per tutti almeno per i più, ora io non voglio assolutamente che con quello che sto per dire voglia fare un discorso dove "tutto deve essere per tutti" e capisco come potrebbe suonare come una velata critica nonostante io non la intendi come tale ma non pensi che lo scopo di un opera in generale sia anche quella di poter essere capita? Cioè già il fatto che un autore voglia mettere su inchiostro/pellicola/carta un proprio pensiero o storia invece che tenerla tutta per se nella sua testa sia una volontà nel cercare di farlo fruire ai più? Quando fai il tuo lavoro di adattamento cerchi pur non scendendo a compromessi di rendere i concetti immediatamente assorbibili per quanto possibile? Chiedo perché prendendo spunto da un altro famoso episodio del tuo adattamento il termine "recalcitranza" viene data da alcuni dizionari come una variazione non comune del termine "ricalcitranza" che già di per se è un temine molto raro e che comunque ha sinonimi che non stravolgono il significato be più comuni. Ed in generale su una bilancia quand'è che fruibilità e correttezza sono alla pari? Voglio ipotizzare un esempio, ti trovi ad un impasse in un adattamento dove per motivi linguistici non puoi riportare il significato originale della frase al 100%, hai due possibilità: una e riportarlo con una correttezza del 98% ma con una fruibilità del 20% mentre l'altra è riportarla con una correttezza del 90% ma con una fruibilità del 80%. L'impressione data dalle tue opere è che sceglieresti la prima tutta la vita, non pensi sia però più importante che una maggior parte delle persone abbia una speranza di poter cogliere il senso voluto invece della quasi sicurezza che una piccola parte delle persone capisca? Io, personalmente e nel mio piccolo, in questo mondo di approssimazioni e superficialità lodo la tua volontà nell'essere così pignolo nell'adattamento anche perché di adattamenti come piacciono ai più ne possono fare in quantità industriali tante persone in davvero poco tempo però è anche vero che capisco chi si lamenta e penso che per voler essere magari troppo zelanti si è introdotto in un opera (o nelle opere in generale) un elemento estraneo ad esso cioè la difficile comprensione che ne potrebbe far cadere il valore intrinseco o far sviare il messaggio voluto condividere dall'autore. -------- Detto questo penso sia uno scempio che Netflix abbia rimosso l'adattamento fatto ma non perché pensavo fosse quello da tenere ma perché viene levata la possibilità di poterlo guardare a chi avesse voluto farlo, penso inoltre che in generale dato il lavoro dietro ma data la natura dello stesso questo adattamento sia accessorio ma fondamentale da abbinare magari ad uno più semplice.
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  20. Guarda, John, ti spiego per benino (così magari rileggi con calma quel che hai scritto e capisci da solo che hai commesso qualche leggerezza): Se dico che recito (bene) quando il copione è comprensibile... E ho in effetti recitato (e se un pochino sei un appassionato capirai da te che quel che ho fatto non è facile, sapevo di poterlo fare, non avevo bisogno di sfuggire alla prova ecc ecc) ALLORA VUOL DIRE CHE IL COPIONE SI CAPIVA. Questo quel che ho detto. Riguardo il sillogismo imperfetto sull' interpretare testi medici o le farneticazioni di un matto, devi capire che non è quel che esce dalla mia bocca che deve avere senso, ma il perchè il mio personaggio in quel momento deve fare quelle cose. Se non arrivi a questo significa che non hai riflettuto nemmeno un secondo su quel che mi hai risposto, ma ti interessava mandare la palla dall'altro lato della rete in qualsiasi modo, il prima e con quanta più rabbia possibile. Te lo spiego in altre parole: non è che se Fabrizio Mazzotta o io facciamo una battuta dopo 16 ore di registrazione significa che odiamo Gualtiero o lo prendiamo in giro. Voi siete spettatori, non sapete nemmeno che volto abbiamo se non per questi eventi eccezionali; noi siamo spalla a spalla per mesi in una camera di 15 mq, ci conosciamo da 25 anni, andiamo a cena insieme, al mare, ci scriviamo e...scherziamo da amici e colleghi, sapendo che abbiamo fatto grandi lavori in passato, ne stiamo facendo altri oggi e ne faremo in futuro. Se leggi una frase e vuoi attribuirle il significato che vuoi tu e giocarci sopra, come vedi non fai una gran figura. Se vuoi parlare con me e metterti al mio livello, contattami con un nome vero, e con una buona disposizione d'animo dacchè non stai parlando con tua sorella. Non scambiare il mio affetto e la mia apertura verso qualsiasi confronto -positivo o negativo - per confidenza. Saluto anche tutti gli altri, sono qui per rispondere alle vostre curiosità, possibilmente...anche su altro! Domitilla❤
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  21. Netflix si dimostra per quello che è: un'azienda che vizia i suoi utenti. Ed ecco che quindi, di fronte a meme, youtuber, commenti sui social networks, decide di rimuovere il doppiaggio di una serie (che ricordo, qualcuno stava seguendo, magari anche con un certo interesse). Poi, al posto delle scuse, percula chi ci ha lavorato, percula con i meme, con le immagini divertenti, con le citazioni, come per dire "Eccoci, hihihi noi vi vogliamo bene, vi accontentiamo, vi postiamo l'ennesima vignetta che vi fa autocompiacere della vostra (finta) mancanza di vita sociale, dopo che, in preda a una mania iper-consumista avete guardato una serie dietro l'altra per tutto l'anno, senza manco pensarci sù, ma solo per riempire la pancia." Ecco quindi che Netflix adotta fino in fondo la sua politica di fare da "minimo comune multiplo", tutto va bene, tutto è cool, tutto è di moda, tutto è giusto...almeno quando la maggioranza degli utenti la pensa così. Prima che mi diate del "pazzo difensore di Cannarsi", voglio rendere chiaro un concetto: c'è modo e modo per gestire le lamentele del pubblico. Vedremo con questo nuovo doppiaggio cosa ne uscirà fuori e, soprattutto, chi ci lavorerà.
