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Lucky Red - Studio Ghibli (e altro: Dragon Ball, Harlock, etc...)


Taro

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1 hour ago, Shito said:

Qualcuno di più antico e saggio di me disse all'incirca che "non esiste comunicazione linguistica umana senza contesto".

Et voilà: i "meme", già noti ai comici d'un tempo come "tormentoni", funzionano sul meccanismo scimmiesco della decontestualizzazione e ripetizione. Si potrebbe innescare un simile meccanismo, su un certo tipo di predisposto pubblico, con qualsiasi cosa, intendo frase o parola. Da "non ci posso credere" a "nessuna recalcitranza", da "miiiiii" a "cappittomihai?". Fa lo stesso. È la demente, frivola ripetizione scimmiesca che innesca in un certa psiche l'ilarità. Niente di nuovo. La psicologia della risata si studia da tanto tempo. Io la incrociai studiando filosofia estetica. È anche interessante. O almeno per me lo fu

Credo che al di là del discorso di malafede per diversi, una causa possa anche essere la moda nell'entertainment di uso progressivo di dialoghi ficcanti enunciati a botte di one liner. Il divertente che questo funziona fino a un certo punto; gli esseri umani incespicano nei dialoghi, spesso manco dicono quello che vorrebbero dire, le one liner o le frasi ad effetto sono preparate tempo prima, la gente non si parla addosso come se scaricasse un mitra. E tutto ciò appunto fa la differenza tra le cose costruite e le cose considerate più vere, le seconde sono seguite, le prime tendenzialmente viste e dimenticate

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Ti ringrazio per avere dato seguito, e brillante seguito, alla sola parte interessante del mio lungo post.

Credo che tutto ciò che hai scritto sia veritiero e giusto. È bello quando la cultura di settore si mostra vera, critica e viva. 

Edited by Shito
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(Io tendo a pensare che le "battute ficcanti", per così dire, possano essere usate benissimo, pur con moderazione e legate a un certo contesto o a una certa caratterizzazione - se mai scrivessi o dirigessi un film, sarebbe uno degli aspetti in cui mi impegnerei di più, dopo aver definito le idee generali della storia. In certi casi e modi, potrebbero essere molto utili anche solo per confondere le aspettative del pubblico e quindi attrarre l'attenzione, e quindi rimanere nella memoria. Ma concordo che spesso le si usa per pigrizia.)

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Per fare un esempio, una cosa e' una telecronaca con il giornalista che si prepara da casa una o due battute ad effetto, altra e' che la telecronaca sia esclusivamente a one liner o battute ad effetto.

Con la prima puoi anche pensare che la battuta ad effetto sia spontanea, nell'altra ipotesi capisci subito che e' tutto artefatto.

Curiosamente per il punto di vista di qualcuno, e' da cercarsi più la seconda che la prima, ma dati mostrano l'esatto contrario; se una cosa viene percepita artefatta già non funzionerà.

Il confronto, per farne un altro, e' quello tra l'esibizione di un clown e ascoltare magari uno che racconta una storia, il primo fa un paio di piroette e poi ti allontani, l'altro invece ascolti la storia che dice (sempre ovviamente se ti interessa)

Non hai certezze né reali formule certe per film e similari, l'unica osa che puoi fare e' realizzare qualcosa di onesto e poi aspettare il pubblico che dice. Se non viene percepita onesta in quello che racconti, oltre a non aver fatto l'unica cosa reale in tuo potere, la gente Non ti seguira'.

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Lo stile retorico delle "battute ficcanti", per come la pensavo io, si vedrebbe proprio (per rimanere nella metafora) quando ascolti uno che racconta la storia ma che lo fa in maniera imprevedibile, facendo molti paragoni anomali ma sensati, usando un frasario astruso ma coerente e comprensibile, a volte addirittura lanciandosi nel ridicolo per poi risalirne subito dopo... La proporzione corretta e "spontanea" tra battute a effetto e "discorso serio" alla fine varia da personaggio a personaggio, e senza dubbio l'onestà è essenziale. Se fatto bene, si ottiene una narrazione che suscita simpatia e immedesimazione ed è memorabile, e allo stesso tempo ha valore per i contenuti.

(Cfr. Richard Benson su Televita ai suoi tempi! ... Ecco, immaginate che stessi facendo questo discorso in pubblico e facessi questo esempio: susciterei un sacco di risate e il pensiero "ma dai, perché cita un personaggio trash!". Eppure ripensandoci ci si accorgerebbe che si tratta di un paragone anomalo ma sensato! :happy:)

Chi riesce a gestire bene una narrazione del genere nel film, equilibrando contenuti e questo stile retorico "memico", probabilmente realizza capolavori... che purtroppo quasi sempre non conoscerei per mancanza di mia informazione.

Edited by Anonimo (*lui*)
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Il come raccontare una storia afferisce allo stile del singolo.lo stile presuppone intensa metabolizzazione dopo ad esempio una fase di mimesi o di studio, e' una linea retta tracciata in tal modo che e' difficile comprendere da che punti è composta e comunque e' sempre riconducibile al singolo.