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  22. Scusate, ma qui mi rivolgo ai moderatori di questa discussione. Qui c'è un utente che per strana coincidenza è anche l'adattatore dell'opera in questione, il quale scrive: «Penso che siano idiozie. Penso siano concetti del tutto vacui e del tutto mistificatori, su più livelli. Penso che sia quando di più sbagliato si possa (pensare di) fare in ambito di interlinguistico narrativo. In ambito puramente funzionale, come che so - per il bugiardino di un medicinale - capirei. Condividerei. Ma qui siamo in un ambito che, se non diametralmente opposto, considero davvero molto, molto, distante. A tratti agli antipodi, sì». La maggiorparte qui sta contribuendo con grande onestà, accettando anche l'invito che gli stessi moderatori hanno fatto – cioè, di contribuire in maniera sensata senza inquinare la conversazione. Per me questo commento è inquinamento ai massimi livelli e non è giusto che la "broda" si allunghi anche per colpa di interventi che non contribuiscono con alcuna argomentazione – lo sottolineo, ZERO ARGOMENTAZIONI – a questo thread.
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  23. Personalmente ero entrato perchè avevo letto in giro che il cosí eccezionale Cannarsi rispondeva a tutte le critiche circa la nuova edizione di Evangelion. Beh ho letto e riletto. E tutto si può dire tranne che risponda al vero quesito, ossia al fatto che non adatta, ma traduce unicamente. Come hanno fatto notare alcuni utenti, risponde solo e unicamente su piccoli particolari di traduzione, ma quando si parla di sintassi o di senso compiuto delle frasi glissa, e ricompare piú avanti solo per rispondere a qualcosa di puramente nozionistico. E questa è l'unica cosa che mi viene in mente davvero pensando a questo adattamento, ossia che è uno sfoggio vanitoso di semplici nozioni sempliciotte. Quell'invito a guardare Wikipedia poi mi ha fatto venire i brividi. Io credo che Cannarsi debba capire che il suo ruolo è quello di fare comprendere al maggior numero di persone un'opera, non negarne la fruizione. Quando dice che se ne frega della possibile comprensione da parte del pubblico, mi chiedo perchè faccia questo lavoro. Gentile Gualtiero, risponda per esempio a TheDanish che fa delle osservazioni assolutamente ineccepibili.
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  24. Non mi pare di aver detto tutto ciò...ti stai parecchio allargando. "Che non sono in grado di recitare un copione"? Forse sei tu che non sei in grado di leggere. Inoltre, vorrei sapere a quali figure di merda di riferiresti. 🤗
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  25. Mi dispiace moltissimo per @Shito, il provvedimento di Netflix non ha fatto altro che dimostrare quando un lavoro del genere quando arriva al grande pubblico, questo non sa far altro che sbraitare in massa nella speranza di togliere di mezzo tutto ciò che non gli risulta immediatamente familiare. Sono molto intristito da tutto ciò. Probabilmente i lavori di @Shito non sono adatti al grande pubblico che davanti alla meraviglia di imparare cose nuove e di immergersi in mondi non familiari preferisce la tranquillità e la piattezza della mediocrità. Potrà suonare elitista come molto si usa dire oggi, ma non so che altro dire di fronte a quello che vedo.
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  26. Qualcuno, probabilmente a digiuno di fatti di lingua e traduzione, potrebbe confondersi rispetto al tema della fedeltà all'originale. C'è un fatto che continua, imperterrito, a essere tralasciato: la fedeltà non deriva dall'equiparazione di strutture linguistiche che appartengono a contesti culturali lontani, che utilizzano il linguaggio e i piani di significante-significato in modo radicalmente diverso. Non si può semplicemente pensare che la lettera A in italiano possa trovare il suo effettivo corrispettivo, nella forma e nel contenuto, in giapponese. La traduzione È ASSOLUTAMENTE una finzione mistificatoria. Non esiste, in termini di esperienza, la possibilità di "replicare" lil vissuto linguistico giapponese in un contesto altro da quello del Giappone. Ora a fronte di questo, non mi si può spacciare gli esempi che elencherò sotto come resa fedele, frutto di un metodo ragionato (mai argomentato dal diretto dis-interessato): EP. 3 Il ponte di uscita degli Eva […] La disposizione di edifici armati. Ordinariamente l’Eva è attivo con alimentazione via cavo. E anche usando il GAIN… Dunque incominciamo da ieri: INDUCTION MODE Metti l’obiettivo al centro e SWITCH ON. Obbedisce docilmente a quel che gli si dice di fare. Che questa sia la condotta sociale di quel ragazzo? A noi civili non stanno facendo vedere alcunché. Anche se sarebbe un così grande evento. Com’è che mi trovo di nuovo a bordo? Facendomi anche picchiare. EP. 9 Di nuovo a fare quella faccia da strazio… Si trova qui anche l’altro [riferendosi, evidentemente, a Rei]. Le battaglie si fanno sempre con essenzialità e splendore. EP. 14 Ingresso cominciato. Ma che è, l’odore? Mica sarà un pervertito? Pattern: verde. Passaggio al secondo stadio di contatto. In qualità di caposezione operativo [operativo si riferisce a chi/cosa?] Niente postumi di contaminazione. Il loro lavoro è il semplice e solo lamentarsi. Anche dicendo il che, non c’é mica da indispettirli. Coerenza nell'usare termini inglesi, talvolta tradotti, altre volte utilizzati come prestiti? Nessuna. Attenzione alla morfo-sintassi della lingua d'arrivo? Nessuna. Effettive trasposizioni di senso? Nessuna. Credibilità contestuale dei parlanti? Nessuna. Concordanze di senso nella lingua d'arrivo? Nessuna. Potrei andare avanti, ma è ridicolo tutto questo. Senza contare gli appunti fatti da chi più competente sull'effettivo valore della traduzione letterale operata. Quello di Cannarsi è lo pseudo-lavoro di filologia critica sul testo originale, che nulla ha a che fare con operazioni quali l'adattamento commerciale (qualcuno sembra dimenticarlo). L'unico modo per godere di un'opera autentica (il che, volendo filosofeggiare, è sempre impossibile) è leggerla/guardarla/analizzarla nella lingua originale. Colpa di Gualtiero? In parte. Terrei anche in considerazione la complicità di chi continua a farlo lavorare in questo campo.
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  27. Buongiorno. Ho seguito la discussione in questi giorni, ma non ho mai commentato. Ultimamente, fortunatamente, mi ritrovo molto in ciò che dice il buon TheDanish. Non sono una linguista come lui, ma lavoro nel campo dell'intrattenimento ormai da qualche anno, sia nel cinema d'animazione che nella pubblicità. E, beh, ha ragione. La traduzione alla lettera che sta impiegando Cannarsi, è effettivamente un problema molto serio, lo dico appunto perché sono nel giro da un po' e lavoro per il mercato estero. Tradurre senza adattare (cosa che di fatto qua si sta facendo da anni), rende i dialoghi estremamente difficili da leggere, i giochi di parole comunque totalmente incomprensibili al pubblico di destinazione ed oltretutto, sebbene si creda che questo possa essere un pegno di rispetto per gli autori, posso dirvi per certo, essendo dall'altro lato del muro, che anzi rovina completamente il lavoro di sospensione di incredulità che un autore crea. Signor Cannarsi, lei più volte ha detto che fosse il compito dell'usofruitore sforzarsi e capire i dialoghi... Beh, lei, con tutto il rispetto, evidentemente non ha nozioni nel settore, altrimenti saprebbe che la pipeline collabora affinché dall'usofruitore si tolga totalmente il peso e lo sforzo della difficile comprensione, evitando di appesantirne la fruizione e dandogli un prodotto facilmente comprensibile proprio perché non arrivi a doversi sforzare eccessivamente mentre viene intrattenuto. (E ciò non significa impigrirlo, ma anzi evitare che senta fastidio nel guardare un film, un po' come si cercano le note intonate in una canzone) Ora, mi stanno bene alcuni termini da lei scelti, non sono qua a sindacare di nuovo su Angelo/Apostolo, ma vorrei solo dirle che il suo modo di concepire il media è estremamente dannoso per lo stesso ed imponendosi così sull'opera non sta affatto facendo un favore; oltretutto perché lei si prende delle libertà gravissime, che non tengono assolutamente conto di quello che è il desiderio di destinazione dei clienti per cui lavora. Adesso, lei ha il compito di tradurre ed adattare, non può assolutamente decidere di restringere il pubblico a piacimento, dando degli strumenti di comprensione di difficile uso. Cioè, intendiamoci, se l'azienda Gainax (o Ghibli per fare un discorso più vario) ha deciso che il pubblico per la sua opera deve essere quello delle famiglie con bambini, lei non può inserire delle bestemmie nei dialoghi per rispettare la traduzione letterale. Capisce che va a scavalcare completamente tutto il lavoro della pipeline rendendo il prodotto di difficile comprensione agli spettatori di destinazione? (Nonché rischiando anche dei problemi legali, perché esiste gente che possa chiamare un avvocato per queste cose? Il mondo dell'intrattenimento è delicatissimo e richiede molta attenzione, specie se ci sono bambini e religione di mezzo.) Tornando a NGE, se il pubblico è generalista, (secondo l'azienda di rating giapponese, Vietato ai minori di 15), lei non può rendere le frasi estremamente macchinose da leggere, perché lei deve adattarsi al target che l'azienda (ora Netflix) le ha imposto. Il target di NGE non è di laureati in lingue orientali, altrimenti, come ben saprebbe se conoscesse il mercato giapponese, il protagonista della serie non sarebbe stato un ragazzino minorenne e non si sarebbe parlato di ragazzini minorenni che cavalcano robot. È chiaro che il target primario di NGE siano gli adolescenti e che gli adulti di una certa età siano la coda del target. Ora, lei ha preso questo target di adolescenti e giovani adulti e ha dato in pasto loro delle frasi così macchinose, che c'è stata necessità di mettere in pausa e riascoltare più volte. E per favore, non neghi l'evidenza, perché sicuramente sa anche lei che è quello che sta succedendo. Le frasi scritte sono un conto, i dialoghi ascoltati sono un altro, sa molto bene anche lei che l'input dell'orecchio è di minore immediatezza rispetto ai segnali visivi, (pertanto questo è il motivo per cui l'audio dei dialoghi va sfasato sempre rispetto al labiale dei personaggi, in fase di animazione) quindi non può assolutamente prendere un testo scritto e piazzarlo in sala doppiaggio senza avere consultazioni con i doppiatori. Sempre come ben sa, se lo spettatore stoppa e torna indietro è molto, molto grave per un'opera di intrattenimento. Significa rompere la sospensione di incredulità e perdere lo spettatore. Al cinema questo rischia che la persona se ne vada a metà film e sarebbe una cosa gravissima. Mi scusi, ma non si è confrontato con il direttore del doppiaggio? Ma non ha attuato una revisione pre-doppiaggio? I doppiatori non le hanno detto di avere delle difficoltà a leggere le frasi?