La sua "rettitudine" e' anche l'onestà con la quale la proponi non visibile in ciò che scrivi o realizzi; se non ti poni in modo onesto, non potrai mai condividere quello che scrivi. Alla fine il "problema" sta tutto qua.

Poi magari però spostiamo da qualche altra parte il discorso 

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27 minutes ago, Shuji said:

Quindi quelli oramai assuefatti a battute fulminanti, giocoforza vedranno in costrutti non fulminanti una roba tipo l'acqua santa per il diavolo

però in questo dicorso si sta rischiando di generalizzare. si è partiti dai meme, si è arrivati ai tormentoni di questo o di quello ma non si considera che tanto meme quanto tormentoni sono in origine termini "contenitore" di linguaggi che raramente hanno lunga durata. un comico lo sa e, se è un buon comico, oltre a saper fare battute estemporanee che tengono vivo lo spettatore ad un certo punto non si incatena alla propria ripetitività lessicale che ne ha decretato il successo (perchè appunto è un fenomento temporaneo già a monte del discorso). ci sono molti fattori che andrebbero presi in considerazione, motivo per cui la vedo ardua riuscire a tracciare una definizione univoca di questi fenomeni.

questo solo per dire che tra doppiaggio e meme non c'è un effettivo legame o che un meme rappresenterà *per sempre* un sentimento. se un jonathan swift a caso vivesse ai nostri tempi e facesse un poema satirico sull'operato altrui avrebbe più o meno la stessa durata di un meme. perchè c'è un contesto storico nel quale si vive e che non può essere ignorato.

da qui, appunto, la totale non significanza di certi parallellismi.

in ultima, non è che tutta quella faccenda di shito vs i suoi detrattori sia significativa di un intero sistema. essendo nata e (nonostante gli strascichi) morta in rete, ed avendo sicuramente avuto una diffusione limitata sia per pagine che nel tempo, non è che la questione sia arrivata a tutto il mondo e tutto il mondo se ne è poi interessata prendendo questa o quella posizione. pertanto il riscontro di pubblico di cui si parla ha senso, se incrociato con l'argomento? se ce l'ha se ne portino le prove, perchè i numeri così come sono non dicono nulla a riguardo. qualora ci siano state delle interviste pertinenti al pubblico ben vengano, sarebbe la prova di qualcosa.

in ultima: si dimentica sempre che si parla di opere (e pure discendenti da chi aveva un certo nome capace di generare profitti, sennò mica ci arrivava in italia...), e vi si mette davanti chi ne dovrebbe essere il servitore. la vittoria quindi non va all'opera con per i suoi valori ma al suo servitore?

 

ps. non sto prendendo la parte pro/contro nessuno, vedevo solo alzune generalizzazioni che rischiano di passare per dimostrazioni. poi shuji ha aggiunto cose interessanti ed eccoci qui ;D

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Ci sono i meme. Ci sono quelli in malafede, ma comunque aspettarsi da parte di qualcuno di un certo tipo di espressività molto lineare e' dato anche dalla consuetudine di voler cercare la battuta ad ogni costo di larga parte dell'intrattenimento.

Non e' generalizzare, e' la banale realtà.

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sì in questo caso è andata così, i meme erano strutturati in modo tale da indurre a pensare che un intero doppiaggio fosse compromesso (cosa questa non vera). moltiplicato per tot film. detto brevemente: un'esagerazione. oggettivamente, possiamo discutere su una frase o su un termine ogni tanto ma assolutamente non su un intero doppiaggio.

quello su cui riflettevo è che però come non erano indicativi quelli di un prodotto finale, non lo sono nemmeno i numeri di partecipazione alle nuove proiezioni. ossia si stanno mischiando due cose completamente diverse per ricavarne una verità XD

per completezza, non sto escludendo che ci possano essere dei punti di incontro tra i due "filoni" di pensiero ma servirebbe un'analisi fatta appositamente per dare una risposta.

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Più che altro, Roger, abbiamo slittato dal concetto di "meme/tormentone" a quello di "retorica funzionante basata su meme/tormentoni", ovvero una creatività che generi contenuti e battute sempre nuove e efficaci. Un'opera di Swift durava un anno, lui è rimasto di attualità per decenni facendone di nuove e con ottimo stile finché è impazzito.

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nulla impediva di usare dei meme più efficaci per rispondere ai meme :lolla:

e lo so che è dura piegarsi a comunicare in una modalità che non si sente propria, però quando è l'unica via percorribile ci si sforza...

swift mica era l'unico scrittore famoso della sua epoca e la satira non l'ha inventata lui ;)

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In merito agli adattamenti di Shito, io mi ricordo quando, tre anni fa, laggente si stracciava le vesti per "orpelli anacronistici".

OMMIODDIONONSIDICEAIUUUDOAAAAAAAA

Il livello delle polemiche sollevatesi (di conseguenza, il livello della cultura delle persone che le sollevarono), in media, era questo. Poi c'era anche chi esprimeva il proprio parere in maniera più consona, o comunque diceva cose sensate, chiaro. Ma in linea di massima leggevi di gente che diceva LESCALEALLAMARINARACOSASONOUNPIATTOHAHAHAHAHAH, quando sarebbe bastata una velocissima ricerca su Google per capire ed evitare la figura castana.