(cosa molto chiara dai file audio finali. Così come era chiaro in alcuni film Ghibli dove la battuta era velocizzata per rimanere nel labiale) Ma soprattutto, lei ha tenuto conto della sillabazione, della ritmica negli accenti e del labiale in fase di doppiaggio? La sincronizzazione occhio-orecchio è molto importante ai fini di una usofruizione scorrevole e nei suoi lavori spesso ho notato grossi errori in tal senso. Ribadendo che non entrerò nel merito delle singole traduzioni (per tanto la invito a non giustificarsi per quelle, non saprei cosa risponderle), spero che avrà tempo per rispondere alle mie domande. Grazie. P.s. Aggiungo solo un appunto sulla destinazione del prodotto. Signor Cannarsi, lei dovrebbe rendere la fruizione del prodotto uguale agli italiani come ai giapponesi. E ciò non significa che debbano capire le stesse parole, ma provare le stesse microemozioni e le stesse sensazioni durante l'ascolto. Per fare un esempio specifico, se il regista introduce un personaggio che parla in maniera volutamente incomprensibile per i personaggi e per gli spettatori, il suo compito è di provocare la stessa sensazione agli italiani. Per questo motivo spesso gli italiani diventano per noi spagnoli o francesi. Perché se parlassero in italiano come tutti gli altri, questa differenza di lingua non esisterebbe e non esisterebbe più il senso in tutti gli equivoci legati al contesto. Perciò, se il regista vuole che la sensazione dello spettatore sia di familiarità, quiete mentale, comprensione, lei non può assolutamente cambiare questa cosa a suo piacimento, lo capisce che non è pagato per questo e non è il suo lavoro? È molto irrispettoso. Arrivederci.
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  28. Ciao a tutti, sono nuovo su questo forum, vi prego di non linciarmi se non seguo a dovere l'etichetta. Mi sono iscritto per seguire la discussione e ho deciso di postare anch'io dopo aver letto commenti indegni di gente che insulta il lavoro di Cannarsi, senza neppure portare argomentazioni a favore della propria idea. Premetto che non sono un fan degli adattamenti di Cannarsi, ma non posso che ammirare l'impegno e l'idea che c'è dietro al suo lavoro: il non basarsi su ciò che è "pratica comune", ma anzi perseguire il vero significato dell'opera originale. Questo porta a un adattamento che fatico a digerire perché trovo troppo analitico? Sì. Tuttavia sono consapevole che è un problema mio, legato all'essere abituato a una traduzione scorretta che tende troppo a "cullare" lo spettatore e a far fruire l'opera più "di pancia" che "di testa". 最低 significa "il peggiore". Ovviamente un'espressione come "faccio schifo" è più comune e di più forte impatto emotivo per lo spettatore, ma fa svanire tutta l'essenza giapponese della frase. Ogni opera nasce in un contesto culturale ben definito, stravolgere dialoghi, non rispettando il significato esatto delle parole, porta quell'opera più lontana dal posto in cui è nata; per cui, a seguire l'adattamento di Cannarsi, si può sentire il vero modo che i giapponesi (o, almeno, i personaggi della serie) hanno di parlare, questo non piacerà a molti, ma è segno di un lavoro "etico" che tenta anche di rieducare gli appassionati verso un nuovo modo di godere l'opera. In definitiva, Pensate che sia più importante l'immediatezza emotiva, a scapito della correttezza formale? Comprate i DVD. Vi interessa la versione più accurata (ma che richiede anche più impegno nella visione)? Abbonatevi a Netflix. Volete perseguire il Vero? Guardate la versione in lingua originale. Ma per favore, non rompete i maroni. Eva è un'opera talmente bella che si potrebbe apprezzare anche col volume a zero, chi è veramente interessato all'opera sarà in grado di coglierne i pregi e di discuterne, a prescindere dalla piattaforma scelta per la visione.
    11 points
  29. Trovo semplicemente assurdo anche il fatto che non ci sia un semplice "cavolo ma forse sto sbagliando?" Se il tuo lavoro fa imbestialire cosí tante persone, ma non ci si può porre il dubbio che magari c'è un modo di coniugare entrambe le cose, invece di volersi arenare per forza su posizioni prese a priori che non possono che risultare associabile alla posizione "solo io sono bravo, e voi non capite nulla"? Mi dispiace enormemente per Eva, io al fine ho la prima edizione nel cofanetto di alluminio numerato, e me lo godrò cosí, ma vedere mio nipote che mi manda un audio su what's app dicendomi "zio ma che cos'è sta merda, ma come parlano? Ma come faceva a piacerti sta roba" sinceramente mi distrugge emotivamente. Il contenuto è ovviamente poco fruibile. Poi per quanto riguarda KiBA 85, mi dispiace ma non diciamo stupidaggini. Se cosí fosse dovresti leggere unicamente in lingua originale, e mai approcciarti a niente altro. È il senso della frase, non quello come si dice che deve essere trasmesso. Il termine Chan o sempai non hanno corrispettivo italiano, quindi o le usi così come sono e ne trasmetti il significato in modo fluido e comprensibile. Altrimenti qualsiasi termine scelto è ARBITRARIO. Sia che lo abbia scelto Cannarsi, o te, o da io.
    11 points
  30. Signor @Thedanish, buonasera innanzitutto, ma per quanto riguarda "l'attenzione al pubblico di riferimento", che come giustamente scrive è un aspetto inderogabile in questo campo, mi limito a trasporre una risposta dello stesso Shito a questa pagina (2013), in merito ad uno dei suoi molteplici "adattamenti" del film Ghibli Majo no takkyūbin: Come può ben notare, all'adattatore in questione non interessava che il suo prodotto piacesse a terzi, fintanto che la traduzione (perché essenzialmente di questo si tratta) risultasse a lui e lui solo corretta, parola per parola. Ad ogni modo, come questo ottimo articolo fa notare più volte, anche in questo caso si trova in errore, spesso attraverso l'utilizzo del cosiddetto "metodo del tabellone": so che è già stato citato, ma ci tenevo a linkare un'analisi estremamente approfondita su come il suo metodo di traduzione, ammesso che esista e venga a suo dire sempre utilizzato, senza eccezioni di sorta, risulti essenzialmente fallace, perché di alterazioni frutto di scelte personali sempre "mascherate" se ne possono leggere molte. Il problema più pressante del nuovo ridoppiaggio Netflix, a mio modesto avviso, non sono le singole parole (Apostoli/Restaurare/Pochitto/Rifugio e simili), oggetto di discussione da 50 pagine, ma l'opera di traduzione nel suo complesso, parola-per-parola, che crea un risultato alieno a chiunque lo approcci. Argomento che ingegnosamente continua a venire rimandato o del tutto tralasciato da molti. Prendiamo l'ovvio esempio delle Versioni di Liceo: si è mai vista una traduzione letterale, fatta in questo modo, ricevere giudizi positivi? Assolutamente no. Io, quando ci provavo su frasi intere, ricevevo severe sanzioni 😅
    11 points
  31. Se un "mio pari" dichiara in un contesto pubblico che la Terra è piatta, confrontandomi con lui sono liberissimo di esprimere le mie opinioni contrarie, portando tutti gli esempi che ritengo più opportuni. Ad alzarsi e ad abbandonare il confronto non sono stato certo io. Né sono stato io a cercare di fare ricadere la colpa di miei errori su altre persone che hanno lavorato al prodotto. Né ho offeso io il pubblico che ha manifestato del dissenso. Veda un po' lei. 🙂
    10 points
  32. Non si tratta di italiano parlato o meno, ma di ITALIANO. Quella usata da Cannarsi non è lingua italiana, non so più come dirlo. E se pure una frase potrebbe essere grammaticalmente corretta, può essere nondimeno sbagliata dal punto di vista del registro: utilizzare un registro aulico per caratterizzare alcuni personaggi (ad esempio) va benissimo, ma bisogna saperlo fare: Cannarsi ha lacune incredibili con l’italiano base, e lo evidenzia in tutti i suoi adattamenti, appiattiti sulla sua solita terminologia base infiocchettata da qualche termine preso dal dizionario dei sinonimi e contrari (la perculata della Treccani è perfetta, in tal senso). Ragazzi, leggetevi per favore un libro di Kawabata, se volete vedere come si traduce in italiano uno scrittore che utilizzava un registro elevatissimo senza suonare straniante. Ma tanto la discussione temo si sia inaridita, ormai è un gioco di specchi. La magra consolazione è che tutto questo sta finalmente facendo emergere il problema degli adattamenti di Cannarsi, e se siamo fortunati anche la Lucky Red inizierà a farsi qualche domanda in più sulla sua professionalità, d’ora in poi. E magari non saremo più costretti a sorbirci le orde di “per benino”, “voialtri”, “noialtri”, “sorellona”, “nonnina”, “e infatti” e via cannarsando.
    10 points
  33. Il pienone di riconoscimenti eh? Poi mi paghi per la rassegna stampa? Questa è docente di lingua e letteratura giapponese all’Alma Mater di Bologna
    10 points
  34. Rispetto al tema della fedeltà all'originale. Anche qui credo sia giusto spendere qualche parola. Che cosa intendiamo per fedeltà all'originale? Parliamo di fedeltà morfo-sintattica? Parliamo di vocaboli? O parliamo di referenti di senso? Il linguaggio e la comunicazione umana servono a trasmettere attribuzioni di senso, mica suoni, sillabe, ordini di parole o terminologie – i fenomeni prosodici (intonazione, ritmo, pause) in tal senso sono al servizio del senso, non il contrario. Quindi, la traduzione, nel suo voler essere fedele all'originale, su quale piano deve operare? Il lavoro di adattamento fatto per Netflix non tiene minimamente in considerazione questo. È totalmente discrezionale rispetto alle basilari funzioni della lingua, è infuso del personale gusto – di questo si tratta, anche se Cannarsi si giustifica con continue zuppe di vacuità concettuale – di una persona che persegue un fine del tutto infondato.
    10 points
  35. Ma che è, un mondo alla rovescia? Chi argomenta fin dal primo messaggio viene accusato di non argomentare a sufficienza da chi non argomenta affatto e si becca pure un warning? Siete seri?