 

Edited by Acromio
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Oggi è stato il turno di Nausicaa. Tra i film che sono stati proiettati fino ad ora è sicuramente quello più semplice da seguire. Il Miyazaki degli inizi faceva film molto chiari e lineari, proprio come i suoi disegni. 

In sala c'erano quasi solo ragazzi giovani.

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In questi giorni ho dialogato con tanti amici che hanno fatto lo stesso, tutti entusiasti. Nessuno mi ha detto niente dell'adattamento (no complimenti, no lodi), tutti mi hanno solo parlato del film.

Tre in particolare, ammetto tre persone dall'alto profilo intellettuale oltreché culturale, ma molto diverse in molti modi.

La cosa che è bello sottolineare è che se il film di Nauisicaä, ultimo lavoro di M. prima dello Studio Ghibli, può oggi vedersi come l'inizio di un tutto a seguire, è altrettanto vero che fu la fine di un tutto pregresso.

"Ho fatto un film da regista, ho ottenuto successone riscontri, anche economici, ma ho perso tutti gli amici che avevo. Suzuki-san, non voglio mai più fare il regista, tornerò a fare solo l'animatore che Ootsuka-san."

Pare quella sia stata la prima volta che annunciò il suo ritiro, ed era sincero come sarebbe poi stato tutte le altre volte, se non di più.

"E coi soldi cosa ci faccio?"

"Beh, dai, con una metà apri un mutuo per una casa, l'altra metà prestali a Talahata che vorrebbe girare un documentario..."

Dopo qualche anno pare T. avesse speso tutto, non solo la metà prestatagli.

"Suzuki-san, come faccio? Non voglio ipotecare la mia casa!"

"Beh, allora facciamo un altro film!"

E fu Laputa, per creare il quale si fece – ad hoc – lo Studio Ghibli, su proposta di Takahata che poi manco si presentò per firmare alla registrazione della società.

Ma questo fu l'inizio. In cosa Nausicaä fu la fine di un tutto?

Quel ragazzotto diciannovenne che pianse a letto dopo aver visto Hakujaden, che è una fiaba animata per bambini, dopo di allora si era voltato verso l'animazione, era stap assunto alla TOEI, e aveva fatto una quantità di lavoro impressionante. Dalle intercalazioni riviste e rifatte da Kotabe Yoichi, a un ruolo inventato apposta  per lui, ovvero per il suo grande contributo su quel film così pionieristico e socialista, agli anni passati a fare da braccio e stampella per il suo amico, alla prima regia seriale, e poi l'anno dopo a una cinematografica, ma su personaggi originariamente non suoi.

Era diventato il genere di animatore che aveva in mente: un autore di storie di disegni che si muovono. E ai tempi per l'animazione il ruolo di "kantoku" manco esisteva, si diceva "enshutsu(sha)", semmai. Ed era implicito facesse gli ekonte, che non si creditavano. Per M. è ancora così, ostinatamente.

Dunque N. è stato il primo film animato tutto suo. La sua prima vera creazione animata da autore totale. Il suo mondo disegnato in movimento. Tutti il lavoro e la crescita pregressi puntano e portano qui. In principio un fanta-chanbara con una Yara della Valle del Vento, una Nausicaä principessa dei ghoul (già Ponyo, voracità prosciuttofila inclusa) e una Kshana triste e sola col suo drago terricolo, ciascuna espressione di una etnia e società, come il protagonista dalle fattezze du Ashitaka, ma col crocchio al suo posto. Tutti alla ricerca di un castello demoniaco su un'isola volante, tra insetti giganti meccanici e SoldatiTitani pure tutti robotici, plausibilmente caduti dal (l'isola nel) cielo e studiati  come altri faranno con altri giganti semidivini. Il titolo era "Sengoku Majou", se ben ricordo, ma qui sul Magazine gli interessati troveranno la prima metà di un articolo persino illustrata.

Però Sengoku Majou non si fece. Si fece meno di una sua metà che fu Kaze no Tani no Nausicaä, a partire da un manga fatto col dichiarato scopo di farsene produrre il film animato.

E quindi quel film è un punto di flesso per il suo autore, dove finisce la sua giovinezza otaku e da cui riparte la sua età adulta di uomo cresciuto.

Il resto è pure storia, per chi la conosce o se ne interessa un  pochino sul serio. Spero appunto che C. mi stia leggendo, e ridendo.

Edited by Shito
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Oramai le polemiche sugli adattamenti hanno anche stufato, ero anche tentato di scrivere una nota di colore sulla proiezione di ieri sera, ma ormai mi pare davvero solo rumore di fondo. Mi sembra palese dai numeri di questa operazione di Lucky Red, che erano e sono beghe che fuori dalla nostra nicchia, nel mondo reale, non esistono. Le posizioni ormai sono cristallizzate, ad ognuno la sua e pace.

Edited by Godai
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