    10 points
  36. Io apprendo e vedo ora che un doppiaggio di qualità è stato rimosso. Almeno ora in tanti saranno contenti, io no! Una cosa però la devo dire dopodichè mi possono anche bannare : " gentilissimo Mr Vi il suo comportamento in questa discussione a mio parere è stato vergognoso. Un addetto ai lavori che da addosso in questo modo ad suo collega (con cui può non essere d'accordo, che non può stimare e questo è legittimo) e che anzicchè tenere alta la categoria e dare risalto all'importanza della professionalità, si mette in testa (o in coda) al branco di fans infuriati si squalifica da se, motivo per cui non è neanche necessario che mi dilunghi in non elogi. Cannarsi potrà avere idee estreme ma ha la mia solidarietà e il mio rispetto, lei non mi fa nessuna paura e non mi cambia nulla chi è, chi è stato (o magari chi non è diventato)
    9 points
  37. Dopo aver lurkato per 118 pagine negli ultimi 3 giorni (peggio di un binge televisivo) ed aver seguito con avidità la faccenda in quanto apprezzatore di Evangelion, volevo solo ringraziare chiunque avesse postato in maniera costruttiva in questo thread. Leggere tutto è stata una bella esperienza (Che immagino ora andrà a concludersi, in bene o in male)! Ho fatto Studi Orientali alla Sapienza ed un anno di Istituto Giapponese di Cultura ma saranno almeno 8 anni che non leggevo nulla di ambito linguistico e/o filologico. Non vivendo in Italia mi dispiace di non aver avuto sotto mano prima una VPN, per analizzare la versione del 2019, apprezzo però l'enorme lavoro fatto da tutti quanti e riportato massivamente su PlusChan. Complimenti a tutti quelli che non si sono lasciati andare in insulti o schifezze varie!
    9 points
  38. «Fossa dei leoni». Il riassunto di questa live:
    9 points
  39. Questo tale GioPizzi è di una presunzione tale da fare rivoltare gli occhi. Inoltre, per sua stessa ammissione, non conosce l'opera in questione. Quindi perché è stato invitato nella discussione?
    9 points
  40. Voglio solo portare l'esempio di questa ragazza. Questo video mi ha veramente impressionato. Questa ragazza, che vuole fare l'adattatrice e che studia e fatica per farlo, quasi si commuove in alcuni punti...e dice una cosa importantissima che suona pressappoco cosí : "il nostro è un lavoro bellissimo, un onore, fare in modo che il maggior numero di persone possa ricevere le emozioni di un autore attraverso il nostro operato" Questa a mio avviso è un'ottica del lavoro corretta. L'adattamento non è una soddisfazione personale. La filosofia di Gualtiero "del pubblico non me ne frega nulla" è un tradimento della sua stessa professione. Ricordiamoci anche che Eva non è un anime proprio di massa. Non è Dragon Ball, non è Sailor Moon, che sono fruiti davvero da chiunque. È il cult per gli appassionati di Anime e manga, delle persone che frequentano le ferie di settore, che hanno passato o che vogliono passare ore e ore a cogliere i significati e le sfumature di un lavoro assolutamente rilevante per la comunitá Otaku mondiale (poi che non piaccia ci sta, ma è come dire che Sailor Moon non faccia parte dell'immaginario collettivo). Di conseguenza quello che sta sfuggendo di mano a molti è che questo lavoro non scontenta il pubblico che vede uomini e donne, ma il pubblico che condivide lo stesso universo si Gualtiero, le stesse passioni e gli stessi interessi. Questo dimostra un tradimento veramente grave ai danni di una comunitá vastissima in Italia. In secondo luogo non si dà dell'ignorante alla persone che criticano i termini desueti affermando che non conoscono l'italiano. Il fulcro non è quello. Se non conosco una parola posso andarmela a cercare aprendo un vocabolario, e mai ma se la grammatica risulta sballata la parola sconosciuta è l'ago nel pagliaio.
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  41. Non c’è bisogno di renderla errata. Se sei un bravo adattatore la rendi scorrevole senza renderla errata. Altrimenti ci sono tanti altri mestieri da fare 👍
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  42. No, ma a me non interessa niente delle singole questioni di traduzione, come le ho detto su, nell'altro commento, che non ha neanche guardato. Io sto parlando del suo lavoro nell'insieme. Sto parlando della resa finale e del suo lavoro, interfacciato con i doppiatori. Io sono stata paziente, ho aspettato che lei avesse il tempo di rispondermi, ma sono passate 5 pagine e lei non ha fatto che perdere il suo tempo a ribadire i singoli concetti agli altri utenti che hanno martellato sempre e solo sugli argomenti di suo interesse. Ora, lei dice un'oscenità che solitamente insegnano a non dire al primo anno di accademia di cinematografia. Il fatto che lo dica lei è GRAVISSIMO. Allora, adesso io le dico una cosa, perché evidentemente lei di studi (neanche autodidatta) di cinema non li ha, pur facendo parte di questo campo da anni e lavorando con sicuramente tanta passione sulla lingua giapponese: Non si incolpa l'audience della propria mancanza di chiarezza nella comunicazione. È un errore da principiante. Questo lo insegnano, come ho detto, in prima, in accademia. Ora lei ne ha fatto un caposaldo del suo modus operandi. Lei si rende conto che sta facendo perdere del denaro alle aziende per cui lavora? Se io adesso andassi dai suoi supervisori e riferissi queste cose che mi sta dicendo, lei ha idea che rischierebbe molto grosso a livello legale? Lei sta disarcionando i clienti per cui lavora e lo sta facendo consapevolmente. Lei non sa neanche che NGE è un'opera per adolescenti e giovani adulti. Lei sta trattando l'audience come un branco di capre ignoranti, ma lei ha idea di quanto grave sia questa cosa? E le ribadisco la domanda per cui mi preme davvero ricever risposta: Ma lei ha parlato con i doppiatori per formulare i dialoghi? Lei ha badato al labiale, alla metrica, agli accenti e alle pause? Lei ha lavorato in virtù di un'adeguata successiva sistemata alla coordinazione occhio-orecchio? Oppure ha proibito al direttore del doppiaggio o chi per lui di mettere mano ai suoi dialoghi? Perché così come me ne sta parlando e così come io ho sentito i dialoghi nella serie, deduco che i doppiatori, professionisti come lei e non al di sotto, abbiano avuto la seguente voce in capitolo in tutto il processo: ----> 0
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  43. Salve a tutti, ci tenevo a lasciare il mio feedback (a quanto pare piuttosto impopolare) in merito all'adattamento di EVA. Ho recuperato la serie in questi giorni (tre orette al giorno, una bella maratona) senza aver praticamente alcuna nozione dell''opera, e ovviamente senza aver mai visto il primo adattamento. A dispetto di quel che ho letto in giro, ho trovato il lavoro davvero apprezzabile. Senza dubbio la scelta lessicale mi ha colto di sorpresa all'inizio, ma non mi ha affatto indispettito. Certo, in alcuni frangenti la sintassi è parecchio impervia, ma tutto sommato in otto-nove ore i momenti in cui ho dovuto riascoltare un passaggio si contano sulle dita di una mano (e sono probabilmente quelli tanto dibattuti sul web). A questo punto mi chiedo se quelli che in questi giorni hanno criticato tanto pesantemente il lavoro di adattamento abbiano visto tutti gli episodi o si siano limitati a rimpallare da una parte all'altra del web le frasi problematiche che qualcuno ha rilevato. Mi fa specie in particolare che molti fan della serie ritengano che con questo adattamento sia impossibile godere appieno dell'opera. Su questo ho un interessante aneddoto: confrontandomi con un amico (fan di EVA) sull'attenzione riservata dall'autore alle dinamiche tra i protagonisti ed ai dialoghi dicevo quanto fossero particolari i neologismi ed i giochi di parole inventati dal maggiore Katsuragi (vedi quei "pochitto" e "il bucato alla vita" tanto dibattuti). Il mio amico ha risposto "Aspetta, quali neologismi, quali giochi di parole?"; come ho avuto modo di capire poi, anche leggendo le critiche emerse sul web, si tratta di espressioni non presenti nel primo adattamento. Eppure, come spiegato dal responsabile dell'adattamento (Shito? Cannarsi? come lo devo chiamare?) qualche pagina addietro, si tratta di un tentativo di riproporre parole presenti nei dialoghi della lingua originale, e per quanto mi riguarda ho trovato l'esperimento riuscito. Io non so nulla di giapponese, linguistica o semiotica ma sentendo "pochitto" nel contesto in cui la frase era inserita ho pensato che evidentemente in giapponese il maggiore avesse un modo peculiare di dire il corrispondente della parola "pochetto". Nessuno spargimento di sangue, nessuna tragedia, e soprattutto non mi sono dovuto arrovellare fino all'indignazione sul perché di un termine tanto strano. Infine vorrei dire una parola sul cosiddetto "cannarsese" o "cannarsiano", come l'ho sentito chiamare sul web dai suoi detrattori. Senza dubbio è un modo davvero particolare di articolare il linguaggio, nel mio caso però non ha minimamente influenzato la fruizione dell'opera e soprattutto l'ho trovata un'alternativa interessante al "doppiaggese" che a quanto pare è considerato a priori l'unica modalità con cui può essere adattata un'opera, assolutamente fedele a come le persone si esprimono comunemente. Mi sembra piuttosto un approccio standard all'adattamento, su cui abbiamo fatto l'orecchio a tal punto che qualsiasi alternativa risulti strana e fuori posto. E invece, banalmente, ritengo che anche qui il trucco molto semplicemente sia quello di "farci l'orecchio".
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  44. Dissento, ovviamente. Perché il punto alla base di tutti questi discorsi è cosa ci sia a monte dei singoli errori. Quindi le scelte alla base. Hai dato un warning all'unico che da principio ha cercato di andare a fondo della questione nonostante il diretto interessato glissi da un bel pezzo e cercando di rimescolare le carte in tavole prova a cambiare argomento spostando" attenzione e facendo passare le critiche, motivate, al suo operato, come attacchi personali. Non si può parlare di questa edizione di evangelion senza parlare del *metodo* usato da chi l'ha adattata. Poi, per carità, sono ospite in casa vostra, ma che io non mi sia preso un solo warning nonostante i miei post e, al contrario, tu abbia ritenuto opportuno darlo a Thedanish, questo sì che è fazioso.
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  45. E aggiungerei questa postilla: "nel momento in cui un adattamento ha bisogno di mille spiegazioni per giustificare delle scelte stilistiche, l'adattamento ha fallito.Nel momento in cui, in un adattamento, riconosco l'adattatore che vi ha lavorato (e a chi ha un minimo di dimestichezza col lavoro del tale adattatore è bastata una frase, se non meno), l'adattamento ha fallito.Io non devo riconoscere l'adattatore. L'adattatore deve stare dietro all'opera alla quale sta lavorando. Non davanti." Questo è puro protagonismo.
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  46. Dicono cose di giapponesi, ma le dovrebbero dire in ITALIANO. possibilmente mentre muovono la bocca, sui loro stessi movimenti della bocca. Altrimenti vale tutto. Per non ribadire che tu li fai parlare come SECONDO TE dovrebbero parlare. Secondo te che non sei un traduttore e il giapponese lo hai studiato da autodidatta. Almeno la decenza di non dire certe castronerie, plìììz.
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  47. Insisto: "com'è possibile che una frase, la cui traduzione è molto semplice, in italiano venga resa in modo così astruso, forzato, con termini sbagliati?  Perché se una frase può essere scritta in un italiano più fluido tu devi necessariamente darle una tua cifra stilistica che non è minimamente presente in originale, nonostante tu ti faccia sempre scudo della fedeltà per difendere le tue scelte? Da cultore della fedeltà assoluta al prezzo della fruibilità di un'opera, non vedi come tu, in tutti i tuoi lavori, abbia fatto parlare i personaggi non come si esprimono in origine, ma come tu pensi che si stiano esprimendo? Una frase presa davvero a casaccio tra tutte quelle che ti stanno contestando è risultata l'emblema del tipo ti seghe mentali che ti fai su un prodotto, trasformandolo in quello che tu credi debba essere. Un po' come il discorso del cut sul rifugio che avrebbe giustificato la tua scelta, tra un tentativo di buttarla sull'imposizione dall'alto e la magia dello schemino. Oltretutto, sempre in merito a questa frase, le varianti proposte non sono meno rispettose dell'opera della tua, è questo che forse non ti è chiaro. Quindi perché fare il possibile per farli parlare a quel modo?" "C'è una frase che, tradotta e non passata per le tue mani, risulta lineare, pur portandosi dietro tutti i significati presenti in origine. Perché quindi riscriverla in cannarsese? È questo "metodo" che ha portato alla meritata shitstorm che l'evangelion di Netflix si sta prendendo in rete. È questo che ti si contesta da anni e a cui rispondi, sempre, con la scusa dell'aderenza all'originale (che poi non c'è). " E SOPRATTUTTO: "L'hai però fatto. Cambiando un termine. Per altro, in una stringa di 4 kanji che significa "evacuazione completata", se proprio vogliamo restare sulla frase. Prendere rifugio non è equivalente all'andarse da una zona pericolosa (e poi mettersi al riparo). Usando questo termine, sempre desueto, ma vabbè, se ti urlano di "prendere rifugio" (sarebbe: rifugiarsi) mentre sei per strada, ti chiudi in casa o ti metti sotto a una macchina. È proprio tutto un altro concetto rispetto all'evacuare una zona. A meno che non si voglia dire di "raggiungere un(il rifugio", ma è proprio un'altra frase, no? 🙂 Quindi siam sempre lì, per te e per chi apprezza il tuo operato per l'aderenza all'originale: DOV'È? E poi: perché per spiegare il senso di una frase che in una traduzione lineare e corretta risulta già chiara, dovrebbero servire parentesi lunghe due volte la frase stessa solo perché è stata scritta male? " 🙃🙂🙃🙂
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  48. Intanto benvenuti a tutti, sopratutto a chi ha portato interventi costruttivi e anche critici, benvenuti un po' di meno a quelli entrati qui per far i bulletti e a cui un dialogo per lo più sereno e uno scambio di opinioni ha tolto molte delle loro sicurezze. Grazie anche ai ragazzi di Everyeye che hanno opportunamente linkato e citato in nostro forum, c'è ancora qualcuno corretto. Non ho visto ancora il nuovo adattamento, sinceramente seguendo l'esempio di Kaji ho curato il giardino e me ne andrò a mare. Sfrutterò il pendolarismo per vedere tutto per bene. Ho letto con molto interesse il topic, sulla questione angelo/apostolo mi aspettavo uscisse qualcosa per far più luce, ma siamo da capo a dodici. Apostolo è corretto, c'è poco da fare, se l'autore nel parlato usa Apostoli e in video vediamo Angeli così è giusto riportare. Ammetto però che non mi sarei scandalizzato dell'utilizzo di Angeli, reputo comunque "importante" il materiale a sostegno di questa tesi per poter forzare un po' la mano e lasciare la vecchia terminologia. Naturalmente chi vuole spacciare quelli fonti come definitive per definire scorretto l'utilizzo di apostoli sta facendo un grosso errore e tenta di cavalcare la prevista onda di malcontento che ormai vede miriade di pecoroni pronti a fare screenshot per allungarsi l'e-penis. Vedo che su restaurare, sulla numerazione delle unità, masturbazione e affini ci sono risposte più che convincenti che hanno spazzato via il chiacchericcio. Su altro, basandomi solo su quello che leggo - quindi è un ipotesi temporanea, che mi riservo di cambiare chiedendo opportunamente scusa; Shito credo che tu stia cadendo nello stesso atteggiamento cieco dei Sanculotti che spesso citi come esempio negativo. O per passare dall'altro spettro della rivoluzione più realista del re. Credo che derogare alla strettissima osservanza della tua metodologia possa farti evitare casi come quello citato da Il Vì, dove effettivamente non avresti perso nulla ,anzi. Comunque resto fiducioso, perchè conosco il tuo impegno e la tua conoscenza sulla tua opera.
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  49. Che bello si sono aperte le gabbie e sono arrivati i fenomeni a fare i bulletti e a pigliare schiaffi su ogni cosa che hanno detto. Dai tornate su facebook che lì potete tirarvela
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